Il prestito alla Germania e la disoccupazione discussi alla Camera francese

Il prestito alla Germania e la disoccupazione discussi alla Camera francese Il prestito alla Germania e la disoccupazione discussi alla Camera francese L'accentuazione della crisi e il problema degli operai stranieri Parigi, 13 notte. Oggi, verso la fine della seduta pomeridiana è stata discussa alla Camera l'interpellanza Franklin Bouillon-Dumat sul prestito alla Germania. Le sinistre hanno tentato di impostare sull'argomento una piccola manovra politica, appoggiando con tutto il loro peso il Governo e sotlolineando ostentatamente il carattere germanofìlo del gesto del Gabinetto Lavai, nella speranza di porre in imbarazzo la maggioranza moderata e obbligarla a votare contro il Governo. Bisognariconoscere che, interpellando il Gabinetto su un argomento di questo genere, la maggioranza prestava il fianco all'attacco, tanto più in quanto che sino dal principio della seduta Lavai aveva chiesto il rinvio della interpellanza stessa a quando verrà in discussione il bilancio* degli Esteri. Manovra insidiosa L'on. Duinat, oratore designato, 8i espresse d'altronde come avrebbe potuto farlo un deputato della opposizione. « Perche — disse egli in sostanza — il Reich invece di rivolgersi a capitalisti esteri non si e rivolto alla Banca deUe riparazioni? E' vero che la Cassa-depositi e pegni si sia impegnata a fornire il 25 % della somma pattuita? Ha il Governo pensato a chiedere alla. Germania un compenso per la concessione fattalo, per esempio la riduzione dei suoi crediti militari e un nuovo impegno circa l'esecuzione dell'accordo Young? a. A tali domande, già abbastanza indiscrete, gli on.li De Lasteyrie e Grumbacb ne aggiunsero di ancora più indiscrete: o Si è il Governo assicurato che I crediti concessi non debbano servire a spese militari? 11 prestito in qur-stio. ne è destinato a rimanere un caso unico o è invece il primo atto di un programma di collaborazione finanziaria franco-tedesca destinato a svilupparsi ulteriormente ?». E' chiaro che, interpellato in forma cosi cruda, il Governo non a-vrebbe potuto svelare apertamente le proprie intenzioni senza mettere la propria maggioranza in un grave imbarazzo. Gli attacchi dell'« Echo de Paris », le difese-del «Matin», più germanofìlo che mai, hanno già turbata molto profondamente la parte moderata della Camera e non era il caso di tendere troppo la corda. Tutti gli sforzi del Ministro delle Finanze Flandin, come del Presidente del Consiglio mirarono quindi a limitare il più possibile tutto il- significato della operazione della Banca Finaly, quanto il terreno della discussione odierna. Flandin ripetè le spiegazioni che vi indicammo qui giorni or sono e che riduirl'ébberò il prestito ad una semplice operazione di tesoreria. Lavai insistette affinchè ogni apprezzamento politico sulla questione venisse rimandato al momento della discussione sugli affari esteri. Ostinato, Herriot, pigliando la parola a nome dei radicali, cercò nondimeno di seminare il panico nelle file della maggioranza, pronunziando un grande elogio dell'operazione voluta da Flandin, ed esprimendo le più vaste speranze in un ulteriore sviluppo dell'aiuto finanziario alla Germania. « Noi riteniamo — disse — che il disarmo morale dei popoli è una questione importantissima come il disarmo materiale. La miseria e la disoccupazione rappresentano un peso considerevole ne'.la politica tedesca. Noi francesi non dobbiamo fondare le nostre speranze sulla miseria di un po- i .u , ■:, ■ • ne generosa e compiremo un aito di patriottismo ben compreso ». ■Ma la maggioranza era decisa a fare orecchio da mercante e a vota- re ad ogni costo per il Ministero; e bastò cosi una breve dichiarazione dell'on.' Soulier, affermante che il voto chiesto dal Governo non aveva il menomo carattere politico ma si trattava di un semplice voto sulla data, per risolvere tutti i suoi scru- poto, quale "esso sia. Ci si dice chel'operazione puramente bancaria avràper risultato di favorire dei lavoratori disgraziati e di permettere il paga-mento di lavori contro la disoccupa-Zione. Associandovi, IlOl mostreremoche la Francia vigilante è una Nazio-poli e mandarla compatta alle urne, Ne risultò per il Ministero una mag gioranza di 555 voti contro 11, mag gioranza che naturalmente non ha il menomo senso parlamentare, maè comunque caratteristica come indice del persistere della situazione equivoca in cui la maggioranza ^di questa legislatura si dibatte da tre anni; la necessità di sostenere unMinistero di destra, del quale di- sapprova la politica estera di si-nislra I diioooapàti • Una questione complessar • ^ Più interessante è stata la discus-Bione Odierna sulla situazione agri-cola e sulla disoccupazione. Il di-battito si è imperniato sui dati re-lativi alla disoccupazione, segnala-ti dal rapporto del signor Picque-nard all'Ufficio internazionale del lavoro, dati che esponemmo ai lettori della Stampa fin dal 31 gen scorso, vale a dire lo etesso giorno che essi venivano portati alla buna di Ginevra, ma che * ■nal°iornoi tri- un milione di disoccupati parziali. Ora, in realtà, i disoccupati totali hanno già superato i quattrocento mila e in misura anche maggiore sono aumentati gli altri. L'on. Haye ha fatto, come era da prevedere, una carica a fondo contro la mano d'opera straniera, dicendo che è ai due milioni di operai non francesiche si trovano in Francia, che è da attribuire la disoccupazione di cui soffrono i lavoratori nazionali. L'oratore ha deplorato che sia diventata lettera morta il decreto del 1899 regolante ia percentuale straniera che ogni impresa ha facoltà di impiegare, e la legge dell'll agosto 1926, che rende necessaria la carta di identità per ogni lavoratore straniero impiegato in Francia. Altr«oratori si 6ono pronunziati con poT&e varianti cullo stesso senso. Ma la questione non è così semplice come viene presentata da Haye e da molti suoi colleghi • dentro e fuori la Camera. li bisogna convenire che anche molti osservatori non parlamentari cominciano a rendersene conto. La mano d'opera straniera è, nella grande maggioranza dei casi, impiegata in lavori ai quali i disoccupati francesi ei rifiutano, cioè lavori agricoli, stradali, edilizi, minerari. La concorrenza di cui si parla non esiste pertanto in realtà se non in proporzione iminima. Da varie parti si comincia a proporre infatti che la mano d'o pera straniera venga stornata dall'industria e istradata verso l'agricoltura, e che si proceda a tale effetto ad una riorganizzazione radicale del mercato del lavoro, non escludendo dalla revisione neppure la massa, tutt'altro che indifferente, di lavoratori di colore, che do- ideile difficoltà economiche cui il no vrebbero venire impiegati nelle co- lonie invece che nella madre patria, non appena entrato in azione il nrestito coloniale approvato recen- !temente dal Senato Ma il provvedimento principale che si sente reclamare da ogni lato, come il solo efficace, è il voto e la messa in applicazione del famoso programma di lavori pubblici di utilità nazionale, che si trascina da un paio di anni senza riuscir* ad approdare. I lavori pubblici e I ritardi parlamantari Il Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, Francois [Poncet, inaugurando stamane la ;sessione plenaria del Consiglio eco- Lnnmior, „L,„„i„ !Tì • „„„7,„„,„ nomico nazionale si e occupato del- la questione dicendo fra altro: i« 11 perfezionamento dell'attrezzamento nazionale era stato dapprima inspirato alla preoccupazione di resti tuirc ai contribuenti, sotto forma di lavori utili alla collettività, le ecce- denze di tesoreria provenienti dal maggior gettito delle imposte. Ma dal;mese di febbraio 1930, il progetto aveva cambiato di carattere. L'osservazione della crisi mondiale, la previsione stro paese non potrebbe sfuggire ave- vano condotto a modificare i disegni !iniziali e i caratteri del plano. Fu allora profondamente rimaneggiato con la principale preoccupazione di sostenere nel maggior numero dei campi possìbile e durante parecchi anni, l'ai- j tiyità economica della Francia, prima Iche, subendo il contraccolpo della cri si mondiale, essa non sia a sua volta colpita dalla disoccupazione. Il piano di attrezzamento nazionale, eseguito sotto il controllo di un piccolo stato maggiore, di cui voi eravate chiamati a far parte, era un buon esempio di un'economia diretta che si sforza di prevenire piuttosto che di dover guarire. Disgraziatamente, la politica si è impadronita del piano di attrezzamento nazionale, lo ha contestato, ritardato, combattuto strappato. Dei mesi sono passati, dei Governi sono morti, altri sono nati, per morire a loro volta. Il piano che, per produrre il suo effetto, e rispondere all'idea che l'aveva fatto concepire, avrebbe dovuto essere votato nella scorsa primavera non è ancora votato in questo momento. La discussione è rimasta all'art. 2. La. necessità di terminare l'esame del bilancio alla Camera fìrima del 1.0 marzo obbliga il piano a segnare il passo per qualche settimana ancora. Troppo lieti se, votai j ed applicato nella primavera di quesf anno 1931, con un anno di ritardo, esso conserverà, in mancanza di ut. valore preventivo che ha fin d'ora perduto, una virtù curativa 1 » Queste dichiarazioni di Francois Poncet, su provano che il Governo è convinto della necessitai di palliare la disoccupazione spendendo in lavori pubblici qualcuno di quei miliardi che la tesoreria tiene in ser- ... , 'orma ai quei sussiai comunali e provinciali contro la cui msufficien- za si sono elevati oggi alla Camera parecchi degli oratori che hanno preso la parola. Spiegando le cause della disoccu- pazione mondiale, t cercando di 6vi scerare il senso della crisi, Francois Poncet ha detto, fra l'altro: j "Dal 1919 al 1926 gli effettivi operai .occupati nell'industria, nelle miniere bo cosi gelosamente, lasciano dal tra parte comprendere che il rinie dio non è imminente c che anche questo inverno passerà senza che la loUa contro la disoccupazione sia Kta.„ jntmnreqH «sp nnn sottri In 'e '! e nei trasporti americani sono diminuiti dell'8 per cento, ciò che rappresenta due milioni di uomini. Durante lo stesso tempo il volume delle merci [uscite dalle officine è aumentato del l25 per cento ed il rendimento del lavo- ro individuale è cresciuto di altrettanto. Nel 1928. all'epoca, del massimo fi^^ì^^^tèn^ aveva potuto riprendere ed impiegare irne il 10 per tento della massa dei di soccupati irredimibili vittime della disoccupazione organica. Si deve con eludere che questi fenomeni collocano ila nostra società di fronte ad un male senza rimedio e ad un problema in solubile? Per parte mia non lo credo. jQuesta disoccupazione ■ organica » è il riscatto, ma anche la manifestazio i ne tli un progresso». L ultimo oggetto di discussione ?,el]a giornata fu il bilancio della1 Marina mercantile, che è: stato ap- provato dopo alcuni rilievi del rela- tore Candace sulla necessità per la Francia di fare un ero«so sforzo npr non h«eìarsf dlà^Sa» tr^^r?«l 'n°n la-s.cidrsl distanziare troppo dal- le Marine mercantili tedesca e ita- 'iana, e dopo unn dichiarazione del nVp mnrittiinp nostali attnnlmenf» nee mari mine posimi attualmente tutte deficitarie. •»■ P. ^

Persone citate: De Lasteyrie, Francois, Francois Poncet, Francois Poncet, Haye, Herriot, Poncet