Il Papa parla al mondo dalla stazione radio della Città del Vaticano

Il Papa parla al mondo dalla stazione radio della Città del Vaticano Il Papa parla al mondo dalla stazione radio della Città del Vaticano Città del Vaticano, 12, notte. (G. C.) La stazione radio del Vaticano è stata inaugurata oggi con cerimonia solenne. Il Papa ha voluto che l'avvenimento si svolgesse nella ricorrenza della sua incoronazione; in quanto che essa deve essere considerata come uno dei fatti più importanti del Pontificato di Pio XI perchè per la prima volta un romano Pontefice parla a tutto il mondo e tutti possono, anche stando agli antipodi, udire la vìva voce del Capo della Cristianità II numero delle personalità ecclesiastiche e laiche, che nelle prime ore del pomeriggio hanno cominciato ad affluire per assistere alla cerimonia è stato veramente Ingènte. > Il primo radiogramma All'avvicinarsi dell'ora stabilita, 11 colonnello del gendarmi pontifici De Mandato ha assunto personalmente la direzione del servizio d'ordine. Sul piazzale dove sorge l'edificio della stazione è stata allineata una compagnia delle guardie palatine; poco discosto è schierato un drappello delle guardie svizzere; pattuglie di gendarmi prestano servizio lungo i viali dei giardini; due guardie nobili, agli ordini dell'Esente principe Lelio Orsini, sono ai lati della porta d'ingresso. Pochi minuti prima delle 16 Monsignor Zampini. Ordinario della Città del Vaticano, assistito dal clero della Parrocchia ha proceduto alla rituale benedizione delle macchine e dei locali. Precedono l'arrivo del Pontefice 1 Cardinali Granito di Belmonte, Gasparri, Pacelli, Ehrle, Lega, Monsignor Caccia-Dominioni, la Marchesa Marconi, il comm. Palazzo, direttore del Gabinetto metereologico del Governatorato di Roma. Alle 16,10 S. E. Marconi trasmette alcune spiegazioni sul funzionamento della stazione. Alle 16,20, salutato dagli squilli di tromba e dalle prime battute della Marcia del Silver!, giunge il Pontefice sull'automobile-berlina di gran gala. Gli si fanno incontro S. E. Marconi, e il padre Gianfranceschi. Il Papa è di ottimo aspetto e sorride accennando replicatamente con la mano in segno di affettuoso saluto al senatore Marconi. Nell'atrio della stazione-radio il Pon teflce sosta pochi Istanti, mentre cade il velario che ricopre la lapide cele brativa dell'avvenimento, il primo monumento della Città del Vaticano, in cui si fa cenno esplìcito dei Trattati lateranensi. Pio XI, visitati i locali, si è recato nella sala delle macchine, e, raggiunto l'interruttore generale del grande quadro dì distribuzione, ha dato la corrente per azionare I motori. E' passato quindi nella grande sala di trasmissione e poi nella sala del traffico dove si è seduto alla macchina telegrafica sistema Morse, ed ha perso-j nalmente trasmesso la frase latina: «Sia lodato Gesù Cristo» E' stato questo il primo radiotelegramma ufficiale trasmesso dalla radio Vaticana. Le parole di Marconi Successivamente il Papa è entrato nella sala degli amplificatori, dove era preparato il perfezionato microfono per la trasmissione del messaggio papale. Non appena 11 Pontefice si è seduto sulla poltrona, il senatore Marconi ha pronunziato le seguenti parole: « Ho l'altissimo onore di annunziare che fra pochi istanti il Sommo Pontefice Pio XI inaugurerà la stazione radio dello Stato della Città del Vaticano. Le onde elettriche trasporteranno in tutto il mondo, attraverso gli spazi, la sua parola di pace e di benedizione. Per circa venti secoli il Pontefice romano ha fatto sentire la parola dal suo divino magistero nel mondo; ma questa è la prima volta che la sua viva voce può essere percepita simultaneamente su tutta la superficie della terra. Con l'aiuto di Dio, che tanta misteriosa forza della- natura mette a disposizione dell'umanità, no potuto preparare questo strumento, clie procurerà ai fedeli di tutto il mondo la consolazione di udire la voce del Santo Padre Beatissimo Padre; l'opera che la Saniità Vostra si -è degnata affidarmi, io oggi vi consegno; il suo compimento è oggi consacrato alla Vostra augusta presenza. Degnatevi. Santo Padre, di voler far sentire la Vostra Augusta parola al mondo ». S. E. Marconi ha finito. La sua voce limpida e chiara era leggermente've- lata di commozione. Ogni volta che egli si è rivolto direttamente al Pontefice, ha piegato il ginocchio in segno di profondo omaggio. Il discorso II Papa si accosta al microfono. Pio XI appare profondamente emozionato; pronunzia le parole a voce alta, chiara, scandendole con vigore giovanile. Egli dice: • A tutto il creato. « Essendo, per arcano disegno di Dio. successori del Principe degli À postoli, di coloro cioè la cui dottrina e predicazione per Divinò comando i destinata a tutte le genti e a ogni creatura, e potendo pei primi valerci da questo luogo dell ammirabile tnve.nzio: ne marconiana. ci rivolgiamo primieramente a tutte le cose e a tutti gli uomini, loro dicendo, qui in seguito, con le parole stesse della Sarra Scrittura: • Udite, o cieli, guello che sto per dire, ascolti la terra le parole della mìa bocca, udite, o genti tutte, tendete l'orecchio, o voi tutti che abitate il globo, uniti in un medesimo intento il ricco e il povero: udite, o isole, ed ascoltate o popoli lontani ». « A Dio. - Essa * la nostra prima parola: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Gloria a Dio, che diede, ai nostri giorni tale potere agli uomini da fare giungere le loro parole veramente sino ai confini della terra; e pace In terra dove slamo i rappresentanti di quel Divino Redentore, Gesù, che venendo annunziò la pace. La pace ai lontani e la pace ni vicini, pacificando, nel sangue della sua Croce, sia le cose che stanno sulla terra come quelle che sono nei cieli. « Al cattolici. ■ Nel volgerci poi agli uomini, ci comanda l'Apostolo di fare del bene a tutti, ma specialmente ai domestici della Fede. Conviene dunque che noi indirizziamo la nostra parola prima che agli altri, a tutti coloro che facendo parte della famiglia e dell'ovl. le del Signore, che è la Chiesa cattolica, ci chiamano col dolce nome di Padre: ai padri, ai figli ci rivolgiamo alle pecorelle ed agli agnelli, a tufi quelli che il Pastore e He supremo Cristo Gesù ci ha affidato per pascerli e guidarli. t Alla gerarchia. - Voi. diciamo, collaterali nostri. Cardinali della Santa Romana Chiesa, Patriarchi Arcivescovi, Vescovi, prelati e sacerdoti, distri butti per diversi gradi della gerarchia oggetto precipuo delle nostre quotidiane sollecitudini, e insieme ausiliari e partecipi delle nostre fatiche : preghiamo e scongiuriamo che ciascuno di voi rimanga fedele in. gnella vocazio ne nella quale fu chiamato ; e che lui ti camminiate degni della vocazione in cui siete stati chiamati-, pascete il gregge di Dio, che è in mezzo a voi, facendovi di cuore torma del vostro gregge, affinchè quando apparirà il Principe dei Pastori riceviate l'incorruttibile corona della gloria. Intanto, il Dio della pace, che ha risuscitato da morte il grande Pastore delle pecorelle nel sangue del testamento eterno, il Signor nostro Gesù Cristo, vi formi ad ogni bene, affinchè tacciate la sua volontà, compiendo in voi ciò che piacerà al suo cospetto, per mezzo di Cristo Gesù. « Ai religiosi. — Ed ora a voi parliamo, figli e figlie della predilezione nostra, i guati e le quali, emulando i migliori carismi ed assecondando non solo i precetti ma anche i desideri ed i consigli del Divino ile e Sposo, nella fedeltà dei vostri Santissimi Voti e nella religiosa disciplina di tutta la vita, profumala di vtrginea fragranza, la Chiesa di Dio illustrate con le contemplazioni, sostenete con le preghiere, arricchite con la scienza e la dottrina, coltivate e crescete ogni di più col ministero della parola e con le opere dell'apostolato Partecipi adunque di una vocazione veramente celeste ed angelica quanto piti prezlo so è II tesoro che portate, tanto mag alme diligenza dovete man in eusto- dirlo, non solo per rendere certa la vostra vocazione ed elezione, ma anche perchè il cuore del Re e Sposo Vostro possa in voi, come in servi del tulio fedeli e devoti, provare qualche consolazione e riparazione per le Infinite offese e negligenze con cui gli uomini ricambiano il Suo ineffabile amore. * Ai Missionari. — Ma gii la nostra parola si volge verso di voi, o figli e figlie In Cristo carissimi, i quali e le quali, nelle Missioni pregate e lavorate a propagare la Santa Fede di Gesti, Cristo e a dilatare il Suo Regno, co.ne t primi Apostoli della Chiesa, et si anche voi nei pericoli, in molta pazienza, nelle necessità é tribolazióni, fatti spettacolo a tutti, come quelli, cosi anche voi siete gloria di Cristo, voi, che nelle fatiche, spesso anche nelle catene e nel vostro sangue, combattendo Uno alla morte il buono e grande combattimento della Fede e della sofferenza e confessando generosamente la vostra fede, guadagnate le anime e spargete U seme di futuri cristiani Noi vi salutiamo, o forti soldati di Cristo! Ma insieme con voi salutiamo i sacerdoti indigeni ed i buoni catechisti, principali frutti ed ora colleghi e coadiutori delle vostre lotiche. ■ A tutti i fedeli. — Il nostro cuore si protende verso di voi, guanti slete fedeli della nostra città episcopale e di tutto l'Orbe-, verso di voi. specialmente, che, come i primi credenti, uomini e donne, di cui l'Apostolo fa un alto elogio, pur appartenendo al laicato, nell'apostolato collaborate con Hoì e coi nostri venerabili fratelli, i Vescovi, e coi sacerdoti; verso di voi, popolo di Dio e pecorelle del suoi pascoli, stirpe eletta, regale, sacerdozio, nazione santa, popolo conquista di Dio. La vostra modestia pertanto sta nota a tutti gli uomini, e tutto ciò che è vero, tutto ciò che è pudico, tutto ciò che è giusto, tutto ciò che è santo, tutto ciò che è amabile e di buona fama, ogni virtù ed oi,ni lodevole disciplina formino l'oggetto dei vostri pensieri, siano le vostre opere, perchè Dio sia glorificato in lutto e in lutti « Agli infedeli e dissidenti. — Anche a voi si volge il nostro pensiero e la nostra parola, quanti ancora siete lontani dalla Fede e dall'unità di Cristo. Per voi ogni giorno offriamo preghiere e sacrifici a Dio e Signore di tutti chiedendo ardentemente che Egli con la sua luce vi illumini e vi conduca e vi unisca alle pecorelle che ascolta-, no la sua voce e che si faccia un solo ovile e un solo pastore. « Ai governanti. — Ed essendo noi debitori a lutti diciamo primieramente a quelli che governano che comandino nella giustizia e nella carità ad utilità, ed edificazione e non a rovina, ricordandosi sempre che non vi è potere, se non da Dio e che a Dio dovranno rendere rigoroso conto. ■ Al sudditi. — Al sudditi poi diciamo che obbediscano ai superiori non come ad uomini ma come a Dio sabendo che chi resista alla legittima autorità resiste alle disposizioni di Dio e chi in tal modo resiste si prepara da se stesso la sua condanna. • Ai ricchi. — Così pure parliamo al ricchi e ai poveri. Ai ricchi diciamo che si devono riguardare come ministri della Divina Provvidenza e depositari e dispensieri del suoi beni a cui Gesti Cristo stesso raccomandò i poveri e dai quali il Divino Giudice p(t> eslqerà perchè più hanno ricevuto, e si ricordino sempre di quella divina parola: Guai a voi ricchi! « .41 poveri. — Esortiamo poi nel Signore i poveri che rimirino la iioverti di Gestì Cristo Signore e Salvatore nostro e, memori dei suoi esempi e delle sue promesse, non trascurino l'acquisto delle ricchezze spirituali reso ad essi tanto più facile, e, pure sforzati-

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