Speranze e incertezze intorno a Fontevivo

Speranze e incertezze intorno a Fontevivo Dalla cronaca alla tecnica Speranze e incertezze intorno a Fontevivo Avviene spesso di leggere sul giornali la notizia che è stato scoperto 11 qualunque parte petrolio in una d'Italia. Non è 11 caso di fare il processo alle oneste intenzioni di coloro che sono trascinati dalla speranza a credere ad una reaM ehe fln0 ^ oggi e stata . Msolutamente negativa, ma èSS f tS^ei "genere arrivano a scuotere l'opinione pubblica, e ciò che è peggio, a tormentare coloro che da anni si occupano degli studi rela-tjV{ ai petrolio e delle ricerche, aggra- vand0 con deue critiche o con della g?t alla buona volontà degli uomini, ma alla buona volontà della natura. In genere st tratta di notizie esage rate Intorno ad Indizi che taluni sco- prono per la prima volta, mentre era- no segnalati da secoli. Altri confidano su improvvisati cercatori, i quali non disdegnano neppure le pratiche rabdomantìche, ammesso che si possa avere dello scetticismo in questi sistemi. Perfino accordi ed atti di Governo sono stati discussi attraverso ventate di passione (ricorderemo la convenzione Sinclair) d! modo che la pubblica opinione in un problema di tale gravità non ha potuto formarsi un concetto esatto, mentre invece l'interesse è ' cresciuto quasi vertiginosamente, facendo ripetere a qualunque uomo della strada le frasi di illustri personaggi i quali hanno previsto essere il corrente secolo il secolo del petrolio, e la potenza del domani ipotersi esercitare solamente da coloro che tale petrolio possono avere. Questa, premessa vale, a stabilire la condizione meno buona per "chi affronta le ricerche del petrolio, le quali sono costosissime e perciò rappresentano, dal punto dì vista psicologico, un contrasto penoso fra la nostra povertà e la necessità di essere generosi per delle spese i cui risultati sono sempre problematici. E' inoltre il-caso di ricordare che in Italia sono pochissimi i tecnici che possono dire qualche cosa in proposito e quasi a tutti manca una lun^a esperienza fatta nei campi petroliferi, l'unica che valga in una materia nella quale non si sa precisamente come orientarsi, se non attraverso sistemi e mezzi che in gran parte solamente la pratica può fornire. Gli stessi nostri geologi, 1 cui meriti sono riconosciuti anche fuori d'Italia, non fosse altro per aver studiato il paese geologicamente più difficile, raramente hanno cognizioni intorno al petrolio, di modo che.i loro giudizi e le loro ipotesi debbono di volta in volta essere controllati da cognizioni e da esperienze scientifiche diverse, per concludere spesso a domandare l'unica risposta alla sonda, la quale penetrando nelle viscere della terra, può servire a svelare la struttura e la tettonica delle zone studiate. Ricorderemo un fatto che stabilisce la controprova di ciò che abbiamo scritto, e cioè che valenti geologi del petrolio e tecnici venuti dall'estero per le ricerche del genere, si sono talvolta smarriti di fronte alle incognite di formazione e di struttura che la nostra terra offriva, di modo che per cavarsela nel migliore dei modi, si sono dovuti alleare ai nostri studiosi, che in un primo tempo avevano disdegnato. Per queste ragioni non era possibile che l'Iniziativa privata potesse concludere qualche cosa e potesse servire a risolvere il problema se in Italia esiste o non esiste il petrolio. Si capisce che il problema investe la quantità, perchè l'esistenza è provata dalle vecchie miniere del parmense e del piacentino le quali hanno dato e danno dalle 6 alle 9000 tonnellate di greggio all'anno, di fronte ad una importazione di prodotti petroliferi che nel 1930 è stata di tonnellate 1.430.000. La storia dei tentativi e degli sfruttamenti iniziati, delle provvidenze legislative dirette ed indirette per favorire le ricerche, è stata riassunta proprio in questi giorni dall'on. Roncoroni nella sua relazione al Parlamento per la rinnovazione dell'Incarico all'AGIP, per altri tre anni, delle ricerche, e la provvista dei mezzi relativi. Il Governo fascista, per le ragioni dette, provvide infatti ad affrontare le ricerche in maniera organica ed ecco perchè nel 1926 l'atto di costituzione dell'Azienda Generale Italiana Petroli (A.G.I.P.) prevedeva: ■ Alla costituenda società anonima dovrà essere affidato l'incarico di eseguire ricerche petrolifere in Italia e nelle Colonie, in base a piani quinquennali, da approvarsi di concerto tra 11 Ministro» dell'Economia Nazionale e delle Finanze. All'uopo saranno stanziati annualmente sul bilancio dell'Economia nazionale gli appositi fondi in aumento di quelli già stabiliti con R. D. L. 19 novembre 1921 n. 1605'». Il decreto che riguarda più specialmente le .ricerche e che appimto si intitola (in base all'art. 6 del decreto costitutivo) « Provvedimenti diretti ad agevolare le ricerche petrolifere nell'Italia e nelle Colonie' dice all'art, t : • E' autorizzato lo stanziamento nello stato di previsione delle spese del Ministero delle Finanze della somma di L. 7.000.000 per tre anni a partire dall'esercizio 1927-28, da apportarsi all'AGIP per la esecuzione delle ricerche petrolifere nel Regno e nelle | colonie., ! Siamo al 13 febbraio 1927. ! Va^ia pena .i lavori e gli studriaui Pr^«"« ! mente non servirono a molto, e questo isenza demerito di nessuno, 1 Fu in base agli studi preesistenti che ! si iniziarono due sonde, una in Sicilia * Per quanto queste sonde abbiano già raggiunto notevoli profondità, non hanno ancora dato risultati apprez< zabili a Toccò ai dirigenti della sezione ri" cerche dell'AGlP riassumere e controKare tutto il rimanente materiale, riprendendo contatto con gli studiosi che avevano trattato l'argomento, stabilendo cosi il programma dei rilevamenti geologici-, geoflsici e dei lavori di trivellazione. E fu ventura che vice - presidente dell'AGIP fosse il principe Gelasio Caetani, appassionato ingegnere mi-' nerorio, il quale poteva, per la sua competenza, portare un criterio discriminativo e pratico nel consesso dei valorosi collaboratori. Vennero cosi iniziati anche i some daggi nella zona dell'Appennino enu> liano, dove per il fatto stesso di antiche e recenti manifestazioni, e di an-" tichi e recenti sfruttamenti, appariva più interessante e più promettente la ricerca. Maturarono intanto i risalutata degli studi geoflsici che indussero a portare le ricerche anche nella pianura padana. Siccome oggi la curiosità è portata' sui pozzi di Fontevivo, parliamo specialmente dei lavori ohe l'AGIIP ha eseguito in questa zona. Vale la pena di cedere la parola all'ing. Amoretti, amministratore delegato dell'AGIP e direttore delle rii cerche, il quale a proposito della scelta delia località, ha precisato la sua idea in questa forma: « Per le misteriose forze e leggi del« la natura, il petrolio tende a portarsi} quasi ribellandosi alla forza di gravità, negli strati superficiali della orosta terrestre, finché trova una volta impermea'bile che lo trattenga e lo' costringa ad accumularsi negli strati porosi sottostanti. In Italia dove la zona montuosa è sconvolta da continui parossismi, queste volte, ohe veni gono chiamate « duomi » ed « anti* clinall » vennero spezzate, qutnd.IJtt liquido si diffuse e si frazionò fri pie-' coli -e quasi kisignificanti .depositi che diedero sempre risultati poco red« ditizi. Era quindi naturale pensare che si doveva rivolgere l'attenzione a quelle località che avessero 6ubltq minori sconvolgimenti. Queste località erano appunto quelle della pianura' che costeggia le prime ondulazioni dell'Appennino e che viene detta marginale ».. I risultati sembrano confortare la ipotesi sulla quale l'AGIP ha conce» pito il suo piano di ricerca. Se per i rilievi di dettaglio nelle! zone scoperte valse la collaborazione di valentissimi geologi, per la pianu-> ra si chiamarono dapprima in Italial — essendo sconosciuti da noi tali me-1 todi — degli specialisti tedeschi che esperimentarono nella Valle Padana i, loro svariati sistemi (gravimetrico;, magnetico, sismico ed elettrico); e, constatato che solamente il gravimetrico sembrava dare risultati concreti di qualohe importanza, si formarono^ sotto direzione italiana, delle squadra di tecnici che continuarono gli studi! iniziati dai tedeschi, per completare il rilievo geoflsico della zona lungo' la collina appenninica in riva destra del Po. Attraverso questi rilievi emersero delle località favorevoli, precisamen-i te dove uno strato di terreno (di una" densità maggiore a quella dei terréni! soprastanti) assume una forma a « duomo » o ad « anticlinale ». L'an« damento di tale strato viene rappresentato dalUe curve isogamme, dalle curve cioè che collegano i puniti del suolo dove si manifesta una ugual» forza di gravità. I terreni in queste località ed in prossimità di tale strato possono probabilmente assumere l'andamento di esso, e realizzare cosi la forma ideale per un- tamagazzina-i mento del petrolio. II pozzo n. 1 di Fontevivo fu ini" ziato nell'estate del 1929, e dopo la1 prima eruzione di gas avvenuta in settembre l'indizio parve così propizio da indurre la direzione tecnica ad indagare più profondamente la zona con altre quattro sonde, tre delle quali sulla sezione A B ed una quasi sulla sezione longitudinale, cioè la n. 5. La presenza del gas non poteva essere un indizio certo per il petrolio, ma non va trascurato il fatto che una analisi fatta nel Laboratorio dell'Istituto di Chimica Industriale di Milano portava a stabilire, con un esame dì laboratorio, la presenza del 4,4 per cento in volume di idrocarburi, e praticamente a raccogliere 905 centimetri cubi di gasolina per ogni 100 metri cubi di gas fatti passare attraverso una batteria di carboni attivi. Era naturale che dopo le disgraziate vicende del pozzo, in seguito alla eruzione ed all'incendio, continuandosi l'esplorazione con gli altri pozzi, si iniziasse l'attrezzatura della sonda n. 1 per studiare il comportamento dei gas che potevano diventare utili quanto il petrolio, e il cui volume fu valutato a 20 metri cubi al secondo. Questa gigantesca portata, constatata però in un breve periodo eruttivo, non essendosi in quel tempo in condizioni di controllare l'uscita del gas, era tale da far pensare sul serio alla sua utilizzazione, in modo però da non compromettere per niente le condizioni ambientali nei.rispetti del petrolio, cosa questa essenziale per chi a tali ricerche dedicava tutte le sue fatiche. E' già stato detto come si sia arrivati alla emersione dell'olio, cosa ina- V \ . fDNTANMATO. j \\ \ s * * l'I* ? \ \f\' ' » r

Persone citate: Amoretti, Gelasio Caetani, R. D., Roncoroni