La fine di Villy

La fine di Villy La fine di Villy PARIGI, . ' A pochi giorni d'intervallo, la morte oscura di Boldini e quella quasi altrettanto oscura di Willy prò-! svnun nny li tìi i I I oa i TTTO voi f.» PATTI A I PlastDvano per la millesima volta come costruire torri a Parigi sia lo stesso che costruire sulla sabbia. Vi sonc paesi dove la fama di un uomo dura tutta la yita, semplicemente perchè dura l'uomo. A Parigi l'uomo può durare quanto vuole: la sua fama muore ugualmente all'ora stabilita, lasciandolo cadavere inconsolabile j RLTPDvi trfra superstiti consolatissimi. La cosa'mè tanto più strana in quanto che la bFrancia, notoriamente votata alla j vgerontocrazia e al tradizionalismo, sembrerebbe il paese meglio preparato a sentire il rispetto delle celebrità che incanutiscono. Ma si tratta nddsdi una contraddizione più apparente1 ache reale, giacche quella fama che:usembra morta mentre l'uomo vive ! cancora, rinasce poi miracolosamente cnon appena quest'ultimo abbia resa l'anima sul serio. 0 non si parla ancor oggi, dalla cattedra, dal libro o bCtdal giornale, di Paul Féval, di Pon-'mson du Terrail, di Paul de Koch, di >dieci altri, minori o maggiori, dal Bar-, sbey d'Aurevilly a Gustave Planche, a' 'eladgcuda Gerard - de Nerval a Stendhal, morti non meno oscuramente e tristemente di Henri Gautier-Villarst Fra molti anni si parlerà probabilmente ancora anche di quest'ultimo, che senza essere uno scrittore importante, ha il suo posto gelosamente prenotato in tutte le storie aneddotiche sdella Parigi dell'Ottocento, sebbene itfino all'altro giorno un amico che lo ravesse incontrata per via si sarebbe ! affrettato a scantonare per non cor- crer pericolo di dovergli prestare venti l mfranchi. In quanto alla gerontocra- tzia, essa dipende dai vecchi più che dnon dai giovani. Mistinguett, colon-j °na del regime, contemporanea o quasi di Willy, si vedrebbe divorata anch'essa in un. amen il giorno ohe le mancasse il piede nella sua terribile danza sul fil di ferro della popò Cvqdplarità. Solo che a lei il piede non e Pancora mancato — si tratta di una.^questione di vita o di morte — e il pubblico rispetta chi si difende. Difendersi o morire. Il vero reBponsabile della tenacia con cui i vecchi francesi si attaccano al potere, di qualunque genere e grado esso sia, non va forse cercato nella loro desolata certezza che, perduto quello, non saranno più nulla e che nessuna aureola duratura permetterà loro, come in altri paesi, di attendere tranquillamente la morte senza sentirsi diminuiti ? Willy, pover omo non essendo EogsgeBsbpcvptpostinato per un quattrino, venne | gsemplicemente lasciato morire di, dvecchiaia nel suo letto, che solo | vgrazie alla fedeltà di una vecchia , zamica non fu un letto di ospedale. Ma la sorte di questo beniamino del pubblico potevi prevederla sin dal 1893,- quando con la caratteristica tuba grigia a falda piatta posata di sghembo sul cocuzzolo, il pizzo e i grossi baffi rossicci che appiccicavano un ispido grugno da sergente dei pompieri sulla sua faccia di nottambulo pallido dagli occhi slavati, il soprabito buttato su di una spalla e il finocchietto in mano faceva la pioggia e il bel tempo nei ritrovi mondani di Parigi. Enrico Gautier-Villars più savio di quel che non permettesse di credere la sua apparente follìa, mise in opera ogni mezzo per non venire a noja ai concittadini, e prima di ogni altro quello di mutar firma il più nlefusUcrMdasccmbsa| sspesso possibile. I suoi pseudonimi i C— Willy, Maugis, Smiley, Zichine, Parville, l'Ouvreuse, per non citare r : _.i.: i. li i_se non i più noti — furono tanti, che a voler fare il catalogo delle sue opere — un par di centinaia di volumi — ci sarebbe da perdere la testa. Lui vivo, la confusione era aggravata dal fatto ch'egli lavorava quasi sempre in società con altri, di guisa che, ai tempi del suo apogeo, nominar lui era come fare l'appello di mezza letteratura francese. Alle molteplici incarnazioni lo spingeva del resto, oltre che il calcolo, l'effettiva versatilità dell'ingegno. Figlio di un editore di opere scientifiche e fornito di una bella cultura classica, aveva esordito con lavori di astronomia e di scienza fotografica. Nel 1878 saltò fuori con un volume di sonetti. Nel 1884 fu la volta di un saggio critico sull'umorismo di Mark Twain. Buon musicista, tìi era intanto accaparrata la rubrica musicale in diverse riviste, conducendovi battaglie ardentissime. E a poco a poco, mentre grazie ai suoi motti di spirito, alle sue burle, alle sue amanti, ai suoi duelli saliva alla dignità di eroe del boulevard, nasceva in lui irresistibile anche la vena del romanziere. Senonohè, accaparrato qual era da mille impegni diversi, farsi ajutare gli si impose di lì a non molto come il solo mezzo per conservarsi il favore degli editori e del pubblico. Oggi gli scrittori occupati pigliano un segretario, e nessuno ci trova da ridire. A quell'epoca pigliavano dei « negri », e la cosa, sembrava scandalosa. In sostanza, la differenza non è poi tanta. Circondato dì e notte, al caffè, al teatro, per via, da una folla di scombiccheratori di carte che gli si aggrappavano alla giacchetta in cérca di favori e di protezione, bastava che in un momento d'estro egli improvvisasse in quattro parole davanti a un'absinthe lo spunto di un romanzo perchè quindici giorni dopo il tale o tal'altro battesse alla sua porta col romanzo bell'e fatto. Willy scorreva il manoscritto, lo trovava bestiale, essendosi nel frattempo totalmente scordato che l'argomento usciva dalla sua testa : ma, premuto dagli editori, squadernava il lavoro sul tavolo e, a forza di tagli, aggiunte e correzioni, lo accomodava lui alla propria salsa, ci metteva dentro la sua diavoleria e il suo garbo, e il libro bestiale diventava un romanzo presentabile da mandare d'urgenza mcnsda sky, CJiausettes poìir dame», Enrico P noai' T -£ - ^ T»AH«n ATot-oia in tipografia: un romanzo di Willy. Fu così che Jean de Tinan gli permise di pubblicare Maitresse d'.Esthètes, Andreina Cocotte, — vattelapesca chi si nascondesse sotto questo suggestivo nome di guerra I — Dans le noir e VArgonaute, Curnon Rossi La fin du vice, Jeanne Marais La vìrginité de M.lle Thulette, Leo Trezenick le Histoire normandes, Paul Max La femme dèshabillée, e Dio sa quanti ne dimentico. La collaborazione più fortunata doveva essere per Willy, lo sanno anche i sassi, quella di Colette. Nel 1893, a trentaquattro anni, quando già co- mincia a perdere i capelli, l'eroe del boulevard conduce all'altare una vispa signorina di provincia, venten- ne figlia del maggiore Colette, nativa di Saint-Sauveur-en-Puisaye in quel d'Orléans, che lo ha stregato non solo con quella freschezza del frutto acerbo di cui son tanto ghiotti gli uomini prossimi alla maturità ma con la provocante ingenuità delle sue confessioni intime di sbarazzina di buona famiglia. Gabriella Sidonia Colette non possiede in fatto di titoli di studio se non la licenza eie mentare. Ma questa non è cosa che >bbia mai trattenute 1© donne dallo seri vere. E, poiché in casa le penne abbondano e l'esempio è contagioso, eccoti la piccola provinciale, stimolata e istradata dal suo grand'uomo di marito, sedere a tavolino e consegnare le proprie confessioni sulla carta. Willy, gli occhiali sul naso come un maestro di scuola, si impadroni- sce dei quaderni dell'allieva, brontola. sorride, critica, suggerisce, corregge, lima, interpola episodi hber « trattl di spirito quanti ne occorrono per salare la narrazione, e manda, gongolante, il tutto ali ed!tore- Apparsi a breve distanza lune dall'altro, i cinque volumi, Chiudine °l7°ue*l.ne à 1 éco!e' Glaudmejl Parte^ Chiudine en ménage, Claudine s'en va, vanno a ruba. L'ultimo quinquennio dell'Ottocento, alla vigilia di quell'Esposizione Universale che pianta come emblema sui suoi pro- Pilei la statua della Parisienne, re^rà per_Parigi e_un po' per l'intera Europa l'era di Claudine. Claudine: ossia la prima incarnazione della garconne, una garsonne « fin de siede » quale poteva concepirla una generazione timorata ma stufa di esserlo, al tempo dei romanzi del Bourget, del busto e di quegli stivaletti neri o mordoré più abbottonati dei diplomatici che preparavano la guerra, al tempo in cui solo la bicicletta cominciava a rivelare sì e no ai contemporanei i polpacci delle donne, queste fiaccole di tutte le rivoluzioni. Dire quanta popolarità la Francia di allora, inne gabilmente meno antipatica di quella di adesso, abbia dovuto alla era vatta di nastro scarlatto, ai capelli a zazzera e alle calzette corte della mo nella il cui solo nome faceva strizzare l'occhio a una società malata di noia e di refoulement sarebbe difficile e forse, oggi, incomprensibile. Per gli uomini che potevano, sotto un pretesto qualunque, fare una volta tanto Una scappata sotto la Torre Eiffel c'erano le calze nere e le giarrettiere rosse della quadriglia a realista • del Moulin Rougja e i gabinetti riservati di chex Maxìin''s; ma per chi restava a casa, e anzitutto per le donne, questo sagrificate che non avevano ancora incominciato a vendicarsi, non c'era che lei: Claudine. Incarnato a meraviglia al caffè-concerto dalla bruna e ricciuta Polaire, il tipo assunse per tutti esistenza fisica prima ancora' di sapere che Claudine esi stesse davvero nei panni di Gabriella Colette, figlia di ufficiale superiore. Le sarte non lanciavano già il colla- rino bianco à la Claudine e i profui_: ; i>...«« m„..,i;~„9 Tirili™ Ai mieri l'essenza Claudine? Willy, di cui al Salon del 1905, Boldini esponeva il ritratto, aveva toccato insomma l'apogeo. Senonchè, a questo punto la scena cambia. Imparato il mestiere, diventata una parigina di conto e capito che può fare a meno del suo ingombrante marito alle porte della cinquantina, Gabriella aspira a scuotere il giogo. Dal 1900 i cinque romanzi escono già sotto il doppio nome di Colette-Willy ; ma' ciò non le basta, Una donna come lei può tollerare un principe consorte, non un sovrano regnante. Colette farà da sè. Nel 1907, dopo uno scandalo scoppiato una sera in pieno Moulin Rouge, i coniugi, che hanno ormai divorziato letterariamente, divorziano anche davanti al giudice, rinnovando, vale a dire, con qualche variante e molto più chiasso, il caso del Sandeau e di Aurora Dupin, detta Giorgio Sand. E il pubblico, in parte per senso di giustizia, in parte per galanteria, in parte per amore di maldicenza, a schierarsi tosto dal lato della moglie.O non si vocifera già che nessuno dei libri di Willy sia opera sua? La asserzione è per lo meno esagerata, giacché all'infuori dei collaboratori citati dianzi, e rimasti tutti' ottimi amici dell'imputato, nessuno si fece mai vivo per reclamare la paternità degli altri romanzi usciti sotto il suo nome: Un-vilain monsieur, Lélie fumeuse d'opium, Jeux de prince, Lei enfant» s'amusent, l'implacable Siska, Un petit vieux bien propre, Maugis amoureux, Mangi» en ména* ge, questi due ultimi intesi a rivaleggiare con la serie di Claudine, la Marne Picrate, e chi più ne ha più ne metta. Ma qui, fedele al suo solito partito di scandalizzare il prossimo, è lo stesso Willy a dar man forte ai demolitori rincarando la dose: e più intorno a lui si mormora che egli non ha mai scritto niente, più lui a strombazzare, mezzo ironico, mezzo amaro, che i libri se li fa scrivere dagli altri. Alla fin fine, Dumas padre non si era egli valso senza risparmio della penna di Augusto Maquet ? Sì, ma a Willy sarebbe parso di disonorarsi, scusandosi. A dargli retta, non c'è in tutta Parigi peggior soggetto di lui: vizioso, scioperato, donnajolo, spaccone, spadaccino. In realtà, è un'ottima pasta d'uomo, altre che scrittore elegante, critico accorto, autore anche di opere di erudizione e, di quando in quando, filosofo, a modo suo. Ma allorché uno si è creata una cifra, come rinunziarvi, soprattutto a Parigi, dove cose e persone vengono giudicate una volta per sempre, per non aver più il fastidio di tornarci sopra? Egli continuò dunque a vivere e a produrre come prima, la tuba ormai alquanto ammaccata, sfidando gli scandali e i creditori che pareva gli corressero dietro a gara dalle terrazze di Montecarlo al boulevard des Capucines, rispettoso sino in fondo del ritratto tracciato di sè stesso una volta, parodiando una canzone famosa del Béranger: An rebours du rol d'Yvetot, Je dors fort peti, quolcnie sans gioire, Et, conche tari! dans la nult noLre, Le matta Je me lève tot. D'une oeuvre, une autre me reposo: Dans les tlroirs le plus dlvers J'enfourne des chansons (en vers) Sans compter les romani (en prose). C'est gal. Ca l'est depuls vlngt ans. Et. comme le vleux, Je persiste: N' empeche aue Je serals triste, Farfois, si J' en avals le temps l La guerra, manco a dirlo, non poteva non ridurre in polvere un tipo simile, che, se non era, come pretendevano i maligni, un impotente nò un indolente, Rappresentava tuttavia la frivolezza spensierata dell'ultimo Ottocento destinata a perirvi. Colette, prodiga di indulgenza e di zuccherini per gli animali domestici di cui si è popolata la casa, aveva — esponente dell'anima ingrata di Parigi — mantenuto inflessibile l'anatema contro l'uomo ohe la trasse dal nulla e la agguerrì per la gloria. Ma Parigi, più crudele ancora di lei, si era data in questi ultimi anni, per meglio significargli il proprio congedo, a stritolarlo addirittura sotto le ruote dei taxi. Cinque volte lo messero sotto, fra il 1927 e il 1930 ! Era la lotta all'ultimo sangue. Un artista della giovane generazione con cinque investimenti stradali avrebbe almeno trovato modo di morir ricco. Willy, sempre candido e dissipato, a dispetto delle sue innocenti mariolerie, non pensò nemmeno a farsi indennizzare-; e, irrimediabile uomo di mondo, quando lo calpestavano si toglieva garbatamente il cappello per dire che non era nulla, anche se ci s'era buscata una commozione viscerale. Ai suoi funerali — ma chi non se lo immagina ? — non assistettero cinquanta persone. CONCETTO PETTINATO.