Dagli uomini in " Smoking ,, di Città del Capo agli uomini nudi della Nigeria

Dagli uomini in " Smoking ,, di Città del Capo agli uomini nudi della Nigeria Impressioni volo di Francis Lombardi Dagli uomini in " Smoking ,, di Città del Capo agli uomini nudi della Nigeria A quanto pare, vi sono molte versone che credono sia possibile altraversare l'Africa su di un piccolo apparecchio da turismo, portando un completissimo e confortante bagaglio. Eravamo appena scesi a Capetown, e poiché la sera stessa sì iniziava la serie del pranzi, dovemmo confessare, tra la meraviglia e la costernazione generale, che non avevamo con noi neanche lo smoking, senza del quale pare che ali inglesi non possane assolutamente sedersi a tavola alla sesolutamente sedersi a tavola alla sera. Cosa avrebbero detto se avessero saputo che Mazzoni chiamava, scherzando, la prima parte del nostro viagaio « Dodicimila chilometri con tre camicie »? Perchè infatti il nostro bam'Olio eia assai limitato. Prima an cora di andarcene all'hotel dovevamp quindi provvedere, d'urgenza, a mei tòrci in regola con le abitudini inalesi E per tutta la durata del nostro soa giorno a Città del Capo i pranzi ed i ricevimenti si seguirono quasi lenza interruzione, Ma dopo qualche tempo ne avevamo abbastanza di pranzi all'inglese, e più di una volta Mazzotti ed io ci improvvisammo cuochi, riuscendo a prepara re certi risotti e certi spaghetti vera mente all'italiana che ottennero gran de successo anche tra l nostri ospiti Ebbimo anche una simpatica serata alla Colonia italiana, composta in maggioranza di pescatori. A Citta dei Capo non si arriva mai a tempo a far nulla. Le dUtnnze sono inverosimili. Nessuno abita in città, ed i dintorni, splendidi, sono estesissimi. Per andare a casa di un Tizio quasiasi si compiono con disinvoltura trenta e più chilometri! Anche per questo ci volle parecchio tempo per poter decidere la rotta del nostro ritorno. Da tutte le parti ci sconsigliavano di seguire la costa occidentale, sinora percorsa interamente soltanto dall'idrovolante di Str Cobhan. Ma eravamo partiti con quella precisa intenzione, e le notizie sulla scarsità e l'impreparazio ne dei campi, sulle difficoltà dei ri pcddcpcrscEnpanpombvvmmetfvrpliiiuìpccnvcuIErfornimenti, e sulle Inospitali regioni che si dovevano passare, non valsero Oa farci cambiare idea. Ed ora che tut- n'snAtto è andato bene, possiamo dira di aver avuto ragione. Nella nebbia Dovevamo attendere sino al 4 dicembre per avere la certezza di trovare agli scali almeno della benzina da automobile. Poiché i decolli sui difficili campi dell'altipiano erano andati be- ne, e nel ritorno questi sono quasl\tutti al livello del mare, le nostre tpreoccupazioni per l'eccessivo carlco\degli, apparecchi erano diminuite. Dl'conseguenza, gli acquisti a Città del Capo di cose utili o superflue si moltiplicarono, e tra grammofono ed altre storie, Mazzotti ed io avevamo alla partenza più di 100 chili di bagaglio cadauno. Basini portava, come sempre. Il buon Battaglia. Subito alla prima tappa ci attendetano due sgradite sorprese. A 500 km. dal Capo trovavamo una fittissima nebbia che rendeva difficile la ricerca del campo e l'atterraggio a Porth Nolloth, Fortunatamente il campo non é altro che una larga salina disseccata e incassata nel terreno ad una profondità di quindici o venti metri l'are il fondo di un lago asciutto. La nebbia, che tutto attorno scende sino a terra ed Impedisce completamente la visibilità, non si abbassa nella salina, ma vi rimane sopra come un soffitto. Noi potevamo cosi raggiungere il campo seguendo una specie di canalone, pure esso Infossato. Ma è stata una ricerca pericolosa e piuttosto difficile tra la nebbia. Appena arrivati, ci comunicavano che non vi era pia benzina, poiché quella «he avevano Inviala per noi era stata utilizzata da due apparecchi militari venuti da Pretoria per ricercare un altro apparecchio, sceso \.er guasto al motore, tra Città] "ueY'càpo e Pori Nolloth. I due avla-\torl venivano ritrovati soltanto sel.giorni dopo sulla spiaggia. Altra ben-\ztna era stata inviata per noi dal Capo, via il piccolo piroscafo che fa,il servizio costiero e che la portava, attendeva dalla sera prima al largo che la nebbia si alzasse per poter entrare nel porticciuolo, limitato da frangenti pericolosi. Temevamo di doversi trattenere a Porth Nolloth, ma riusciti a scovare ancora cinquanta litri di benzina, potevamo proseguire •/-,' / iM'rìtjqii) per f.udcrllz, volando per molti traiti sopra una fitta nebbia. E' questa la zona, per quasi mille chilometri e sino oltre Svakopmund. del giacimenti dlamanllferl di straordinaria ricchezza. Il più ricco è il campo di Port Alexandre, dal quale parte ogni settimana un apparecchio che porta a Città del Capo i diamanti raccolti. Tale trasporlo era prima assai costoso perchè richiedeva parecchi giorni ed una scorta numerosa E' questa l'unica attività aviatoria da noi incontrala sulla costa, polche dopo, per circa 10 mila chilometri, sino al Senegal, non esiste nessuna organizzazione nè civile nè militare. lì regno dei diamanti A Luderitz potevamo visitare un cam po diamanllfero Sono giacimenti di orìgine alluvionale e la ricerca del dia manti è ostacolata soltanto dalle sabbie che ricoprono la zona e che il vento trasporta continuamente, ed eleva sovente in dune anche di 70-80 metri di altezta. Una grande draga rimuove le sabbie sino a raggiunger: uno strato di'terreno friabile, sabbioso e ghiaioso, di colore rossastro, dove si trovano appunto i diamanti Questo ma feriale, caricato su vagoncini Decau ville, è trasportato ad una piccola ba rocca di legno, viene selezionato in uno speciale impianto. Passato dap prima in setacci circolari per togliere la sabbia e le pietre più grosse, viene in seguito sottoposto ad un lavaggio in acqua corrente in certi mulinelli che imprimono anche al materiale stesso un movimento sussultorio e rotativo, ì diamanti per il loro peso specifico e per il loro volume si raccolgono al centro con altre pietre prive di valore come cristalli di quarzo, piccole granate, ecc. Questa parte centrale, che viene chiamata « concentrato », è ancora sottoposta, in altro locale, ad un ultimo laiìaguio in setacci ai quali si Imprime a mano lo stesso movimento rotativo e sussultorto dei mulinelli. E' facile allora, finita tale operazione, rintracciare con una pinzetta i diaman- ■< raccolti al centro fra altre pietre, Orezzi, irregolari, ma facilmente rico noscibill perchè già brillantissimi. Noi stessi abbiamo potuto rintracciarne sette od otto in un solo setaccio. La ricchezza dei giacimenti, della zona, e specialmente di quello di Port Alexandre, è tale che se lo sfruttamento fosse libero i diamanti perderebbero molto del loro valore in poco tempo. Il sorvolo di tale zona è assai monotono, perchè essa è interamente sabbiosa, a dune o rocciosa, e vi predo¬ Lpa saavseqpnuscvgdArpmfsmctncndlrqcpMifbbmfs'rdgfnevPspm\mlna il colore rosso, è quasi compie tornente deserta per la mancanza di \a-qua e di qualsiasi vegetazione. I rari 'plccoli paesi distano talvolta tra di ] sloro anche più di duecento chilometri. Solo ogni tanto si scorge la tenaa di qualche solitario cercatore di diamanti Un incidente diplomatico Da Svakopmund a Mossamedes, per arrivare nell'Angola, sono poi 950 chi lometrl completamente deserti, desolati. Nessun animale vi può vivere e si scorge solamente assai di rado qual che uccello marino. Volavamo quasi sempre a bassissima quota, a pochi metri sulla spiaggia o tra le dune, scor gendo nell'uniformità del terreno gial lo o rossastro soltanto lo scheletro di qualche grosso pesce gettatovi dal mare. Anche la temperatura è stranissima. A terra il clima è umido e quasi freddo: sino ad 800 metri continua ad essere assai freddo, mentre sopra, dagli 800 al 2000 metri, il caldo si fa sentire mollo forte. A Mossamedes, un vero campo di adazione non esiste e si atterra nel deserto, sulla sabbia, tra le dune. Di aeroplani ne hanno visti sinora assai raramente. Noi eravamo l terzi ad arrivarvi. In pochi minuti, tutta la popolazione, indigena si precipitava dove noi avevamo atterrato, circondava aU apparecchi con grandi manifesta\zionl ai °ioia' ur,<"ld" in modo assor.aante- La sabola, smossa dalla folla \e portata dal vento. Invadeva i nostri apparecchi c ci preoccupava per i mo,'?r,t; *ffl non era^possibile ottenere rrcpmmtaSpglaqttnulla dal neri esaltati Le autorità locali portoghesi, che ci avevano accollo con molta gentilezza al primo momento, ci comunicavano ' poi, dopo essersi fatti consegnare i nostri apparecchi cinemalograflcì e fotografici, che non potevamo ripartire né ritirare la benzina giunta per\ noi. Lo scambio di telegrammi con Loanda, ove risiede il Governatore, per risolvere l'incidente, ci obbligava a rimanere un giorno e mezzo a Mossamedes. Eravamo indignati perchè avevamo un regolare permesso di sorvolo, rilasciato dal Governo portognese, e non ci spiegavamo la ragione di queste difficoltà. Mossamedes non è il paese ideale per rimanervi neanche un solo giorno. Sporco in modo inverosimile, ha un albergo che è semplicemente indescrivibile. Camere senza finestre, invase da scarafaggi grossi come una grossa rana, e da lucertoloni enormi dalla testa rossa e dal corpo giallo Alla sera non ci sentimmo di dormire ih cosi numerosa compagnia, e dopo ricerche si fini per aggiustarsi alla meglio Mangiare era impossibile. Per fortuna vi fu un portoghese che, preso forse da vergogna, ci invitò gentilmente a casa sua. Sebbene vi siano circa seicento bianchi, il paese è Pietoso. Sempre grandi eterne discussioni, per non concludere mai nulla. An che dopo aver ottenuto l'autorizzazione per proseguire, ci vollero sei ore di animate conversazioni per ritirare la benzina e portarla al campo. Si riunirono prima in quattro, pòi cinque, poi tei. poi sette, sempre senza conclùdere. Fnalmente giunse un altro personaggio, un certo Bernardino, che Mazzotti battezzò: « il dinamico », che in un'ora soliamo riusci a definire la faccenda ed a farci avere la nostra benzina. Cosa discutessero non lo ab biamo mai capito. L'Angola ricca e selvaggia Si potè finalmente partire, ma le macchine fotografiche e cinematogra fiche rimasero a Mossamedes, segue strale. Anche Cantica città di Loanda 'a capitale dell'.ingoia, non offre nutra di interessante nè di piacevole. Ep iure l'Angola e colonia ricchissima i di sicuro avvenire, per poco che venga intelligentemente organizzata. Infatti, dopo Mossamedes. risalendo a nord, l cor?i d'acqua cominciano ad essere frequenti e. sulle loro rive la vegetazione è subito meravigliosa. Proseguendo verso Boma, si influisce sempre più. trasformandosi a poco a poco nella vera foresta tropicale. Formata di alberi ultissimi, che superano sesi ciascfiozaIndfatuAraanlevinla ritenti. vrsuerdinodisidalsocuminradiannomvacaMncaLanpogeadtrllfoscfoMmvomdezasovente i 30 ed anche i 40 metri, pa- inre, vista dall'alto, un'immensa pianura talvolta leggermente ondulala, di colore verde vivo. Spiccano ogni tanto per il variare della vegetazione, enormi macchie rosse o gialle di bellissimo effetto. Oltre 3.000 chilometri di tali foreste, con rare interruzioni, ci attendevano da Boma a Bouaké, nel Senegal. Sovente esse sono allagate, poiché il sole non arriva a prosciugar le acque che l'intensa umidità e le abbondanti pioggie rinnovano senza posa. Un atterraggio in tale zona avrebbe segnato la Une sicura dell'equipaggio, poiché è impossibile penetrarvi e tanto meno uscirvi. Nel primo tratto, dopo Boma, le radure erbose sono ancora frequenti fra gli alberi, e volando a bassa quota ci divertivamo a mettere in fuga bufati selvaggi, tagogert, gazzelle, e qualche rara lena E' questa una regione pessima sotto ogni, aspetto: l'umidità è straordinaria, le zanzare vi assalgono in vere, nuvole, ed appena fuori del lunghi abitali vi. attende la mosca tse-tsè con la pericolosa malattia del sonno. Ma i fiumi numerosi, navigabili, consentono lo sfruttamento delle foreste sulle loro rive, e riversano nei magnifici e frequenti porti naturali, la ricchezza dei legnami preziosi, come il mogano od utilissimi, come l'okume, che serve per la fabbricazione dei migliori compensati. Forse, le fusoliere del nostri apparecchi, costruite appunto in compensato, hanno riconosciuto, sorvolandolo, il loro paese natio, ma fortunatamente la nostalgia non è stata cosi sentita da procurarci una discesa forzata. Talvolta nubi o pioggie violente, i ■ lornados », ci depetevemc24gampmtasatrgmpa da caaenmsappcvpfcteuJI ps... — . „ , \sobbligarono a volare a bassa quota sulle foreste, ma il fogliame è cosi snito, che nulla potevamo scorgere at- vtraverso. Superavamo l imponente flu- fme Congo, largo, in taluni tratti ol- Qdtre 30 chilometri, il nume Kamerun pure esso estesissimo, costeggiavamo il monte omonimo alto di di 4 mila metri, per raggiungere poi le foci del ' Slger, il cui braccio principale soltanto è largo oltre 200 km., ittframmez zato da foreste allagate. \ Qualche rara piroga, scavata nel tronchi d'albero, si scorgeva nei rami pplspocd secondari o nelle lagune, e dallalto si notavano benissimo, a fianco di ciascuna di esse, le numerose scie lasciate dai coccodrilli che nuotavano a fior d'acqua, seguendole, nella speranza di un buon pranzo a spese degli Indigeni. E' infatti il coccodrillo che fa il maggior numero di vittime in tutta l'Africa. Un Serissimo ammiraglio Ad Akasso. nello Nigeria, un atterraggio sulla spiaggia, poiché il campo annunciato non è mai esistilo, ci mei leva in diretto contatto con numerosi indigeni, nudi o seminudi, ebucali dalla vicina foresta. Buoni, ingenui e curiosissimi, esaminavano con grande al tenzione gli apparecchi da tutte le par ti. Il grammofono li entusiasmava e avrebhero voluto che non si Unisse più di suonarlo Ma alla sera la spiaggia non era piacevole, infestala da centinaia di enormi granchi bianchi, che corrono in tutti i sensi con velocità straordinaria. All'indomani a Forcados, il cosiddetto campo d'aviazione, che non è altro che una palude coperta da una sottile erosta di terreno erboso, mi procurava la sorpresa di una cappottata, mentre Mazzotti e Basini, visto il mio infortunio, se ne andavano ad alter rare sulla spiaggia a venti chilometri di distanza Qui dovevano condurre animate trattative con uh capo Indige no. Perissimo della sua giacca da ammiraglio ricca di galloni dorati, scovata chissà dove, e che portava sulla camicia corta, unico suo indumento Mazzotti dovette faticare parecchio per non ridergli in faccia. Ho già narralo le vicende della mia capvoltata e la riparazione eseguila a Lagos. Dovevamo fermarci per questo noce qiorni. c soltanto il 22 dicembre potevamo riprendere il volo. A Blngerville. si abbandonava la costa per addentrarci verso il Senegal, e dopo tre ore e mezzo di volo, su di una tu llssima nebbia, che ci nascondeva la foresta sottostante, ritrovavamo la boscaglia che a noi sembrava dopo le foreste paurose, il più ospitale terreno. Ma sino quasi a Dakar, per circa duemila chilometri, eravamo obbligati a volare assai alti per superare le Immense cortine di fumo che gli incendi delle grandi erbe della prateria innalzano anche sino a ISOO metri. Sono gli dpsgcpaccfanaMdatecnsptidaCsmagavmvlnaMrbmsscvtfc indigeni stessi che. dopo la stagione delle pioggie, provocano gli incendi per liberare l terreni dalle erbe e poterlo coltivare. Le fiamme, spinte dal vento, si estendono rapidamente, formando talvolta delle vere linee di fuoco, lunghe oltre 10 chilometri. A Dakar, ove giungevamo la sera del 24 dicembre, trovavo anch'io il mio regalo di Natale Le prime lettere di mia moglie e della mia piccola Franca do po la partenza da Boma due mesi prima. Natole strano assordato dal tamtam e dai canti degli indigeni che, ine sauribilì, girano le vie della città per tre giorni e tre notti consecutive, seguendo delle enormi lanterne di carta montate su ruote e decorate nei modi più bizzarri. Un'influenza di Mazzoni ci obbligava a trattenerci a Dakar, alcuni giorni, dando cosi modo r Basini di portare a Bolama a S E. Balbo ed ai nostri camerali il nostro saluto. Li avevamo ammirati il giorno di Natale quando erano passati, compatti e bellissimi, nel cielo di Dakar, lì rombo pieno del motori era slato per noi come il presagio della sicura riuscita della superba transvolata oceanica. Usanze poco allegre dei Mauri ICYlgvnAncora qualche ostacolo ci attendeva prima di raggiungere l'Italia. I 1200 chilometri del Bio de Oro. ove si Irò vano solo due fortini spagnoli, e la prospettiva di una possibile prigionia fra i Mauri non ci facevano certo pia cere. Ci si diceva che non era prudente partire senza un interprete Mauro utilissimo in caso di discesa forzata I poiché la prima presa di contatto è sempre pericolosa. Infatti, se chi li \semprc yerieuiuDU. infuni, se cm II ^ non sf ace0Tda col comjìagni nronrie.in dei orininnie™ ,,. V sulla proprietà del prigioniero da fi veniIcre poi eontro denaro, cammelli fucUU e possioi,e cne t delusi m Te. Qalino qnaiche palla di fucile per vendicarsi su di voi E anche con l'Inter- prete si passano talvolta momenti poco piacevoli. Ci narrava u:i pilota della linea postale Casablanca-Dakar di es sere stato fatto prigioniero, per una panne di motore, pochi mesi prima. Lo obligarono a compiere otto ore di marcia estenuante nel deserto, e poi, vedendolo snnito, gli accordarono un po di riposo sotto le tende di una tribù presso la quale passavano Ma quando si trattò di ripartire cominciarono guai. I Mauri delle tende pretendevano che il prigioniero era oramai di loro proprietà perchè era In casa loro, e gli altri sostenevano a contrario. La discussione divenne animata e ad un certo punto il pilota si trovò con una falce al collo e con ta minaccia che se non avesse camminalo per seguirli avrebbero tiralo la falce, dall'altra, i Mauri delle tende avevano puntalo su di lui i fucili minacciando di sparare al primo passo. Fortunatamente l'interprete riusci a definire la faccenda con la distribuzione agli uni dei denari che il pilota avev nascosto su di sé, e con la promessa agli altri di un più lauto riscatto Con ùmili prospettive, non ci rimanevi che raccomandarci ai nostri motori, e questi, fedeli amici, ci portarono felicemente sino a Casablanca. Premio ambito e nostalgia Dopo, il nostro volo non ha più storia. Anche se il tempo ci era nemico e ci ostacolava in tutti i modi, anche se nell'ultima tappa il mare era grossissimo, il vento tirava a 70 Km all'ora; e le pioggie erano continue e violente, la meta era vicina e nel po meriggio del 9 gennaio toccavamo nuo vomente a Napoli il suolo della Patria lieti anche per aver conosciuto a Tunisi l'esito trionfale della crociera atlantica. Poi te accoglienze di Napoli, Roma Milano. Vercelli e Torino, le cortesi pa rote dei Duchi d'Aosta, l'elogio e l'ab braccio del Duce, erano per noi pre mio larghissimo Ma una certa no stalgia sentiamo ancora oggi per i no stri piccoli apparecchi, i nostri Ftat. che. curati dal prezioso Battaglia, ave vano reso possibile il felice compimento del nostro viaggio e ci erano stati fedeli ed ubbidienti in tutti i cieli, contro tutti gli ostacoli. FRANCIS LOMBARDI.