Problema di via Roma

Problema di via Roma Problema di via Roma Per i nostri architetti E! stata pubblicata ieri la notizia, comunicata da Roma, che il Podestà di Torino, dott. Paolo Thaon di Revel, ta potuto definire con il senatore Bevinne, presidente dall'Istituto Nazionae delle Assicurazioni, i termini della, convenzione con la quale il predetto Istituto si assume l'incarico dell'integrale ricostruzione dell'isolato così detto di San Giovanni sull'angolo di via .Roma e piazza S. Carlo. Polche non resta più che far deliberare la convenzione dei Comune secondo le disposizioni di legge per sottoporla al'approvazione del Consiglio di amministrazione dell'Istituto, la notizia è stata appresa con soddisfazione dalla cittadinanza, la. quale scorge in questa sollecita, azione del nostro Podestà una nuova garanzia alla rapida ricostruzione di via Roma. Un altro passo innanzi, e sta tiene. Se non che la notizia, di per sè eccellente, ne reca, insieme un'altra assai curiosa: l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni ha dato senz'altro incarico di studiare il progetto per la costruzione del grandioso edilizio all'architetto fiorentino-romano Ugo Giovannozzi. E' stata questa, della scelta immediata dell'architetto, una condizione sine qua non per la. definizione dei ermini della convenzione? Chi conosce il tatto, la prudenza, le facoltà persuasive del Podestà di Torino, stenerà a; crederlo. E' più facile quindi ohe la preoccupazione di risolvere un problema economico abbia tenuto In ombra un punto ritenuto al momento meno importante, e sul quale invece s'è fissato con senso di viva delusione, ed anche di pena, l'interesse della citadinanza. I torinesi si domandano Infatti con giustificata sorpresa se la ricostruzione della principale arteria cittadina non sia questione da dibattersi e da risolversi — prima dì tutto in sede aristica — nell'ambiti:, delle possibilità e delle capacità torinesi. Veniva annunziato l'altro giorno che il non facile quesito architettonico della, sistemazione delle due chiese di piazza San Carlo era. stato dato in istudio a. Marcello Piacentini. Se anche la decisione può aver deluso qualche valente architetto-torinese, S. E. Piacenini è tuttavia artista di così riconosciuta fama che l'incarico non deve essere ritenuto offensivo per nessuno S deve anzi essere Inteso come un sekiio dell'importanza nazionale del rinnovamento di via Roma. Ma pu<*> dirai o stesso per Ugo Giova.nnozzi? E' Ugo Giovannozzi artista di tale eccellenza da farlo preferire ad almeno venti deili .ottantasei architetti iscritti al Sindacato regionale degli architetti piemontesi? Chi ricorda, fra le sue opere, t palazzi romani dell'Istituto Nazionae delle Assicurazioni, dell'Istituto federale di Credito, della Cassa di Risparmio, la sede della Società Montecatini a Milano, e qui a Torino quel padiglione che all'Esposizione del '28 non brillava certo per originalità d' vedute, non vorrà, in buona fede, sostenerlo. Pur rinunziando in questo momento ad entrare in discussioni critiche, ci limitiamo a richiamare alla memoria di chi le ha viste le decorazioni murali del citato palazzo del'Istituto Nazionale delle Assicurazlorii : poverissime cose che non possono essere invocate a sostenere ' la scelta del Giovannozzi e la Implicita offesa recata a costruttori che, lavorando nella nostra città, (siano. essi o non siano torinesi, che non è questione questa di campanilismo bensì di dignità cittadino') la onorano con la nobiltà della loro fatica. E allora? Allora sorse il dubbio che nella risoluzione di un problema architettonico eccezionalmente complesso e nel quale è Impegnato, di fronte all'intero Paese, l'onore'dl Torino, più che il peso dei reali meriti abbia a valer quello delle raccomandazioni, delle piaggerie, demi interessi personali, o, peggio, l'indifferenza.. E La , Stampa che due anni fa, intonandosi alla schiettezza, e al coraggio della nuova mentalità italiana, riapriva l'antica discussione di via. Roma, non può ora non insistere perchè questo dubbio — che non risponde a verità — sia immediatamente e recisamente dissipato: e perchè si tenga ben presente che se ancora dovesse, senza, plausibile ragione, esser chiamata gente di fuori a dar mano ai nostri muri, non soltanto il pubblico torinese ma quello di tutta Italia sarebbe autoriz; Zato a credere che in Torino non vi siano dieci architetti capaci di alzare dieci edifici decorosi. Prevediamo l'obiezione: osmi committente ha. il diritto di scegliere ruotino di sua fiducia, e di suo gradimento venga egli, se è il caso, dal Tonchlno Ma qui entra, in gioco — a parte la considerazione che in certe circostanze 1 frusti personali devono se non piegarsi almeno armonizzarsi a esigenze di interesse generale — un fatto d'indole rigidamente sindacale, insieme con un altro di rigorosa economia cittadina Efiste o non esiste un Sindacato regionale degli architetti piemontesi? Ha questo Sindacato il dovere di tutelare gli interessi dei suoi iscritti? E come può esso tutelarli se alla distanza di roochi giorni lo si pone di fronte a un fatto compiuto? Ecco come si esprime l'architetto Armando Melis, segretario regionale del Sindacato, da noi Inter pellato in proposito: «E' ancora viva fra sii architetti torinesi la penosa impressione provocata dall'incarico affidato a S. E. l'architetto Piacentini per la questione delle chiese di piazza San Carlo, quando si annuncia l'incarico dato all'architetto Giovannozzi per il progetto di un altro mportante edificio della nuova via Roma. » In questo modo la falla aperta iniprudentemente in un primo tempo, viene attraversata, a. distanza di pochissimi giorni, da altre personalità non orinesi. «Senza voler discutere i meriti personali di nessuno, gli architetti e ingegneri sindacati non possono rallegrari della loro quasi completa assenza nell'opera di consiglio e di progetto dell'importante lavoro. « I Sindacati non possono funzionare enza l'aiuto e la fiducia della cittadinanza: è verso questa che tutti dobbiamo quindi rivolgere le nostre cure erchè lavori eseguiti a Torino tornino a beneficio di imprese, di maetranze e infine di propessionisti che non credono di aver demeritato la fiducia di nessuno ». Benefìcio di imprese, maestranze, professionisti: motivo economico (e non sembri grettezza l'insistervi, che la realtà è baie tli ogni iniipresa anche ili significati altamente ideali) che vien ripreso, a. nostra, richiesta, dall'architetto Giuseppe Pagano-Pogatschnig, uomo di vivaci iniziative, il quale poi opportunataniente accenna a una contingenza artistica non indifferente: « L'affidare i lavori dei principali edifìci di via Roma ad architetti di altre ittà può essere molto lodevole quau In ogni caso è sempre offensivo per • i professionisti locali e dannoso per i fornitori del luogo per 11 fatto che iper solito le forniture si trattano nella sede del progettista. Dal punto di vista, estetico, pur tanto ribadito dalla legge, il danno non è minore. Come potranno difatti sentire e conoscere il barocco piemontese architetti che non ne hanno mai avuto sotto gli occhi le caratteristiche costruzioni?». Ma sia il Melis che 11 Pagano modestamente hanno taciuto un fatto che noi invece vogliamo chiaramente segnalare. Gli architetti di Torino sono di continuo chiamati a dar iprova'del loro ingegno fuori della città lu cui abitualmente operano: e la Triennale di Monza informi. All'Istituto Nazionale delle Assicurazioni si sa chi è Annibale Rigotti? E' possibile che no. Ad ogni modo tocca a noi torinési ricordarci die, salvo a far tanto di cappello a chi gli spetta, c'è gente a Torino che sa il suo mestiere. mar, ber. |do si tratta di personalità «fuori clasèSFltilpssuadvtnrtsrsGaCcsl