L'assedio di Makallè in un diario inedito del maggiore Galliano

L'assedio di Makallè in un diario inedito del maggiore Galliano Glorioso anniversario L'assedio di Makallè in un diario inedito del maggiore Galliano Trentaelnqué anni fa, H 20 gennaio 11896, 11 forte di Makallé investito dall'Intero esercito di Menelik capitolava coil'onore delle armi. Non la sete incombente né il timore del massacro piegavano i difensori, ma un ordine perentorio del generale Baratieri, senza il quale il loro destino, già deciso, si sarebbe fatalmente compiuto: o in caso di irruzione nemica avrebbero fatto saltare il forte col sacrifìcio di tutti, o avrebbero tentato di aprirsi un varco fra ie orde nemiche facendo pagare cara la loro vita. Sei settimane era durata quella resistenza epica che aveva suscitato l'ammirazione del mondo civile ed aveva fatto scrivere dair Imperatore di Germania ad Umberto I che quegli ufficiali e quei soldati erano ben degni di essere messi a fianco degli antichi soldati di Roma Giova ricostruire, colla scorta di un diario quasi ignoto dell'eroico maggioro Galliano, questa pagina fulgidissima del valore italiano che, nel ricordo, rinnova, ancora in noi Italiani, fremiti di legittimo orgoglio. 11 7 dicembre 18'J5 il maggiore Toselli. dopo avere >per parecchie ore sostenuto l'urto contro il nemico preponderante, disperando di avere l'aiuto invocato del generale Ariimondi, posti in salvo 1 pochi superstiti del suo eroico battaglione, si era volto al nemico compiendo per la patria il sacrificio estremo. L'episodio tragico fu ima frustata al paese "in maggioranza ostile alla politica africana: il Governo di Crispi che per soddisfare tutte le correnti mirava ad espandere i possedimenti coloniali ma con mezzi Inadeguati, ipremuto dall'opinione pubblica che gridava vendetta per 1 caduti di Amba Alagi, mandò a scaglioni rinforzi. Il compito degli attediati SI svolgeva intanto un altro episodio Ohe, malgrado errori politici e militari, doveva rivelare al mondo di quale tempra ferrea fosse il soldato italiano: l'assedio di Makallé. Raccolti 1 dispersi di Amba Alagi e ritiratosi nel forte di Makallé il generale Arimondi l'8 dicembre chiamava a rapporto 1 tre comandanti dei battaglioni, Ameglio, Cossu e Galliano, ponendo loro questo dilemma: o abbandonare 11 forte per la concentrazione di tutte le forze ad Adigrat o lasciarvi im presidio a difesa. Tra i discordi pareli prevalse quello di Galliano, disposto a qualunque sacrificio pur di tenere alto il prestigio della bandiera nazionale e di rintuzzare la baldanza nemica. Ed a lui fu affidato l'onore di dirigere la difesa. Galliamo era nato, cosi soleva egli dire, per fare il soldato. Figlio del forte Piemonte, anzi di quella regione, 11 Monrega.lese. celebrata dal Carducci per gloriosi fatti d'arme, aveva 11 sangue militare nelle vene ed era vera stoffa di eroe. Fu specialmente nelle campagne d'Africa che rivelò le sue virti'i eccezionali. Ad Awrdat era stulo pel suo valore lo strumento principale della vittoria contro i Dervìsci ben meritando la medaglia d'oro: a Coatit si e^a ancora, per l'ardimento, guadagnata una medaglia d'argento. A Makallé si rivelò un uomo di ferro, nno di quegli eroi celebrati nelle rapsodie antiche. Il forte aveva il duro compito di fermare l'avanzata nemica per dar tempo ai rinforzi italiani in viagerio, di arrivare. Incomplete erano le opere di difesa e modesta la guarnigione, appena composta di 80 ufficiali, di 13 sottufficiali, di 1000 indigeni e di 150 Italiani dk.truppa.iisostenuta da quattro cannoni soli di montagna ; sufficienti i vij veri per tre mesi, ma una penuria di foraggi e soprattutto sentita lo. mancanza di pozii e di cisterne: l'acqua si attingeva da due sorgenti poste all'esterno del forte, esposte al pericolo di cadere sotto II nemico. Nella seconda metà di dicembre furono febbrili ì lavori per l'assestamento del forte, appena turbati talvolta da qualche scorreria di cavalleria nemica: solo con Tlnizio dell'anno nuovo sì comincia il vero assedio e il cerchio delle truppe di Ras Makonnen si restringe attorno ai forte. Le opere difensive E qui incomincia il diario del maggiore Galliano. Parecchie sono giù le testimonianze acquisite alla storia dei particolari dell' assedio glorioso lasciateci nel documenti ufficiali del Libro Verde pubblicato dal Blanc, nel rapporto del Partini, alutante maggiore del Galliano, nelle memorie del Baratieri, nei diarli del Raimondo e del Moltedo, superstiti di Makallé, nelle corrispondenze giornalistiche di Adolfo Rossi e di Luigi Mercateill, ma nessuna presenta un interesse tanto vivo come questa di Galliano. E' una lettera-diario diretta ad un commilitone d'Asti, 11 Raineri, della quale si conosce appena qualche breve spunto attraverso il discorso, dato alle Stampe, del senatore Buttini, a ricordo dell' inaugurazione del monumento a Galliano in Ceva, il 17 settembre 1899, ma ora è bello leggerla nell'originale prezioso donato alcuni giorni fa con illuminato pensiero al nostro Museo del Risorgimento dall'avvocato torinese commendato»s Giacomo Laguzzi. Il diario del Galliano è veramente caratteristico per l'alto spirito militare che lo ispira, pei sentimenti nobilissimi che vi si alternano, dai propositi fieri di una resistenza tenace, alla preparazione spirituale all'estremo sacrificio, per certe frasi tipiche, soldatesche. Il diario, sotto la data del 31 dicembre 1895, si apre cosi : «Scrivo a te pe tutti 1 carissimi « compagni d'Asti, certissimo che se « non è partita da te l'idea tu sei fra « 1 promotori dei telegramma che « aveste la bontà d'inviarmi e che mi è « giunto per mezzo di un prete amba •« ci««« tio « «« « 0 « « « 1 » « « » « « « « b « « n « « « « « « « ti « « « « « » li « « « « « « « ! « ci li « ..«« «■■«.•«.c«««dgc""WpépcMagfhi tó\%S^p3nmcfdcd«•«•«0.^-«««« sciatore di Ras Makonnen a me, e. « che io avev, fatto proseguire per « Adigrat, da dove ritornando mi por« tò senza saperlo insieme a delle letti tere del Governo anche la prova della « vostra affettuosa e per me prezlosis« sima amicizia. Solo potrai compren« dere quanto mi sia giunto caro se « pensi sul serio alla mia condizione « di bloccato in un forte (che ora sol« tanto può chiamarsi dopo tanti gicr« ni di lavoro cane) da grossa oste ne« mica che ha intercettate tutte le co« municazioni e lontano tre giornate' edal resto dell'esercivi coloniale». E dopo aver segnato nel suo diario del primo gennaio un tentativo d'at . in/>en «nhitn sventato dai tirimi coh>i dW-annone annotali !I gennaio con ^Ji^Snf'm^A'ori^^^ni^Uespressioni calde a %K01?Jl'r0rhmlldlar^n I t mpccn imi ™mnn nenveo trincehèi(.messo dal campo nem.cq, giaccm. | ti sono un piccolo re che trarla per mez'« zo di ambasciatori : l'attacco comin'■ ciava a prendere proporzioni da farla mi sperare si venisse una buona vol'«ta ad una conclusione poiché, a dirti '« il vero, sono quasi stufo di fare que»sta vita di merlo in gabbia, sono vén« «cinque giorni che la dura: figurati ucne razza di nervi nei miei com;« pagni. e che razza di ginnastica moi«-rale devo fare per mantenere il buon («umore: siamo ventidue delle diverse ;« armi e carriere. La cosa è finita con ndue morti del nemico e non piccolo «spreco di cartuccie per parte loro, i« giacché si erano intestati di raccogliere i cadaveri per ia qual cosa era ■ necessario far indietreggiare la no¬ k stra pattuglia che li impediva. I miei Liai hanno sprecato una ventina di | • cartuccie, perche sanno bene farne economia, ma dall'altra parte ne coni sumarono moltissime, ed oramai, « avelidoci fatto l'orecchio, riconoscevo benissimo il suoni- lei Senadir (Re- « su lutti i tuoni Non so. se e quando questa mia ti arriverà;' spero mani darla fuori quando manderò il mio ambasciatore tenente Partini Aluto Maggiore da Makonnen, col quale « siamo in trattative le quali. durano da qualche giorno senza interrompe re le ostilità. Mi ha mandato a fare offerte di pace certamente per aspet tare la venuta di Menelik colle arti glierie caricate sugli elefanti che B Mora non arrivano; intanto se a lui fa comodo prender tempo, ne ha fatto altrettanto a me e al Governo coloniale: così potranno arrivar? I bataglioni e le batterie che manderà l'Italia, ed io ho avuto tempo di ri durre veramente forte questa bicoc ca, cominciata dal povero Toselli, ma lasciata molto debole; ci volevano sei mesi a finire il forte; in questi gior ni ho avuto il mezzo di mettermi un poco al lavoro, in modo da poter sfl dare tutti gli attacchi dei Ras finché non avranno buone artiglierie che aspettano, ma credo non arriveranno mai. Si lavora come cani e capirai non dormo mica miei sonni molto tranquilli colla immensa responsa bilità che ho. Se mi avessero attac cato nei primi giorni, oon un attacco serio e con tutte le forze avresti po tuto leergere sui giornali che II forte di Makallè col tuo buon amico era saltato in aria, assalitori e difensori insieme, ed avevo tutto ben disposto: ora è un'altra cosa, e quando anche i Ras abbiano più di 20.000 uomini posso tener testa a meno che riesca no a prendermi di sorpresa; è perciò che veglio attentamente... « Superiore, compagno e papà » « Sono qui con tre delle mie compa gnie ed una dell'S.o battaglione, due sezioni di artiglieria e due del genio, con degli aggregati tutto meno Le compag ni in organ Qite° eepÉVedué Piccoli 'distaccamentil che non avendomi potuto raggiun soldato, ha contato molto sull'amico, i giacché egli sapeva benissimo in quali condizioni mi lasciava, e sa- .peva anche che io non avrei opposte .difficoltà per quanto conoscessi per- « rettamente tutta la gravità della mia posizione. Era necessario che Ma- «soldato, nella buona stella d'Italia che continua a rifulgere di splendida ■Iure è nella rooperazione di splen-,«didl ufficiali, 1 qual, accettano con . entusiasmo 11 lorc destino e mi fanno'• orgoglioso di comandarli: e siamo «stati 'fortunati perchè sono ormai 25 perdile al nemico. Certamente che I .miei giovinotti cominciano a sgon- icfìnmi e sentire un po' la tensione di «nervi, ma riesco, un po' da stipe- :« riore. nn po' da compagno, sempre «da papà a calmarli.. _Il 4 gennaio, dopo aver annotato nel diario che provede 'assalto per l'8 gennaio, conclude: Per allora il Governatore può aver con tutto l'esercito. « Ieri sera, scrive "ìalliano. il 5 gennaio, Makonnen con! seguiti, sono andati con Wnneasciù e con pompa a fare il salame a MeneliV che é giunto qui vicino. Orgi solite schlpp-peliate, ma niente di nuovo. Ounl- cuno di loro fregato, ma poca Ma i giorni successivi comincia asfalti ad intensiflciirs\ Gnllia gilè, segna nel suo diario note frettate. Giornata eroica Il Giorno 9 si inizia un grande bom-hirrtfmenm Nota JhnSZma t^n ri «rio dPi% éhe ii Z nn£ , h d„i„n»r,e„ „nfi£,(;" p0Ì, tó^n ^ fVancèfe Scriva « Comin %£8&&^tt-1iS^*£&& SlV.S6 Sf^inffi L^hfKS ^J^i^^JSS^ySSt per cui se il corpo di operazione tarda 3 }^&\WSt$fiS3fàz& ««n. Nel giorno 10 le note del diario accen- nano a tre attacchi notturni eroica-mente respinti. Il diario del giorno 11 è veramente commovente; in quel giorno il nemico fece il massimo sforzo; attaccò il forte da quattro lati: la guarnigione fu eroi- ca: il nemico dovette piegare con per- diteJngeiitissime. Sentiamo Galliano: « Se il forte non è caduto oggi è pro-« prio che lo stellone d Italia deve brìi- • lare ancora malgrado tutti i nostri « torti. Innumerevole il numero dei ne-• mici, furibondo l'accanimento con cui « si fecero sotto : è sabato giorno a loro 0 Proplzi?» e hsPerandP ,"tUan?,l,enSS?n £=r . luna d'Amba Alagi (avvenuto in sa- ^^mmS^m£mJ^SA - h»o»^ »•-*- —— — —( --. « nito: ma mi trovo in condizioni di« non poter mandare fuori quattro uo-«mini ed un caporale... «Se domani spuntasse l'avanguardia« del corpo di operazione sarebbe unaciti ori a sicura ed una ritirata preci-« pitosa per Menelik che difficilmente « arriverà allo Scioa Se il governato-« re tarda io non so come andrò a Q-« nire e se domani dovessi sostenere« un attacco come quello di oggi sa-« rebbe un guaio per le cartuccie che« verrebbero a mancarmi pel seguito...».Il testamento Poi il diario è interrotto per 8 giorni.Non "si combatte quasi più; il nemico,sonnene in forze soverchiami, non vuo-sebbene in forze soverchiami, non vuo-le più esporsi a dolorose perdite: haoccupalo le due sorgenti dell'acqua:presto 0 tardi la resa sarà inevitabileNel forte, mancata l'acqua, sono recisi i nervi della resistenza: gli ascari so 110 abbattuti: gli ufficiali per rinfran Carli hanno loro fatto balenare la spe-^^ di • soccorsi, ' ormai spenta nei loro cuori. Anche la penna di Galliano tace. Non osa fissare sulla carta i suq. La situazione e terribileLa riserva d'acqua sta per finire: quel-la sottratta agli abbeveratoi dei mulè corrotta, puzzolente. Per 1 aria è insopportabile il fetore dei cadaveri insepolti. II prode difensore di Maltallè è deci-so. Piuttosto di arrendersi morirà coisuol, per l'Italia. Ma prima vuole seri-vere ancora nel diario l'ultimo salutoai compagni, alla bandiera, alla patriaE' una specie d1 testamento. Porta ladata del 20 perchè è il giorno da luiftssato pel sacrificio, ma fu scritto nel-la vigilia. Leggano con reverente com-mozione gli Italiani queste sante, subliml parole di un soldato Italiano: 20 Gennaio. Carissimo mio, un sa « luto a te, a tutti i compagni che m|« conservarono alletto. Sono 13 giorn che avverto il comando che mi fu tol-ls ta 1 acqua senza speranza di npren- derla: non vedo comparire nessuno.; «Chi sa quale fatalità impedisce al Ba- « rattieri di soccorrermi! E' questione di ore e poi il sacrifizio. Qualunque « cosa poi altri possa scrivere a sua di- « fesa, sappiate tutti che ho compiuto, fino all'ultimo scrupolosamente il « mio dovere e che niente, nè dimenti« canza, nè errore ho a rimproverarmi « se non fosse troppa onestà di soldato, « che non ò sempre giustamente ap« prezzata. Io muoio sereno, pensando «a voi, all'Italia, augurandomi che « questa bandiera che ho ammirato su- « perbo sventolare per tanto tempo sul « strenuamente difesa, non abbia ad ar- • rossire degli errori di chi ci ha sa-;a« crificati. Vita l'Italia I» Ma quando i leoni di Makallé erano già tutti serenamente votati a morire, arrivò un messo coll'ordine al presidio di uscire coll'intera guarnigione, le armi, le munizioni e le vettovaglie. Il cav. Felter era riuscito a stipulare accordi con ras Makonnen perchè i difensori di Makallé uscissero onorevolmente dalla loro penosa situazione. Non senza interni contrasti Galliano accettava tale risoluzione: il 21 il presidio usciva dal forte coil'onore delle armi. Quando, dieci giorni dopo, 1 forti soldati di Makallé si riunivano, accolti trionfalmente, al corpo d'operazione in Adagamus, logori di forze ma fieri di aver compiuto ti loro dovere, 11 attendeva, diretto al loro capo promos- o tenente colonnello, lil seguente tele- |ramma di Umberto I: «L'Italia ed io Ibbiamo assistito con ansiosa amral-1 razione all'eroica condotta di Lei e dei suoi compagni nella difesa del forte di Makallé, ed ai nostri voti per la loro salvezza hanno parteclpa to quanti onorano la disciplina ed il valore. Con pari gioia e soddisfano ne saluto, oggi, in nome della Na zione e dell'Esercito il felice ritorno di Lei fra le file delle sue truppe d'A frica. Ai sacrifici lungamente durati e ai forti esempì di virtù militari sia di premio la riconoscenza della Pa 'ria e il pensiero del ben compiuto dovere, dopo, nella battaglia di A- ua. il battaglione Galliano, mandato far argine ad un colonna di 30.000 cioani che dal Rajo inseguivano gli scari superstiti della l.a brigata, fu ravolto e decimato. Nessuno più seppe ell'eroico comandante. Fu detto che, aduto prigioniero, sia stato esposto ale torture più atroci per aver mancato d una pretesa parola data dopo la rea di Makallé di non combattere più ontro Menelik. Fu pure scritto e nelle tesse colonne della « Stampa » del 31 ennaio 1903 da Luigi Nasi, che Galano, fatto prigioniero ad Adua, sia aduto nelle mani feroci di un capo bissino che egli, durante la ritirata da Makallé ad Adagamus, aveva fatto puire da Ras Makonnen. Comunque, morì da eroe, esempio ulgidissimo di valore militare e di amore patrio. ADOLFO COLOMBO.