Una notte a Bombay in mezzo al popolo turbolento

Una notte a Bombay in mezzo al popolo turbolento Una notte a Bombay in mezzo al popolo turbolento Vigilia di sciopero generale - La rivolta che serpeggia e non esplode DAL X O 8 T R O I XV I A. TP O come è noto, ti nostro Arnaldo ci- mSS««aSi %S$Si\ vpmpddpbloroPolche la situazione in India sì (a ogni giorno più torbida, abbiamo creduto opportuno, per evidenti ragioni di attualità, anticipare la pubblicazione deUa seguente lettera. BOMBAY, dicembre. Che a Bombay et siano del disordini l'ha annunziato la radio prima che il nostro piroscafo vi arrivasse. Motonave di ventimila tonnellate nuova e magnifica, che viene dal Giappone, il Rajiputana della Peninsulare. Tocca Bombay prima di proseguire per l'Europa, e come passeggieri trasporta parecchie centinaia di persone, per la loro grandissima maggioranza inglesi, commercianti, funzionari ed ufficiali ■provenienti dal Giappone, dalla Cina, dalla Malesia, da Borneo, dalla Birmania, da Ceylon, con mogli e bimbi, che vanno a passare il loro congedo in Inghilterra. Sono il solo italiano a bordo, anzi il solo latino,' insomma il solo non Inglese. Questa mia condizione —; pare impossibile — invece di isolarmi un poco mi permette di essere una specie di confidente delle ambascie politiche di questa brava gente. Approdo a Bombay Ma arrivati nelle acque indiane tutti si sono taciuti, nessuno osa via lamentarsi del casi particolari del rispettivo paese di residenza, ciascuno sente che il mondo che li nave costeggia, cioè l'India, è piena di un tale e così vasto tormento che quello che accade altrove è episodio trascurabile. Il dramma dell'Impero 6 qui La radio metodica e spietata, dà il quadro dei disordini; il funzionario ucciso a Calcutta, la polizia sopraffalla a Patna, le dimostrazioni represse violentemente con morti e feriti in cinque città delle Provincie centrali, i disordini di Caracl. la. bomba espio sa a Madras, la ripresa delle ostilità degli afridi sulla frontiera-del nord ovest, la cifra globale degli arrestati nella giornata e quella delle migliaia di anni di prigione distribuiti nella settimana dai tribunali inglesi ai rei dt nazionalismo più o meno violento. 'Su quanto accade a Bombay le notizie sono più dettagliate. Non te accenno polche domani saranno note a tutto il mondo. SI tratta^dell'lnvariablle cronaca di tumulti che st. rinnovano ad ogni occasione. Eppoi saremo a Bombay fra poche ore. Ci arriviamo a volle alla. L'enorme nave si approssima alla banchina sfarzosamente illuminata, in uno dei numerosi docks che l'attendono. La veduta della città fantasmagorica è celala dagli edifici della dogana. Sulla banchina alcuni ufficiali portuari muniti di megafono gridano i comandi per l'attracco definitivo, Una pìccola folla dì spettatori indiani contempla lo spettacolo del colosso dell'oceano, ormai prigioniero del cavi di acciaio e delle cime, con i suoi tre ponti stipati di passeggeri che appoggiati alle balaustre sembrano domandare ansiosamente la spiegazione del mistero dell'India della quale, per il momento, non vedono che la striscia illuminala deH'Alexandra Dock. Ma la metropoli non dorme ancora. Siamo nella stagione indiana più propizia alle veglie notturne ed al tumulti diurni, nel tiepido inverno tropicale amico del turisti che vengono a insilarne le vecchie meraviglie ed lo so che gli indiani sanno utilizzar bene il tempo migliore dell'annata, tanto più che esso è così breve in confronto della tremenda estate, seguita dal diluvi del monsone. Infatti si sente come l'eco di un immane brusio, la voce del milione e duecentomila esseri che popolano Bombay, sull'Isola dove essa giace e della quale occupa tulli gli spazi. Di notte per le vie della città All'albergo, dopo il ricevimento scortese da parte del personale, naturalmente tutto indiano anche quello, si raccoglie la cronaca della situazione. E' previsto per domani uno sciopero generale e quindi sarà difficile circolare o forse impossibile. Meglio profittare delle are della notte che rimangono per fare una corsa attraverso il cuore della- città sino al quartiere di Bgculla. Vi là il taxi discenderà sulla riva della Back Bay. e dopo averci portali sulla collina di Malabar ci ricondurrà all'albergo. Siamo in due ad accarezzare l'idea originale di quella corsa notturna nella turbolenta Bombay, un giovane turista americano amenissimo per l'Ingenuità che alimenta le sue convinzioni sulla simpatia del nazionalisti indiani per gli Stati Uniti, ed io. Il giovane vuole a tutti i costi camuffarsi di un turbante-, dice che quell'Indumento è consigliato dalla sua guida yankee al turisti che visitano l'India in questi tempi calamitosi, co- anspchritoilgce teggdmtggivvsptd1mvsnvrmglcaclpc1ccslncpbblmdcvecndgadlvzcilronmqanddnullccsqmvccnpzcbdcbttlsfb L X O 8me protezione contro ogni genere dt o ^offese che potrebbero ieri- vare dall'ostilità popolare. E allora perchè non il cappello d'incerata a forma di piede dt vacca che portano 1 parsi o il berrettino rotondo, la colà, delle miriadi dei piccoli, borghesi indù? Ma questi copricapo esigono il alamidonclno apposito, mentre il turbante a coda posteriore si può portaro anche con un elegante vestito euopeo. Minaccia senza fine tSI parte. Si passa dinanzi ai palazzi anacronisticamente detestabili nell'epressione gotica delle loro linee arhitettoniche, il Palazzo del Segretaiato, l'Università, l'Alia Corte, la Vicoria Station, la Chiesa di San Giorgio, l Post Office. Al Majestlc Hotel, raccogliamo un altro compagno, un inglese he Ita vent'anni di soggiorno indiano che è sbarcato con noi. Gli avevamo elefonalo della bizzarria della nostra gita notturna pregandolo di accompagnarci ed egli ho consentilo, mandandoci forse in cuor suo a quel paese, ma stimolato nell'amor proprio di britannico che ci tiene a mostrare a degli stranieri che Infine «c'è molta esagerazione sull'India •. Attraversando l'« Esplanade » che è il punto classico di Bombay dove av vengono tutte le dimostrazioni (è un vasto campo di giochi attraversato da superbi viali fiancheggiati dd altissimi palmizi) e sfilando sotto il monumento in bronzo della Regina yiUqria., seduta reggendo il globo da una mano e 10 scettro dall'altra non possiamo a meno di considerare che la grande sovrana la quale visse e regnò attraverso l'epoca più opulenta dell'Impero, non si sarebbe mal immaginata di dovere, in effige, assistere a cosi numerose e persistenti prove dell'odio in massa dei suoi sudditi indiani. — E' vero — osserva l'inglese — che gli albori del suo regno coincisero con la terribile rivolta dei cipaies, ma quel che accade in India oggi non ha nulla a che fare con la « mutiny » del 1857, che fu un avvenimento puramente militare al quale il popolo indiano non prese nessuna parte. Noi attualmente ci troviamo alla presenza — continua 11 nostro compagno — di una minaccia senza fine, dt un fenomeno dt recrudescenza dì sentimenti anli-inglcsi sempre crescente, slmile in tutto al'odio anti-occidentale delle masse cinesi. Ma la Cina volere o no è dei cinesi, e il peggio che potrà accadere per gli europei sarà di dover sgombrare dalle superstiti concessioni e abbandonare i punti occupati come coonie, .mentre l'India, considerata come unità, è inglese. Li predicazioni di Gandhi, le sue campagne della non cooperazione c della resistenza passiva, sono cose sorpassate oramai. Ad esse si sono sostituite le vive e preoccupanti propagande d'odio che trovano soprattutto i loro seguaci negli indiani educati e beneficati da noi, negli anglicizzati indoslani che figurano a masse in tutte le amministrazioni dell'impero E' questo il terribile dell'India. Raccogliere tempesta dopo aver seminato cultura, igiene, beneficenza, progressoLa spianata dei roghi Frattanto il nostro taxi continua a correre. Abbiamo lasciato alle spalle impressioni inverosimili, costeggiando l'alto muro di cinta della spianata dei roghi vicino alla Citami Station che ogni %era rovescia in Bombay le decine di migliala di operai degli stabilimenti di Salsctte, l'isola al nord di quella dove la serrata metropoli si adagia. Nella chiusa piazza ogni giorno e ogni notte, al fuoco delle calaste di legna, si bruciano all'aria aperta dozzine di morti. I roghi non sì vedono, ma rasentando il muro si fende una nebbia azzurrognola e si sente l'acre fetore del fumo che indugia nell'aria calma. Un poco pm in su, verso la boscosa collina di Malabar, si scorgono i tuo chi ardere e riflettersi nelle acque bas se della Baek Bay, uno spazio della quale sta per essere colmato per permettere l'estensione della città anche verso il mare. Le strade sono pressoché deserte, ma i marciapiedi sotto le case appaiono Ingombri di moltiludi ni di dormienti. Noi, in Europa, ci preoccupiamo spesso di sovrapopolazione dei centri maggiori e di pietose condizioni di abitazione dei meno abbienti, ma che cosa dovremmo dire dinanzi all'aspetto notturno 'di una città indiana? E' probabile che a Bom bay, un quinto almeno dei suoi abitanti non abbia nessuna specie di tetto. Quel quinto passa le sue notti all'aperto. Non abbandona l'abitalo, non si sparge nella campagna, che non offre nessuna specie di asili paragonabili a quelli che un diseredato può èsgtdtlsucmtpcanpcrscvvdablsrm trovare nel nostro contado e dt piùè piena di insidie, ma rimane nelle strade cittadine e preferibilmente lungo le case. C'è chi dorme sulla nuda terra e sono i più, ma vi sono anche possessori di tettucci sommari che danno il vantaggio di star distesi trenta centimetri al disopra dei paria. Le lampade elettriche illuminano copiosamente la dislesa di negra carne umana coperta dt stracci. Torme di cani s'aggirano tra quella miseria, in mezzo alla quale dormono indisturbate le sacre vaccherelle gibbose che il popolo infiora ed adora. L'auto è entrata in una strada secondarla. Il varco fra i dormienti è angusto e per avanzare bisogna suonare il claxon. E allora assistiamo al pigro levarsi delle creature cenciose che i fari illuminano sinistramente e riceviamo la prima dimostrazione di simpatìa popolare sotto torma di un coro d'insulti e d'immondizie che ci vengono gettale copiosamente nella vettura. L'americano trova che gli indiani hanno pienamente ragione di accoglierci, in quel modo dato che abbiamo disturbato il loro sonno, ma l'inglese non è di quel parere e risponde agli insulti in guisa appropriata poiché conosce benissimo l'*ordù* la lingua indigena corrente, fra le cento parlate dell'India, mosaico di popoli. Crisi economica e odio generale — Diciamo la verità — riprende l'in alese. — Io slesso ut no confermato che in questo paese, vìviamo circondali dall'odio generate. Ci odiano oa gt persino i parsi, la classe più ricca ed evoluta di Bombay, alla quale appartengono i suoi maggiori industriali, i suoi professionisti Indigeni più valenti. Una volta la fedeltà del parsi era fuori discussione. Benché non abbiano una natura molto eroica, li ab biamo armati nel 1921, quando la stillazione del 14 mila europei di Bombay sembrò molto critica. Oggi Bombay soffre di una crisi industriale t commerciale semplicemente spavcnle vote. Malgrado che le materie prime si trovino a portala di mano e la mano d'opera sia irrisoria di costo, ogni giorno un grande stabilimento chiudebattenti e licenzia numerosissimi operai. Dunque, cause di disordine aumentate. Malgrado questo, ad onta cioè che l'India sia tutta in fermento non c'è ancora in tutto questo immenso paese e frammezzo i 325 milioni dei suoi abitatori un segno di rivolta collettiva a mano armata. Qualche dinamitardo, qualche pugnalatore sparatore, i più. fanatici fra i quali mirano a colpire anche il Viceré, rari attentati ferroviari, ma per ciò che si riferisce alle manifestazioni delle masse, bastoni e sassi contro mitragliatrici e cannoni. — La spiegazione è semplicissima — replichiamo noi. — L'India è disarmata. Voi avete certamente elevalo il livello intellettuale e materiale degli indiani, ma grazie alle vostre misure preventive, siete riusciti a impedire qualunque penetrazione di armi da fuoco nel suo continente! — Ma che cosa dite? — esclama l'inglese con vivacità. — L'India è piena di armi! Già non esìste nessuna forza al mondo, nessuna sorveglianza costiera che potrebbe impedire oggigiorno la penetrazione di armi in IndiaNello Stato di ìleiderabad affatto indipendente (27 o 30 milioni di abitanti signori!) ve ne sono quante se ne vuole! Eppoi gli indiani, i nazionalisti pretendono di saper fabbricare le armi e forse le fanno. Ebbene, malora do questo, tutte le dimostrazioni rimangono invariabilmente composte dmanìpoli di nazionalisti seguiti da orde di infima plebe inerme e soprattutto di donne e di ragazzi. Se vi sono degli agenti della polizia trucidati è perchè un posto di pochi uomini è stato assalito e sopraffatto da migliaia dindiani. Del resto l'Inghilterra non ha sentito ancora il bisogno di aumentare di un sol uomo il suo contingente miniare in India. E lia avuto in questmesi la seria rivolta degli Afridi che è stata una vera campagna militare l'ha domata. Si può dire che tutto quello che gli inglesi hanno tatto dnuovo dinanzi alla montante marea dodio da cui si sentono sommergere sriduca al rafforzamento delle polizie locali con. elementi tratti dagli ex-soldati, naturalmente indiani. Cavallerìa con bastoni di bambù— E che cosa volete concludere con questo? — Che l'India, pure odiandoci e pur facendo del suo odio per noi e in generale per lutti gli europei, il solo eie mcnio veramente unitario, starei pedira nazionale dei suol svarlatisstmclementi, continua a dimostrare la sua incapacità ad assurgere. Con quel ch è successo in India dopo la guerra, a quest'ora, dovremmo essere, in fatto di manifestazioni ostili, non al punto che siamo, ma in una condizione per noi infinitamente più . grave, ciò che coàituisce anche la dimostrazione che se questo Paese perdesse la protezione inglese diverrebbe in breve volger d'ora la preda dei bellicosi montanari del Nord che assoggetterebbero ogni specie d'India, l'Inglese come quella del principati indigeni, con rapidità napoleonica. Siamo andati a vedere il levar del sole sulla spianala della Collina di Malabar, non lungi dalla Torre del Silenzio, dove i Parsi offrono i loro morti alla distruzione degli avvoltoi appollaiati in permanente attesa sui grandi alberi del fitto bosco attorno la Torre. L'Immensa Bombay ai nostri piedi sembrava purificata dalla luce, dalla tranquilla distesa oceanica, dalle macchie delle sue intense verzure tropicali. Poi il conducente del taxi ci ha avvertito che bisognava rientrare al Tufi Mahal poiché di II a poco 10 sciopero ci avrebbe immobilizzati. Riattraversando V « Esplanade • la trovammo piena di pòpolo candidamente vestito che cantava a squarciagola il Vande Mataram », l'inno nazionale indiano. Fendemmo il popolo, che 'et dava un'indicibile impressione di fragilità, fra i fischi e le urla malgrado 11 turbante dell'americano, andando incontro ad uno squadrone di polizia indigena a cavallo che cingendo la rivoltella e portando sull'arcione il moschetto, avanzava al piccolo trotto Gli agenti stringevano nella destra lunghi bastoni di bambù: le armi della repressione preventiva,'destinate a disperdere t cantori... ARNALDO CIPOLLA.

Persone citate: Back, Baek, Gandhi, Mahal, Post Office