Il "premio Bagutta,, a Gino Rocca

Il "premio Bagutta,, a Gino Rocca Il "premio Bagutta,, a Gino Rocca La sorte di una chitarra - I b> g; ttiani sono per la pasta asciutta Una selezione capillare - La vittoria de « Gli ultimi furono i primi » Milano, H notte. Mutano t tempi, ma Uagutfca nonmula: gai stessi avventori, lo stesso fragore," il medesimo aspetto sotto le volte da antro asfissiante. Aumentano tutt'al più le Icone alle pareti, strali.palaie fantasie pittoriche suggerite dal Chianti. Si constatava stasera — <iuarta sera del quarto anno del premio Bagutta — che i muri non hanno più spazio per tramandare alla storia 1 mirabolanti saggi dei disegnatori e atfrescatori bagni Mani. Si finirà in cucina, tra le colorazioni nuovissime del fumo, del carbone e delle casseruole. Del resto, Ottavio Sleffeniril, con uno dei giudici oggi assente perchè occupato a smerciare i suoi quadri nel Venezuela, vagheggiava di istoriare in una specie di mastodontico pannello, proprio fra 1 grossi tubi da fornelli e la mostra lucida delle pentole, U ritratto di Rabelais. Cimeli a prova di fuoco Dunque, anche stasera la taverna di via Bagutta aduna le medesime faccie di letterati, amici di letterati, aspiranti letterati, giornalisti e curiosi. Deambula a furia di urti e di spintoni da una saletta all'altra, l'immancabile Ugo, U cameriere filosofo e collezionista di libri, che, invecchiando, si fa anche piti icastico nella sua parlata fiorentina, lì sopra i vecchi e cariatisslmi stipi, gli stessi antichi e immutabili cimeli: in primo luogo In due chitarre, segnacolo prezioso dei buguttìoni. Si tratta delle celebri chitarre sulle quali il cenacolo tanto sperò per risolvere le sua traballante situazione economica. Ahimè!, che le chitarre restano appese solitarie e tacite come Tarpa simbolica al salice piangente. Eppure un anno fa una d&Ue due chitarre, quella ingioiellata dalle firme autografe di Arnaldo Mussolini, S. E. Bottai. Arturo Ferrarin, Petrolinl. Pirandello e cento altri, stette li lì per sistemare «ad ahuiKlantiam» il bilancio di Bagutta. Fu messa all'asta onde ricavare per una lunga sene di anni le 5 mila lire necessarie al premio; e l'asta inscenata da banditori sapienti fu di fiamme e di battaglie. Ultimi a disputarsi il prezioso strumento rimasero un banchiere e un mecenate: carte da mille di qui, «cheques» giocondi di là. Luccicavano gli occhi dei baguttiani più di quanto non luccicassero i bicchieri. Da chi taTra se la conquistò per il maggior prezzo li mecenate. Il quale da quella sera — e ne sono passate ormali non si fece più vivo a Bagutta e ab tendono la chitarra e non mollò soldi. , , Malinconie che pur stasera si risvegliarono sul volto dei giudici quando Riccardo Bocchelli, cingendo la «sciarpa del ramarro:., cioè l'insegna prestdenzia.le. diede il «via» per il banchetto e lo discussioni. A proposito: nel « menu » figurava la pasta asciutti» con la quale i baguttiani — è evidente — Intendevano di prendere posizione nel torneo scatenato da S. E. Marinelli. D'altronde i baguttiani si facevano forti stasera della presenza di un altro accademico decisamente pastn=ciut taro, Massimo Bontempelli, che fu uno dei primi a controbatterò l'anatema marinettiano. La discussione fu al l'antipasto tranquilla e togata; addirittura sembrò accademica, forse in omaggio all'accademico presente, perchè Orio Vergnnì apri il banchetto leggendo tranquillamente le adesioni Più ap: ■plaudite tra tutte quelle dei vincitori precedenti: Agnolettt. Comisso. Cardarelli, l'ultimo dei quali augurava sen za modestia una eredità- di titolo con sono e deuna. Il monito di Cardarelli era superfluo perchè, francamente, non si è mai assistito a Bagutta ad una selezione così spietata, così capillare, come quella di stasera. Senza esclusione di colpi Gli animi degli otto giudici '-.tra erano assenti — diedero segni di ri boi limento fin dal prosciutto, fin da quan- do Vergnnì lanciò la lista definitiva.Ae- tfli ultimissimi giudicabili: Agnoletti » R BorAone aeUn poesia, Diego Va- £vi con p0M(e vecchie e nuove. Pa storino con Bacche d' agrifoglio. •ìl inocchio con L'Immagine di un giorno, \ Domenico Turnisti con Tettirossi.Salvalore Ouasimodo con Acque e teire, i jjoscaroelli con fi sole dell'abisso. !pÌMqn^"iii""^ con Scortecci con Città effimera, Do Michelis con Adamo. Il primo scrutinio sgombrò il campo di parecchi concorrenti e riservò una sorpresa: due voti si accaparrò Agnoletti, due Gino Rocca, uno Pcortecci e uno Pastorino. Al nome di Rocca scop-latori: esclamazioni, bisogna dirlo, per la maggior parte di plauso e di giubilo ,cne Orio Vergant dovette però sedare !UVecisando che « Bagutta premia gli i sconosciuti ma non può ignorare i più dégni! * Tuttavia la disputa non si affievolì per questo: fatto il nome di Gino Roc-lca, portalo sul tappeto di punto ni bianco il suo ultimo e pregevole roimanzo — bomba scoppiata all ìniprov viso — nessuno dei giudici si sentiva 1 in verità di osteggiarlo ma nessuno 1 voleva abbandonare, senza diminuirsi, la propria posizione antecedente. Per ciò Bonelli non rinuncio alla cund'.iJa.itura Agnoleui, battendosi a sangue, sgolandosi a più non posso, i-idiffererite alla pioggia di apostrofi che lo tempestava: «Demagogo! Cocciuto!» e via dicendo. Tanto è vero che Bonelli, non sapendo come difendersi, usci con questa sortita: „ „ „,, — Allora propongo Bruno Barili!, vincitore del premio Fracchia! Peggio che peggio! Paolo Monelli lo aggredì urlando: . — Basta con questi contrabbandieri della letteratura! E Adolfo Franci, statuario, per poco non «li scaraventò addosso il piatto di maccheroni. Ad ogni modo anche il secondo scru- jtinio risulto contrastato. Due voti a Valeri - nemico irreducibile del quu, !le era Monelli, che si alzo a decla.i.„„...-. ir, {aisetto alenili versi —, ire mare in voti per Rocca ed altri tre per Agno letti. 1 Al terzo scrutinio insieme a dino i Rocca, che si conquistava tre voti, 'altri tre ne otteneva impensatamente Pietro Solari mentre Valeri e Agnolet ti scendevano di uno per ciascuno. Come si vede, la votazione andava imbrogliandosi sicché Vergani, nella segreta speranza di risolverla ma con un, tono di boutade, lanciò la proposta : ,. . — Propongo un voto per Gog di Papini! L'u assordante coro di proteste lo accolse, e Rapini passò senza più speranza di rinascita. La battaglia decisa Al quarto scrutinio Gino Rocca aumentava di un voto (4) e Agnoletti e Valeri ne ottenevano due. Ormai la lizza era decisa. Ancora noche battute. Qualche sellermaslia. uno stridulo tinnìo di bicchieri ed ecco Orio V'emani proclamare solenne: — Il quarto premio Baratta al amato scrutinio è stato all'unanimità, assediato a Gino Rocca ber il romanzo Gli ultimi furono i primi. Ln gheregheghez» lungo, rombante, si ripercosse oer niù minuti nell'antro liatrut'iann Spettatori e curiosi vollero unirsi al grido di trionfo e ripeterono di sala in sala il triidn che si rinnovò mezz'ora douo aliando Gino| fiocca, il vincitore, fu trascinalo a for- Izà a Lìau-utta e festeeeiato cori entulsiasmo. '.a consegna ufficiale del ore mio sani fatta tra domi in un uan ;1ii.iìo mioosito. Stasera 1 freauentatorl di Bagutta^ caiDGBirialt da Anselmo Bucci che si guadtiirnò uor il nuo muore volante il premio di Viareggio e che banchettarono per l'occasiona in una saletta prossima a quella della storica dispu la, vollero riservare ai giudici bagut Mani una curiosa improvvisata. Stabilimno cioè li per-li di assegnare un premio definito peirarchesramente Avignone a quel letterato giudice baguttiiino die naturalmente si era escluso dai concorso. Tra urla e brindisi si fece una colletta di lire 170,05 e si procede alla votazione per alzata di mano. Figuratevi la baldoria! Restarono eletti Paolo ..lonelli e Riccardo Bocchelli a voti eguali e quindi, per non commettere ingiustizia, si decise che i due prescelti giocassero tra di loro 11 premio a testa e croce. Bacclielli ri sultò vincitore con la promessa però di impiegare le lire 170,05 in bottiglie di vino il più prelibalo. Dalle pandette alle lettere Gino Rocca commediografo, roman ziere, giornalista, critico, drammati co del Popolo d'Italia dal 19M, nonché attuale» Segretario del Sindacato Fascista dei Giornalisti lombardi .non ha bisogno di presentazioni, che la sua notorietà vasta e solida supera per lo mino il decennio. Ma vuole la consuetudine che per ogni vincitore del Premi! Bagutta si rinverdiscano le l'urne anche più note. Gino Rocca, veneto di origine e veneto anche di temperamento e di modi, non raggiunge ì 4n anni e vive a Milano da una ventina. 1 suoi familiari a. Feltre sognavano di farne* un avvocato di vaglia, ma lui i « vaglia » pecuniari che intanto riceveva per esercitarsi ira Codici e Pandette li liquidava lutti comperando libri e frequentando U teatro. Dilani, giovanissimo, debuttò on uca coni-inedia appoggiata e ap prezzala da Sabatino Lopez che ancora ;i vanta dii avere avuto ottimo nulo. A Milano fu proprio Benito Mussolini a volerlo tra i suoi collaI-oratori più fedeli nel covo glorioso ili via da Cannobio, dove le aspirazioni e gli ideali erano moltissimi, ina i quattrini ben pochi. Poi, nella brande guerra, Gino Rocca, capitano, fu un combattente magnifico più volte ferito e decorato. Ma fu proprio sul Unire della guerra che la sua personalità di scrittore si impose nettarne! te, quando il Rocca diede alle stampe VViagano che ebbe subito una 'diffusione enonne e che fu giudicato — e ancora si giudica — il migliore romanzo che abbia avuto per tema ta generazione che volle e combattè !a guerra. La sua attività fu quindi multiforme c varia: diede al teatro due commedie: ijc no i xe mali no II volemo, e Sior Tito Paron, che ancora si recitano: entrambe originali e ricche dì una umanità singolare e per le quali la critica ebbe ad accostare senza amba/i il nome del Rocca a quello di Giacinto Gallina. Notevole fu pure la sua produzione per (e scene Italiane, produzione improntata sempre a ca ra.t.teristiche umane , e sentimentali; ti'ttora trovano posto sui cartelloni il Gladiatore morente, gli amanti ecce zionali, la Tragedia senza eroe. Il ro manzo che lo fece meritevole di rrue sto quarto Premio Bagutta, Gli ultimi furono l primi, comparve all'inizio dell'estate e s! sta ora. provvedendo alla terza edizione; romanzo che ec celle per la genialità del contenuto che oscilla tra il fantastico e H ro mantico ed appaga i iù di qualsiasi altro la sensibilità del lettore mo dciT.e. Immaginando una Venezia del duemila; sopraffatta e isolata dal mondo che non vuol più saperne di antichità sia pur pittoresche, l'autore concitarli! coi celebrare gli elementi eterni della vita che nel cuore e dell'amore trovano la loro immortale espressione. Se non erriamo. Gli ultimi furono iprimi, stanno fler essere tradotti anello in inglese ed in francese. 1 baguttiani questa volta — sia dato loro merito — sono andati a colpo sicuro. O. B.

Luoghi citati: Avignone, Feltre, Milano, Venezuela, Viareggio