Gli assassini dei fascisti Verrecchia e Forcari davanti ai giocati di Parigi

Gli assassini dei fascisti Verrecchia e Forcari davanti ai giocati di Parigi Gli assassini dei fascisti Verrecchia e Forcari davanti ai giocati di Parigi L'hibeieata predisposta dai comunisti .. Contraddizioni a uuniogne I Imputati •• Un tastimona oculare: « Ho riconosciuto fra eli sparatori l'Ongaro a il Trenti. I fascisti non hanno tirata» ds|!l Parigi, 13 notte. Oggi è cominciato davanti alle Assise della Senna il processo del due antifascisti Antonio Trenti e Antonio Ongaro, i feroci aggressori del boulevard MacDonald, gli assassini del fascisti Forcar! e Verrecchia I due accusati compaiono circondati da sei guardie. La figura dal due assassini II fabbro Trenti, un robusto montanaro dai capelli leggermente brizzolati, contrasta con. la silhouette quasi esile dell'Ongaro. il primo è"gli stato condannato In contumacia per due volte a Lione. Quindi è stato emesso contro di lui il decreto di espulslohe. Venuto in Francia nel 1923 11 Trenti ha lavorato come minatore nel Deteinato, poi nel Rodano Espulso, si è recato a Bruxelles, poi è tornato a Parigi ove ha trovato da lavorare « in vicinanza — ha detto — della Porta San Dionigi là dove ci sono molte automobili >. Egli ha però dimenticato 11 nome del padrone; ha invece ammesso di essersi sempre proclamato comunista e antifascista. 1/Ongaró è venuto a Parigi dal Lussemburgo di dove era stato espulso per mene sovversive. Il Presidente ricorda che il 10 aprile tn un caffè di Pantin alcuni fascisti erano stati assaliti dal comunisti. Trenti e Ongaro — afferma il Presidente?— si trovavano fra gli aggressori. — Noi — replicano concordi 1 due Imputati. — Ma là polizia — prosegue il Presidente — Intervenne e arrestò parecchi Individui fra cui un comunista, certo Fische, il quale venne condannato in correzionale. Quattro giorni dopo avvenne la tragedia d»l boulevard MacDonald. Uno dei feriti di Pantin. Forcar!, suo cognato Verrecchia e i loro due amici Cascar in i e Carnevale si etano recati nell'osteria Barberousse al numero 3 di via dell'Escaut. Qui stava raccolto un gruppo di antifascisti. ' A questo punto 11 Trenti dichiara che egli non si trovava nel caffè; mentre l'Ongaro ammette di esservìsi trovato insieme con gii altri sovversivi. Il Presidente osserva al Trenti che, avendo l'oste dichiarato che tra uomini, cioè il Trenti, l'Ongaro e lo Scaramucci — quest'ultimo rome è- noto è latitante — erano usciti insieme dall'osteria dopo aver parlato con una donna, ' certa Moullin, amante del Fische, è evidente che tutti e tre — Trenti compreso — avevano dovuto essere presenti nell'esercizio. Trenti tuttavia continua a negare, ma Interrogato abilmente finisce per ammettere che . egli si trovava , seduco ir\_ -uo.- altro caffè attiguo^ al Barberousse, dove entrò' e "Usci da sólo. Quindi aggiunge: — Scaramucci mi ha detto che quattro fascistd -erano entrati nell'osteria. 10 però me ne sono andato presto. E' facile tuttavia indovinare che gli Imputati hanno 11 massimo interesse a far credere di non essersi concertati 4&t compiere il loro delitto, ma le loro giustificazioni appaiono subito contraddittorie e sono confutate in pieno dalle dichiarazioni dell'oste. La selvaggia Imboscata Venendo poi a parlare della scena del delitto, il Presidente dice che i fascisti, lasciata l'osterìa, stavano caraminando lungo il boulevard MacDonald, quando, sorpresi da alcune detonazioni, gridarono: — «Ecco i comunisti 1». Era l'imboscata, poiché 1 colpi partivano da dietro und palizzata dove I comunisti si erano riparati per poter colpire senza pericolo. Il difensore degli imputati afferma che non si tratta di un'imboscata, ma di uno scontro. 11 Presidente però, ricordando le dichiarazioni fatte dagli stessi accusati, da prima alia polizia e poi all'inizio e alla fine dell'istruttoria, ha facilmente modo di confutare la tesi del difensore. Infatti il Trenti e l'Ongaro avevano asserito in un primo momento di essersi trovati per caso sul boulevard, ma poi hanno finito con l'ammettere 11 'plano criminoso, che ora negano di avere concertato. Il Trenti dice: Ho preceduto 1 fascisti sul boulevard MacDonald e a ut: tratto ho sentito degli spari. Ho creduto che i fascisti sparassero contro di me. Ho trovato in quel momento per terra una rivoltella, l'ho raccolta e ho tirato cinque colpi. Gino Scaramucci che era accanto a me ha sparato soltanto una volta. Ho visto Ongaro che accorreva verso di me. In quel momento, ferito, ho gettato l'arma; sono caduto e sono svenuto. ' — Ma chi può prestar fede a queste Inverosimili dichiarazioni? — osserva II Presidente. All'istruttoria infatti l'accusato ha rifiutato di Armare le sue varie deposizioni, tutte contraddittorie, pretenden do di essere stato costretto a parlare a malgrado della sua recente ferita. L'Ongaro con la spalla al muro A sua volta l'Ongaro dichiara che, passeggiando 6ul boulevard MacDonald, vide dietro di sè 1 fascisti e udì le detonazioni. Si limitò a raccogliere una tavola di legno e facendosene scudo avanzò verso ir punto di dove 1 colpi partivano, — DI solito — nota II Presidente — la gente che sente sparare dietro a sè cerca di fuggire. Voi invece andavate diritto verso il fuoco.. — E' vero, signor presidente — dice l'imputato. — Tuttavia, voi, Ongaro, siete onda io subito dopo a nascondervi dietro la palizzata. Perchè mai questa codardia dopo tanto conaggio? — chiedo ironicamente il presidente, — Perchè sparavano contro di me •enza che io potessi difendermi — Ma quando gli agenti sono arrivati — precisa il presidente — voi slete rimasto nascosto nel fossato, nasco sto cosi bene che essi sono passati accanto a voi senza vedervi. Eppure potevate alzarvi e porvi sotto la loro protezione, come sarebbe stato logico, 'accusato rimane sconcertato e non sa più che cosa inventare per nascon dere la verità. Dopo le deposizioni del medico della Polizia, dottor Paul,, e del perito armaiolo Lanier, che non recano al cun fatto nuovo, è Interrogato l'oste della famosa cantina dove i comunisti predisposero l'agguato. Il teste conferma di aver visto nell'osteria tutti e tre gli aggressori insieme: il Trenti, l'Ongaro e lo Scaramucci. « Uccisi a bruciapelo » E' ora interrogato il Carnevale, ven dltore ambulante; non iscritto ad alcun partito politico. Costui era nel l'osteria con un amico; uscitone, dopo aver percorso pochi metri sul boulevard MacDonald, udì gridare, da persone evidentemente nascoste dietro la nota palizzata: • In alto le mani! • e subito dopo senti sparare due colpi di rivoltella. SI volse di scatto e vide a terra due uomini, sanguinanti. Erano 1 fascisti Verrecchia e Forcari uc cisi cosi a bruciapelo dai comunisti riparati dietro la palizzata. — E che cosa avete fatto? — chiede U presidente. — Me ne sono ondato, polche ero disarmato. Ma ho riconosciuto fra gli sparatori l'Ongaro e il Trenti. Il primo portava delle ghette bianche e l'avevo visto parlare con la Moullin, la cameriera dell'osteria. Il teste aggiunge di essere tornato poi di 11 a poco presso i corpi di Forcari e di Verrecchia. ■ Essi — dice — non hanno sparato ». — Neppure Verrecchia? — chiede il presidente. — No; l'avrei visto. Allora l'avvocato difensore insorge contro il teste, ma il presidente lo richiama all'ordine ricordandogli che nessuna ragione di sospetto si può avere nel riguardi del Carnevale. « De ploriamo piuttosto insieme — dice — questi delitti che insanguinano le strade di Parigi. E notiamo che, quando si tratta di italiani, sono spesso i fascisti quelli che muoiono... •. L'udienza è quindi rinviata a domani. tDgLpepiidldhilasehacpcdssmCe

Luoghi citati: Bruxelles, Francia, Lione, Lussemburgo, Parigi