La crisi e la Borsa

La crisi e la Borsa La crisi e la Borsa Le cronache delle nostre Boise registrano da parecclii mesi una nota quasi sempre uniforme: mancanza enmdi affari e continuo ribasso dei'qcorsi. I tecnici diranno forse che il ssecondo fenomeno e la naturale con seguenza del primo, ma con ciò non riusciranno a spiegare l'atonia che ccregna nei nostri mercati di valori, dNemmeno 6 a dire che le nostre 1 tBorse siano unicamente influenzate dall'andamento del'e Borse estere: certo queste presentano fenomeni di patologia acuta e diffusa ina non hanno assunto caratteristiche di uniforme stasi o di uniforme tendenza A questo proposito anzi si ha sovente una conoscenza spezzettata dei fenomeni finanziari che si manifestano all'estero. Invece due cose sono a mettere in evidenza : la prima si è che, contrariamente a quanto si crede, i principali mercati mondiali dei valori non hanno sempre avuto in questi ultimi anni vicende ' uniformi; la seconda, che non tutti i titoli hanno subito quegli enormi ribassi di cui si ha l'impressione attraverso le imperfette e incomplete notizie che giungono al gran pubblico. Certo daI2i ottobre 1020, cioè dal giovedì nero della Borsa di New York, da quel giorno in cui venne raggiunto il record inaudito di 12.891.650 azioni scambiate, solo superato cpl passaggio di 16.410.030 titoli il successivo martedì, si è. verificato il crak borsistico più formidabile che la storia ricordi. Un anno è passato c la crisi, chs non c stata causata dalla Borsa ma di cui la Borsa è diventata l'esponente, ha dato luogo ad ulteriori riduzioni nel corso dei valori anche se esse fu: rono susseguite o interrotto da riprese più. o meno vivaci e durature. Questo movimento ha assunto però aspetti, vicende e proporzioni diverse secondo i paesi. La situazione economica, general,- di ciascuno ha esercitato un'influenza stimolante o rallentante sull'attività, la tendenza c i corsi della Borsa, per quanto questa sia naturalmente disposta a sottovalutare gli elementi che contrastano con la tendenza generale o, a trascurare quelli che possono dar luogo ad una differenziazione nell'andamento dei*singoli valori. Questo spiega anzitutto come in alcune Borse il ribasso nel corso dei valori abbia preceduto, quello di New York. Per esempio a Berlino la ripresa dopo la stabilizzazione dura sino a metà del 1927, poi incomincia la discesa dei corsi, prima lentamente, poi più rapidamente dalla primavera 1929 in poi, tanto che le quotazioni scendono sotto il livello del 1926 e alla metà di quelle massime del 1927. Ad Amsterdam la tendenza all'aumento hu contrassegnato tutto il 1928 ed anche i primi mesi del 1929, ha assunto una intensità senza precedenti nell'estate, per dar luogo ad una caduta così rapida che alla fine dell'anno i prezzi orano discesi al livello del principio del 1927. ■ Bruxelles, che nell'ottobre 1926, Viveva proceduto alla stabilizzazione della sua moneta, vede già nel 1928 'delincarsi il ribasso, seguito da una breve ripresa a primavera del 1929, cui nel mese di maggio sottentra un movimento deciso in senso inverso. ccpdimnlazepgssvsPCpglFrlcloccmpilddmsbdtrsdaclenpsapteliptutetrbnlecmmndGftepcsmpvlop.ilA determinare questo speciale ari- r(lamento del mercato hanno influito d„,„„„,,,.„ „i „:„!_„ •„,„ , l'Jo manovre al rialzo prima o la L» crisi di Loewenstein » poi? Cor- «tamente Bruxelles ha una fisionomia ben diversa da quella di ;asvLondra, dove rialzi e ribassi se-Idguono un andamento molto moderato (30 % dal 1927 al 1929), da quella di Parigi dove il 1929 ha visto salire i corsi dei titoli sino al mese di ottobre, ma che anche in seguito, cioè nella primavera dello scorso anno, ha assistito ad un movimento sensi- nd19sccoidbile di ripresa, seguito anch'esso dal cuna caduta abbastanza notevole. | z, eresLe vicende della Borsa di New York sono troppo conosciute perchè sia necessario qui ricordarle. Ma ciò che è interessante notare per valutarle esattamente si è che l'indice dei valori a quella Borsa si è raddoppiato dal gennaio 1926 al gennaio 192S, che si è quadruplicalo ne! coreo dell'anno passato, che è salito al setluplo nel settembre 1929 e che anche oggi è superiore a quello del 1926. CYIa se le vicende di' tutti questi dtacgspmsuvscmqfrsadmercati non sono state uniformi, lo iMò stato ancor meno la percentuale «i... t, , , mdì ribasso e soprattutto sono state jv'diverse anche le fortune dei singoli retitoli o meglio ancora delle singolo 1^categorie di titoli. In generale le stazioni delle Banche hanno subito .stfliifrnnrioni mpnn «eiisiliili clip rimi idfluttuazioni meno sensibili die noti r.t«li altri titoli, e uguale è stato u-frocomportamento dei titoli industriali, quando si trattava di aziende antiche e ben consolidate, mentre le così dette « industrie nuove » (seta artificiale, grammofoni ecc.) e quelle coloniali hanno sovente visto precipitare le loro azioni. Vi è stata dunque .iei mercati dei valori una discriminazione fra i vari titoli, in modo che pur nell'ondata generale 'di pessimismo sono staìi colpiti inolio meno quelli cui corrispondeva ladfil'ruCfidtoc.iina pa una migliore valutazione di consistenze reali. Oltre u ciò quello che non bisogna esagerare è la nottata dei ribassi nelle Borse estere: se Infatti si esaminano serenamente gli indici di questi ultimi quattro o cinqueanni si arriva a conclusioni molto' più confortanti di quanto non si possa credere. Se prendiamo come base i corsi del 192G si nota infatti che la caduta talvolta brutale dei prezzi dei titoli che ha data l'impressione di ribassi catastrofici ed inverosimili, che soprattutto sembra arar tolta ogni fiducia del pubblici) sulle sorti delb imprese cui partecipava, non ha nella maggior parte dei casi annullato interamente il benefìcio dei rialzi verificatisi negli anni antecedenti e che in taluni paesi, come ad esempio negli Stati Uniti, era stato vertiginoso. Le curve risultanti dai nu¬ meri indici dei valori quotati in Borsa fanno infatti apparire questi risultati: vi sono due piazze dove la llcssione delle quotazioni appare .più accentuata: cioè Amsterdam c Bruxelles, dove il livello dei prezzi era alla fine dell'ottobre scorso inferiore a quello del 192(1 o dal 192S rispettivamente. Ma a Londra, dove, come dicemmo, le fluttuazioni sono stale più moderate che altrove, si è alla fine di agosto 1930 allo stesso punto che nel primo trimestre 1926; ed a New York stessa, nonostante tutto ciò che è avvenuto, si è ancora oggi a quotazioni su per giù uguali a quelle dell'inizio del 1927, cioè tli un momento in cui già si erano realizzati sensibili aumenti 6ui periodi anteriori. Infine Parigi, nonostante le non liete vicende finanziarie di questi ultimi mesi, ha visto ridotti [ma non distrutti gli aumenti verirì- catisi dal 1926 in poi, nonostante l'avvenuta rivalutazióne e conseguente stabilizzazione del franco. Lo stesso dicasi dei increati svizzeri. Conclusione una sola, ed è che ne.rinsieme dei fenomeni depressivi da cui è segnata la storia finanziaria di questi ultimi anni conviene pure porre in evidenza anche i limiti della depressione stessa-onde evitare esagerazioni inutili e dannose, e soprattutto onde trame norma per giudicare anche la portata c le ragioni dell'andamento delle nostre Borse, che evidentemente presentano una particolare situazione, rispondente alle nostre condizioni economiche, ma assai interessante e relativamente tranquilla. Perchè una cosa è necessaria in questi periodi di transizione: non nascondersi la realtà ma non renderla o figurarsela peggiore di quella che è. GINO OLIVETTI.

Persone citate: Gino Olivetti, Loewenstein