Tre arresti e cinque mandati di cattura per il fallimento della « Mirafiore »

Tre arresti e cinque mandati di cattura per il fallimento della « Mirafiore » Tre arresti e cinque mandati di cattura per il fallimento della « Mirafiore » Cuneo, 10 notte. Sono note ai nostri lettóri le disgraziate vicende finanziarie di una notissima ditta vinicola, la «Società Anonima Miraflore Vini Italiani », avente sede in Alba; il nostro giornale ha pubblicato infatti, circa un mese fa, ampie notizie al riguardo. Si trattava della dichiarazione di fallimento della ditta da parte del Tribunale di Cuneo, che veniva a chiudere ingloriosamente e malinconicamente l'esistenza di una azienda, in altri tempi famosa anche fuori d'Itaila e circondata di grande credito. Tale dichiarazione di fallimento ha ora un seguito non meno clamoroso, nell'arresto degli amministratori della Società, sui conto dei quali sono risultati gravi elementi di colpabilità. Disastrale «mminlstrazionl La Società Anonima Miraflore si formava nel 1919 con un capitale di circa otto milioni, assorbendo la Casa di produzione vinicola di proprietà dei conti Miraflori e avente i suoi stabilimenti a Fontanafredda d'Alba, le tenute dell'Opera Pia Barolo e ausile di Greve del Chianti. Nel 1925 passò in proprietà di un gruppo facente capo al cav. Tartara. Gli affari della Società non furono, a quanto pare," cosi prosperi ed estesi come la molta pubblicità poteva far supporre, ma certo e cose peggiorarono quando, nel 1926, usila Società subentrò un nuovo Consiglio di amministrazione, composto dall'ing. Paolo Attillo Messina, ora quarantenne, abitante in corso Giovanni Lanza, il rag. Augusto Terracini, trentenne, il comm. Gionata Fassio e l dottor Carlo Caldi. Il Messina era riuscito, con una somma relativamente esigua, ad impadronirsi della quasi totalità delle azioni della Miraflore. Le sorti dell'azienda sono andate di male in peggio, e la detta amministrazione è stata sostituita da un'altra, composta dal cav. Bernardino Crcseti, presidente, rag. Luigi Petronl di Torino e cav. Ellena, di Mondovi, consiglieri. Ma l'auspicato miglioramento non si è verificato, e allora, allo scopo di raggiungere analmente una soddisfacente sistemazione, il 27 maggio scorso una assemblea di azionisti nominava amministratore -unico il comm. ing. Mario Fossati della nostra città, indicato alla assemblea dalle superiori e competenti autorità. Compito principale del nuovo amministratore era quello di escogitare ed attuare le possibilità di salvataggio della Ditta. Egli infatti ha cercato di concludere accordi con gruppi finanziari disposti a rilevare l'a zienda tacitando col ricavato la massa dei creditori. A tutta prima la cosa è parsa fattibile. Al 30 giugno, infati, dalle scritturazioni esistenti sui registri lasciati dalle vecchie amministrazioni, risultava un attivo di circa milioni e mezzd, contro un passivo di 15 milioni, ivi compreso il capatale ociale di circa 8 milioni; di guisa he, con la perdita di questo capi ale sociale, l'attivo esistente poteva coprire il passivo. Le oenolusloof del cantore Ma l'esame della contabilità, iniiato e condotto con grande oculatezza dall'ing. Fossati, ha rilevato che la siuazione economica dell'azienda non orrispondeva alle cifre lasciate dalle uscenti amministrazioni. Di conseguena, l'amministratore unico il 5 dicembre scorso presentava un bilancio dal quale risultava un attivo di 22 milioni irca contro un passivo di 31 milioni, avvertendo però che tale bilancio poeva non rispecchiare la reale situaione, in quanto egli non poteva fare un completo ed esauriente esame dele false e dubbie scritturazioni. E di atti secondo informazioni ulteriori, embra che l'attivo sia venuto restringendosi in 7 od 8 milioni, contro un passivo di oltre 20 milioni. Una Importante dichiarazione fatta alla detta assemblea dall'ing. Fossati è stata — come si ricorda — quella on la quale esprimeva la convinzione che un certo numero di creditori veTso la Società, per circa 11 milioni omplessivamente, non fossero che apparenti creditori. Egli riteneva che i fossero avallati col nome della Soietà 11 milioni di debiti privati di qualche amministratore. Come è facile immaginare, con una lmile disastrosa situazione l'ing. Fosati non ria potuto condurre a termine l suo compito di salvare l'azienda dal disastro, in quanto non si è più rovato alcun gruppo finanziario diposto ad entrare in trattative. Periò l'amministratore unico rassegnava il mandato ricevuto e presentava stanza di fallimento presso il Tribunale di Cuneo, che, come si ricorda, pronunciava sentenza di fallimento il giorno 6 dicembre scorso. Il curatore del fallimento, rag. Gi lodl di Cuneo, e 11 giudice delegato del falUHnento stesso, aw. Felice Paris, si sono subito accinti al non liee nò tacite compito di appuUre, at¬ traverso la babelica contabilità, in cne modo la Società Miraflore è stata amministrata rial 1925 in poi. Come si supponeva, essi hanno riscontrato Siavi irregolarità nel bilanci, Dal 1925 incominciano al danni dela « Miraflore » le manovre di un gruppo di speculatori, manovre che si esplicano sta mediante passaggi del pacco delle azioni, sia mediante una ortiflciosa situazione creata con interferenze tra la « Mirafiore » stessa e altre Società, i cui dirigenti sono gli stessi amministratori della « Mirafiore >. E' sorto cosi un legame tra In Mirnnorp », la Siat (Società Imprese Agricole Toscane) e la Fondiaria Regionale Piemontese, di cui era amministratore delegato l'ing. Messina, resosi acquisitore della « Miraflore • dal cav. Tartara nel dicembre 1920. Il 1927 ranp-esenta un neri odo di sfrenata speculazione e di irregolarità amministraiva. La contabilità deH'nzionda è non solo difettoso, ma mancante. Non si formano più bilanci e 1 consuntivi hanno le ultime pagine in hianco. Si giunge cosi alla situazione finale con un « deficit » di circa nove milioni. Gli arresti a le perquisizioni Il curatore del fallimento dott. Glriodi ha» presentato al giudice delegato avv. Patris due relazioni, rispetivamente il. 13 e il 23 dicembre, in cui le responsabilità sono delineate nelle loro principali emergenze. La se conda relazione conclude in questi termini: « Il fallimento della Soc. An. Mirafiore Vini Italiani • rivela gli estremi della bancarotta fraudolenta a carico di alcuni ex-amministratori che risultano solidalmente responsabili per avere i medesimi cagionato con 'dolo, e in conseguenza di operazioni dolose, il fallimento della So cietà». In seguito a ciò 11 giudice istruttore del Tribunale di Cuneo avv. Aquila, su richiesta del Procuratore del Re il 5 corr. spiccava mandato di cattura con ro Tartara cav. Romualdo, fu Francesco, nato il 12 febbraio 1877 ad Alessandria, domiciliato a Isola Sant'Antonio (Tortona), Messina ing. Paolo Attilio di Paolo, nato 1*11 maggio 1891 a Palazzolo Acreide, residente a Torino, Terracini rag. Augusto, fu Mose, nato il 30 maggio 1895 a Torino e ivi residente, nonché contro il comm. donata Fassio di Torino e dottor Carlo Caldi di Torino. Dei 5 mandati di cattura, due, queli riguardanti il Messina e il Terracini, sono stati eseguiti a Torino. Infatti, come abbiamo già pubblicato, il gr. uff. Gionata Fassio e il rag. dottor Carlo Caldi sono da tempo latitanti perchè colpiti da precedenti mandati di cattura per altre malefatte. L'ing. Messina e il rag. Terracini ono stati arrestati entrambi giorni fa, e precisamente mercoledì mattina, 7 orr., dal commissario dottor Rampi no, comandante interinale della nostra squadra Mobile, accompagnato dal commissario Abeille della Questura di Cuneo e da alcuni agenti. Gli uomini della legge si sono presentati di buonissima ora — alle 5,30 — nell'aloggio dell'ing. Messina, che abita in una villletta di corso Giovanni Lanza. L'ingegnere era ancora a Ietto. Egli ha ascoltato con relativa tranquillità a comunicazione del mandato di catura e, vestitosi, ha seguito 1 funzionari in Questura. Gli stessi funzionari ed agenti, vero le 7, si recavano in casa del rag Terracini, in via Della Rocca -4. Anhe questi era in casa, e il suo aresto è stato alquanto più movimentao. 11 Terracini ha dimostrato sorprea e dolore, e ad un dato punto ha ccusato tale accasciamento da essere ul punto di svenire. Rinfrancatosi poi, dopo avere salutato con effusione i famigliari, ha accompagnato il funzionario in Questura. In entrambe le abitazioni dei due rrestati si sono avute laboriose e di igenti perquisizioni. Particolarmente unga è stata quella nell'alloggio del Terracini, giacché sembra che i funionari abbiano durato fino alle ore 14 nello spoglio dei documenti. I due arrestati, negli interrogatori ui sono stati sottoposti nella stessa iornata dell'arresto, si sono difesi viacemente. Particolarmente strenua è tata la discolpa del proprio operato a parte dell'ing. Messina. I due arrestati la sera stessa sono tati tradotti alle carceri di Cuneo, a isposizione di quell'autorità giudiiaria. Essi hanno scelio i loro difenori: l'avv. Ettore Magliola è il parono dell'ing. Messina e. l'avv. Villaruna quello del rag. Terracini. II terzo arresto è avvenuto nel Toronese. Mentre il commissario Abeille ella Questura di Cuneo coadiuvava commissario Rampino negli arresti i Torino, il commissario Costa si reava a Tortona, ove il 7 corr. arrestaa in frazione Isola S. Antonio, comune i Sale, il cav. Tartara, che pure era radotto a Cuneo e rinchiuso in carere, a disposizione dell'autorità giuiziaria.