Il rapporto al Capo del Governo

Il rapporto al Capo del Governo Il rapporto al Capo del Governo Roma, 8 notte, A S. E. il Capo del Governo è per- venuto il seguente rapporto da par- te dell'on. Balbo i; Dopo 18 ore di volo sull'Oceano il tricolore, che era stalo ammainato a Tìolama al momento della partenza, sventola sopra dieci idrovolanti a Natal, sulla costa brasiliana. I preparativi « Riassumo brevemente a Vostra Eccellenza le fasi della traversata. Jl l.o gennaio gli apparecchi erano pronti ' a partire. Era stala fatta loro una toilette sommaria. A bordo tutto ciò che non era strettamente indispensabile era slato eliminato: paioli, ancore, cime. Oltre agli strumenti di .navigazione e alla massima quantità di carburante, doveva restare a disposizione dei Iransvòlatori soltanto un'ancora galleggianti per diminuire la deriva in caso di forzato ammaraggio. Erano insomma apparecchi nudi, con un carico di carburante sufficiente per. oltre venti ore di volo. Avevo, deciso di anticipare la partenza fissandola per la sera del 3, quantunque fosse luna piena soltanto il i. La partenza doveva avvenire alle 22.30. Invece il direttore dei nostri servizi meteorologici esplicitamente mi dichiarava che conveniva attendere ancora un giorno o due perchè la situazione generale dell'Atlantico stava rimettendosi sulla base del regirm degli alisei. Rinunziai quindi a partire il giorno 3 e lasciai invariato, secondo l'antico programma, l'ordine di decollo per le ore 22,30 del giorno 4. Le navi della divisione navale dal-' l'Oceano mi fornirono durante tutto ti giorno 4 notizie non pessime sulle condizioni del tempo. I bollettini davano cielo coperto quasi dovunque, una certa visibilità, qualclie pioggerella minuta e grossi piovaschi all'orizzonte, che avrei incontrato nelle prime ore della notte. Si verificava una situazione nuova e pressoché sconosciuta sulle coste africane. La zona delle calme equatoriali, che avremmo dovuto trovare dopo otto óre di volo, cioè quando ormai sarebbe stalo giorno per la caduta delValiseo ed il sorgere del vento del Sud, si era spostata verso nord, coprendo il cielo di cumuli e di alti strali e determinando frequenti precipitazioni. La decisione « Il giorno seguente, cioè nella notte fra il 5 e il 6, la situazione restava invariala per quanto lievemente migliorata. Disognava affrontare., l'improvvisa e pericolosa condizione del tempo. Ma se questo fosse rimasto eguale per altri tre giorni ci avrebbe sicuramente ■ impedito di fruire dei vantaggi della luna; non vi era dunque neppure possibilità di aspettare col rischio di trovarsi su quei margini estremi di navigabilità che ci avrebbero costretto ad affrontare la traversata in qualunque condizione con un rischio ancora maggiore. Ecco perchè, approfittando immediatamente dei bollettini che non mi segnalavano pioggie per le prime sei ore di volo, decisi la partenza per la notte medesima del 5 e spostai l'ora del decollaggio dalle 11,30 alla. 1,30. Almeno durante le ore del volo notturno avremmo avuto un tempo meno difficile. Prima di decollare tutti gli aviatori avevano indossato la camicia nera, che i giovani fascisti attraverso Giuriati avevano regalato ad ogni pilota. La camicia nera era il simbolo della volontà fascista di vincere questa battaglia a bandiera spiegata « Il carico per il decollaggio era fissalo in 4GO0 chili superiore quasi di un terzo ai caridii massimi allevati da idrovolanti di mille cavalli ( iy zone equatoriali nelle precedenti traversate dell'Atlantico. Il giorno 2 nell'ora più calda a Bolama con as- soluta calma di vento avevo ordinato una prova con <ìG00 chili ed essa era splendidamente riuscita. Quel che era stato possibile di giorno, doveva essere più facile di notte, quando la temperatura si abbassa. Avremmo poi avuto l'aiuto eventuale della brezza. Tuttavia non mi nascosi le difficoltà che avevamo davanti. Alzarsi a volo in una notte di foschia (con un simile carico, rappresenta la impresa più difficile per un idrovolante. Prima della partenza avevo tuttavia chiamato a rapporto gli equipaggi per le ultime istruzioni e raccomandazioni. Jl saluto della Guinea portoghese fu commovente. « Il Governatore ed i funzionari, che, ci. avevano usato tante cortesie durante la nostra permanenza a Bolama, al di là delle éetóglienze anche calorose di una ospitalità convenzionale, vennero personalmente a portarci gli auguri a bordo dell'Alice, poco prima dell'imbarco. • Inìzio tempestoso « Debbo aggiungere a V. E. che all'ultimo momento cedetti alle preghiere dei comandanti dei due apparecchi-officina, il capitano Donadelli e il tenente Teucci. e concessi loro di partecipare all'impresa. I loro apparecchi sono slati rapidamente scaricati del materiale ed approntali per il volo oceanico. Invece dei serbatoi supplementari avevano imbarcalo latte di benzina, come avevano fallo altri apparecchi della crociera per perdite verificatesi nei serbatoi. Decollammo squadriglia per squadriglia, la mia è la nera, cioè la prima. Non fu possibile così vedere il dislacco di tutti ali apparecchi. Notai solo che Valle, dopo un vano tentativo, aveva tagliato i motori e si era avvicinato alla riva, dove poi scaricò benzina imbarcata oltre il carico fissato, per ripartire dopo un'ora e mezza e compiere un bellissimo inseguimento, tanto che raggiunse la formazione sulle coste brasiliane, « Erano esaltamente le 1,29 di Greenwich. Il decollo fu ollremodo difficile per la nebulosità dell'atmosfera e per il cielo coperto da alti strati che rendevano invisibile l'acqua. La luna era completamente velata. Ci alzammo, e una volta in volo, nel buio quasi perfetto, incominciammo una vera navigazione scientifica sulla base dei soli strumenti di bordo e specialmente dell'altimetro, dell'indicatore di velocità e di quello di virata. Per la rotta non ero assolutamente preoccupato, perchè l'addestramento degli equipaggi era all'altezza della prova eccezionale che slavamo-per affrontare. I piloti avrebbero saputo'mantenere la rotta giusta anche se le nubi avessero impedito, durante tutto il viaggio, di prendere i rilevamenti sulla luna e sulle stelle. L'eventuale deriva poteva essere benissimo calcolata con le fumate galleggianti luminose. Fu così infatti. Possiamo dire die mai in sei ore potemmo vedere un pezzo di cielo sgombro. Subito dopo l'isole di Orango, a 90 chilòmetri da Bolama, l'Oceano- si mostrò minaccioso. Non solo non si vedeva il cielo e lo specchio dell'-acqua, ma densi cumuli ci chiudevano di tanto in tanto l'orizzonte. Tuttavia la formazione si mantenne compatta. Navigammo in formazione di squadriglie a cuneo. Abbreviai ha distanza fra gli apparecchi per rendere più facile il collegamento visivo, attraverso i fanali di via. Il sinistro di Bolama ci Le prime luci di un'alba livida e fosca comparvero verso le 7,30 gmt. dopo sei ore di volo. Gli apparecchi si comportarono stupendamente, V S. 55 ha doli di stabilità che non ho conosciuto in alcun altro aero- plano. All'alba feci l appello degli non avendo alcuna possibilità di ve derc la superficie marina. Anche i nelle ore susseguenti, la navigazio- apparecchi e in dieci risposero. Fu allora che inviai un radiotelegramma a V. E. per darne comunicazione. « Mi risultavano rimasti a Bolama due apparecchi, ma non riuscivo a sapere le ragioni del loro mancato decollo. Più tardi il min radiotelegrafista mi portò un messaggio del comandante Ilari che mi informava di un incidente allo Ireca. Il capitano Recagno, dopo aver felicemente decollato, per una perdita di velocità che avviene facilmente con un carico cosi eccezionale, aveva toccalo nuovamente acqua, perdendo completamente lo scafo, che si era immediatamente incendiato. Lande di soccorw giunte subito sul.poeto avevano permesso di salvare i due piloti ed il radiotelegrafista. Purtroppo invece il motorista, sergente maggiore Fois, era scomparso. Bisogna ascrivere questo incidente a quei fatti imponderabili eie in aviazione si verificano quando si raggiungono i Umili della possibilità. Nel decollo con massimo carico basta un attimo per perdersi. Quando il pilota si è slaccalo dal mare e si indugia un istante per tentare di vedere lo specchio dell'acqua assolutamente invisibile, viene preso da strane sensazioni che possono portare a quella impercettibile manovra sbagliata che significa la perdita dell'apparecchio e dell'equipaggio. > « Il comandante Ilari mi comunicava inoltre die l'apparecchio Boer comandato dal. capitano Boer, avente a bordo come secondo pilota il te nenie Barbacinti, come motorista il sergente Nenzi e come radiotelegrafista il sergente maggiore Imbastari, pochi minuti dopo il decollo, per cause sconosciute, ma che, data l'abilità eccezionale dei piloti, non po tevano attribuirsi al poco ma sensibile errore di manovra, aveva nuovamente toccalo acqua incendiandosi e scomparendo in brevi secondi. Tutto l'equipaggio era andato perduto. Questo grave incidente credo possa attribuirsi ad un corto circuito formatosi a bordo. La cosa è relativamente facile, dati gli impianti di illuminazione per i fanali di via, e per la cabina piloti e l'impianto radiotelegrafico. u Opiniamo che V. E. ricorderà come nel colloquio di cui a Palazzo Venezia, prevedessi in questa impresa una perdita di tre apparecchi su dodici. L'inesorabile fatalità ha voluto die la percentuale — uno su quattordici — poiché l'apparecchio Ireca è stato recuperato dalla nave [nostra Alice — sia rimasta al disotto delle previsioni che non erano che prudenziali. Verso la vittoria « Il volo della squadra durante le ore del mattino è continuato più calino. La temperatura dei motori che, durante i decolli, non aveva mai superato gli 80 gradi, rimase tale anche sotto l'Equatore. Le formazioni si sono allargate 'di. giorno per poter più rapidamente superare i piovaschi violentissimi che- sono stati innumerevoli in tutta la seconda parte del volo. Si susseguivano a intermittenze brevi, continue e quasi simultanee avvolgendoci in un velo denso a. cui la nube faceva lult'uno col mare. All'approssimarsi del piovasco e prima di attraversarlo, ogni pilota- verificava '■ la quota sull'altimetro, e per lutto il tempo del rovescio d'acqua, la manteneva ne non ha presentalo difficoltà insn- perabili. « Dopo 9 ore di volo ho ricevuto un S.O.S. lanciato dall'apparecchio Ibais. Il suo comandante, capitano Baistrocchi, ammarava sull'Oceano comunicandoci la sua posizione. Sapevo che tanto Baistrocchi quanto Gallo, secondo pilota, erano ottimi marinai e continuammo il volo trasmettendo immediatamente alla Divisione navale il punto che Baistrocchi aveva segnalato. Fu infatti inviato sul. posto il Pessagno die prese a rimorchio l'apparecchio. L'ammaraggio era dovuto alla rottura del radiatore. « Pia lardi, quando ci trovammo a 600 chilometri da Noronha, il comandante Donadelli ci avvertì per radio che era rimasto senz'acqua per la rottura del radiatore, e che ammarava con la speranza di utilizzare acqua rriàrìnfl e di giungere fino « Nownha. Senohchi non riuscì a riparare e la Divisione navale inviò il Da Noli a rimorchiare l'apparecchio. Nelle ultime tre ore della traversata, il vento, die si era mantenuto debole durante tutto il volo, rinforzò notevolmente da sud-ovest, ostacolandoci la marcia. II continente! « Tuttavia dopo 15 ore avvistammo l'isola di Noronha, e dopo 18, il profilo del continente americano. Siamo passali su Natal nella nostra formazione di cuneo, ed abbiamo ammarato alle 19,30 di Greenwich, accolti entusiasticamente dalle autorità brasiliane, dalla stampa e sovrattutto dal popolo, tra il quale erano molti italiani commossi come noi, e forse più di noi. u Debbo segnalare a V. E. il contegno ammirevole della Divisione navale e del suo Capo, ammiraglio Bucci, che è rimasto sempre in contatto radiotelegrafico con me, ed lia aftvppcsdvspmseguilo ansiosamente il volo dandoci -ancora una volta la prova della fra-ltemila delle forze armate d'Italia. Gli equipaggi degli idrovolanti sono slati superiori a se stessi, degni della impresa dura che dovevano affrontare e della fiducia che la Patria aveva in loro riposta. Il mio Stalo Maggiore e cioè il generale Valle, il maggiore Longo e specialmente l'instancabile tenente colonnello Maddalena, mi ha magnificamente coadiuvato. La traversata ci ha messo di fronte a difficoltà che soltanto in parte votevano essere prevedute e di cui cerio non era prevedibile la misura e la intensità. Essa ha richiesto l'impiego integrale delle forze fisiche e delle forze morali di ciascuno di noi. Sono fiero di averla compiuta ed i miei Camerati lo sono con me. I Caduti appartengono alla schiera degli Eroi che si immolano per accelerare il ritmo delle conquiste umane. Ora gli apparecchi attendono di fare il balzo finale verso Rio de Janeiro, ultima tappa segnata da V. E. alla nostra eroderà. Viva l'Italia! ■ «F.to: ITALO BALBO La risposta di Italo Balbo al plauso del Re Porto Natal, 8 notte. Al telegramma inviato da S. M. il Re Vittorio Emanuele 111 al Ministro dell'Aeronautica, S. E. Balbo ha così risposto:'. • La parola di V. M. è il miglior titolo di orgoglio per i soldati d'Italia che trasportando oltre oceano l rotori della patria hanno sentito durante l'aspraimpresa battere-col loro il cuore del Be vittorioso •.