Il Natale dei bisognosi confortato dalla solidarietà fascista

Il Natale dei bisognosi confortato dalla solidarietà fascista Il Natale dei bisognosi confortato dalla solidarietà fascista Il Segretario Federale e il Podestà distribuiscono i doni dell'E. 0. A. ai ricoverati nella Casa dell' ospitalità « Arnaldo Mussolini » == Un fervido plauso di S. E. Starace Ieri è giunto ad Andrea Gastaldi ed a Paolo Thaon di Revel il seguente telegramma di S. E. il Segretario del Partito Achille Starace, in risposta alla comunicazione fatta dal Segreta¬ rio Federale e dal Podestà dell'awenuta inaugurazione — presente Artu> ro Marpicati — della « Casa dell'Ospitalità fascista Arnaldo Mussolini »: « So che la Casa dell'Ospitalità Fascista è degna del nome che porta. Mi congratulo con voi e vi ricambio il saluto con molta cordialità ». E ieri, proprio, le Gerarchie fasciste torinesi hanno dato una nuova prova dei culto che serbano alla cara e bella memoria di Arnaldo, ritornando nella zia, dove attorno a lunghe tavolate sulle quali fumavano scodelle di zuppa, sedevano garruli e ridenti centinaia di bimbi. Molti, i più, torinesi, ma tanti altri , Casa ospitale che a Lui si intitola, per trascorrere quaicne ora della giornata ' o n a e à i o i e e o e u i e a e o oasi bo si segestrtococoe e Gagete noedgistrataOggelaConatalizia insieme con i più poveri, i più derelitti, « i fratelli che soffrono » come li chiamava con umanissimo linguaggio l'esemplare camerata scomparso. Con il Segretario Federale e con il Podestà c'erano anche la contessa Bice Barattieri fiduciaria dei Fasci Femminili, il segretario amministrativo della Federazione prof. Bertone, il direttore e il vice-direttore dell'E. O. A. cav. Brambilla e rag. Ducato, il segretario generale al Comune comm. Gay, il capo gabinetto del podestà comm. Gualco e il medico municipale del rione, dott. Carretto. Mamme e bambini Ricevute dal solerte direttore della Casa e degli annessi Ricoveri municipali, cav. Saputo, le Gerarchie — dopo;deaver reso l'omaggio di un istante di |raraccoglimento dinnanzi al busto di Ar-1 naldo Mussolini —, hanno cominciato j Gala loro visita dal padiglione dell'infan-1< sgiunti di lontano, quali dalla Francia (doe quali dalla Germania, dove i babbi \>\ lavoravano fin che la crisi non chiuse quelle fabbriche e disperse le mae- vesilocunviinlusempachRie Dòsuapstranze per ogni parte: le italiane ritornate in Patria, nell'Italia pur Tempre materna che assicura un pane e un tetto a tutti i suoi figli. Accanto ai piccoli, a gruppi, le mamme, già fatte amiche dalla serenità familiare del luogo ospitale, le une alle altre rievocanti le proprie vicende. Ma una mamma — giovine donna di Torre Annunziata — non ha tempo da dedicare in chiacchiere, tutta Intenta a vigilare i tre vivacissimi figlioletti, dagli occhi grandi e irrequieti e neri come di saraceni, dalla pelle bruciata dal sole di Bengasi. Giunti, tutti e quattro — mamma e figlioli — da Bengasi ier l'altro, dopo uno sciagurato incidente che costò la vita al capo famiglia — un bravo operaio marittimo — e qui ospitati e protetti dal Fascismo torinese, intanto che altri tre figlioli, più grandicelli, sono già stati accolti, a cura del Governo fascista, in regi convitti. E sono qui, anche, le più neglette dalla sorte, le ragazze-madri, foi-3e vittime di umana nequizia, timide silenziose, assorte nel pensiero, triste rella tristezza odierna, di lontani felici Natali. Ma i bimbi, questi fiori innocenti della vita, creature fresche come il mattino, non sanno di dolori o non li ricordano. Schietta spontanea comunicativa è la loro letizia, contenti di trovarsi lindi negli abiti rinnovati, ristorati dal tepore della stanza luminosa, dai buoni e abbondanti cibi. I poveri benedicono il Duce Quando appare Gastaldi, che saluta l'infantile raccolta con un largo paterno sorriso e un sonoro « Buon Natale, bambini! », essi balzano in piedi e gli si fanno incontro ricambiando l'augurio con un festosissimo grido che scaturisce dal vivo delle anime: « Viva il Duce! ». E' il medesimo saluto che sentiremo in ogni camerata, dalle labbra di operai disoccupati, di vecchi indigenti, di er povere vecchie donne; il grido della ri il j conoscenza vibrante e devota di quanva mr il ooeuo na di to lo va e di ro ue o, olilaurò of- ti, dimenticati da tutti, il Duce solo non dimentica, e per la volontà generosa e prowidenzi ile di Lui trovano un sollievo ai troppi bisogni, un conforto alle dure afflizioni. Quattro giovani fascisti hanno recato frattanto due grcsse ceste colme di tavolette di cioccolato. Andrea Gastaldi e il Podestà le distribuiscono personalmente ai piccoli ospiti della Casa della solidarietà fascista (non è questo di solidarietà, il suo vero nome?), fra esplosioni di gioia del piccolo mondo infantile, beatamente goloso e avido del modesto agognato dono.. Tabacco natalizio. Per visitare gli altri refettori, riservati agli adulti, il Segretario Federale e il Podestà passano e sostano nelle pulitissime ampie cucine. Sui fornelli In capaci pentole cuociono le vivande eccezionalmente ricche e scelte che la Ca- distribuisce nel giorno del Santo Natale: Minestra di pasta e verdura con trippa, arrosto con contorno di patate fritte; mentre già sui tavoli sono stati disposti le fiaschette di vino e le frutta e i pani. I cuochi sono essi stessi ospiti della la, veca aai.furono nel loro bei tempo. Oggi ripa, |gano cosi, mettevo a profitto di tutti ta: la loro bravura—'e magari si potes- mstsppasenopomnodaSaserutasovelevequpvceppSmpnnfecCshdflauuctfidtpsletèdtlbepidiCasa. Cuochi per mestiere veramente sero sbizzarrire in piatti difficili! —, la generosità dell'Ente assistenziale. Andrea Gastaldi e Paolo di Revel distribuiranno a tutti i ricoverati sigari toscani, sigarette o pacchetti di tabacco per i fumatori di pipa. Tanto vale cominciare da questi operosi ricoverati, e poiché uno di loro « non ha il vizio » e confessa di preferire... le caramelle, Gastaldi gli regala una moneta d'argento perchè si compri caramelle quante voglia... Nutritissimi, caldi applausi accolgono i visitatori nei numerosi refettoril; ed è veramente toccante considerare la gioia che l'atto umano, solidale, fascista insomma, dei capi reca ai ricoverati. Sigari e sigarette sono un dono tanto più gradito in quanto inatteso. Ognuno trova una frase, una parola gentile cordialissima per testimoniare la propria gratitudine. Come nelle novelle di Maupassant ;del Re, « '1 pare dij Italian », e alla ca|ra memoria di Arnaldo Mussolini, 1 Infine ringrazia — a nome di tutti — j Gastaldi : « ... A lo rlngrassiò d' cheur 1< so... inquilin - sia giovò o vej; i grand rEncstcqtovosesststmsc (domo, al quale il Segretario federale e \>\ podestà stringono calorosamente la Ma ecco, nel piacevole frastuono, un vecchio alzarsi a reclamare un po' di silenzio. Ha una bella faccia espressiva, occhi intelligenti. Ma non pronuncerà un discorso; ben altro ha riserbato lì visitatori e ai compagni: un sonetto,{jin piemontese — si capisce — poiché |flui è di Sam.ghano. Anche qui, il primo pensiero, come ssempre. è per il Duce: « ...L. Grand Om, smandà dal Gran Destili - Per pie le tpari; ai bravi sitadm - Ch a 1 è adora e pche '1 Popol ai veul bin - Ch a va con mRich e Pover semper nteis! » sPoi il poeta innalza i voti alla maestà tcssrdcgsdlttce le masnà - a augurò a Gastaldi un Dòn Natal ». Pochi « fini dicitori » — è lecito presumere — avranno mai riscosso tanti applausi quanto il bravo Giacomo An- a , i l o i o o i a o a o o re le li de la to ra ano le la a, tti s- mano. Chiediamo all'Andorno quale mestiere abbia fatto in gioventù. Ci risponde come un personaggio di Maupassant: — Veramente, signore, ho sempre trattato con le Muse... C'è appena un'ombra di orgoglio, non di superbia, nel suo accento, e un po' di malinconia nello sguardo. Poi, aggiunge, forse perchè non siamo riusciti a nascondere del tutto la nostra sorpresa: — La poesia non dà da vivere, perciò facevo il falegname. Sa, è la vita... Un sorriso gli allarga la bocca e disegna sulle guance una rete di piccole rughe. Forse, senza il Fascismo, questo poeta-falegname tenderebbe la mano sulla soglia di una Chiesa. Invece è qui, povero, ma con almeno un pane e un letto sicuri. La sua tristezza di poveruomo illuso e deluso, ansioso di conquiste troppo alte per lui, si è ormai placata in un sorriso mite. Nel suo verso rozzo e povero, c'è almeno la luce di una grande verità: l'amore del popolo per 11 Duce paterno: « ... '1 Popól ai veul bin! ». (( Viva il Natale del Duce! » Non bisogna credere che il poeta di Savigltano sia il solo artista della comunità: ce ne siamo accorti appena posto piede nel cortile dove erano riuniti oltre trenta ricoverati che dovranno ricevere dalle mani del Segretario federale una gratificazione speciale per certe loro prestazioni a favore della Casa. Nel cortile, dunque, ignoti artisti, servendosi di calce viva e di sabbia, hanno composta una grande scritta che dice: «Viva il Natale del Duce! ». Un fascio littorio sovrasta le parole e ai lati sono figurati strumenti di lavoro — un martello, una cazzuola, una vanga, un piccone —, e profusi, quasi una cornice, fiori varii e vaghi d'attorno. Opera d'arte, senza dubbio, e istintiva, armoniosa nel disegno quanto efficace nel significato, ornamentalmente decorosa, e non dovuta — com'è subito evidente — ad uno solo, — ma a più artieri, testimonianza anche questa dell'immediato favore raccolto dall'idea che sarà stata lanciata da uno e tutti vi avranno plaudito. Quando chiediamo i nomi degli autori, la risposta, da più parti insieme, è la stessa: — Noi. — Noi, vale a dire tutti quanti, poiché di tutti è l'intenzione, il desiderio di rendere quel l'omaggio al Duce, espresso nel simbolico quadro e nelle parole ingenue e tuttavia cosi significanti; parole che parlano al cuore. Fra gli uomini schierati, c'è uno che indossa la camicia nera. Sulla camicia nera spicca una medaglia: una di quelle medaglie non regolamentari che un tempo portavano i fascisti per indicare il numero delle loro « campagne », l'anzianità dl squadra. Costui — l'abbiamo subito riconosciuto — venne al Fascismo nel 1922, ma prima della Marcia. Modesto operaio, servì con lealtà e con fervore l'Idea che aveva acceso fiamme dl fede nel suo giovane cuore. Dolorose vicende familiari e personali gli hanno tolto poi la sana felicità del lavoro. Ora è qui, in attesa del « posto », del ritorno all'of- —mpidlccamrstmCrslSanustivgribdsrdsl..te noma, che non tarderà: è qui con Su altri e come gli altri, non chiede nulla di più o dl meglio. Solamente stamani ha chiesto di Indossare la camìcia ne- ra. Ed estate lui a lanciare il triplice Eja per il Duce, cui gli altri tutti hanno risposto con un alala di tuono, voce dell'anima. « A tutti » t Altri vi sono che al viso e ai modi si capisce gente nata in qualche agiatezza. Uno ha viaggiato il mondo e conosce cinque lingue. Come mai è qui? Davvero si ripensa alle parole lette chi sa dove, chi sa quando ogni uomo è un romanzo vivente. Talvolta un dramma. Che qui non sono ospitati solamente disoccupati a causa della crisi del mondo, ma poveri e bisognosi per mille cagioni e da una sorte irosa perseguitati. Quante « questioni personali » contro l'arcigna Fortuna! E quanti misteri! Ma la solidarietà fascista non ha solamente grandi braccia; casto e gentile è 11 suo cuore. Essa non chiede i motivi del dramma, si accontenta di sanarne le ferite. Essa, a chi invoca soccorso non domanda: — Chi sei?; — didainl'usaIstezagltoritocnK' sountidadelu{j^ani: «L'assistenza |fatta a chiunque ». Ai ricoverati raccolti nel cortile — sono trentatre — Andrea Gastaldi di stribulsce miiieclnqiunta lire. Si trat ta dl operaii artigiani, — artigiano im provvisato> plu d.UI10 _ che Si sono meritata la speciale gratificazione pre stando efficace aiuto agli operai addet- ti aUa costruzlono della Casa. Il pie- colo regalo m danaio — che riesce così visibilmente gradito — è un giusto segno del riconoscimento che la Federazione fascista ha fatto della loro disinteressata fatica. Gli applausi, gli evviva dei beneficati, raggiungono ancora il piccolo gruppo delle autorità mentre varca la soglia dell'ultimo padiglione, quello delle donne. landaesmseotmle basta sapere ch e un uomo senza ; e tetto e senza pane. La sua legge sta citutta nel monito breve e magnanimo : tipche un giorno il Duce ha dettato agllia&deve essere I?a'lePo a e e e Vecchie donne Sono vecchie, qualcuna vecchissima — queste povere donne. Ma il momento è particolarmente ben scelto per far loro visita: stanno sorbendo il caffè. Perfettamente, il caffè. Andrea Gastaldi ha voluto che anche a loro giungesse il dono di Natale. II cioccolato ai Dimoi, il caffè alle vecchie donne. La vecchiaia è per certi aspetti un ritorno — benché tristissimo — all'infanzia; quando non si spera più è un po' come quando non si spera ancora. Senza dubbio, la golosità — gioia così puerile — è generalmente comune alle, due età opposte. Che occhi gioiosi, dinanzi alla chicchera colma della bevanda profumata! Se negli altri padiglioni le manifestazioni dl gratitudine erano state calorosissime, qui sono indescrivibili. Il Segretario federale e il Podestà sono addirittura assediati dalle povere donnette benedicenti. . Ma il Segretario federale ha ancora un dono da fare alle ricoverate: a ciascuna un pacchetto di tabacco da fiuto. La sorpresa e il piacere esplodono in ringraziamenti, in battimani, in evviva. Con tutte, una ad una, si intrattengono affabilmente i gerarchi C è chi riepiloga una lunga vita di triboli, l'ab bandono del marito, l'abbandono più doloroso dei figli. Qualche lagrima scende dagli occhi stanchi sulle gote rugose. Ma intanto, in un angolo, una donnetta si rimira nel cerchio di uno specchietto tascabile; Dà, con mano lieve ed esperta, uh colpetto al parrucchino che le era andato di traverso. Adesso si giudica in ordine, presentabile, e sorride soddisfatta di sè. Dalle finestre aperte entrano fasci dl luce. Una vecchia dice : « Ho visto tanti Natali, non ne ricordo uno con tanto sole ». Allora escono tutte nel cortile, al caldo al sole. Chiacchierano, ridono, smemorate; sembrano confidarsi l'una all' altra che la vita non è poi tanto brutta, quando c'è un cosi bel sole, una tazzina di caffè e una presa di tabacco... Ora il Segretario federale e il Podestà sì avviano per lasciare la Casa, inseguiti dal clamore di nuovi battimani. Sulla strada ci incontriamo con una squadra di bimbi — di quelli stessi che abbiamo visitato due ore prima nel refettorio — reduci dalla più prossima chiesa, dove hanno sentito la Messa, Dietro lo stuolo, c'è un vigile gruppetto di giovani mamme. I bimbi salutano i gerarchi gridando con quanta voce hanno: Viva il Duce! Anche le mamme inneggiano al gran de Capo e tendono 11 braccio nel saluto romano. ■< C. A. A. sanoquspmmtevicoprsaalblAa Ittae danedisonolatafedeUvoaitre chprtepcaGnratichdadvvprszcrliegbslfeLptpnspiplGstmnctsfan

Luoghi citati: Bengasi, E. O., Francia, Germania, Italia, Torre Annunziata