La tragica verità sulla morte del martire Lusina e i macabri trucchi delle autorità serbe

La tragica verità sulla morte del martire Lusina e i macabri trucchi delle autorità serbe Le gesta di Veglia e di Traù nelle dichiarazioni di Jeftic al Senato jugoslavo La tragica verità sulla morte del martire Lusina e i macabri trucchi delle autorità serbe Vienna, 21 notte. Per merito della Piccola Intesa le faccende balcaniche si sono talmente aggrovigliate che il discorso pronunziato stamane al Senato jugoslavo dal Ministro degli esteri Jeftic sui rapporti fra Jugoslavia e Italia va considerato come una continuazione dell'ultimo Convegno di Belgrado, C03Ì come i risultati del Convegno stesso vanno presi in esame, tenendo conto del nuovo dissidio fra Titulescu e Maniu. D'altro canto, nella tribuna del corpo diplomatico si notavano stamane al Senato belgradese (i resocontisti li citano per primi) i Ministri di Cecoslovacchia e di Romania, e questa è una ragione di più per vedere nelle dichiarazioni di Jeftic un avvenimento che rientra, bene o male, nel quadro della politica estera della Piccola Intesa tutta. Si aggiunga, per ultimo che il discorso è stato pronunziato mentre Titulescu ancora non aveva preso il treno: il Ministro degli Esteri romeno, che ieri ha avuto con Re Alessandro un colloquio durato due ore e che quindi è stato ospite a colazione del Sovrano, non può averlo ignorato. Ma non esageriamo l'importanza del dettaglio : forse Titulescu ha dovuto tollerare che Jeftic attaccasse l'Italia quasi presente lui, avendo egli impedito che l'italofoni a risultasse dal comunicato ufficiale della Conferenza. Le dichiarazioni di Jeftic Il Senato jugoslavo esiste da un anno all'incirca: la cosiddetta Costituzione del settembre del 1931 ne ha fatto uno strumento del regime e del Re. Nella vita politica del paese questo Senato, fino ad oggi, non ha però sostenuto nessuna parte. Jeftic ha colto pretesto dalle interpellanze di tre senatori per dire che il suo governo è rimasto sorpreso dalle manifestazioni antijugoslave avvenute in Italia, la cui impressione è stata penosa in tutta la Jugoslavia. Il governo jugoslavo — secondo il Ministro — « sempre animato dal desiderio di intrattenere con l'Italia rapporti di buon vicinato » si è sempre sforzato di impedire quanto potesse turbare simili relazioni. Dopo simile esordio, fin troppo diplomatico e convenzionale, Jeftic ha dichiarato che _"i italiani della Dalmazia costituiscono « una minoranza irrilevante e senza importanza » e che « i cosiddetti incidenti di Veglia e di Traù, che in Italia hanno suscitato tanta eccitazione, non sono stati di nessuna importanza e non hanno avuto nulla di drammatico ». Solo « una campagna malvagia » — egli ha' detto — poteva lasciarli apparire prodotto di una sistematica azione contro l'Italia, fatta di odio e di provocazioni. Jeftic nega che Carlo Lusina sia stato ucciso a Veglia da nazionalisti jugoslavi, e dice che Lusina è morto in conseguenza di un accidente durante una partita di calcio. Circa gli episodi di Traù, quantunque deplorevoli, nemmeno essi hanno importanza: è stato danneggiato il bassorilievo col leone di Venezia nelle mura della città; ma questo fatto non ha leso gli interessi morali o materiali dell'Italia in maniera da giustificare una protesta diplomatica. Qui il signor Jeftic ha incominciato a fare la voce grossa, dicendosi costretto ad esprimere la profonda deplorazione del governo jugoslavo per le parole « gravi e d imprudenti » pronunziate dal Senato italiano all'indirizzo della Jugoslavia, « parole le quali costituiscono nei rapporti internazionali una innovazione biasimevole senza precedenti ». « La dignità del popolo jugoslavo —■ ha proseguito Jeftic, invocando niente meno l'ausilio dell'articolo ispirato da Benes a Wickham Steed — non consente una polemica: in un'epoca nella quale si spartiscono alla leggera sulla carta popoli e Stati noi dobbiamo mantenere il sangue freddo, i nervi tranquilli, e l'occhio vigile. Questo risponde alla forza del nostro popolo e della sua prontezza a sacrificarsi per la libertà e per la tutela delle conquiste nazionali jugoslave. La Jugoslavia, che è sempre pronta a intese, desidera assolutamente e lealmente essere fra i difensori della pace per la quale essa ha affrontato e affronta sacrifici. Però, per comprenderci bene, nella difesa dei nostri più sacri interessi nazionali una simile politica di pace non può affatto significare che ci metteremo a testa china o con le mani in mano. La sincera e risoluta politica di pace della Jugoslavia, e la politica bene intesa del proprio progresso e dell'attività nel campo internazionale ». Dopo il Ministro degli Esteri, al quale non sono stati lesinati gli ap- plausi, hanno preso la parola alcuni senatori e fra costoro Banjanin, che ha attribuito all'Italia il « vano obbiettivo » di dividere i Croati dalla Jugoslavia: il senatore Banjanin farà bene, in proposito, a ricordare che il movimento per il distacco del-la Croazia dalla Serbia l'hanno ini. ziato i più tenaci avversari che mai l'Italia abbia avuti sull'altra sponda, e cioè i suoi connazionali Stefano Radic, nel frattempo accoppato daFalsità e insinuazioni „ . ... • . , ... . E passiamo al discorso del Mini- stro Jeftic : allorché un uomo di Sta-to responsabile dichiara privi d'ini- portanza incidenti che la stampa in- ternazionale ha biasimato come me-ritanoi vandalismi e le provocazioni,nessuna risposta corretta è possibi- le. Il signor Jeftic si basa sulle rasi- nuazioni e sulle falsità di WickhamSteed per fare a sua volta, dal ban- co del governo, delle insinuazioni e non si accorge che al tempo stesso proprio la Jugoslavia ed i suoi al- ,i ii ,j : leati mettono m pratica il revisioni-smo,.-riconoscendo che i vinti sonoormai esonerati dal pagamento delle nparaziom e traendone partito persottrarsi ai pagamenti di debiti di guerra. II signor Jeftic è poi di un ottimismo nel parlare della forza del suo popolo (ma quale popolo? Francesco Giuseppe, molto più sincero, soleva almeno dire « i miei popoli »), mentre qua e là nel paese scoppiano tófaS^ill non manifestano gioia popolare. Per noi, ripetiamo, il discorso del Ministro degli Esteri jugoslavo ha un certo valore unicamente ed esclusivamente perchè succede, senza soluzione di continuità alla Conferenza della Piccola Intesa, provocata appunto dalla Jugoslavia per diffondere allarmi in Europa. Però, nonostante tutte le apparenze del Convegno di Belgrado, la Piccola Intesa non è affatto uscita rafforzata: è già molto se si è salvata l'antica situazione. Ormai è evidente che Titulescu non ha potuto prendere nessun in* pegno perchè egli è partito da Buca rest in piena rotta con Maniu. Tele- grammi da Bucarest dicono che Maniu, dopo aver mandato in avanguardia Vajda Vojvoda da Re Carol, ha offerto le proprie dimissioni per il caso che la politica estera, la quale ha rovinato i rappòrti con la Polonia e peggiorato quelli con la Russia non abbia termine. Del pensiero di Maniu si rende interprete magari involontariamente il Coventul, accennando al pericolo dell'isolamento corso dal paese: a parte la tensione italo-jugoslava, il giornale fa notare che col nuovo Gabinetto francese è andato come Sottosegretario agli Esteri il noto revisionista Pierre Cot. Messo insieme con il riconoscimento del principio della parità da parte della Francia, questo sintomo indica chiaramente in quale senso si svolga un'evoluzione che nessun consiglio permanente della Piccola Intesa può servire ad arrestare. Il signor Jeftic ha sbagliato a parlar tanto forte. Ne possiamo soltanto dedurre che egli abbia voluto farsi coraggio. I. Z. Parole e realtà Roma, 21 notte. Alle dichiarazioni che il ministro degli Esteri, Jeftic, ha fatto oggi al Senato jugoslavo risponde brevemente stasera il Giornale d'Italia, osservando anzitutto la singolare coincidenza di argomenti e di parole fra Jeftic e un giornale cartellista francese, 1' Oeuvre. Il giornale poi aggiunge: « Non abbiamo intenzione di polemizzare con le sue dichiarazioni. Ci basta di rilevare il loro violento contrasto con la realtà. Suonano infatti per lo meno singolari le sue proteste relative alla volontà del Governo jugoslavo di mantenere ottime relazioni con l'Italia, e ai diritti eccezionali di cui godrebbero i pochi abitanti italiani in Jugoslavia quando ogni giorno è documentata V aggressività antitaliana favorita dal Governo di Belgrado, dai giornali serbi ispirati e da quelle organizzazioni politiche di terrorismo; e quando sono ben note le menomazioni ed il boicottaggio contro le persone ed i beni dei cittadini italiani in Dalmazia. Suonano pure alquanto esagerate le espressioni del ministro serbo sulla rivolta contro gli jugoslavi che si sarebbe organizzata in Italia. La rivolta* _ _-_ ._ —— ... non è altro che un pretesto per la po-litica antitaliana perseguita dalle au-torità e dalle organizzazioni serbe: po-litica che non ha nulla a che fare conquei buoni rapporti con l'Italia che ilGoverno di Belgrado ed i suoi partiti nei loro discorsi ufficiali affermano di volere mantenere. Ma il discorso del ministro serbo non poteva evidentemente essere diverso da quello che è stato ». Riferendosi poi alla stampa fran- cese. e notando come almeno una parte di essa, trovi naturalmente che ìa Potestà italiana e sproporzionata a! fattl- il Giornale d Italia riferisce. a m0' d esempio, 1 accennato Commento del1 Oeuvre, che, dopo rmuFmVsAagrg. La sproDorzione formidabile tra gli idincidenti di" Traù e le sue ripercussio- ni italiane ha qualche cosa di spaven-itoso L'Italia, replicando cosi all'oltrag-jgio fatto alla Serenissima, ha mancato ! di serenità. Essa ha oltrepassato i suoi! diritti incaricando il suo ministro a Bel- j f.rado ai elevare ™*opr,0^f. dÌ,pl^vf" Pf«**• £ ^?e' [tJ^sovratóà ì Jùftjg&33£ SS^*KSfouesta propaganda irredentista dellaI Associazione « Pro Dalmazia » e gli in- coraggiamenti ufficiali che le sono dati? La Dalmazia, le cui rive soltanto fu- rono dominata da Venezia per qualche secol°' non è,mai s+tata, ltalla°a: è un paese profondamente slavo e lo reste- Pà Blspogna bene one ,Ita!ia ne fac. c;aji suo lutto», rj Giornale d'Italia rileva in proposito che, nella sua stupefazione, l'Oeuvre si dimostra evidentemente male informato. Se fosse meglio informato, saprebbe che i vandalismi di Traù, compiuti con la collabora ^« organizzazioni contro l'Ita Ha Quindì\ giornale cosi conclude' zione delle autorità serbe, non sono I che un brutale episodio che coronai un conflitto politico e rivela le ag-jgressività della Serbia e delle sue mi-i « Era necessario, per l'esatta messa a punto dei rapporti italo-jugoslavi e per la chiarificazione dei rapporti eu- &fistuttra sffssBfiws: eHpuò non interessare l'Italia e le cor-irenti politiche responsabili dell'Europa. Se buona parte della stampa francese vuole ignorare i fatti, tanto peggio. Vuol dire che essa collabora volontariamente ad una politica serba che, ee perseguita nel tempo, non può portare che ai più pericolosi disordini europei senza alcuna iniziativa e partecipazione dell'Italia. Lasciamo da parte l'incredibile giudizio che la male informata Oeuvre dà sulla Dalmazia. Questo è affare che appartiene alla storia ed alla realta contemporanea, e non silsbnga in quattro parole (L^polemica ». ||Come fu ucgìso Carlo Lusina Trieste, 21 notte. !Il Piccolo riceve da Piume la seguente importante documentazione sul martirio della camicia nera Lusina, sulla macabra commedia inscenata da Belgrado a proposito di questo assassinio e sulle dichiarazioni fatte dal ministro Jeftic all'Agenzia Havas prima e poi, oggi stesso, al Senato jugoslavo: «Il ministro jugoslavo degli Esteri ha fatto alcune dichiarazioni all'Agen¬ zia Havas che vorrebbero rispondereiall' ammonitore discorso pronunziato jdal Duce al Senato in risposta alle in- ;terpellanze sulla barbara distruzione dei leoni di San Marco a Traù. In questo discorso il Duce ha anche accennato all'assassinio del giovane vegliotto Carlo Lusina, ferito, come è noto, con una coltellata a Veglia il 26 dello scorso agosto e morto in seguito alla ferita nella nostra città 11 5 dicembre, purissimo martire d'Italia, vittima dell'odio jugoslavo. « Ora nelle dichiarazioni fatte all'Agenzia ufficiale francese, per scolpare il suo paese dall'accusa precisa e documentata pronunziata dal Capo del Governo italiano, il ministro Jeftic si rifa al dolorosissimo caso Lusina. Egli dichiara infatti : « Per ora dirò soltanto questo in risposta alle interpellanze. Da fonte competente è stato detto che era stato ucciso a Veglia un cittadino italiano. Dobbiamo deplorare questa affermazione circa un fatto non verificatosi. Non è avvenuto alcun omicidio. La persona a cui si allude è morta di morte naturale in seguito a malattia constatata dai medici e di ciò sono state informate le autorità italiane nel nostro paese, togliendo cosi ogni pretesto a qualsiasi protesta ». < Il martire Lusina è morto, dunque, dice il ministro Jeftic, per malattiu. Rifacciamo a brevi tratti ia narrazione di quanto si è svolto dal tragico 26 agosto, giorno del ferimento, al 18 dicembre, giorno in cui, d'ordine dell'autorità giudiziaria di Veglia, la salma della giovane Camicia nera vegliotta fu tratta dalla fossa e sottoposta a ima autopsia che doveva dare il referto « cosi candidamente » sfruttato dal ministro jugoslavo degli Esteri. i La sera del 26 agosto Carlo Lusina i jua sera uei agosto uario susina ^ accoltellato sotto gli occhi dei „.„„,, , ti _<..?- a „ gendarmi serbi. I suo stato è grave e *» deve trasportarlo ali ospedale di Fiume, dove viene accolto il giorno seguen. te proveniente da Sussac. All'ospedale rimane oltre un mese fra alternative di miglioramenti e di ricadute, finché può uscirne. Ma non è guarito e non lascia Fiume, dove rimane ancora un altro mese affidato a cure private. Ritorna a Veglia il 10 novembre e da questa data sta in osservazione del medico dottor Amedeo Cobau, addetto a quella nostra agenzia consolare. Come diretta conseguenza della ferita si constata ima pleurite con versamento pleurico. Il povero giovane è sempre sofferente, tuttavia idei calciatori e dove dà a sua volta due 0 tre calci al pallone. Rincasa a piedi I ida soi0 e poi si mette a ]etto con forti, jdoIori annonario smlstro. ; ! * ! «Il dottor Cobau l'esamina e poi-i j che si rende subito conto dallo stato1 v?rave del millte 11 5 dlcemtore daside-j ì ì'a ^ C?nSUJto *co! «5*» <^e"ua-ì Sf posavo dottor Stante. Dopo una) Iesauriente e accurata visita, i due sa-i mtan concludono con una diagnosi di ? ascesso subfrenico sinistro apertosi nel cavo addominale con conseguente e peritonite, n dott. Starate è tanto si n - e i curo del fatto suo che non esita a ri lasciare per iscritto la gravissima diagnosi. Infatti poco dopo di disgraziato giovane muore. «Il 6 Veglia tributa a questa vittima dell'odio degli opjpressaril degne onoranze funebri e solo orna salile file jugoslave si comincia a preparare la triste oonwnedia della... morte natiu- o I ratte. Si parla infatti di una autopsia ai ohe le autorità giudiziarie avrebbero -jin animo di compiere sulla salma del -i Lusina. Il nostro Ministro a Belgrado a e - eH5e -ifa al Tribunale ài Veglia dando cate ne è informato e si reca dal signor Jeftic. Fra i due avviene un accordo in base al quale all'autopsia avrebbe dovuto presenziare quale fiduciario della Legazione il dott. Amedeo Cobau. In . e . e e i o d gorìco ordine, ripetiamo, di far assistere all'autopsia il medico italiano. Le autorità jugoslave di Veglia, di fronte all'ordine del ministro che manda a rotoli tutti i loro piani, si agitano e non si danno per vinte. La presenza dal dott. Cobau, dicono, è contraria alla legge, offende la dignità e il prestigio dello Stato, e s'interessano deputati e tempestano il ministero, finché il disinvolto ministro Jeftic ai rimati' ilgla i'acc0rdo preso con S. E. Galli e . | f ?ià £viato telegraficamente |a Veglia. Passano cosi 10 giorni e as ^Z^^TTma^ ! ai due medici jugoslavi dott. Brovet e a o o , ri ¬ doti Mazuranic, i quali dichiarano che il Lusina è morto in seguito a... ernia diaframmatica. Potrernimo aggiungere che il dott. Sfcamic, il quale aveva, visitato il Lusina morente, ha voluto pure assistere all'autopsia e coi medici incaricati ha avuto uno scambio... dd idee. Ma che vale? Il giorno seguente il dott. Stante incontrava il dott. Cobau e non esitava a dirgli : « Vedi co- ei me talvolta oi si sbaglia: Lusina aveva o j un'ernia! ». - ; « Questa maoabra commedia sulla e , e l i i o ò i , . e à a a a giovane vittima serve ora al ministro Jeftic per dichiairare che gli italiani mentono affenmando che un loro concittadino è stato ucciso a Veglia ». a i „ e . e Un'altra bomba scoppia in Jugoslavia Belgrado, 21 notte. La Agenzia « Avala » comunica che a Zajetchar una bomba è scoppiata oggi, alle ore 12, presso la stazione ferroviaria causando danni insignificanti. Si è scoperta inoltre un'altra bomba non scoppiata in prossimità del luogo dell'esplosione. Si crede che gli ordigni siano stati depositati dai medesimi individui che lanciarono, nella notte scorsa, granate a mano in direzione della caserma di Zajetchar. La commemorazione dei Martiri ferraresi Un telegramma dei Quadrumviri al Duce Ferrara, 21 notte. A chiusura della cerimonia commemorativa dell'olocausto dei tre fascisti ferraresi caduti il 21 dicembre 1920 nell'imboscata del Castello estense, è stato inviato al Duce il seguente telegramma: « Eccellenza Mussolini Capo del Governo, Roma. - Abbiamo commemorato con tutto il popolo di Ferrara 1 Martiri del 20 dicembre, giurando al Duce di perpetuarne il sacro comandamento di fedeltà e sacrificio. De Bono, Balbo, De Vecchi, Prefetto Festa, Segretario federale Chierici, Po<jTèstà Ravenna ».