La ridda delle prime ipotesi

La ridda delle prime ipotesi IL DUPLICE DELITTO DI CIGLIANO La ridda delle prime ipotesi Novara, 20 notte, gL'indagine si snoda, laboriosa e minuta, ma la drammatica atmosfera di dubbio cho incombe sulle vicende, permane. L'inizio dell'udienza riaccende il contrasto fra il maresciallo di P. S. An selml e l'imputato Ortaldo. Ribadendo le sue dichiarazioni di ieri, il maresciallo Anselmi sostiene che la confessione dell'Ortaldo fu spontanea; costui dichiara, invece, che si limitò a confermare i particolari che gli erano di volta in volta suggeriti. Ed ecco presentarsi il vice-commissario di P. S. dott. Mario Fortunato cho redasse e sottoscrisse i verbali in cui fu dato atto delle ammissioni dell'Ortaldo. Il teste racconta che l'accusato venne interrogato dapprima dal soio maresciallo Anselmi; po- ntItsVdOcmsdscia l'interrogò egli stesso, e delle di . chlarazdonl rese con spontaneità e con nerbale. E viene introdotto nell aula il maresciallo dei CC. RR. Domenico Piovano, che comanda la stazione di Cigliano all'epoca in cui fu consumato il delitto. Fu fra i primi ad accorrere in casa dei fratelli Bono, quando si sparse la notizia del misfatto. Le prime ipotesi Il teste rievoca le indagini compiute. Le congetture e le ipotesi furono molte. Si sospettò flnanco trattarsi di un dramma familiare, tanto apparivano inspiegabili le circostanze in cui gli aggressori avevano agito, ove si fosse ritenuto che erano stati animati dal proposito di compiere un furto. I sospetti investirono parecchi dei compaesani dei Bono, ma risultarono infondati. Aw. Ollivero: — Sarebbe utile dar lettura del verbali che il teste redasse intorno alle indagini compiute. I documenti vengono letti, e dalla loro lettura vengono in risalto le svariate Ipotesi prospettate per far luce intomo al delitto. Risultò che verso le ore 23 del 7 novembre 1923 un'automobile entrò in Cigliano per la strada nazionale di Torino. Donde proveniva? Aveva tutta l'apparenza di una vettura pubblica perchè provvista di targa colla dicitura « Servizio pubblico », e poiché recava il contrassegno della provincia di Torino, le indagini intese ad individuarla vennero svolte nella vostra citfà. Ma si trovò che 11 numero della macchina corrispondeva a quello della vettura di una personalità torinese. Ss ne dedusse che la targa era stata si- mulata. Altre vie percorse per indivi-'duare la macchina misteriosa ao-parve-1 ro errate. Intanto Giovanni Bono esternò dei sospetti su un pregiudicato del luogo. Ma costui, all'epoca del delitto, si trovava in America. E le inotesl si moltiplicarono. Si osservò da"qualche parte che 1 malfattori, appena entrati in casa dei fratelli Bono, avevano sparato ed erano fuggiti. Di qui l'opinione che ad essi premesse più di colpire i due fratelli cho di derubarli. Tali considerazioni portarono a ritenere che il delitto nascondesse un dramma fami- liare. Ma vi ha di più: poiché non fuìriscontrata alcuna traccia di collutta-lzione impegnata da Giovanni Bono conjgU aggressori, come non fu riscontrataI alcuna traccia del primo colpo di rivol-! tella esploso contro di questi, si pensòI1 addirittura che Giovanni Bono avesse ■ aggredito il fratello per diventare l'ere- | de delle sue sostanze, tanto più che ili , Giuseppe aveva manifestato il propo-; sito di lasciarle a certi nipoti coi quali l'altro era in disaccordo. Stando ai verbali, questa ipotesi fu formulata persino dai nipoti Antonio e Francesco Lupo, senza per altro che alcuno avesse V0-|luto ass.imeme la responsabilità con'una regolare denuncia. Per contro; Glo- vanni Bono che prima tacque e poi esternò sospetti su un pregiudicato del luogo, profilò infine l'ipotesi che autore del misfatto fosse stato il nipote Anto- !nio Lupo. Esprimendo questo dubbio, egli accennò che l'Individuo dal quale era stato aggredito corrispondeva, per statura e complessione, appunto al ni- pote. Come è ben noto tutte queste ipo- tesi non vennero coltivate, perchè risul-itate assurde. Oggi i patroni di difesa le rievocano e lo agitano, per sostenere che l'accusa odierna non è meno assurda di quelle che furono profilate in passato. | « «' £'oea l'srgastolcl » , Al maresciallo Piovano segue il cav. dott. Francesco Morelli, che cornali- dava la squacira mobile di Torino al Ilorchè — otto anni dopo il delitto — ile nuove indagini portarono all'arre ^^Wr'« teste -! | rcge ]a aua confeS3jone con tono com-ì I me soddisfatto per la con |--«J £ J*:-g£Jg . fardello, di un incubo sotto il quale a- veva vissuto per tanto tempo. . Aw. BertetU: — Il commissario : Morelli non figurò, fra i verbalizzanti. mosso, spontaneo, convinto, senza al- !cun tentennamento. A me anparve co-1nfosslone chelCome ha potuto dunque raccogliere la pretesa confessione dell"arrestato ? — L'ho interrogato personalmente, — — - -o—- r. . 'pur non avendo verbalizzato le sue dichiarazioni, — Non sono mai stato interrogato dal cav. Morelli — insorge Ortaldo — ma soltanto dal maresciallo Anselmi e dal dott. Fortunato. . Queste dichiarazioni dell'accusato generano sorpresa e movimento nell'aula. L'aw. Viancini, difensore dell'Imputato, interviene : — Per la dignità della giustizia, chiedo che al cav. Morelli sia posta questa domanda: <E' persunso di a-vere interrogato personalmente l'lm-putato Ortaldo?». Teste: — Perfettamente e manten- go la mia affermazione. Ortaldo ven latvgci sne portato nel mio* uiliciu, dove ripetette a me auello cho aveva già dichiarato all'Anselmi. Avv. Viancini: — In qua' giorno ed In quali circostanze? Non ricordo. E' passato tanto Iptempo.. — Qui si gioca l'eigastolo! — esclamano gli avvocati Dagasso e Viancini. — Non è lecito non ricordare! — La verità è — insorge ancora Ortaldo — che io non ho mai visto il cav. Morelli. Lo vedo oggi per la prima volta. Viene richiamato il maresciallo Anselmi. Egli dichiara che, in assenza del dott. Fortunato, fece passare l'Ortaido nell'ufficio del cav. Morelli il . quale Io interrogò per pochi minuti ~ 11 teSte n0n ha ^ aCCennat° prima d'ora a questa circostanza! esclama l'aw. Dagasso. mentre l'aw. Viancini sottolinea che nei verbali redatti dal dott. Fortunato, questi dichiara di « avere assunto personalmente le dichiarazioni dell'Ortaldo ». In tutti i documenti, il nome del cav. Morelli, che pure era a capo della Squadra Mobile, non figura. Ma la bufera che si è scatenata nell'aula non fa deflettere il cav. Morelli e l'Anselml. Essi confermano le loro affermazioni. E sulla sua posizione rimane anche l'Ortaldo, il quale vibratamente soggiunge: — Io ricordo perfettamente quello che mi è capitato. Orbene, il cav. Morelli non l'ho visto mai; né durante il primo nè durante U secondo interrogatorio. Aw. Gianotti al teste: — Conferma il verbale in cui è detto cho il titolare del Caffè Nord-America di Cigliano riconobbe in un autista di Torino l'Individuo che conduceva l'automobile misteriosa? E se lo conferma, come spiega che il teste, quando fu interrogato dal giudice istruttore, dichiarò che noe si era mai sognato di dichiarare di averlo riconosciuto? Teste: — I riconoscimenti a distanza di anni sono sempre incerti. D'altra parte non avevo dato soverchio peso alla circostanza. Avv. Dagasso: — E' per noi una sofferenza rievocare simili episodi. gnnQtsnirnttsgrccMtcglcsinsactpecusmmscCStlClMa ne abbiamo il dovere. Non avrem- ! mo vestito la toga, se non fossimo convinti dell'innocenza del nostri dife- 'si. Allorché l'istruttoria era chiusa, e 1 il processo già fissato per l'ud'onza, dil maresciallo Anselmi hà ricercato ed ! intenogato per sei volte un teste, An-| tonio Riva, per ottenere nuovi elemen- ti accusatori. E' lecito tutto ciò? Pres. : — Gli agenti della forza I oubblica hanno il dovere di segnalare | tutti i nuovi elementi che possono appurare. Avv. Viancini: — Dimostreremo allora come questi elementi sono stati ottenuti. La sfilata dei testi riprende. Gio- ìvanni Tessiore. la cui casa è contigua la quella dei Bono, racconta che lai jsera del delitto fu svegliato da t,:ida. I Accorse per primo e trovò Giovanni ! Bono in piedi, ferito, ed il fratello IGiuseppe, a lotto, cure ferito. La casa; ■ era in ordine e si" constatò che nulla era stato asportato. Pietro Davi, col-i i laudatore di motori presso la dittai ; Ravetti di Torino » segretario politico di un Fascio della Val di Susa. ebbe ner compagno di lavoro l'Ortaldo; dichiara che tutti lo stimavano perchè ottimo lavoratore ed ottimo padre di |famigliti. Nel congedarsi, il teste chic'do al Presidente di poter stringere la mano all'accusato. Gli è consentito e compie il sesto con molto calore. E u gesto f: imitato, Inconsapevolmente, e da un altro teste a difesa, l'operàio ! torinese Giuseppe Tosatto, portinaio della casa di corso Tortona 4. che dell'Ortaldo dice pure un mondo di he-' ne, mentre il dott. cav. Pastinino, | medico condotto di Cigliano, che nc- - sorse fra' i r>"imi sul luorc del delitto, i ricvoca j rilievi compiuti sulle ferite a e ri tei riscontrata alle vittime e le veci chcì ;n paese circolarono intorno al misfatto. Ancora pochi altri testi di r-carsol rilievo e l'udienza è rinviata a do-j mani.