L'ambigua politica romena alla Conferenza della Piccola Intesa

L'ambigua politica romena alla Conferenza della Piccola Intesa L'ambigua politica romena alla Conferenza della Piccola Intesa Vienna, 17 notte. L'interpretazione data ieri da noi della Conferenza della Piccola Intesa, che domani e dopo domani avrà luogo a Belgrado, trova ampia conferma in un telegramma da Bucarest al Neues Wiener Tagebìatt nel cui esordio si arriva a dire non aver avuto nessun incontro di Ministri degli Esteri dei tre paesi l'importanza di questo. E il corrispondente (citiamolo alla lettera) continua: « Por la pubblica opinione rumena essenziale è soprattutto la circostanza della possibilità per la Rumania di rivedere l'attitudine osservata finora verso l'Italia e di assumere nel confronti della politica italiana un punto di vista più preciso. Fino a poco tempo addietro la politica estera della Rumania rispetto all'Italia fu abbastanza neutrale, e rimase sempre estranea al latente conflitto fra il regno degli Appennini e la Jugoslavia. Sembra però che l'Italia*! voglia provocare nel centro d'Europa radicali mutamenti (« sic ») : l'agitazione revisionistica si intensifica, la propaganda per la revisione dei Trattati fa progressi non solo a Roma, ma anche a Londra e a Parigi. Negli ultimi tempi l'opinione pubblica rumena se ne è allarmata, e in tutto il paese hanno avuto luogo grandi manifestazioni contro ogni correzione dei confini. Per esser sinceri, a determinare questo nervosismo ha contribuito molto l'insuccesso dei negoziati con Mosca miranti alla conclusione di un Patto di non aggressione russo-rumeno. Così si spiega come subito dopo la visita del Ministro di Jugoslavia Ciolak Antik a Titulescu sìa stata indetta, grazie alla iniziativa della Jugoslavia, la Conferenza la quale ha luogo pure a Belgrado a un mese di distanza dalla riunione dei capi di Stato Maggiore della Piccala Intesa». Il corrispondente il quale non si accorge che attribuisce all'Italia un programma revisionista da lui stesso riconosciuto anche londinese e parigino, aggiunge dei dettagli di nessuna importanza compreso quello che i tre Stati alleati debbono cercare di' consolidare i loro rapporti economici, tanto più che si è visto che l'idea dell'Unione Doganale balcanica non può essere realizzata tanto presto. Abbiamo detto « dettagli di nessuna importanza » perchè l'esperienza ha dimostrato l'impossibilità e dell'Unione Doganale balcanica e dello sviluppo dei rapporti economici fra. Cecoslovacchia, Jugoslavia e Romania. In materia non c'è stato Convegno della Piccola Intesa che non sia terminato sterilmente. Volendo largheggiare con le prove si può anche citare la Conferenza di Stresa dove la Cecoslovacchia, more solito, se ne andò per la sua strada. Quanto alla parte politica siamo dunque in chiaro che domani a Belgrado si inaugura una Conferenza antiitaliana la quale per riuscire deve trascinare nel fronte antiitaliano la Romania. Francamente l'idea che la Romania si possa schierare dalla parte dei nemici dell'Italia non ci spaventa molto. I diplomatici politici romeni e Titulescu sopra tutti godono grande reputazione, sicché questa Romania che si va a ficcare in un vespaio proprio mentre la Polonia e la Francia l'hanno piantata in asso p la Russia l'ha rotondamente ripetuto che la Bessarabia è una questione pendente non la vediamo. I peggiori matrimoni sono quelli che si combinano costringendo chi è sotto la suggestione di un amore perduto a stringere un vincolo con un essere che ha mai amato. Se la Romania, la quale si trova nelle condizioni psicologiche e patologiche specifiche, intende confermare la regola e accetta l'amplesso di Benes e di Jeftic faccia pure. E appena la Romania avrà annuito affidandosi al buon Dio per la difesa delle proprie spalle, il dott. Benes, il veterano di tutte le conferenze della Picola Intesa, potrà cantare vittoria giacchigli sarà riuscito di fare della Jugoslavia e della Romania due strumenti della politica anti-italiana. Il dott. Benes, altra volta definito da Lloyd George una specie di commesso viaggiatore della Francia per i piccoli affari in Europa, vedrà compiuta l'onera iniziata pronrio a Belgrado nel gennaio del 1924, quando ebbe la sorpresa del Patto di amicizia italo-jugoslavo. Noi che fummo ! presenti a quel Convegno possiamo dire con sicura coscienza che col Patto di amicizia Mussolini aveva croato una salda piattaforma per un nuovo impostamento dei rapporti fra Italia e Jugoslavia, allora regno S. H. S. Ma la cosa non andò a genio nè a Parigi nè a Praga e il dott. Éenes pacifista solo a Ginevra lavorò a demolire una condizione di pacifismo pratico che turbava i suoi sogni. Eccolo ora tentare il bis con la Rumania. Rimettendosi in treno per Belgrado egli ha confermato a Praga che la Conferenza si occuperà particolarmente del problema dei rapporti italo-francesi e della loro ripercussione sui rapporti fra Italia e Jugoslavia. Noi seguiamo il lavorìo preparati, si capisce, alle sorprese del dottor Benes, ma soprattutto curiosi di vedere se Titulescu, essendosi guastato con la Polonia e avendo inasprito la tensione coi russi e gli ungheresi (i poveri bulgari gli danno meno ombra), ritenga urgente e indispensabile romperla pure con l'Italia chiamata, ai banchetti « sorella latina ». L'affermativa ci potrà rincrescere: non altro però. I. Z. prtrsinbrndrtrzmptdpl'oeogzzalrHnpsci

Persone citate: Benes, Lloyd George