La misteriosa morte di un sacerdote

La misteriosa morte di un sacerdote La misteriosa morte di un sacerdote Vittima di una disgrazia o di un delitto ? E' buona inveterata abitudine fra il nostro clero di tenere particolare contatto fra coloro che hanno compiuto assieme gli studi. I ricordi della vita di Seminario pare restino incancellabili, cosicché anche quando da molti anni hanno lasciato gli studi i sacerdoti usano comunemente distinguersi per « Corso », intendendo in tal modo definire quella comunità che frequentò durante gli stessi anni le medesime classi. Ed ancora è usanza che, ogni qualvolta uno dei componenti il « Corso » venga a decedere, un compagno ne dia ampia partecipazione agli altri, mediante una lettera circolare. E' cosi che in questi giorni alcuni sacerdoti di Torino hanno avuto comunicazione di una lettera riguardante la morte di un certo Don Boglione, il quale, dopo aver compiuto molti anni addietro gli studi nel Seminario di Giaveno, e dopo aver vissuto in parecchi paesi delle Provincie di Torino e di Cuneo, erasi ridotto dal 1924 a tenere la cappellata della frazione Agostinassi, prossima a Sommariva del Bosco. Un annuncio emozionante La circolare era però di tale tenore da impressionare vivamente coloro ai quali era diretta. Ecco infatti sommariamente come sono descritte le circostanze, nelle quali il nominato Don Boglione ebbe a morire. Circa la metà del mese di ottobre, non so se richiesto o se spinto dal desiderio di fare del bene ad un suo amico, il prof. cav. Morrone, già suo socio nel Convitto di Racconigi, il nostro amico si è portato in bicicletta a Monta d'Alba per munire dei Carismi di Nostra Santa Religione l'amico morente. Venne presto la notte e tutti erano contrari alla sua partenza ed egli inforcò la sua bicicletta e parti, richiamandolo il dovere alla sua chiesa. Quando ginase in territorio di Ceresole d'Alba, egli, ormai convinto di aver fatto troppo tardi, si ridusse in un casolare abbandonato; qui però due sconosciuti lo raggiunsero e lo colpirono alla testa con un nodoso bastone, lo derubarono del portafoglio, dell'orologio, gli sgonfiarono le gomme della bicicletta e gli portarono via la pompa perchè non si potesse muovere e poi lo abbandonarono. Soccorso poi da contadini e portato alla sua abitazione, vuoi per lo spavento e molto più per il colpo alla testa, dovette mettersi a letto per alcuni giorni e quando ebbe ripigliate le sue occupazioni, sia i sacerdoti di Sommariva Bosco come i suoi borghigiani, tutti dicevano che non era più l'uomo di prima e che tutti i giorni declinava. Dopo la terza decade di novembre, una forte commozione cerebrale lo ridusse in fin di vita. Ebbe la fortuna di ricevere i Sacramenti, dichiarò di perdonare e non volle assolutamente denunciare né dare indizi dei malfattori, desiderando che il Signore perdonasse a lui come egli di cuore perdonava ai suoi nemici. Il contenuto di questa circolare, come ognuno vede, era tale veramente da sollevare commozione. Naturalmente il racconto non è accettato senza discussioni. Vi sono coloro che assolutamente ripudiano la storia del ferimento e parlano di una fortuita disgrazia, quale causa della malaugurata fine del povero sacerdote. Esistono altri, i quali giurano che veramente don Boglione deve la morte alla brutalità di due individui, i quali ebbero maniera di sorprenderlo mentre, nottetempo, ritornava alla propria abitazione. I primi suffragano la propria versione con il fatto che la vittima non volle mai dire nulla intorno ai proprio feritori, ed anzi evitò sempre di parlare troppo diffusamente della disgrazia occorsagli. Gli altri invece valorizzano le proprie affermazioni accennando al fatto che in un primo tempo il don Boglione ebbe' a confidare qualche particolare sia Dure mi nimo, intorno al fatto. Solo in un se condo tempo, a parere di costoro il sacerdote si sarebbe chiuso nel nroório riserbo, a ciò spinto da un elevatissimo senso di carità cristiana che lo avrehhp portato al punto di voler ignorare e la sciare ignorare a chiunque ogni' indizio sui propri aggressori cui esrli aveva perdonato, ed ai quali non voleva in alcuna maniera recare un danno rht menomasse l'ampiezza del suo nerdono "" r ' Alla Quale la verità? Alla ricerta dpi vero rifacciamo Ja strada comDiut'i dal disgraziato sacerdote A Mimtft d'Alba egli si è veramente recato nelle condizioni di tempo e di contin,°-enze psfmdpsmsftStdtavaddpfdttVqsgrnaegrndrstrfrnlgtmpcpdbgmnsalLdctststfsricerca della verità evocate dalla circolare. La visita al1 amico prof. Morroni era terminata verso le diciotto e quarantacinque ed alle diciannove egii si era recato presso un sacerdote di Monta, suo conoscente, certo don Costa. Questi, siccome ormai annottava, aveva consigliato all'amico di rimandare il ritorno all'indomani, offrendogli ospitalità per la notte. Il Boglione aveva ringraziato, declinando però l'invito. Egli era munito di una lampada elettila tascabile ed aveva assicurato di sentirsi in condizioni di compiere il tragitto. Aveva pure rifiutato il consiglio di percorrere la strada per Canale, Monteu Roero, Ceresole d'Alba, Sommariva, Agostinassi, che è più agevole e meno solitaria. Si era invece diretto per le strade comunali che conducono da Monta a Madonna delle Grazie quindi a S. Stefano Roero e di li per Grato e S. Bernardo -raggiungono Madonna del Pilone quindi Sommariva. Il don Costa conferma che all'atto della partenza il suo amico era in perfette condizioni di salute e che solo l'ora tarda e l'oscurità incombente potevano giustificare le sue apprensioni. Nella ricerca dalle traccie lasciate dal don Boglione durante il suo awen- turpsa jvtaggip, si devino, di balzo, superare aU'inicirca dodici ore. Egli fu infatti visto da qualcuno soltanto verso le ore 7,30 del mattino seguente. Prima notizia di lui la danno i massari della cascina Afllasia, sita sulla strada fra Ceresole e Sommariva Perito, a circa 2 chilometri verso quest'ultimo paese, dal trivio formato daJl'innestarsi in questa strada, della comiunàle che conduce a Monteu Roero. Rivelazioni e silenzi Ci si trova quindi assolutamente fuori strada dal percorso che logicamente il disgraziato sacerdote avrebbe dovuto compiere per restituirsi alla propria abitazione, ri poveretto si presentò a cascina Aplasia recando a mano la propria bicicletta. Appariva stremato di forze e dolorante per una ferita lacero-contusa alla regione frontale destra. Al contadino Giuseppe Sussio che, conoscendolo, gli si era fatto incontro per recargli soccorso, disse di essere stato picchiato. I contadini tosto provvidero a dargli qualche aiuto e quindi, allestito un barroccio, vi adagiarono iil ferito e lo portarono ad Agostinassi. Qui pure, ai contadini della cascina prossima alla chiesa, il don Boglione affermò di essere stato picchiato e tale ipotesi pareva loro fosse suffragata dalla forma oblunga della ferita, Il don Boglione lamentava pure la scomparsa dell'orologio. Solo l'indomani ii ferito veniva visitato dal medico condotto dott. Della Valle, residente a Cavallermaggiore. A questi, ohe in certo qua! modo rappresentava alcuncliè di legale, di don Boglione diceva di essersi prodotto la ferita cadendo. Da questo momento egli non mutava più il proprio racconto. Il medico, per conto suo, riscontrava al disgraziato la ferita al capo ed escoriazioni aJJe mani che giudicava guaribili in -pochi giorni. Elidando nel racconto della vittima, egli non riteneva opportuno presentare la regolare denuncia ai carabinieri e così tutto pareva dover chiudersi nel silenzio. Intanto effettivamente il disgraziato sacerdote, malgrado si fosse apparentemente rimesso, tanto da poter lasciare il letto, dava segno di aver patito fortemente e declinava tanto che coloro i quali gli erano più vicini, paragonavano questo suo stato ad una lenta e larvata agonia. Agli ultimi di novembre il don Boglione era costretto a rimettersi a letto e dopo pochissimi giorni decedeva. 11 medico condotto, ritornato al suo capezzale, constatava l'avvenuto decesso che giudicava essere provocato da emiplegia cerebrale dì cui non poteva escludere l'origine traumatica. n don Boglione riceveva l'ultimo tributo di omaggio da parte dei borghigiani e la sua salma veniva quindi tumulata nel cimitero di Racconigi. La notizia della morte della vittima, sparsasi di paese in paese, faceva ritornare all'attualità dei discorsi il racconto della terribile avventura da lui trascorsa. L'esito letale pareva suffragare la tesi dell'omicidio. , , „ . E' essa attendibile? Oggi, che l'unico testimone ha portato con sè nella tomba il proprio segreto, sarà cosa questa difficilissima da stabilirsi. I più sono concordi nel ritenere che egli veramente sia stato vittima di un ferimento e che per motivi personalissimi, conoscendo forse anche troppo bene i feritori, non abbia voluto denunciarli, offrendo l'estremo suo sacrificio per uno squisito senso di carità, nella convinzione ferma che il suo gesto di perdono avrebbe spiritualmente giovato assai di più alla redenzione di quei malvagi che non qualsiasi pena temporale. I3ta ltro colpo ladresco mcleLtestcilbMvevitogpfèscmquRaverillifèuaqvelespnerloFtotidil'eCnegiOfacigisevmEbretudfesilatuvfeczteml'CItusfaqclatpppfprsdrn