L'apertura del dibattimento al Tribunale di Alessandria

L'apertura del dibattimento al Tribunale di Alessandria La Banca Baravalle e Molinatto L'apertura del dibattimento al Tribunale di Alessandria al Tribunale di Alessandria Alessandria, 16 notte. Dinanzi alia seconda sezione del nostro Tribunale, presieduto dal cav. uff. Battlstoni, si ò iniziato stamane il prò. cesso a carico dei banchieri Giovanni Baravate, di 53 anni, e Edoardo Molinatto, di 49 anni, imputati entrambi msi^Mcott%esa gii av-ì angamncvocati Cavaglià e Flore per il Bara' valle, e gli avvocati Farinelli e Devecchi per il Molinatto: non vi d stata costituzione di Parte Civile; sostiene l'accusa il Procuratore del Re comm. Moy. La notorietà dei due imputati ha richiamato molto pubblico nell'aula del Tribunale. Aperta l'udienza, il Presidente dà lettura dell'atto di accusa da cui si apprende che i due imputati, titolari della Banca e Cambio Baravalle c'Molinatto, devono rispondere di bancarotta fraudolenta, I fatti che hanno portato alla bancarotta sono noti. Si procede, quindi, all'interrogatorio dell'imputato Baravalle, che si era costituito all'autorità, dopo alcuni mesi dì latitanza, il 12 ottobre del 1931, mentre il suo socio, Molinatto, era stalo arrestato nella nostra città il 15 luglio dello scorso anno. Egli si difende energicamente da ogni accusa, sostenendo di aver sempre operato in buona fede, senza danno dei creditori: sè nel registri interni della banca sonò state fatte figurare in meno talune somme, ciò fu fatto nell'unico scopo di evitare più gravi tassazioni fiscali. Quanto ad un certo conto intestato »« A. Cantone », l'imputato asserisce che esso rappresentava gli utili della banca, e che da somma di 79.641,35 lire era stata accantonata per far fronte a perdite imprevedibili. In sostanza, secondo l'imputato, egli ed il suo socio, invece di mettere sui loro conti personali gli utili derivanti dalla gestione della banca, li avevano in tal modo accantonati. Ricorda ancora il Baravalle che egli personalmente aveva apportato alla banca, costituita con atto Barisene 25 luglio 1924 con capitale di 200 mila lire, la somma di 300 mila lire, e che il suo socio Molinatto aveva, da parte sua, dato un apporto di 130 mila lire. Quanto all'accusa di aver dissimulato nel bilancio 1930, la somma di 507X00 lire in titoli di Stato, appartenenti alla banca, il Baravalle afferma che il perito giudiziario ha fatto confusione unicamente perchè sul libro intestato «titoli di proprietà» si sarebbe invece dovuto scrivere « movimento titoli » Conseguentemente, il perito giudiziario avrebbe compreso fra i titoli di proprietà della banca, quelli che gli attuali imputati avevano invece in riporto. D Baravalle, al termine della sua lunga esposizione, ha ricordato di essere stato per 28 anni funzionarlo e direttore di istituti bancari, ed ha rivendicato il suo onesto passato, con' eludendo con il rimettersi alla, giusti' zia del Tribunale. ., Segue l'interrogatorio dell'altro inv putato Edoardo Molinatto: égli confer ma che il conto « A. Cantone », al quale venivano intestati gli utili della Banca, aveva il solo scopo di evitare più gravi tassazioni da parte del fisco. Egli asserisce, inoltre, di avere avuto dalla famiglia della móglie i mézzi finanziari, che gli hanno permesso di associarsi al Baravalle; per tale ragione egli aveva intestato al noma della moglie il proprio libretto di risparmio al porta' tore. Le deposizione del curatore L'udienza pomeridiana et inizia con la deposizione del curatore prof, cav. Giovanni Garavelli. Questi osserva che nel bilancio al SI dicembre 1930, erano state segnate diverse partite di depositi a risparmio; e per quanto riguarda il conto corrente «A. Cantone» ritiene che esso servisse a nascondere opera- èndl'gacrtutpaMMèbdtdclvlccpgBccvima3evmmdplsiecdtcmlgnqtevpdcddzioni di borsa e di analoga natura. Il duratore si dice convinto che di tale conto corrente gli imputati si valessero veramente, secondo le loro affermazioni, per ridurre la cifra degli utili, allo scopo di sottrarsi ad eccessivi gravami fiscali. Egli, infatti, ha potuto appurare che gran parte delle somme comprese nel conto, corrispondevano agli utili effettivi della Banca Baravalle e Molinatto. Proseguendo nella sua chiara esposizione, il curatore esprime la convinzione che anche le false scritturazioni eseguite sui libri ausiliari, cioè sui mastri dei clienti, fossero un artificio per occultare parte degli utili, sempre allo scopo di evitare eccessive tassazioni. Il curatore dice che la somma totale dei crediti ammonta a circa 800.000 lire, alle quali debbonsi aggiungere il patrimonio immobiliare del Baravalle ammontante a 150.000 lire e da lui vincolato, e la somma di lire 130.000 importo del capitale apportato alla banca dal Molinatto. La situazione, pertanto, è oggi non lontana dal pareggio, poiché il passivo pare che si aggiri sul milione e 400 mila lire. Segue quindi l'escussione dei testi. Depone per primo il comm. Italo VIsmara, direttore della locale succursale della Banca d'Italia. Per conto del Ministero del Tesoro, egli fece una ispezione alla Banca Baravalle e Molinatto. Rilevò che il capitale sociale in lire 200.000, non figurava in conto apposito, ma era stato versato invece in libretti di risparmio. Invitò pertanto i .titolari della Banca a togliere il capitale da detti libretti e ad aprire un « conto capitale ». Non ha dovuto fare altri rilievi di irregolarità. Segue il commissionario di borsa Battaini, di Milano, il quale depone circa l'operazione di riporto del signor Bausone; egli ha motivo di presumere che tale operazione sia stata effettivamente compiuta. Dopo l'aw. Carlo Baravalle di Torino, cugino dell'Imputato, è la volta del signor Camillo Casali, ereditore verso la banca di circa centomila lire. Egli aveva dato incarico al Baravalle di comprare del titoli, e questi rimandò la consegna di essi per varii giorni. Quando il teste si recò da jiul per ritirarli, l'imputato si era già reso irreperibile. Operazioni rifiutate Depongono quindi, Francesco Cairo, inserviente della banca; Pietro Zerbino, impiegato postale, ed il commissario di pubblica sicurezza cav. Baretta. Segue il collettore esattoriale di Nizza Monferrato Eugenio Masuelll, il quale, qualche giorno prima della dichiarazione di fallimento della banca, si era recato dal Baravalle per ottenere lo sconto di.un proprio effetto di 30.000 lire. Per garanzia della operazione egli offri al banchiere tanti titoli per un valore effettivo di 53.000 :'<re, ma il Baravalle rifiutò di fare l'operazione, che egli poi concluse con un altro istituto. Il teste Carlo Tartara fu per alcuni anni in pensione presso la famiglia della moglie dell'imputato Molinatto ed ebbe motto di conoscere gli interessi di auest'ultimo. Può quindi affermare che denaro dal' Molinatto apportato come capitale alla banca, era di proprietà della famiglia della moglie. Carlo Zarino e Guglielmo Fraccnia, dipendenti della Banca Baravalle c Molinatto, depongono brevemente in merito alle ope- razioni di riporto. E' sentito per ultimo il cav. Michele Guiot, che fu direttore della filiale alea-sandrina della Società Bancaria, e cheebbe alle sue dipendenze l'imputatoMclinatto prima che questi si associas-sc al Baravalle per l'esercizio del Ban-co-Cambio in Alessandria. Il teste di-chiara di avaro sempre avuto illimitatafiducia nel Molinatto. del quale potè apprezzare lo doti morali. Egli è a conoscenza che il capitale portato dal Molinatto alla banca era stato a lui affidato dai familiari. Con la deposizione del cav. Guiot ha termine l'udienza, alle ore 19. Nel pomeriggio di domani parleranno il Pubblico Ministero comm. Moy e gli avvocati di difesa, ed in serata si avrà probabilmente la sentenza, che è molto attesa. Anche oggi, un pubblico numerosissimo ha assiepato l'aula ed i corridoi del tribunale.

Luoghi citati: Alessandria, Milano, Nizza Monferrato, Torino