Un manifesto di musicisti italiani per la tradizione dell'arte romantica dell' 800

Un manifesto di musicisti italiani per la tradizione dell'arte romantica dell' 800 Travagli spirituali del nostro tempo Un manifesto di musicisti italiani per la tradizione dell'arte romantica dell' 800 e e a e a l è l à e a , n ' a e , e l a i e o n a Con le dichiarazioni che seguono, i musicisti che le sottoscrivono non presumono nè pretendono di assumere pose gladiatorie e atteggiamenti di sedizione. E' vero che atti di tal sorta sono sempre riusciti a questo o a questo hanno mirato. Non c'è oggi però in Italia ragione alcuna e clima adeguato per tentativi siffatti. D'altra parte non è del loro costume crear chiesuole e congreghe per questa o quella finalità estetica o costituire cooperative artistiche di mutuo incensamento, e muoversi poi in piccoli plotoni cosidetti d'avanguardia verso supposte o ì-eali trincee da espugnare. Tuttavia, un punto dd contatto reale e di comune interesse ci deve essere e c'è veramente fra uomini di buona volontà e dl buona fede ai quali non siano indifferenti le sorti artistiche del loro paese. Ammettendolo, salva ogni e più ampia libertà personale in fatto di particolari direttive e concezioni artistiche, non si poteva tardare ad accordarsi per una dimostrazione di fede collettiva. Attendere che il tempo renda giustizia e si giunga automaticaménte all'esaltazione della verità contro l'aborrito errore, è pacificarsi in una passività musulmana non consentita dall'epoca nostra. Il chiasso apologetico sui varai specifici artistici che guarirebbero i mali musicali nostri, è oramai troppo e da troppi alimentato. Siamo giunti ad un punto che a non intromettersi per far finire questa gazzarra attesterebbe che non c'è" più carità di patóa e sentimento virile. Non è da dire che non si sia fatto credito molto, di fiducia e di attesa, a tutti i più audaci tentativi di rivoluzione artistica. Tutti i credi estetici, che dovevano sovvertire i canoni tradizionali, sono stati esposti e praticati. Il nostro mondo è stato investito, 3i può dire, da tutte le raffiche dei più avventati concetti avveniristici. L»a parola d'ordine mirava veramente, infuriando, alla distruzione d'ogni vecchia ed antica idealità artistica. L'arte vagheggiata doveva apparire ed essere in perfetta contraddizione con l'arte sino a ieri sentita e onorata. Qualunque tentativo di Tiimovazdone era accettato purché inedito, non importa se ragionevole e logico, se affiorato dall'istinto o divinato dalla mente. Tutto era buono pur che fosse Impensato ed impensabile. Cosa ne abbiamo ricavato? Delle strombazzature atonali e pluritonali; dell'oggettivismo e dell'espressionismo che se n'è fatto, cosa è rimasto? Nel campo musicale, più che altrove, c'è davvero la biblica confusione babelica. Da vent'annl s'accozzano le tendenze più diverse e più disparate in una continua caotica rivoluzione. Siamo ancora alle « tendenze » e agli « esperimenti », e non si sa a quali affermazioni definitive e a quali vie sicure possano condurre. Il pubblico, frastornato dal clamore di tanto mirabolanti apologie, intimidito da tanti, profondissimi e sapientissimi programmi dl riforma estetica, non sa più qual voce ascoltare nè qual via seguire, spesso non riesce bene a intendere nè a vedere quanto più bramerebbero il suo orecchio o il suo occhio. D'altra parte, s'è infiltrato nello spirito dei giovani musicisti un senso di comoda ribellione ai canoni secolari e fondamentali dell'arte, e non è fatto men pregiudizievole. La scuola per essi non può dare e non dà nessuna norma che faccia testo artistico. Non ci sono maestri a cui inchinarsi, specie gli ultimi che trionfarono su tutte le platee del mondo. L'avvenire della musica italiana non par sicuro se non alla coda di tutte le musiche straniere. Al massimo, seguendo anche qui una moda forestiera che fa dell'umanesimo musicale depul'astLavvitialcinlonMbi cistriliciesdcoese lofecoseztoshvcgurulispinilctnsicmntnntdblcttcspt(mmancanza di una tradizione da seguire, qualcuno pensa a ruminazioni di nostri lontani secoli musicali. Sopra tutto però, si avversa e si combatte il romanticismo del secolo scorso. II gran nemico è questo. L'inciampo ove si in- tcpsin'.iHrrnpcappa il passo dei nuovi musicisti ver- Ilrebbe dalle sue fortune. I capolavori i cdi questo secolo rappresenterebbero lais;avorra di cui le fantasie musicali del|renostro popolo sono cariche e l'impedi- : scmento quindi, per innalzarsi nei gran di spazi azzurri scoperti dai modernis-iresimi esploratori. ItEbbene, bisogna che il pubblico sì\tliberi dallo stato di soggezione Intel-Jtlettuale che paralizza i suoi liberi im-(Spulsi emotivi. Bisogna affrancare i gio-Cvani dall'errore in cui vivono: donar lo-1 tro il senso della disciplina artistica legittimando ogni libera espansione lirica e tutte le veemenze dalla drammaticità. Ad essi, in ispecial modo, è indirizzato nuesto manifesto e non per suscitare 0. ette reazioni ed avversioni mi- ttcn,rcIsoneiste. Noi sappiamo che il ritmo | m gndella vita è un moto in continua prò-' *zipulsione che non s'arresta, quello del- ' l'arte, e che il divenire, quindi, di questa e di quella è perennemente in atto. Le conquiste dell'una e dell'altra non avvengono a sbalzi: non sono improvvisazioni e creazioni ab imis jundamentis. Una catena ideale lega il passato all'avvenire. Per questo, nulla del nostro passato ci sentiamo di dover rinnegare e rinneghiamo. Nulla di esso è indegno dello spirito artistico della nostra razza, nulla è fuori di esso. I Gabrielli e i Monteverde; i Palestrina e i Frescobaldi, i Corelli, gli Scarlatti, i Paislellb, i Cimarosa, i Rossini, i Verdi e i Puccini son fronde varie e diverse di uno stesso albero: sono la smagliante fioritura polivoca delia musicalità italiana. Sissignore Anche di Verdi e di Puccini amiamo crederci e desideriamo di essere diretta progenie. L'opera loro è fuor dal solco, forse, della tradizione nostra? E questa si conclude davvero con essi, e dopo di essi tutto è da rifare? Non ci spaventa la taccia di retorici e dl enfatici che certi estetissimi buttan loro contro. Retorica per retorica, pre¬ sinposttipsembnqmfimpremtotedvilpdsiciopferiamo quella del sentimento a quella '^cculturale. Siamo contro alla cosidetta musica oggettiva che come tale non rappresenterebbe che il suono preso a sè, senza l'espressione viva del soffio animatore che lo crea. Siamo contro a quest'arte che non dovrebbe avere e non ha nessun contenuto umano, che non vuole esser e non è che gioco meccanico e arzigogolo cerebrale. Italiani del nostro tempo, con una guerra vinta — la prima della nostra unità nazionale moderna — con una rivoluzione in atto che rivela ancora una volta l'immortalità del genio italiano e presidia ed avvalora ogni nostra virtù, sentiamo la bellezza del tempo in cui viviamo e vogliamo cantarlo in atto, in gioia e in dolore, sarà anche j fiil romanticismo di domani, se è vero \ pche la storia svolge consequenzialmen- | ate le proprie fila e non si smarrisce e\dnon segna il passo col mito di Sisifo. OTTORINO RESPIGHI GIUSEPPE MULE' vbrorercjdpVrersnM«qènILDEBRANDO PIZZETTI RICCARDO ZANDONAI ALBERTO GASCO ALCEO TONI RICCARDO PICK-M ANGI AGALLI GUIDO GUERRINI GENNARO NAPOLI GUIDO ZUFFELLATO « Dimostrazione di fede colie!tifa..., salva ogni più ampia Ubeì-tà personale in fatto di particolari direttive e concezioni artistiche... »; così è testualmente definito lo spirito di questo manifesto. I suoi firmatari appartengono infatti a tendenze diverse; di essi qualcuno ha già da pareccM anni realizzato nei varii campi musicali, teatro, concerto sinfonico, concerto da camera, forme distinte e personali, anche ha combattuto per ì suoi peculiari ideati dcll'ar che li riunisco solidali, e come e quan to essa 'sia nettamente antitetica nd altre concezioni o religioni moderne, è chiaro, 6 noto re chi conosca almcnoi sommariamente la produzione ccniem-] cttQlacrnpts>ts,£>uhsoekmJrbtsn -S1^. /ede.co^eitf:^^- ìn|iI poranea e segua ciò cho frcqHcnt?men-\ate se ne scrive anche in queste colonne.•m(Per non ripetere cose dette or non è\tmolto, ricordiamo, scusandoci della ci-\"tazioue, l'articolo Tempi nuovi, pubbli caio nell'agosto di quest'anno). Essi si professano, in sostanza, romantici (in senso lato), prosecutori dell'ottocento '.italiano, e pur novatori con carattere Hazionale. Da questo punto di vista sarebbe da intendere l'asserzione: « diretta progenie di Verdi e di Puccini ». Da quali musicisti essi si distinguono e vogliono distinguersi? Dal Malipiero e dai suoi seguaci, il quale nega rrEeBri Il'Ottocento italiano, e del quale si diceIp i che si ricongiunga, saltando appunto a7 ! lisecoZo decimammo, al Seicento o a più\f,-j„7 /->„o„7t„ ., w„; P„„i!lcv|ren:a:cre epoca; dal Cesella e dai suoiì : seguaci, il quale, non rinnega l'Olio coito itaiiciiio. anzi si amiella talvolta ire Verrei, e dichiara di mirare a un'esie Iticre edonistica, di « divertimento », e in \tutto si proclama italitmiìssimo; da tutJt' gli stranieri, infine, specialmente au- (Striaci e germanici, che negli ultimi Creili'rei!ni abbandonarono anche le più 1 trasformate e rinnovate espressioni atvdtrsrtocenteschc, e cioè sentimento, tonali- Btà, per tentare e perseguire nuove-, ccojnbijia;:oi» della materia sonora einuovi orientamenti artistici. In tali importanti distinzioni il r.iani-:, . " ■ , ,. niresto pecca, ci semora, ai precisione, il- che ci ha costretti a fare qualche no- | me, per l'intelligenza della « dimostro-1 gii italiani, e potehè scriviamo in Torino, aggiungiamo, precisando, i torine- zione ». Non bisogna dimenticare cjig j comeziosi, poco o pochissimo o nulla conosco- ;f°no della musica moderna, e che con^*positori, ctesi dichiarano tradizionali- ™sti, quali il Respighi, il Micie, U Pizzet- i, l'Alfano, restano ignoti, ó quasi, ali* ". . . J . ' 1 ., ~ Frpubblico da teatro, proprio come il Co- sella o il Malipiero; e soltanto il pub- [1mi .? 77 I- i7 j • .. chbheo della radio e quello dei concerti]fane ascoltano, talvolta, qualche opera oi„;„qualche pezzo. Tale ignoranza delta ;<ÌomaterUi di cui si discorre renderà di/- f*ficile ai più la intelligenza dei problé- itemi, ai quali il manifesto accenna come può, teoricamente. In quanto alla « gazzarra », cui pure si accenna, già rilevammo che l'atmosfera sociale economica del momento attuale consente una eccezionale intensità di propaganda, di combattività, di dimostrazioni, come non mai. I novatori so ne giovano quanto possono; il che è umano. Ma le gazzarre, per ripetere la parola del manifesto, quelle dei circoli sostenitori, scemerebbero e si ridurrebbero allo stato di opinione, e ciascuno è padrone di serbare la propria opinione, se le conoscenze dirette s'ampliassero e la cultura si diffondesse, comprendendo, naturalmente, le più di unspgule spneDeprdi sesinladi nedicifiere dell arte. La capacità critica del] tupubblico, derivata dalla cultura, guidai unappunto alla distinzione, alla selezione c°dci valori artistici. La limitazione delle'liita.guverse manifestazioni. Il pubblico di Co- foburgo die l'altra sera, come ha riferi- j piro il corrispondente della Stampa, ha JarescoZrrero una nuova opera di Malizie- Fro, e l'ha applau'dita, conosce oggi qual- docosa (bella o brutta che sembri) più Prj>„„ „7fa.« .„ii,iia.. „„„„ „.• „,„*.- a .,„:ladun altro pubblico, esso, st noti, eun!copubblico, il quale attualmente idolatra «nVerdi e Puccini, ha il palato adusato j dere tutti i gusti, e certamente 'sa mette- ' ders ciascun'opei-a e ciascun artista al ! Dsuo posto storico. Se in Italia, re Tori-: Vno, si rappresentasse quell'opera di prMalipiero, si avrebbe, «ire una pariedn%« gazzarra », dall altra, aismteresse. E | mquesto non è nè progresso nè regresso, | udè una stasi dannosissima alla cultural fanazionale, un pericolo per l'avvenire\tivconoscenze conduce invece al tì'ù are*-!EIta™»S»S!; PM 9ie-" - poto piovincialismo e alla sonnolenza, faQuesta digressione e pm naturale noi- spla penna d'un osservatore di arte e di jsecultura che in quella di un- composito-1 pure. E il manifesto riassume soltantoltunensieri di comr.niitnri !<hpensieri ai compositori. ,oInfine, il manifesto esalta il roman- |caticismo. Già dicemmo che si ha da pen-\ visare delle qualifiche di ottocentisti, obbl>teo-romre«fici. Poiché tali locurioni chsembrerehbcro accennerò alla rinatritn^,£7 , ,? ■ acce"'-u 0 aiu\ rinascita ■ >Z,Tn«^;2 w™*°„ sf°';iC0:, 'Hstu ovo assurae, quanto quelUt. del <s.ritor-\ sho al classico » e improprie re musici- j psri quali Bloch, De Falla, Alfano, Du- : ticostMncabraop;iosicio)!o all'arte divelia dall'anima]me fatta tjiuoco dei sensi, affermano binkas, Pizzetti, Respighi, Sirauss, e ai molti, che, nati negli ultimi anni del-' J'SOO e nel '900, non si rivelano assertori dell'oggettivismo. A essi converrebbe la più generica classifica di romantici, in quanto che le loro tendenze, in sublimità dell'emozione sentimentale, suliricità smritnaìr come fmtr dPU'nr ! n^V^v^S S^%^^f ^ ^no alla cordiale espressione che canta i palpiti dell'umana vita. Cosi sia. «Dimostrazione di fede collettiva», affsr7naz'tone di tradizione italiana, il manifesto è uno sfogo psicologico, è ttna nota e un accento particolare di \m"uc'- travaglio che fa ansioso lo spi-!dmfidncdmtrito di qualsiasi musicista contempo- Praneo idsa. d. c. q i e^^=ck^u.T=; I v

Luoghi citati: Italia, Torino