Seguaci del sogno errante

Seguaci del sogno errante Seguaci del sogno errante (r> A. I« NOSTRO 1 X V I A T OJ- a , è i a a i , e u , , i o o e , li e, al , a n e a ù a li a ai il n aù a e el e il gne, lvi DA BORDO DELLA « NEPTUNIA » Ora, che avvistiamo il porto di arrivo, là, dove dalla vegetazione confusa della riva argentina di questo Rio della Piata, si cominciano a delineare sagome geometriche di giganteggianti edifici, come torri più enormi, e spuntano castelli di travate metalliche, e ardui fumajoli, — Buenos Aires; — ora, nell'attésa imminente, ancora ricordo. ...Quella povera fanciulla cieca, sul ponte alto della nave, la sua singhiozzante disperazione, nella notte tenebrosa, solcata di baleni, quando traversavamo fra Stromboli e Strombólicchio. AWalba seguente ci affacciavamo al Golfo dì Napoli, dalla Bocca Piccola, tra l'isola di Capri e Punta Campanella. E io cercava e stava in ascólto, non cantassero le Sirene dal loro scoglio, omerico, di.là dai Faraglioni, Le Sirene, nè si sentono più cantare, nò si vedono più. Ma questo Golfo di Napoli, con l'arco duplice lunato della sua marina, cui domina erto il hi/partito giogo del suo Vesuvio, con l'isole sue damanti, e profili e colori e armonie della terra delle acque del cielo, è pur sempre bellezza stupenda, tutto un prestigioso incanto. Anche se sul mirifico panorama incomba un quale foscore temporalesco, come quella mattina, che facemmo scalo, all'Immacólatel la Nuova. ù Al ite e o e he ra a o i. a ado to aro la di bili loaIl rn è ei e ta Melisenda inconsolabile Ripartimmo, nel primo pomeriggio. E navigando per ponente-libeccio, la notte avvistavamo il faro del l'isola di Cavoli, all'estremità sciroccale della Sardegna, davanti a Capo Carbonara. « ...e l'isola de? Sardi... ». Poco più tardi, passavamo da Capo Sparavento di Sardegna, l'estremità meridionale dell'isola. E nell'ora antelucana, avvistavamo appena, più in là, l'insulare famiglia bovina: l'isola del Toro, quella della Vacca, i Vitelli. Poi, per il mare libero. Ancora un giorno di navigazione. E ci approssimavamo alle coste della Spagna, verso Mesa de Roldàn. Ma quanto bastasse per rilevarne il faro, che già si scoloriva nella mattutina luce chiara. E sùbito, piegando a ostro, passammo Morrò Ghenovès; e girammo Capo di Gaia, per riprendere la rotta occidentale, per quella sorta di ben largo irributo marino, tra la costa iberica, a settevitrione, e ad ostro la costa affricana; e che si va gradatamente restringendo; sinché lo Stretto di Gibilterra gli figura, a questo imbuto, buco e cannello. Rasentiamo la costa iberica, dell'Andalusia. E così profittiamo della controcorrente, che si forma e svolge lungo questa costa, appunto in direzione dello stretto, — e un'altra se ne forma analogamente, e volge nello stesso senso, da quell'altra banda, lungo l'Affrica, — per effetto e in contrapposizione della grossa corrente centrale, che sbocca invece dallo stretto, derivando dalla transoceanica Corrente del Golfo, e procede forte nel Mediterraneo. Coste dell' Andalusia: montagnose, spesso ripide e aspre, che azzurreggiano di lontano, che più dappresso si tingono grigiorossigne, cosparse di macchie di vegetazione, folte macchie o rade, e sparse di biancheggianti città, dì borghi, così simili in aspetto a borghi e città dell'Affrica settentrionale e dell'Arabia. Del resto, non è questo ancor sempre, ancorché redento e cattolicissimo,, paese tipicamente moresco ? Passiamo il Golfo d'Almieria; passiamo davanti a Punta de las Sentinas, davanti ad Adra, a Calahonda, a Motrìl, ad Almunecàr, a Torrone, a Velez Màlaga. Circa le quattordici, passiamo davanti a Màlaga. Vediamo il faro della diga; e che emergono di dietro un'ondulazione del terreno, il campanile e il fastìgio della cattedrale, sommità di edifici, terrazze di case; vediamo giardini. Se spiri vento di terra, non alitano profanili, di gelsomini e di gaggie, di agrumeti e di roseti? E se punto il binocolo, non scorgerò, sull'alto di una di quelle bianche terrazze, qualcuna maliosa femmina andalusa, Carmensita o Rosita o Concita, sciolta la capellatura al sole, nell'atto che s'accompagna sulla chitarra una sua canzone di nostalgia e di languore? E non s'interromperà per farmi cenno, sventolando la mantiglia?... Una — io so, — da più che venticinque anni attende il suo poeta vagabondo. E il suo poeta è morto. E lei lo attende, sconsolatamente. O amico perduto, fraterna anima inquieta ed ebbra, da questo mare, in vista di queste rive, io ti evoco qusastcolaticfacanoirmlogrlionivociteguilLstvedisipoVcrmlutimstaragmlozEmsindssvrccnSdndi1drSMvnnvGgrmsessm1etccunpsssdpqccRcmcGmscsns,LiBtgzglgvmAmeada se furono indarno i giorni nostri, el [del tempo gi vi ipjk ardenti^ temerarie, figeronsfeiimel jtieit tempo giocondo, giorni arrisi di\v i e e , o . o à n a l. a a o , a o o e, a o a o o pna e oze, i ì à r i? a. e e o i, i. o di il di la, a, lia mo a il a aa e, o quando entrambi muovevamo all'assalto della vita, come a una conquista d'amore. I migliori de' nostri compagni, che componevano con noi la geniale e sbrigliata brigata poetica della Torino di cinque lustri fa, e meritavano alla provinciale capitale che Borgese V appellasse, non senza forse un'intenzione di ironia, — la nuova Weimar; — ì migliori ti avevano preceduto, Carlo Vallini, o ti hanno seguito nel gran bujo: e Guido Gozzano, e Giulio Gianelli, ed Ernesto Ragazzoni. E ti aveva preceduto, violento volontario della morte, quel corrucciato che si teneva ritroso in disparte, G-iovanni Camerana; e ti ha seguito un altro solitario e sdegnoso, il leopardiano Enrico Thovez; e Luigi Ambrosìni, giunto tra noi, già stretti intorno al grande maestro venerato, Arturo Graf, ma infetti di decadentismo, a portare il classico nerbo e più armato il vigor polemico della scuola carducciana Veniva sì di Bologna; ma nella sua critica specchiava anche meglio, co me percepimmo e ammirammo, la lucidità estetica e il gusto raffinatissimo degli artisti della sua terra marchigiana. E se oggi io taccia, a bella posta, i sopravvissuti di quella nostra animosa schiera, non certo resteranno per me senza compianto i due giovinetti alunni della Musa drammatica, rapiti come colui che al cielo è più caro, in fiore di giovinezza, Sandro Camasio e Nino Oxìlia. E nétta corona che si vota alla memoria di Nino, la fronda apollinea s'intreccia con la quercia guerriera, in celebrazione dell'ardire pugnace e del sagrificio. E colui ancora, riuscito a riva da molto turbine di pas sioni, che trovò la via del rifugio, veramente, nella rinuncia cristiana, remoto da ogni strepito mondano, che è vento che passa, e non lascia eitto.lavfiavoltradarélincl'openOrvenstivanod'acosdoscose,allarce a si mochdinpicoricfludidaseassuranedestrotomlache foglie morte al suolo: colui che''CneUa sicura pace del suo chiostro di \ uoSubloco, operosa e studiosa e me- luditativa pace benedettina, indi co-\chnobbe ascesi e beatitudine; e s'ad,-\gidormente nelle braccia del suo San-[mio patrono eletto, il giorno da queUna10 nominato, ultimo dell anno, s ad-1 tudormente sorridente alle visioni pa-jferadisiache, che gli si svelavano: donjaSilvestro O. S. B. — il nostro già\%nMario Doglioiti. m. . . ... giLarlo Valimi b„ _ „ _. . E tu, Carlo Valimi; e i sonetpf\oovigorosi e aggraziati della tua Ri-, nunzìa; rivedo l'edizioncina elzeviria- Vna di Renzo Streglio, allora in granitevoga, già editore di Pastonchi, di. Gozzano, del Bontempellì delle Eolo-\glghe, poi tuo, e di Gianelli e di Ma--corino Moretti, e in memoria, dì CaMÒmerana e di Giusto Calvi. Tu; e le'sustrofe in nuovo stile del Giorno, ri-'cuecheggianti desolazioni e crudezze gsciopenaueriane, anelanti al buddì- cistico nirvana. C'era in quel tuo poe-\vmelo, nel fondo, l'insoddisfazione, m11 tormento, il tedio, l'insofferenza,,oge quasi una furia conculcata e conMtraddetta, della nostra generazione,,Ache stava'per andare alla guerra,]roche si affrettava alla guerra, con]pun'altrettanto inconscia quanto fre-\lonetica impazienza. Il tuo nichilismo,1 mprostrato e inerte, covava una sm-'bsmodica ansia di rinnovamento 'co- nstruttivo: qualche cosa come quelle'Msubdole e sorprendenti inversioni,ledella sessualità, che Freud discopre. Ma prima... Prima è qua, su questo mare, in vista di queste rive, lovche tù vagheggiavi il sogno, quello ro" . all'età verde di mche non sì sogna che Romeo. E felice colui che, dopo, non conoscerà altro più. Per una mariuoleria troppo più ^marchiana, il padre l'aveva imbar-ì cato mozzo sul veliero Adelaide, di *Genova, che faceva viaggio alla Già- lam'tacbsmaica: punizione che, col nostro spirito d'allora, egli accettò felicissimo; si covipendiavano ancora nel /r^'fi-ldno paterno: santo frustino, che ri-[mscosse, ahimè, così mediocri effetti, f,' , ' . _ , " . tde io cordialmente glinv-i-\. ... la „7;n,« ìtuV me le punizioni, alioia,. ,I ' ,7L'Adelaide traversò nella tempesta il Golfo del Lione. Poi, girate le Baleari, da settentrione a occidente, andò bordeggiando lungo la Spagna, dopo Capo de la Nào. Navigazione lenta, al giuoco del vento, giorni e giorni. Dalle coste di Valenza e della Murgia, il bastimento girava per questa costa andalusa. E via, da Capo de Gota, il Golfo d'Air meria, e Punta de las Sentinas, e Adra, e Calahonda, e Motrìl, e Almunecàr, e Torrox, e Velez Màlaga, e Màlaga... Le rive, spesso ripide e aspre, salivano verso il culminare delle sierre; e si cospargevano di ri, eiimoriJWi, si cospargevano, di bianche! di\vegetazioni, or folte or rade; e alla, i igqsatrutLcsgt a , e , , , a eittà, di borghi, dal moresco aspetto. Finiva un altro giorno. Finiva un altro giorno. Il Sole calava dietro le cime delle sierre> infiammando un rogo immane di nuvole. Sopra quell'incendio, il cielo trascolorava in tenerezze blande, dal roseo madreperlaceo a un'acquaréllatura quasi verdina; più su incupiva, con toni di viola. Dall'opposto orizzonte era sorta, ma appena s'inargentava, tonda la Luna. Ora, sperso anche l'ultimo fiato di vento, in una calma completa, il bastimento, con le vele che s'afflosciavano dai pennoni, contro gli alberi, non avanzava più che per quel poco d'abbrivo, che gli restava. E sfilava così rasente alla terra, che pareva dovesse dare in secco. Da bordo, si scorgevano nettamente persona e cose, sulla riva: non più, per dirla alla moda vecchia, che a un tiro di archibugio. Arrampicato sul vertice del castello di prua, reggendosi a un fiocco del bompresso, il poeta si estasiava di quel fulgore di tramonto, s'inebriava di profumi acuti, che gli venivano dalla riva, da giardini, profumi di fiori, commisti. E più s'inebriava, chi odorava in essi come una carnalità feminea; e non riconosceva i fiori; ma aspirava effluvi di capellature femminili, aliti di bocche femminili. Terra di An dalusìa, gtt alitava incontro la sua seduzione sensuale, lo involgeva e assetava dì sue voluttuose malie. Come in una ballata romantica borahoconscadiffisogOdelPeglodeinusi bilavvterdefiliapenPamaro Pao dsabciodelbiltrainevodelsi fore cnaferdeè sbilrimdifdoquriotublimchgisi bianoundirdenèalFu allora, che egli vide levarsi, sull'alto dì una dì quelle bianche terrazze, una figura sottile di giovinetta; e bellissima la vide, eretta della persona, esile la vita e il busto pieno, e il volto, colore d'ambra rosata, incoronato di nere trecce intorte, dense e lucide, e gli occhi immensi, languidi e che sfavillavano, e la bocca come fiore di melograno, e''Così egli la vide, e tanto più fascii \ uosa e più bella. Ed ella, guardando - lui, si tolse la mantiglia dalle spalle, -\che rivelarono al lume ultimo del -\giorno, la purità delle linee, e ancora,]16- -[ma più molle, quell'ambra incar- |LUUnala del viso, svaniente in *tm+\^-1 ture diafane. E verso il mozzo, che do-jfe sj protendeva all'ìncoìitro da quel- i snja vrua> agitò la mantiglia, non | à\%n cenno di saluto, ma come rìchia-Ite mo. Egli le rispose, lasciato l'appog-\de gio, ed equilibrandosi in piedi sul ' di bompresso, le rispose con le braccia, bo 0,„7*„ „r.i „w,rìn w 'cnpf\oot vo"°> cot 9pao. a, , va-, — Aspettami, -— le grido: —jsi- Vengo a te. Ti giuro che vengo al mnite. Aspettami, questa notte. jrii. Ella udì'! Agitava la sua manti-Ist-\glia, a richiamo: raggiante dì riso,|vl--continuava a chiamarlo. Ma lui saZ-jfIMÒ giù, sul castello di prua, «Me'sul cassero, si precipito per la boc-\co-'cui porta, pei- la scaletta degli allog-jpre gi dell'equipaggio. Lui, la sua de-,do- cisione era presa, con quell'impulsi-1 al-\vità irriflessiva, tutta istinto ardie, mento passione, che l'incalzava in a,,ogni atto. Raccolse un fagottello dì MVM-lc1le sm roì)a> 6 a Poco danaro, e,,Avrebbe indugiato, fintanto oscua,]rosse. Poi sarebbe scivolato a popn]pa> sì sarebbe legato il suo fagottel-\lo sulla testa, si sarebbe calato in stUtalecedigi,1 mare, cautamente, che nessuno a -'bordo se ne accorgesse; e avrebbe - nuotato alla riva. Nuotatore era vae'Mtissim0- E reminiscenza ginnasi*, ni,le 0 interiore civetteria di letterato, u e, lo seduceva anche un poco quell'ap numque itire ai compagni deZJ'Adelaide no- ; mvello Palinuro, quando constatasse-,®■- dio ro »»» scomparsa wesplicabU-,^di mente: anche se quelli, non avendo mn ù ^Mw/aasto c™°r-ì Ma lo colPlva ^ quella uno sbudi *mrf e schioccar di vele, un cigoà- lare luniJ° dl temoni e di sartie, e mai letto Vergilio, ignorassero to-. ' . , , 3 i- J ,. T, ,„„ i talmente del nocchiero ai Enea e,vtidcome un cadenzato sussultare del bastimento. Sentì meglio che il bastimento muoveva, e andava accen- o ii-ldeZ nostromo che chiamava alla i-[manovra. Balzo fuori Col cadere i, f "f sera> st erf levafa nna hresza> tda terra; e portava per un viomen- -\. , ., . ., ,.„..„ « ìtuando il moto. Senti il fischietto a,. , ■■ ■ , , . ' ' ,7*>7 ìi r, ni r\ i.h s> s* lì i rt Yv, n f r, filiti a e naao, ao E ir e la, e re di he! la, i io ancora, più acuto, il profumo dei giardini. Tutte le vele spiegate a quel soffio che le investiva, il bastimento camminava ormai veloce^ al largo; e già la terra, dietro, lontanava, velandosi d'ombra. Nell'aria, l'ora prima serale discioglieva una pioggia dì viole, sempre più fitta, più densa. E s'inargentava la Luna; e albeggiavano stelle... Ora — io so, — colei è là, an cora, da più che venticinque anni, sempre, che attende il suo poeta vagabondo. Il suo poeta le ha mancar to il giuramento. E' morto. Ella lo ttenderà invano, per seìnpre. fc MAgU) BASSI, P1chddudemcppildcccPdcrrgpmnsfmdI