Risorgerà a Torino un'industria cinematografica?

Risorgerà a Torino un'industria cinematografica? Per il film italiano Risorgerà a Torino un'industria cinematografica? Fortune e rovesci del primo cinema italiano - Da « Cabiria » all'U. C. 1. - // sistema dei « grappi » - La rinascita - Propositi torinesi odierni e 'Che ^|™°n\i, ™an™a! o \ - o -\tol tempo in cui sorse; ma l'assoluta Allora, tra il 'novecentonove e il 'novecentotredici, non usavano le « guide interne s> : e allo scoperto, issati su gli alti cuscini d'una rombante automobile, rapidamente passavano la gran dama dal volto di bistro e di farina con accanto un vagabondo dai sapienti brandelli, il giovin signore in tuba e monocolo con accanto il poliziotto dal kepi di cartone. Sul predellino un tale reggeva un treppiede, aveva una gran borsa ad armacollo; e al fianco del meccanico un tizio autorevole spiegazzava nervosamente un copione. I buoni subalpini scotevano il capo, con un sorriso pacato: gente del cinematografo, che andava, a fare «la» film; e non molti sapevano che su quei bistri e su quei copioni prosperava un'industria che, nella bilancia nazionale delle esportazioni, seguiva immediatamente quella della seta e dell'automobile. In quell'epoca la cinematografia italiana ebbe a Torino il suo massimo fervore: primeggiarono gli uomini e .'e sigle editrici, si moltiplicarono impianti e consensi. I capannoni vetrati sorgevano tra i prati della periferia e -ungo le falde dei colli; i cancelli dei sotterranei della Gran Madre di Dio furono innumerevoli volte, per l'obbiettivo, quelli d'un carcere o d'un convento; i murazzi del Po dovettero sovente prestarsi a seguire una Senna o un Tamigi che scendevano da Moncalieri; e le case cinematografiche lombarde invidiavano a quelle torinesi il Borgo Medioevale, gratuita e sempre pronta enciclopedia scenografica per qualsiasi dramma di cappa e spada. Un glorioso passato Torino ospitò in quegli anni le « Metro-Goldwyn » e le « Paramount » d'allora. Le sigle dell'/tato, dell'Ambrosio e della Pa.iquaU — per parlare soltanto delle maggiori — erano care alle folle di Londra e di Parigi, di Berlino e di New York; nomi italiani brillavano nei siderei spazi delle ■"- vamp > e delle « ingenue » dagli sguardi filtrati e dagli atteggiamenti forbiti; e attorno ai pionieri e ai maestri — basterà ricordare, per gli uni e per gli altri, un Ambrosio a un Pastrone — s'adunavano giovani che avevan nome Gozzano e Genina, Camasio e Oxilia. Cabiria è del 1913. E' l'affermazione definitiva, un autentico capolavoro cinematografico del tempo, e concede allo schermo la collaborazione di Gabriele D'Annunzio. Viene proiettata contemporaneamente a Torino, Milano, Roma, Parigi e New York; i negri d'un sobborgo di New York, commossi ed entusiasmati dalle gesta dello schiavo Maciste, inviano un fraterno messaggio al negro onorario e genovese Bartolomeo Pagano; e poco dopo, dinanzi all'invadenza del film italiano, Leon Daudet scrive un violentissimo articolo: « Le danger du cinema ». Era un primato incontrastabile, e destò invidie e livori la cui eco non s'è ancóra sopita: tanto che il Charensol, nel suo pur pregevole Panorama du cinema, non esita ad affermare, malgrado ogni evidenza che dovrebbe impòrsi almeno allo storico e al critico: «La cinema italien a toujours produit des oeuvres d'une parfaite médiocrite technique et d'une esthétique se rapprochant sensiblement de celle de la carte postale en couleurs » per poi aggiungere addirittura che « l'absence de sens du cinema est une des caracteristiques de l'Italien ». Il rivedere un film d'allora, e di qualsiasi nazionalità, muoverebbe oggi naturalmente al sorriso, tranne ponulla, in qualanguardia si proietta come <c comica, finale » un dramma dell'anteguerra; fra tutte le forme d'arte l'opei-a cinematografica è certo la più labile e la più caduca, la più soggetta, comunque, alle mode e ai gusti inettitudine cinematografica dell'inge gno italiano non gli impedì però di do¬ minare incontrastato per oltre un de- - icennio tutti gli schermi, non esclusi, e l o i Oggi possiamo serenamente guar, dare alla fine di quel periodo. Non fu jun tramonto lento e pacato, ampio e " CW 9*aVVla ^ deKa é!sua pomata; ma un crollo improwi so che per parecchi anni doveva poi - ,n.J „. 1010 . » o o siedun 193Stefle dprimricaguitnorduzsonficaper gegne dtuttcinesorgtro Mèvnemristrierceaamstreve cheandquepubchebreprebaldi qsionsti, duzoltrpostraespvanfu none lTurloroimprispno tarstaEquecemza quaun rapvecga l'Uestsernabci delposrinfilmdegogcogpotregureaprpocuEtanflutalziogiupamagliprscediffranechcinallmalionaglinetriprilittuapparire irreparabile. Nel 1919 le va-1»"»rie imprese cinematografiche italiane piperdono le loro singole indipenden- P°ze, faticosamente conquistate dall'ini- ziale e laborioso artigianato. Un in- congruo americeneggiare di mezzi e di sistemi le determina alla costituz-.o- dene di un trust, l'U.C.I. (Unione Cine- si matografica Italiana), la quale si da- vora febbrilmente d'attorno per assorbì- Bire ogni fonte di produzione senza trop- j pepo curarsi degli sbocchi di smercio, ^trimalgrado lo Charensol, quelli francesi. I! tramonto o , o a l ^ o j Afferma il Ghione (Le cinema en Ita- ; fii- h6j Alcan, 1930). e lo riconferma il m. ÌMargadonna (.Cinema, ieri c oggi, Do-]duitmus, 1932), che uno stabilimento co-|fe1 tato due milioni viene acquistato dal-jneU.C.I., un anno dopo, por dodici; si (uncompra a qualunque prezzo, pur di as- ! prcounchap, ? - e , e sorbire senz'altro l'eventuale * concorrenza »; ed i capitali, anche se ingenti, sono ingoiati da un pletorico accaparramento d'impianti, di personale tecnico e artistico, di lavorazioni ul- d'tinnite o da iniziare, sorza troppo pen-1dosare a sala di spettacolo o ad agenzie ; pi- di distribuzione garantita, in Italia ejzi all'estero. I film mediocri s'accumu-1di- lano, si devo ricorrere al sistema del!sur «Sruppi» (un blocco di dieci film, due haffibib ir'Sf? au;rsp-^™?^™* ^TlttVkZì degli anglosassoni; nello stesso tempoo la cinematografia americana e tode-ij jsca, cho per anni e anni hnnno dura-1' . ; mente e tenacemente lavorato, d'incoi e ormai i sogni di una robusta e riccai a ; maturità, sferrano un'offensiva elio si deo\fa- ln brevo implacabile. No! 1922 la ci-;co nematografia italiana è virtualmente rilfiyiita= e in Parecchie città della po- cr ,n!Sola t capannoni vetrati degli stabi-1de l"^*? Iasciano s™fHvre le capriate Ian"|?bbandonate e doselte- deeì 'a -inrfa ■ .,\ ' ziw\ Per qualche anno fu il silenzio, inter-|l'O« e] o\ rotto appena da timidi e sporadici tcn-: cee- tatlvl sempre più fievoli. Ma la graduale cra]ascensione dell'Istituto L.U.C.E., fon- dedato nel 1L'2G, servo da incitamento 0 alda esempio, richiama tecnici dispersi,!mcrea in Roma un contro cinemategra-jsifico, sia pure con caratteri esclusiva-jRmente educativi, ma che in breve pos- ri siede una filmoteca imponente e tutto un agguerrito stato maggiore. E* nel 1930 che risorge la Cines, per volontà dì Stefano Pittaluga; ed è facile ricordare le diffidenze e i timori che accolsero, i primi annunci. La cinematografia americana era sempre predominante, seguita a distanza da quella tedesca; enormemente accresciutisi i costi di produzione in seguito alla trovata del-film sonoro; fare del cinematografo Significava anche maneggiare uno strumento per il quale necessitavano decine di ingegneri specializzati e l'ossigenojdi decine di milioni; e i più ottimisti, soprattutto al di là delle Alpi, predissero .alla cinematografia italiana che ybleva risorgere un altro crollo, e definitivo, entro sei mesi. Ma l'audace tenacia del Pittaluga doèva rivelarsi assai consapevole. Il-cinema sonoro aveva automaticamente ristabilito, fra nazione e nazione, barriere più formidabili di qualsiasi trincea doganale; e col cinema parlato gli americani avevano creduto di porre strepitosamente rimedio a una non grave crisi di stanchezza e d'esaurimento che nella loro vertiginosa produzione si andava profilando. Svanita ben presto quella curiosità vorace e infantile del pubblico per il nuovissimo giocattolo che malamente faceva parlare le ombre, apparse vane e sovente risibili le pretese di sostituire lo schermo alla rl-< balta, tradite cosi le più vere esigenze di quella che dev'essere un'autentica vi» sione cinematografica — che eran questi, quasi sempre, i caratteri della produzione « sonora » che ci giungeva da oltre-oceano; s'offrivano invece tutte le possibilità a uomini d'ingegno decisi a trarre ogni partito dal nuovo mezzo espressivo : e tentativi di ripresa si avevano ben presto in ogni paese. L'Italia fu seguita dall'Inghilterra, la Francia non perse il suo tempo; oggi la Svezia e la Spagna, la Polonia e l'Egitto, la Turchia e il Giappone vedono sorgere i loro teatri di ripresa sonora, le nuove imprese ottengono ogni appoggio dal rispettivi Governi; ed i vari pubblici sono nell'attesa impaziente di poter ascoltare il loro idioma dal non sempre crii stallino altoparlante. Esigenza nazionale E' proprio in questo desiderio e in questa attesa che si riflettono più vivacemente i profili dell'odierna importanza del cinema. E' ormai pacifico che qualsiasi pubblico preferisce di vedere un film nazionale che la sua vita gli rappresenti e magari gli trasfiguri, invece di un film straniero che lo costringa ad aggirarsi per Broadway o per l'Unter àen Lindsn. Sfóndi e ambienti estranei che in breve esauriscono le riserve di una facile curiosità, le interminabili didascalie o le insopportabili vo-i ci aggiunte — che sono questi i meriti della media produzione straniera — non possono non ingenerare stanchezze, non rinnovare il desiderio e l'attesa per U film nazionale. Per parlare il linguaggio degli industriali, ecco cosi pronto, la ogni paese, un « mercato » vasto e aci cogliente, fervido e propizio, primo carni po d'affermazioni che mirino poi ad ali tre maggiori oltre i confini; e questo lini guaggio industriale appena adombra la realtà, dove confluiscono anche le più profonde e sottili aspirazioni di un popolo per quel che riguarda l'arte e la cultura. E' impossibile negare oggi l'importanza dol cinema, la sua enorme influenza sulle folle, il suo prepotente e talvolta pericoloso dominio sulla formazione e l'educazione del gusto. Non giungiamo certo ad affermare, come paraceli! sfegatati, che quella del cinema sia la nuovissima arte discesa tra gli nomini a miracol mostrare, la più profonda e la più complessa. E' un'arte scenica, che si vale di una formidabile diffusione: certo la più popolare, oggi, fra tutte le arti; e la miglior riprova se ne ha nelle provvidenze e nelle cautele che i governi d'ogni paese dedicano al cinema. Un cattivo film può arrecare, alla formazione del gusto, infinitamente maggior danno di un cattivo libro; milioni di spettatori sfileranno certo dinanzi allo schermo, mentre le poche migliaia di copie potranno anche restare nei magazzini del libraio: tanto che altri fanatici, ma certo più intelligenti dei primi, vorrebbero cho accanto alla solita censura dei film esistesse addirittura anche una censura artistica che 1»"» concedesse libero il passo a certe e pitturo nelle quali c'incontriamo trop P° sovente, . ~ Verso un riiOTHO i dopo tre anni daUa rinascita del ftìm italiano ad opera delia Ci.-ies, si va profilando in Italia un nuovo fer vore cjn0matografico anche in altri au BienU, E' risorta la Oaesar; a Berlino, j per cont0 di un'altra nostra Casa edi ^trice, sono stati ultimamente girati due - ; fiim:' SOno di auesti giorni a Roma i pril mi accordi per una cooperativa di prc]duz!cne; e siamo a conoscenza che è -|fermo intendimento di un gruppo tori- -jnese di iniziare fra non molto a Torino (una ripresa intensa e feconda. Questo ! proposito non può destaro che un vivo compiacimento nella città che ha tutto un glorioso passato cinematogrrjìco, e chc'tcrnercbbe ad avere un inrportanto apparto economico, un nuovo mozzo. e - d'influenza c di prestigio, un'altra opera -1dovuta alla stupenda libnriosità sv.bale ; pina. Ma c tutta unii serie di considera-, ejzioni che si potrebbero fare, dal punta -1di vista artistico e da quello industriale,. l!sui problemi dell'attuale cinemptogra-j e ha e dei sucn sviluppi: e le vene.no e-.rspo °1:91 prossnm ^ '™ Zì *URi0 GROi*°-

Persone citate: Bartolomeo Pagano, Camasio, Gabriele D'annunzio, Genina, Ghione, Leon Daudet, Oxilia, Pastrone, Pittaluga, Stefano Pittaluga