La caduta della sterlina e il pagamento dei debiti

La caduta della sterlina e il pagamento dei debitiAgitazione e ansia a Londra e La caduta della sterlina e il pagamento dei debiti Londra, n deprezzamento della 29 notte, (sterlina di fronte al dollaro, prodottosi oggi, aumenterà di quasi un milione di sterline la somma che l'Inghilterra dovrà versare agli Stati Uniti il 15 dicembre venturo. Sulla base di 95 milioni e mezzo di dollari rappresentanti l'ammontare del debito corrispondente a'19 milioni di sterline, ora il pagamento costerà alllErario, al cambio odierno, oltre 30 milioni di sterline. Sono quindi più che spiegabili i malumori e le impazienze della City di fronte alle tergiversazioni governative e alla lentezza con la quale procede la elaborazione della nuova nota britannica all'America. Si annunzia oggi da Downing Street che essa non potrà essere pronta prima di domani sera o posdomani. Non si spiega il motivo di questo inatteso ritardo, ma non si contesta neanche che le divergenze di vedute in seno al Gabinetto siano più solide e profonde di quel che apparivano nei giorni passati. Attacchi a Thomas A Washington, come si sa, la nota era attesa per oggi e i ministri Stimson e Mills avevano lasciato chiaramente comprendere ieri l'altro che desideravano un pronto Invio del documento onde potersene servire quale preparazione ai dibattiti in seno al Congresso che si apriranno il 5 dicembre. La nota però rimane in uno stato d'abbozzo ei MacDonald fino a questo momento al- meno, non è riuscito a rimuovere gii ostacoli che si oppongono ad una pron- ta adozione.di una linea da azione co- mlÌne'<. * „ , i • „/.•„„„ iLa stampa, favorevole ^ ripudio pu- ro e semplice del debito, attacca oggi il ministro Thomas, m quanto egli sera-' I economista Walter Lytton, non ha in l mente in questi giorni che l'Irlanda, ed ,„ibra essere, con Baldwin il più deciso 1sostenitore della tesi del pagamento, |senza contorno di recriminazioni. Il mi- lnistro dei Dominions, dicoro questi,giornah e sostiene anche il notissimo iesige che l'America sia pagata per non jdemolire la posizione di intransigenza iassoluta da lui adottata di fronte aiDe Valera. Baldwin, poi, firmatario del- jl'accordo anglo-americano per la siste- inazione del debito di guerra, è pure icontrario a discussioni, e vorrebbe che,porre l'Inghilterraisi pagasse senza porre l'Inghilterra inella posizione di chi domanda o pietà'o elemosina all'America. Chamberlain,'forse in cuor suo favorevole pure alla -tesi del pagamento, non può ignorare,la posizione presa dalla Tesoreria, qua- ■le risulta troppo eloquentemente deli- nita nell'abbozzo di nota redatta dagli lesperti finanziari per uso del Gabinetto.1Non parlano apertamente questi esperti di ripudio, ma prospettano la posizione finanziaria dell'Inghilterra in modo tale da non lasciarle altra via di uscita qualora sia posta dinanzi alla domanda perentoria di pagare che quella dell'inadempienza. Sono fermamente convinti, quasi senza eccezione, che il ,rìpudio risulterà meno dannoso del pa-jgamento. Si asserisce però oggi che la insi-1stenza della City e l'-atteggiamento as- sunto dal Governatore della Banca d'In- ghilterra, Montagu Norman, in favore del naeamento incondizionato del debi-dei Eraunoro"^"J™™**.i™,*»! to, abbia fortemente impressionato ì ipropugnatori del ripudio basato sulla ' materiale incapacità di adempiere al I pagamento. Ma tale insistenza non è: riuscita a modificare radicalmente lC:■ vedute degli esperti, Chamberlain a colloquio con Re Giorgio Chamberlain ha avuto un lungo colloquio con Re Giorgio, durante il quale ha informato il Sovrano della situazione e delle divergenze d'opinioni in seno al Gabinetto e al pubblico in genere. A dispetto di esse non si dubita che il pagamento sarà effettuato, quantunque nessuno sia in grado di dire sotto quale forma. Il ritardo intervenuto , poi nella preparazione della nuova nota desta inquietudini negli |all'America ambienti politici, ove si dice che al go verno inglese era stata chiesta una dettagliata motivazione della domanda di rinvio dei pagamenti e non argomenti prò o contro il ripudio di essi. Da varii giorni in qua i corrispondenti in America scongiuravano il governo inglese a far presto, a parlare chiaramente a Washington e ad agire con tutta franchezza e rapidità onde evitare il gravissimo pericolo che l'indugio venga considerato prodotto da intese prelimi nari tra Londra e Parigi. Persino gior-1 —« 1—, j. : !nali americani di assoluta intransigenza in materia di pagamenti di debiti, i come ad esempio, quelli di Hearst, ri-1 cordano cggi all'Inghilterra che essa Può sperare in una generosità di trat-1 tamento da parte del Congresso, ma | (che nessuna generosità deve attendersi la Francia. E di ciò sono assolutamen- i Parigi, e ha fatto una brevissl *a fr'uxeUes ra^oni ri. P, * francese. Ma ch, è ^tato „ MacI£enna iintervistato dii giornali di Parigi? Da apprende che Lord Tyr- ^ £nD^elato,£ dlngMlterra a Pa' te convinti il corrispondente del Times e quelli degli altri grandi giornali inglesi, inclusa la Morning Post. Essi affermano che non vi è oggi un solo senatore o deputato o un solo giornale che credano che la Francia debba incontrar delle difficoltà per effettuare il pagamento dei suoi debiti verso gli Stati Uniti. L'America, dicono essi, è persuasa che la Francia è il solo paese prospero al mondo, e i giornali impressionano il grosso pubblico comunicando quotidianamente senza stancarsi l'ammontare delle riserve auree della Banca di Francia poco diverse da quelle della Banca federale americana. MacKenna a Parigi La sorte sembra però volere che l'anione di Londra non rimanga nettamente separata da quella di Parigi agli occhi degli Stati Uniti. Si sa infatti che la visita dell'ex-Cancelliere Reginald Mac Kenna e l colloqui da lui avuti con i direttori dei massimi istituti finanziari francesi e la sua presenza in quella capitale, confermata da un'intervista concessa ad un giornale parigino, hanno prodotto una sfavorevole impressione in America e convinto ancora una volta 11 Congresso che Londra e Parigi stanno manovrando di conserva. Alle interpretazioni americane della visita di MacKenna trasmesse immediatamente a Londra si risponde stasera.sostenendo che quest'ultimo non si è irigi, è giunto stamane a Londra e si è 1^ S MacDonald che | vedra d ^ insiemc l|h chamberlain. Anche nel caso di , dichiara che egli è a Londra * Uvi dl famlglla> ma Washington i sorveglia e trae conclusioni. R. P. j i _ i iT|afTJfTlt rirPtìflA tPKslìrt j iiC14 iU 1 ìn ClìUC lC!laJ>U Parigi, 29 notte, i La Camera si è occupata questa mat- ,tina dei debiti americani e ha fatto una|ohiaccoglienza calorosa a un vibrato di- L„coretemsuladidiagriFcounPmbinouncosiCdedesil'apomlachlumgmnebacoblsolavetisiderie zizitetelanemdi i aecogl; 'scorso dell'on. Marin contro la ripresa 'dei pagamenti. - <: Era stato formalmente inteso, quan,do si votarono gli accordi con l'Ameri ■ ea — disse il capo dell'opposizione — che ln nessun caso dovremmo pagare ldi Più. d,i quello che dovremmo ricevere, 11 caPl dei Partiti hanno detto tutu che zaSlomoschbipi dei partiti hanno detto tutu cne I chnon si troverebbe un deputato francese, qucile non sostenesse questa tesi. 1 o-h«La volontà della Camera e quella j|elei Senato sono assolutamente unani-.° mi, e sono state chiaramente afferma-!11?te; non dobbiamo pagare i nostri ere- .ziditori altro che se noi siamo pagati dai rostri debitori. L'America non l'ignora; il voto stesso degli accordi glie l'ha fat,to esattamente sapere. Fra le riparajzioni e i debiti, se l'esistenza di un va coi0 giuridico ha potuto essere conte1 stata, la connessione di fatto esiste in dubbiamente ed è stata affermata con, , estrema forza perfino da Leone Blum. di Nessun Parlamento, egli ha detto, vo- .prterebbe dei credltl Per a regolamento qu dei d«0jti interalleati se i pagamenti te- M ideschi dovessero cessare, ' . I Saper rispondere « no )) : eHerrJot parlando della :Hoover| non^ha dichiarato l'effetto di questa moratoria era che ■ e. solidarizzava » definitivamente debiti e riparazioni? A Losanna è sotto la pressione americana che la Francia ha fatto le straordinarie concessioni che mettono il suo bilancio in difficoltà. Ora gli accordi di Losanna non sono validi che sotto riserva di un impegno d'onore e di un accordo di fiducia di cui tutti si | ricordano. « Che cosa sono diventati oggi questo impegno d'onore e questo accordo! di fiducia? L'America non dice la stes-j sa cosa nelle sue Note all'Inghilterra e.|jalla Francia. Essa fa intravveclcre dei! rign , £eE°:'-la" in Xlst,a «V0381^ C°mPvT™ |Tutto.cl°. WP.**** bene, ma non biso- Sil esCgieighmoratoriaire^°j3n nha ! bi" satorivesisc[sal Fgna che i debiti diventino un mezzo di pressioni o di mercanteggiamenti. Vi sono dei momenti in cui bisogna saper rispondere « no *. Si tratta a quanto si dice di una piccola somma. Mezzo miliardo è qualche cosa, sopra tutto in questo momento! Ma quello che importa sopra ogni altro è la conseguenza che tale pagamento avrebbe. Noi abbiamo pagato dal 1918 in poi all'America in tutto dieci miliardi di franchi, cioè un mezzo miliardo di più della cifra del nostro debito commerciale. Bisogna che la Camera si pronunci e che 1 il governo tenga conto della sua volon!tà. Per conseguenza lo propongo alla i 1 cizazirimteziCamera di votare una mozione con la quale essa esprime chiaramente la sua _ opinione come il Congresso americano f—sesozincosqlee la Camera dei Comuni csm-imerainio to1 ja Toro. Sopra tutto non bisogna che Ite| essa si lasci mettere di fronte 'al fattoi sc |oh Ia Francia non pagherà la scaden L„ «^u.1?^^ „o-u compiuto. Io prego il governo di mettere la Camera al corrente delle sue intenzioni ». L'on. Malvy, presidente della Commissione finanziaria, avendo detto a sua volta di essere stato incaricato dal la Commissione di chiedere al governo di non prendere nessun impegno prima di averla consultata, il sottosegretario agli Esteri, Paganon, a nome di Herriot dichiara che in nessun caso la Francia sarà posta dinanzi al fatto compiuto, e che prima del 15 dicembre un' ampia discussione permetterà al Parlamento di pronunciarsi sull' argomento con tutta 1' ampiezza desiderabile. In seguito a questa promessa dell'onorevole Paganon, l'on. Marin presentò una proposta avente per oggetto di ricordare alla Camera e al governo l'esistenza della mozione approvata dalla Camera nel luglio 1929, su iniziativa dell'onorevole Héraud, per tener luogo della clausola di salvaguardia che non si era potuto introdurre nel testo dell'accordo Mellon-Berenger. Tale proposta sarà esaminata subito dalla commissione e sarà argomento di una relazione e di una discussione pubblica che Marin e 1 suol amici avrebbero voluto vedere fissare a venerdì prossimo, ma che Herriot 6 riuscito — in fine di giornata — a far riportare alla settimana ventura, giustificandosi con la necessità di partire per Ginevra, probabilmente giovedì sera, e soprattutto con l'impossibilità di procedere a pubbliche dichiarazioni nel momento in cu) sono in corso negoziati diplomatici sul-] la questione. Levata di scudi Il Presidente del Consiglio che era venuto a fare tali dichiarazioni davanti alla conferenza settimanale dei presidenti, aggiunse che per accedere al desiderio della commissione finanziaria, troverà modo di fornirle di persona e nel più gran segreto alcune spiegazioni intorno all'andamento dei negoziati stessi, ma che in nessun caso intende lasciarsi trascinare prima del tempo sul terreno della discussione parlamentare. Herriot concluse insistendo nell'affermare che la Camera non sarà messa davanti al fatto compiuto. I giornali interpretano questa levata di scudi dell'opposizione come un segno za del 15 dicembre, e risponderà agli Stati Uniti contestando nettamente la loro tesi sul terreno giuridico. Ma la maggioranza si è mostrata calma c gli osservatori più equilibrati ritengono che, in sostanza, la situazione non abbia subito da ieri grandi modificazioni, I che il proposito del governo sia solo , quello di non perdere contatti con l'In 1 o-hilterra e j|iorc d u ipotesi, il deposito .° ... _. ,,„„„^ '„„ p5„„0 T„f.,_. !11?1110»1 f.1 ?" aila Banca Interna' .zionale di Basilea .tporesltTepo-si^ ', , di essersi già intrattenuto a lungo in .proposito con Sir Henry Deterding. Ma questi giornali pretendono invece che Mac Kenna sia stato mandato a Pari | ! . . .. ìLe fantasie si sono intanto sbizzar- Lrile intorno al viaggio a Parigi del si- gnor Mac Kenna, ex-Cancelliere delloìScacchiere. Interrogato dai giornalisti il reputato finanziere ha sostenuto di essere stato condotto a Parigi da una Conferenza sul problema dei petroli e gi per cercare di ottenere che la Fran eia ceda, contro certe garanzie, all'Inghilterra l'oro necessario per effettuaire il versamento del 15 dicembre senza ! bisogno di presentare delle sterline, co sa troppo pericolosa in questo momento per l'equilibrio della moneta già seriamente scossa. Se tale ipotesi fosse vera, ne risulterebbe che l'Inghilterra si prepara sul serio a fare onore alla scadenza del 15 dicembre e in tal caso, [sarebbe sempre meno verosimile che la l Francia adotti una condotta diversa. C. P.