L'arresto per peculato di un agente sanitario che tentava spillar denari a un negoziante

L'arresto per peculato di un agente sanitario che tentava spillar denari a un negoziante L'arresto per peculato di un agente sanitario che tentava spillar denari a un negoziante j nestra. Ier l'altro l'esercente Pietro Catti,; proprietario di un negozio di commestibili sito in via Santa Giulia, 20, stava discorrendo con l'amico suo Ernesto Ferro, piazzista, abitante in via S. Giulia, 7, e con il proprio fattorino Giovanni Marson di Luigi, di 24 anni, abitante in via Saluzzo, S7, quando si vedeva capitare nell'esercizio due persone che subito gli facevano passare di capo ogni desiderio di piacevole conversazione. Uno dei due arrivati portava il berretto di divisa degli uscieri municipali, mentre l'altro, in abito borghese, con una borsa da legale sotto il braccio, dimostrava di essere il superiore. Era costui infatti, che, avvicinatosi al Catti, dichiarava la propria identità, qualificandosi come agente del servizio sanitario municipale, e faceva noto che intendeva procedere ad una ispezione del locale e del generi di consumo posti in ..vendita. L'esercente non aveva naturalmente nulla a che ridire e si metteva a disposizione del delegato sanitario per quelle indicazioni che fossero ' state del caSb. Dopo una rapida visita ai locali, un'occhiata agli scaffali, il funzionario, che è tale Giovanni Brunetti di Giuseppe, di anni 51, abitante in corso Belgio, 17, si avvicinava ad unajvetrina, prendeva una bottiglia colma di olio e chiedeva di che qualità si!trattasse. ! — E' olio di semi — si giustificava il 1Catti — ma, siccome sto facendo pu- lizia, non ho ancora potuto mettere aposto il cartellino. i — Niente da fare — interrompeva con cipiglio severo l'altro. — La legge!è la legge e lei sa che le disposizioni!in proposito sono assai severe. Consegnava quindi la bottiglia inori- iminata all'usciere iminala, au usciere. |•—Tenga e sorvegli che non sia cam-biata — gli ordinava; — intanto io ;vado a fare un giro anche in cantina per vedere come stanno le cose... Il Catti era costernato di quanto era nsdmaaccaduto e per ciò stesso consegnava ìe chiavi all'amico Ferro pregandolo di accompagnare il visitatore in cantina. Qui giunto però il Brunetti cam biava d'improvviso aspetto e tono nel suo discorso. Di arrogante e inflessi-bile che si era dimostrato poc'anzi, di- veniva stranamente conciliante, — Povero il vostro amico — diceva al Fmto — lo dovrebbe pur sapere che questi scherzi costano cari... Ora vorranno essere millecinquecento o duemila lire... proprio buttate dalla fi- Duemila lire' — reolicava iluuemila lue. — repucava "hFerro. — Dove va a pigliarle duemila lire a questi chiari di luna? Impostata cosi la discussione, il Bru-netti continuava, per lamentare corneegli non fosse altro che un esecutore e come agli ordini ricevuti fosse im- vL-, possibile o almeno molto dimoile poter andare contro. So però... — Sono anch'io padre di famiglia —continuava — e ben volentieri farei qualcosa per aiutarlo... naturalmente... Naturalmente bisognava aiutare questo buon cuore che il già inflessibile agente pareva dimostrare tutto d'un tratto. La discussione si protraeva,„ fi Ta,.,,r,=tH c/ir-Hvn in iinj) fino a che il Brunetti sortiva in unaproposta. — Con mille lire forse... egli... avreb-j be messo tutto a tacere. Il Ferro naturalmente non poteva im-, . . .. „ ., 1 pegnarsi e ad ogni modo solo U Catti avrebbe potuto decidere. 1 Quando finalmente i due ritornavanomente custodita la bottiglia d'olio « corI po del reato », la rimetteva a posto e sussurrava al Catti esterrefatto che sarebbe tornato più tardi. Ritornava infatti verso le 19,30 ed allora veniva a- a e i I peritamente a discussione sulla cifra che ! gli sarebbe toccata, se avesse messo a i tutto in tacere, e se avesse cosi salvata a la situazione in cui si trovava il nego-jziante. Combinava infine per settecento -, lire, da versarsi a sue mani nella mate : tinata dell'indomani, e H negoziante, non appena egli se ne , fu andato corse a cercar consiglio dai i'suo legale, l'avv. Bertetti. Questi natuo nel negozio, il Brunetti appariva assai rasserenato, e, ritolta dalle mani dell in~serviente che l'aveva fino allora gelosa o!Talmente pensava che il Catti fosse ini| procìnto di essere raggirato da qualchei lestofante abusivamente qualificatosi -- - per agente sanitario. Telefonava allora egli stesso al Commissariato di P. S e-1della Sezione di Vanchiglia preannuni iziando una circostanziata denuncia per ol1,indcmani- L'indomani lo stesso Catti;si recava di persona a portare la du- nei veniva trattenuto in arresto ed in viat0 alle carceri. Contro di lui è stata sporta denuncia afi' Autorità giudizia rja per violazione degli articoli 317 e357 del C. P., nei" quali appunto si comminano sanzioni 'per peculato, .^k»ì— —- nuncia*al Commissario cav. Janni e, as sunto aU'verbale, precisava le condizioni di fatto- e di luogo, inerenti alle oscure manovre- del Brunetti. Il funzionario allora disponeva un accurato servizio di appostamento nei pressi dell' esercizio. Il maresciallo Gelfi ed i suoi agenti dovevano però attendere tutto il giorno, perchè solo alle 18,30 il Brunetti si faceva rivedetre. Non appena giunto in negozio, egli «pregava il Catti di allontanare il Marson e quindi ritirava la busta nella quale dovevano trovarsi le 700 lire e che invece conteneva un as segno sulla Cassa di Risparmio di Torino per lire duecento e due fogli di carta intestata alla Ditta Catti. Pochi istanti appresso giungevano nell'esercizio gli agenti ed il Brunetti veniva cosi preso in trappola. Accompagnato al Commissariato, egli naturalmente faceva la voce grossa, prima negando ogni cosa e quindi asserendo trattarsi non già di un fallo suo, ma di una lorica manovra del commerciante che ajvrebbe voluto tentare la corruzione di un pubblico ufficiale nell' esercizio dellle proprie funzioni. Contro di lui però stavano troppe cose; ed egli, dopo che gli erano stati ritirati la tessera ed il bollo intestati al Comu-

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