Il disegno di legge sui quadri dell'Esercito

Il disegno di legge sui quadri dell'Esercito Il disegno di legge sui quadri dell'Esercito o e e , o 0 . i i a a e e e n I ce II nuovo disegno di legge sui quadri dell'Esercito, annunciato e riportato in sunto dai giornali della scorsa settimana, è interessante sotto molti punti di vista. Va anzitutto notato che, quando esso entrerà in vigore, per effetto della sua applicazione verranno collocati in posizione ausiliaria circr. ottocento ufficiali del servizio attivo ed altri novecento ufficiali verranno trasferiti in ruoli sedentari, sicché l'Esercito italiano verrà ad. assottigliare i suoi organici di circa duemila ufficiali dei ruoli combattenti. In questo periodo, rovente di controversie e di discussioni sul disarmo, il provvedimento è un indice non equivocabile della serietà degli intendimenti pacifici del Governo italiano. A parte tale significato politico, che non può sfuggire ad abuno, ma che è bene rilevare, notevolissima è l'importanza tecnica e morale del disegno di legge. Tutti i grandi Stati ev.ropei coinvolti nella guerra mondiale avevano dovuto, per necessità di lose, consentire che gli organici degli ufficiali effettivi si ingigantissero sino a divenire largamente esuberanti ai bisogni di qualsiasi regimi! di pace. Dopo il 1918 ogni Paese pròvvide a liberarsi di tale sofrastruttura con soluzioni adatte ai nroprii mezzi ed alla situazione; in I.ussia e nei Paesi vinti allo sfacelo delle vecchie istituzioni statali si accompagnò la decomposizione dell'Esercito ed il problema dei quadri r.on venne neppure impostato ; l'Inghilterra aveva saputo evitare sempre tanto 1' acceleramento eccessivo dalle carriere, come il passaggio degli ufficiali di complemento nel ruolo degli effettivi, cosicché con la smobilitazione smobilitò automaticamente anche i quadri ufficiali ; la Francia, che aveva essa pure adottato, in parte, il sistema inglese, conservò anche per il tempo di pace una organizzazione militare tanto poderosa e vasta da utilizzare le esuberanze di quadri ereditate dalla guerra. In Italia il problema si presentò quanto mai complesso, perchè la guerra aveva condotto a parecchi forti acceleramenti di carriera, a sperequazioni di ruoli ed a larghi trasferimenti di ufficiali inferiori dai ruoli di complemento ai ruoli effettivi. Le eccedenze erano quindi venute a risultare forti in tutti i gradi, nè l'Italia era in grado di imitare la Francia, tenendo in piedi una attrezzatura militare sufficientemente ampia per assorbire gli ufficiali esuberanti all'inquadramento del solo esercito di pace. Dagli studi fatti negli anni 19191920 per risolvere la crisi, studi condotti nel ben noto clima democratico del tempo, uscì fuori la posizione ausiliaria speciale (P.A.S.). La P.A.S., nel pensiero dei legislatori del tempo, avrebbe dovuto valere per guarire l'Esercito della congestione che lo affliggeva, ridandogli elasticità e vigore a guisa di salasso benefico; in realtà il provvedimento non ebbe l'effetto meccanico desiderato, perchè gli ufficiali volontariamente usciti dall'Esercito attivo furono troppo pochi, ed ebbe, per contro, effetto tonico negativo perchè coloro che domandarono il collocamento in P.A.S. furono, in maggioranza, elementi sani, dinamici ed attivi, che l'Esercito avrebbe avuto tutto l'interesse a non perdere. Gli organici ufficiali rimasero quindi pletorici; e poiché i gradi elevati erano coperti da personale giovane ed i limiti di età nel nostro esercito rimanevano elevati, non si ooteva nutrire la speranza di un prossimo sfollamento naturale nei gradi elevati che determinasse la ripresa del ritmo regolare delle carriere. A P.A.S. applicata e chiusa, i quadri dell'Esercito italiano presentarono, in definitiva, due caratteristiche marcate : una sfavorevole ed una favorevole; erano, cioè, ancora quadri quantitativamente troppo numerosi; ma erano qualitativamente ottimi perchè erano quadri giovani, ricchi dell'esperienza di una grande guerra. L'eccedenza era accentuata soprattutto nei gradi inferiori; ed il ristagno delle promozioni nei gradi di ufficiale superiore, mentre impediva la attenuazione progressiva di tale eccedenza, doveva fatalmente giungere, col tempo, ad annullare anche la caratteristica favorevole che i quadri inferiori avevano : quella della loro gioventù. Il danno che minacciava la compagine intima dell'Esercito, col cristallizzarsi di questa situazione, diveniva gravissimo e la relazione del Ministro della Guerra posta innanzi al disegno di legge presentato alla Camera, vi accenna esplicitamente. Il disegno di legge attuale rappresenta, senza alcun dubbio, un deci- l-jswo passo avanti verso la soluzione o- radicale della questione, in quanto reIriguarda ì gradi inferiori; ma la para Ite più notevole del disegno non con- re'siste nell'avere, con una equilibrata a-'compartimcntazione di disposizioni, lo'avvinto allo scioglimento progressi- o-ivo il nodo gordiano delle esuberanze e-!nei quadri degli ufficiali inferiori, al ! bensì nell'aver saputo introdurre, nel t- contempo a .pieno funzionamento, le per i quadri| inferiori il criterio dsii- la SMita nella promozione da un grun- do all'altro. o-. Risultane on-| di a" al o a li nni Risultano in tal modo tutelati gli interessi dell'Esercito, senza danno per i diritti dei singoli. L'interesse dell'Esercito sta, evidentemente, nel portare avanti gli elementi migliori, così che per essi il ritmo delle promor:ioni riprenda con regolarità, ridando loro selenita e fiducia, fattori essenziali di buon rendimento in servizio. Perciò il disegno di legge st-ibilisce che le promozioni nei gradi da capitano a rnag- i- giore e da tenente a capitano avven nr.van0 a qr.eHa np,. fv- m,.,rt; cui inti ,"° 50„Ìelt*£"J?iLqua£„,,„«.« |ta!e d2'.Ie proporzioni annuali; il provvedimento novatore e destinato . j ad avere ripercussioni favore-

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