La manovra avvolgente di Hindenburg e la tattica temporeggiatrice di Hitler

La manovra avvolgente di Hindenburg e la tattica temporeggiatrice di Hitler Iva. orisi tedesca £1 La manovra avvolgente di Hindenburg e la tattica temporeggiatrice di Hitler Berlino, 22 notte. Dando ieri l'incarico a Hitler, il Presidente della Repubblica aveva fissato il termine di giovedì per l'adempimento di esso, per il tentativo cioè delle trattative con i partiti al fine della concentrazione propostagli; e Hitler aveva risposto che egli avrebbe intanto, entro la giornata di ieri, dato una prima risposta — diciamo cosi preventiva — se egli cioè accettava o no l'incarico stesso di trattare. Questa risposta non è poi ieri più venuta, e invece di essa il capo dei nazional-socialisti aveva inviato alla Presidenza, come all'ultimo momento già annunciammo, una lettera contenente alcune contro domande di delucidazione sulla natura dell'incarico ricevuto. A questa lettera di Hitler, sempre per l'intermediario del segretario di Stato alla Presidenza Meisner, il Presidente ha oggi già risposto; cosicché la situazione è ora ritornata un'altra volta in mano a Hitler, ed è da lui che si attende la risposta. Era corsa voce che nella sua lettera di oggi il Presidente gli avesse fatto ingiunzione di rispondere entro oggi stesso; ma questa circostanza, la quale abbreverebbe il termine di giovedì preventivamente fissatogli nel primo momento, non è confermata. Cosicché è possibile che la risposta di Hitler non si abbia nemmeno oggi, e che si abbia per domani o dopo domani entro il termine definitivo posto per tutta la trattativa. I cinque punti di Hindenburg La decisione che si attende dal capo dei nazional-socialisti è certamente ardua; e le informazioni che sono trapelate in queste ultime 24 ore ne chiariscono in tutta la sua estensione le difficoltà le quali sono tali che spiegano benissimo l'indugio. . La situazione sta in questi termini: si conferma che l'incarico dato dal Presidente riguarda un Gabinetto non più « presidenziale » — che era la formula a cui il Presidente aveva finora tenuto — ma « parlamentare » condizionato cioè a una sicura maggioranza al Reichstag: ma non era questa sola la condizione da lui posta; l'incarico è accompagnato da cinque punti precisi che fissano e limitano al Cancelliere incaricato il suo futuro programma. Questi punti, secondo informazioni sicure, sono: primo: che la composizione del Gabinetto per quanto riguarda le persone debba essere concordata con intese col Presidente; questo punto che dovrebbe essere bene inteso e sottinteso perchè corrisponde a formale prescrizione della Costituzione prende luce dal secondo: che il Presidente vuole rimangano immutati il Ministro della Reicnswehr e quello degli Esteri; terzo: 'che il programma economico del nuovo Gabinetto debba essere la cpntinuazione di quello precedente incominciato ad attuare con le ordinanze di von Papen; quarto: mantenimento della politica contro il dualismo fra Prussia e Reich; quinto: che non sia toccato l'art. 48 della Costituzione nel senso di limitazioni da apportare alle prerogative del Presidente. Ricevute queste condizioni Hitler si è riservato, come dicemmo, di rispondere innanzi tutto se sulla base di esse accettava di trattare con i partiti. Ma contenendo queste limitazioni un misto evidente di condizioni « presidenziali » e di condizioni «parlamentari » egli nella lettera di ieri ha desiderato alcune delucidazioni adatte a chiarirgli la natura dell'incarico. E cioè, in sostanza, ha chiesto se insomma l'incarico che gli si dava era quello di un Gabinetto « parlamentare », come fa credere senza dubbi la condizione postagli della maggioranza preventiva sicura, o se era quello di un Gabinetto n< presidenziale », come talune di queste riserve, evidentemente non gradite al Reichstag, fanno supporre. Sulla contro-risposta oggi inviata al capo dei nazionalsocialisti dal Presidente Hindenburg in proposito non si ha nulla di sicuro; ma si sa che il Presidente gli ha risposto che si tratta di un Gabinetto « parlamentare », niente altro che di un Gabinetto parlamentare. Enigma. Una serie di contraddizioni Dei parecchi dubbi di Hitler, che la risposta presidenziale è tutt'altro che adatta a risolvere, si fa interprete la stampa nazionalsocialista, dal Volkischer Beobachter aWAngriff, la quale questa mattina si adopera a prendere in contraddizione il Presidente e la formula sibillina dell'incarico dato: come è possibile, dicono questi giornali, pretendere da Hitlei un Gabinetto parlamentare se poi vi si pongono certi punti fissi di programma che si sa già preventivamente per prova fatta che la maggioranza dei partiti del Reichstag non può ingoiare? E ne citano due: quello del dualismo tra Prussia e Reich, che ha costituito il grosso pomo della discordia e del conflitto tra governo presidenziale precedente ed i partiti del Reichstag, i quali tutti, meno uno — il tedesco-nazionale — non hanno digerito la politica presidenziale contro il dualismo; e il secondo: la limitazione all'articolo 48, che appunto la maggioranza dei partiti ha più volte chiaramente dimostrato di de- Hitler", naturalmente, sarebbe d'ac: cordissimo con tutti e due questi punti, ma pretendere di farli ingoiare al Reichstag questo e una contraddizione in termini. Anche j due punti che si compendiano nell esigenza di mantenere i Ministri della Reictisvehr e degli Esteri, i giornali nazionalisti dicono costituire una limitazione grave al programma di un Cancelliere; e l'altra grossa pillola e poi naturalmente il programma economico di von Papen tanto combattuto dal Reichstag quasi unanime. _ A spiegare tutto auesto insieme di contraddizioni evidenti la stampa nazionalsocialista, la quale ha fatto di tutto in questi giorni ner mantenere il contegno di riserbo, comincia ad accogliere nelle sue colonne gli interrogativi e le affermazioni di tutta la stampa di opposizione pre- sitesulounfinmtanocicotudompotaè bisustseaCtazanazogrtacrGrecidetrtuturidemninpleseKsems—cteBgbkmdntstghsatttttIalpmfDacPznPraqavlPpcvpscgdtmtqqctptfcdPldtDvbglvnedrezcbsg■sdSvmssduc8af| pmI sidenzialela quale da giorni marella a più non posso, e senza peli sulla lingua, dicendo che tutto quelo che si svolge è niente altro che una grossa commedia inscenata alla fine di « dimostrare », con carte alla mano, che ogni soluzione parlamenare, anche con questo Reichstag, non è possibile (e qui davvero non ci vuole molto a dimostrarlo); e che con il nazionalsocialismo si è fatto utto quello che si poteva affidandogli persino il cancellierato (ma in maniera che preventivamente si poteva essere sicuri della non accettazione), e che altra salvezza non vi è se non tornare a una forma di Gabinetto von Papen con o senza il suo capo. « Una grande turlupinatura » Non è solo il Vorwarts che sostiene questa tesi, ma sono una serie di giornali e oggi ad esempio anche la Kólnische Volkzeitung del Centro che VAngriff si affretta a citare e la quale dice: «Le vicende di questi giorni rafforzano l'impressione che la grande idea nazionale è in questo momento a mezzo di un meschino gioco fra le quinte gravemente ostacolata se non sabotata in favore di una piccola cricca (la cricca tedesconazionale che fa capo al Gabinetto von Papen) ; e la fine sarebbe ancora peggiore di questo principio se dovessero avverarsi i desideri dei manipolatori di fila, polche non si tratterebbe di altro che di una grande turlupinatura politica; e la fatica di tutti questi incarichi si sarebbe potuto risparmiare perchè è sempre più evidente che alla fine di tutta questa lamentevole comimedia si vuole a priori niente altro che un Gabinetto del genere di quello precedente ». E sia questo che gli altri giornali preannunziano che fallite che siano le trattative con Hitler si farà una seconda finta col capo del centro Kaas e poi « senz'altro si attuerà un secondo Gabinetto presidenziale simile al primo ». E un giornale della serietà del B'órsen Zeitung annunzia — né si sono avute finora smentite — che già fin da domenica il Presiden te ha fatto telegraficamente venire a Berlino dalla Prussia orientale il signor Junker e i suoi amici Oldenburg-Januschau, von Osten e Bergklin uomini in pectore. Nè più né meno di quanto avvenne al momento della crisi che diede luogo al Gabinetto von Papen quando-i parlamentari consultati scendevano appena le scale della Cancelleria e il comunicato con la lista dei nuovi Ministri era già uscito. Del resto è questa sera la hugenberghiana Nachtausgabe che senza complimenti nè preamboli preannuncia senz'altro che « dopo un tentativo di maggioranza parlamentare con Kaas, nel caso che le trattative con Hitler avessero a fallire, si tornerebbe alla forma di un Gabinetto presidenziale». II Presidente d'accordo coi partiti? Ma le due ganascie della tenaglia a cui si cercherebbe di prendere nell'imbarazzo con queste trattative il partito nazionalsocialista sono poi messe nella loro piena luce da una informazione sorprendente che la Deutsche Allgemeìne Zeitung dice di avere da fonte competente circa le cinque riserve o limitazioni poste dal Presidente. Il giornale osserva innanzi tutto come queste riserve non siano senza precedenti storici: già il Presidente Ebert stesso ne pose parecchie volte ai suoi Gabinetti circa, ad esempio, i Ministri degli Esteri e quelli della Reichsvehr, e_ ne hanno anche ricevute — come si fa osservare da parecchie parti — i Cancellieri Miiller e perfino Briining e von Papen; ma la difesa delle riserve presidenziali fatta dal giornale< tocca il massimo della rivelazione là dove dice che esse, tutte e cinque, compresa dunque quella dell'articolo 48, sarebbero state preventivamente accettate dai partiti. « Esse rappresentano — scrive il giornale — niente altro che di risultato delle conversazioni con i capi dei partiti; il Presidente si sarebbe espressamente assicurato che nessuno dei partiti ha opposizioni di principio circa queste riserve ». Secondo questa informazione, dunque, il Presidente, prima di dare l'incarico a Hitler, avrebbe — per quanto ciò sembri inverosimile e siamo perciò costretti a lasciare al giornale tutta la responsabilità della sua affermazione — niente altro che fatto cadere le resistenze nientemeno che del Centro circa il dualismo tra la Prussia e il Reichstag, e quelle sull'articolo 48 della Costituzione. Cosicché ora se Hitler accettasse di cominciare le trattative con i partiti, egli troverebbe su questi cinque Duntiìl campo già sgombro e relativamente facile — ma questo starebbe a vedersi — e verrebbe preso prigioniero e addomesticato in una coalizione nella quale rimarrebbe schiavo e a disposizione dei tedesco-nazionali; mentre se in virtù delle sue esigenze di partito sulla esclusività del potere e della libertà rivoluzionaria del suo programma rifiutasse di entrare in trattative per la formazione della coalizione vera e propria come gli si domanda, egli assumerebbe solo sulle spalle tutta la responsabilità e — nell'intenzione dei dirigenti — le antiuatie del fallimento ■'.ella concentrazione col fine ultimo sembra di rafforzare e consolidare definitivamente il regime von ^"«n G. P. dnsmèdmlatcglugusscrattdrtssmsiadMptgrc«dnblp

Luoghi citati: Berlino, Prussia