Il processo a Madrid contro i fautori di De Rivera

Il processo a Madrid contro i fautori di De Rivera Il processo a Madrid contro i fautori di De Rivera a a e a i a o e l e e e a , e l a i a y l l Il l e e o . o n e a i o , . a — a e a i o i a i . 1 o , i o a, o a e . e e , n o e i , o o e e e . i a e a - connoemporaneooesoaP.. Madrid, 22 notte. Il « processo al passato » — come è stato definito con scettica ironia il dibattimento fra giudiziario e parlamentare aperto dalla Costituente repubblicana contro i protagonisti di un decennio di politica dinastica (difattl anche l disastri marocchini del luglio 1921 sono inclusi nell'istruttoria, perchè è noto che si vuoi far dipendere la violenta chiusura del Parlamento nel settembre 1923 dalla piega che prendevano i dibattiti di una Commissione d'inchiesta sulle responsabilità della strage) — non ha davvero sollevato un'ondata di appassionato interesso in Spagna. Come tutti i processi di questo genere, la cui causale e il cui argomento sono sepolti negli archivi della storia e i cui pretesi imputati appaiono già lontani dalla incalzante ora presente, quello apertosi stamattina a Madrid, nell'aula del soppresso Senato, è apparso in generale, agli stessi repubblicani di buon senso, inopportuno, anacronistico e inutile. Prova ne sia che il numero dei cittadini che attendevano stamattina, davanti alla porta dell'antica Alta Camera, l'inizio del sensazionale dibattimento, arrivava esattamente a trenta. Il disinteressamento del pubblico Trenta madrileni, e non uno di più, hanno giudicato interessante e palpitante la messa in stato di accusa, nel novembre 1932, degli autori del colpo di Stato compiuto dieci anni or sono da De Rivera. Dallo stesso punto di vista, del resto, del più severi e cavillosi giudici repubblicani, il processo doveva apparire abbastanza ozioso: colui che i giacobini della Costituente considerano come l'istigatore del regime dittatoriale, l'ex-Re Alfonso Xni, è in esilio con il gradimento della Repubblica; e quanto all'esecutore del colpo di Stato, il generale Michele Primo De Rivera, egli è già comparso davanti ad un giudice assolutamente inappellabile e definitivo. Cosicché il processo si riduce insomma a indagare, se cosi può dirsi, sulla presente responsabilità di personaggi che — si voglia attribuire a Primo de Rivera o all'ex-Re l'origino prima del pronunciamento — non furono se non strumenti materiali e quasi diremmo Imparziali di disegni concepiti da altri; generali, cioè, quasi tutti, provveduti di una competenza amministrativa e politica abbastanza mal definibile, che si incaricarono di questo o quel Ministero per ordine espresso delle gerarchie superiori dell'Esercito e per alcuni di essi dello stesso Re. Tanto che molti vi si disposero solo, come è risaputo, con la coscienza di adempiere ad un non gradito dovere. Il Tribunale che deve giudicare questi scialbi collaboratori del dittatore è composto — come già fu detto — in parti eguali di magistrati e di rappre- sentanti di varil gruppi parlamentari, In proporzione della loro importanza !numerica: 5 socialisti, 4 radicali, 3 ra-dicall-socialisti, 2 federali e 6 deputati di partiti diversi. Sul banci. desìi imputati Il dibattito è cominciato stamane alle 11, con l'intervento di alcune fra le più brillanti figure del foro madrileno. Tra gli altri il giovane avvocato Antonio Primo De Rivera, figlio del defunto marchese De Estella, che difendeva, oltre alla memoria del dittatore, il ministro della Giustizia di De Rlvera, il ct.npilatore del famoso codice ora abolito e il focoso deputato di destra, Gii Robles. Sul banco degli imputati si riconoscevano i volti pallidi e severi dei generali imprigionati il 14 aprile 1931, o poco dopo dal governo repubblicano: Cavalcanti, 1 due fratelli Berenguer, uno dei quali tenne il go- verno e tentò di preparare il ritorno a una monarchia parlamentare, Jorda- na il brillante condottiero della guerra marocchina, e un'altra quindldnfl mnomi sona meno noti. Il Tribunale ha dato lettura delle d'.-chiarazioni rese da questi personaggi In istruttoria; dichiarazioni che si rias-*nare una guerra civile. Il marchese De Aluhcemas, che pre-siedeva in quei giorni il governo, af-ferma che tentò invano di resistere al movimento, ma che fu impedito dal- l'affermazlone concorde dei quattro„„„ifn.,i „„.™„i{ „t,„ _■ ,, 4 "capitani generali che si dividevano il cornando militare di tutta la Spagna,secondo cui non si poteva rispondere sumono tutte nell'affermazione di avere compiuto ordini superiori. Particolarmente patetiche le dichiarazioni del generale Munoz Cobo, capo supremo dell'esercito il 13 settembre 1923, il quale ha descritto particolareggiatamente come consigliò il Re ad accettare la situazione creata dal colpo di forza di De Rivera per non scate- in alcun modo del contegno delle rispettive guarnigioni. « Non siamo dunque noi il governo? » affermò 11 Presidente del Consiglio. «Certamente no », rispose il capitano generale di Madrid, e tutto fini li. La requisitoria H generale Sanjurlo, che tutti reputano essere stato l'amico e il collaboratore più intimo di De Rivera, ha lasciato per scritto la sua deposizione nel penitenziario del Duero ove è recluso per i fatti dello scorso agosto. Egli ha riferito in brevi termini — ma dai quali scaturisce una' profonda drammaticità — come la consultazione dei capi militari bandita, in seguito ad invito dell'allora governatore militare di Barcellona, desse la certezza che il 9 ottobre gli alti ufficiali avrebbero appoggiato il colpo progettato. Nell'udienza di questa sera, il Procuratore generale della Repubblica, Gonzales Lopez, ha pronunciato la sua brevissima requisitoria in tono molto moderato e visibilmente inspirato a criteri indulgenti. La lettura del documento è durata appena una ventina di minuti. In termini di grande rispetto verso la memoria di Primo De Rivera, l'alto magistrato ha sostenuto la tesi secondo cui i membri del governo che precedette Immediatemente l'instaurazione della dittatura avrebbero la responsabilità storica assai maggiore di quella che può essere imputata ai collaboratori di De Rivera. Ma è noto che i membri di quel governo, salvo il loro presidente marchese De Alhucemas, non sono sul banco degli imputati. Il Procuratore ge- nerale ha chiesto 11 confino temporaneo e la inabilitazione perpetua ai diritti ci- vili per tutti gli accusati; siccome il nuovo codice abolisce le deportazioni extra-peninsulari, gli imputati potranno dunque soltanto essere confinati in una località di Spagna per un tempo ohe si può presumere breve. R. F.

Luoghi citati: Alta Camera, Barcellona, Madrid, Spagna