Nelle acque della Plata

Nelle acque della Plata VXA.GK3-IO ISTELL'.AJVLEIR.IO.A. IDEXj SUJD Nelle acque della Plata (Dal nostro inviato speciale) e i e e , è . DA BORDO DELLA «NEPTUNIA », ottobre. Da jeri, l'odore salso non ci colpisce più le nari: navighiamo ver un mare dolce, risalendo diagonalmente la foce comune di due di questi immani fiumi americani: Rio della Piata, che continua il delta dove defluiscono insieme il Rio Paranà e il Rio Uruguaj. Non si scorgono le rive, dal mezzo, tanto distaccate; e si ha l'impressione veramente, non di un estuarìo, ma del mare: giallogrigìo mare dolce, di pndicelle brevi e rotte, insidioso di bassifondi, mutevole di correnti, e con gorghi. La via di navigazione è tracciata da una interminabile successione di boe, che ora, a notte, s'illuminano di fanali rossi e bianchi. Nella tarda notte, la Neptunia avanza, a mezza forza, ridotti i giri dei motori, colossale e cauta, tra questo duplice punteggiamento in terminabile di luci : rosse sulla nostra dritta, bianche sulla sinistra. E una luce verde, talvolta, indica un accidentale ostacolo subacqueo, quasi sempre un galleggiante sommerso. Il faro mortuario acceso sui naufragati, splende così di color verde. Attraverso il Rio de Solis Navighiamo dunque il Rio de So lis: che mi piace, questa mia prima volta, rievocare il nome originale, il deE pusez'oe slindesenilopril stsegrfrzavalaa trmunbeFItnore delle sue tre caravelle, per rìco nascere se non fosse l'anelato pas saggio del Sud-òvest, dall'Atlantico al Mare del Sud, la nuova via di là dal nuovo continente, alle Indie 0rientali, al paese degli aromi, — « ...en busca del canal o mar abierto para ir à la Especieria... », « ...à las espaldas de la tierra... », — qua, prendendo poi terra, nella parte interna dell'estuario, verso la Banda Orientai — l'Uruguaj d'oggi, — e probabilmente in qualcuna delle isole fluviali, alla confluenza del Paranà con l'Uruguaj, cadeva in combattimento, ucciso dagli indiani all'agguato, insieme con otto suoi compagni; e le loro carni, divorate. Si consacrava ai secoli avvenire la latinità della conquista: il pasto antropofago nutriva la civiltà latina, che prevarrebbe ancora. Navighiamo il Rio de la Piata cioè fiume dell'Argento — come lo ribattezzò il nostro Sebastiano Caboto, dodici anni dopo, nel 1528, quando, risalendo il Paranà, giungeva all'odierno Paraguaj. A lui gli indigeni offrivano blocchi d'argento — piata, — portati dalle contrade andine del le future Bolivia e Perù; e indi, dalla piata, dall'argento, egli nominava questa via d'accesso; e indi si nominerebbe!'Argentina. Jeri sera, siamo salpati dalla capitale uruguaiana, da Montevideo; e tra meno dì un'ora, forse, in questo pallore nebuloso di alba, vedremo sorgere davanti a noi, su dalla sterminata distesa fluviale, di color motoso, sorgere la riva argentina, profilarsi Buenos Aires. Sfoglio nell'acque del rio, precipitosamente, tutti i mìei appuntì di viaggio. Se mi seduca ritrascorrere in men d'un'ora l'itinerario, riviverne fuggevolmente le superstiti impressioni; altrettanto m'è caro liberarmi, ora, da ogni memoria, conchiudere i ricordi, e sommergerli. Acque della Piata, argentine acque grigie, e voi, noncliè dimostrarmi superato l'episodio di questa traversata oceanica, che oggidì troppo rassomiglia al riposante soggiorno in un ben confortevole albergo, albergo natante; e siatemi voi Lete al mio europeismo materiato e gravato da millenni di storia, da montagnosi cumuli di tradizioni, da indistricabili sovrapposizioni di vicende e di costumanze; e smemoratemi del mio proprio passato, ondeggiante tra i richiami severi e solenni della classicità e lo strepitante appello novecentista, pencolante tra due secoli e due mondi, travagliato e malcerto. Mi hanno detto che qua, su questa sponda americana, dall'Alasca alla Terra del Fuoco, la vita s'integra in verità, la lotta per la vita si combatte ignudi e sciolti, avendo gettato nel valicato mare Oceano gl'ingombranti fardelli e gli abiti usati; e che si corre dritti all'assalto del suo mìglvors domani, Chissà, Mondatemi voi, acgjue nome glorioso dello scopritore, Gio-Ì80vanni Diaz de Solis, successore del\vgrande Vespucci nella carica dì pi- loto mayor del Re di Spagna; e che\saqua, nella sua seconda spedizione, del\n1515-'16, spintosi innanzi con la mi-:CMncitostgrotuvlemszpsincdgloMgczlepmrttppnGiRccMtRblesBtlgdmvpmqgILiLlczB della Piata, dal troppo ricordare. E che io, in questo baluginante crepuscolo d'alba, mi ritrovi un'anima senza impronte e senza rughe e senz'ombre, una rinata anima, genuina e intera: quale di colui che inforca di slancio il cavallo brado, e lo scaglia in corsa, per le sconfinate solitudini della pampa, a inseguire le mandrie selvagge fuggenti; o di colui che pioniere guida l'aratro a fendere il suolo vergine, sparge nel primo solco il primo seme biondo. Il fanciullo di Ragusa Sfoglio appunti. Già: Ragusa. Era il secondo giorno di viaggio, da Trieste: — giovedì, sei Ottobre; — e la sera declinata ormai oscuramente nel grembo stellato della notte. M'affrettavo, urgendo l'ora della partenza. Avevo lasciata l'automobile davanti al Palazzo dei Rettori. Qua:ido la raggiunsi, mandai ancora l'autista a comperarmi sigarette. Allora, mentre intanto io prendeva posto sulla macchina, si accostò, quasi di balzo, un ragazzino, snello e vigoroso, e dai begli occhi sorridenti. — Lei è Italiano, signore. E indicava il mio distintivo del Fascio, sul risvolto della giacca. — Certamente. Perchè? — Anch'io sono Italiano. Sono Italiano, — ripetè, e con il tono stes- o o s , a e , , i , a o a , i , , i e e n e Mi a à, e e -Ì80' orgogliosissimo, di uno che si l\va^. progenie di Re. - £» porsi la mano rallegrato. Egli \saUo svelto sul predellino e mi ven \ne ™ntr° alla faceta conia sua fac :CM>Jresca. e3 rose.a> fiorita, mi mise negli occhi % suoi puri occhi di fanciullo; e mi gridò in faccia, ma sottovoce gridò: — Evviva Mussolini. Palazzo dei Rettori, testimonianza storica secolare, monumentale magnificenza italiana, puoi crollare, diroccato da dieci terremoti; e sulle tue rovine ricresca l'erba. Questa voce d'un bimbo mi vale più di tutte le tue architetture e di tutti i tuoi marmi, mi vale i tanti tuoi secoli di storia e la tua squisita magnificen za. Tu ci testimoni la gloria del tempo andato: e che c'importa? Ma questa è voce che parla viva, voce oggi infantile. « ... / bimbi d'Italia — Si chiamali Balilla... ». Ecco, mi venne d'impulso rispondere al piccolo raguseo — l'accento della sua parlata lo manifestava tale, — rispondergli: — Bravo, Balilla. E mi sporgevo, per abbracciarlo. Ma lui saltò dal predellino, si buttò giù, appiattandosi dietro alla macchina. Tornava l'autista. E il ragazzo dal basso mi susswrò: — Badi: quello è una spia. E sgattajolò, e scomparve dietro le colonne del portico dei Rettori. Stelle comete e aurore boreali Ragusa: terremoti la devastarono; pestilenze Ut spopolarono; e stelle comete, nel suo cielo, e stupefacenti aurore boreali apparvero nunzìe di catastrofici eventi. Venne il Bonaparte, che d'un tratto di penna, come già per Venezia, soppresse la libera Repubblica. Le ore fatali riscoccano nella scheletrica prosa di Giovanni Gelcich, dalle Memorie Cronologiche in Continuazione della Storia di P. S. Razzi : « « ... 1806. Maggio, 3. Il Gener. Francese Lauriston occupa militarmente la città di Ragusa. « Luglio, 3. Scorrerie del Russi e dei Montenegrini, condotti dai Canalesi, attraverso lo stato raguseo. I borghi di Ragusa sono incendiati. « Luglio, 7. Il gener. frane. Molitor batte i coalizzati, obligando i Russi a levare il blocco di Ragusa. « Sono costruite delle fortificazioni sull'isolotto di La Croma... « Ottobre, 1. Battaglia di DebeliBrieg, nella quale i coalizzati sono battuti dal generale Marmont. , « 1807. Ag., 13. Marmont annunzia la soppressione della repubbl. di Ragusa. « Dee, 12. E' proibito l'uso della bandiera sulle navi." « 1808. Genn., 1. Napoleone I sopprime la Repubblica di Ragusa. « Genn., 6. La bandiera ragusea è levata dall'asta dell'Orlando. « Genn., 31. E' istituito un tribunale provvisorio ». Poi, col 1813, le vane illusioni, e i moti dei Ragusei, per il tentato riacquisto dell'indipendenza. Sbarcano gl'Inglesi. Illusione ragusea, che gli Inglesi possan essere dei liberatori. La bandiera ragusea della rivolta, inalberata accanto a quella inglese. La storia commistura il tragico all'ameno. Dal crollo napoleonico, anche Ragusa si attende alla restaurazione; e risolleva l'insegna di San Biagio siti eippo ciarlando, in Piaz¬ zaresevefel'oglbomlasvneIlziè caGptegnledqvdmfrdtaVsmmlqtrmnrupnlddnetrmCtVIAdcstpMrHJdeDtolg&ttsVeasi« i o i , za della Loggia; e già sì vede tornata repubblica indipendente. Sì: conti senza l'oste. E l'oste — il bisticcio verbale, che qui mi nasce, vale perfettamente in entrambi i sensi, — l'oste è stavolta il blocco austro-inglese : «...1814. Gennaio, 22. Incomincia il bombardamento di Ragusa. « 26 Genn. Entra in città un parlamentario. « 27 Genn. La popolazione domanda la resa della città. « 28 Genn. La bandiera di S. Biagio sventola in piazza. Atto di capitolazione. Ingresso delle truppe austro-inglesi. Il generale Milutinovic accetta l'abitazione in casa Gozze. « 29 Gennajo. La bandiera austriaca è inalberata dovunque ». Poi... Poi, non è più caso di rievocazioni. Cronaca di jeri e di oggi. Grande guerra — per la libertà dei popoli: — com'è iscritto allegramente nel bronzo già bellico della medaglia commemorativa interalleata, che n'hanno dato, anche a me, con quelle complicate allegorie ideologiche e democratiche sul retto e sul verso, e quél nastrino arcobaleno; e che fa vergogna portare; — e plurime paci di Parigi, da Versaglia a San Germano: le paci d'autentica marca francese, e democratica. E la libertà del popolo di Ragusa messa perfettamente a posto. Cronaca attuale. Preghiera per la città Tomo per la strada da Ragusa Vecchia a Ragusa Nuova, o Gravosa: strada stupendamente pittoresca, tra monte e mare, che scavalca un promontorio e domina la marina. Lungo la strada, la palma si alterna alla quercia, mimose e gaggie fioriscono tra fichi-d'India. Dai giardini, odorano gelsomini e rose; dall'orlo dei muricciuoli ricadono a ciuffi i gerani. Al bordo della strada, verso il mare, l'agave leva alle stelle l'eccelso unico fiore, unico nella vita della piunta: come il verace amore, nella nostra vita. Mi ritrovo in mente Ve logio di Ragusa, che quel segretario di certo ambasciatore fiorentino, qua di passaggio per recarsi a Costanti nopoli, l'anno 1578, e molto onorato e favorito dal Senato Raguseo, dettò in distici latini: Pier Filippo Asì rellì, « natiuo d'vna terra della Ro magna Ducale, detta la Rocca di San Casciano, su la riua del fiume Montone, Diocesi di Bertinoro... » : « Hic Mare dat scopulos, salebrosaque [litora circum, Vrbsque sub immani libera monti jacet. « Orbe sumn toto pandit Ragusia [nomen, fae Ladoinmgesutrninotrespoeqzabuedpepeil o Lchohegluame gfichtaalsuuohpHdpt!fuggdngteTcleAUl'todsdil'duAoIntegra quod nullo laesa pudore 6 M [manet » fE termina salutando: "' \. « ...Viue memor doni Diuum Ragusia h\ [felix, I tAtque mei semper, candida viue me-1n[mor».UAl poeta romagnolo, certo, lodan-ì^do Ragusa, doveva profilarsi agli oc-™, . , :v, ' .-„..„ 7i i ./cchi della memoria un altro monte, del tsuo paese, non al cui piede, ma sulla]ctricuspidata cima, viveva un'altra] ppiccola repubblica felice; non mari-\ Mara, ma campagnola; e altrettanto] reliqiosa e onesta: San Marino. L'Ita- cHa, questa, salvò, e rispetta e custo-ìlJ- Ti. n,.„ „•„.,„„., n„„ „„„'mdisce libera. Qua, invece... Qua «o»iite più lecito nemmeno, nelle chiese di |UDio, ripetere la preghiera per la città: l'antica preghiera dei padri, che oggi si spezzerebbe in singhiozzi, sulle labbra degli asserviti figli: la preghiera che invoca, nell'antifona: « Ciuitatcm istam protege Domine, & Angeli tui custodiant muros eius. « Esto ei Domine turrls fortltudinis...». « ...Sii a lei. Signore, torre di fortezza... ». E nell'oremus, l'onnipotente sempiterno Iddio, per intercessione della Beatissima Maria sempre Vergine, e del Beato Biagio martire, e di tutti ì Santi, è chiamato ancora a custodire questa città: « ...& protege illam cum habitatoribus suls; vt sit in ea semper domicilium incolumitatis, & pacis... ». E così fosse. A ore ventidue e tre quarti, la Neptunia salpa dal molo di Gravosa gaaoflfpmdoddndvpfdmclAcque della Piata, e sommergetela,- t- j- ji. . ii „j .tquesti togli di diano, che vi ubando-\^no stamane, per oblio, neofito de3!mNuovo Mondo. 1MARIO BASSI, jc._ ———- | s..... ., : tLibri ricevuti |