Nei cantieri di via Roma mentre si imposta il problema del secondo tratto

Nei cantieri di via Roma mentre si imposta il problema del secondo tratto Nei cantieri di via Roma mentre si imposta il problema del secondo tratto Attorno ai cantieri di via Roma l'attenzione del pubblico sembra stare in perenne agguato. Basta che una delle porte d'accesso spalanchi i suoi battenti, perchè i passanti si arrestino e in breve lo squarcio formatosi d'improvviso nello steccato sia ostruitoCentinaia di visi incuriositi si protendono allora verso l'interno per vedereper rendersi conto dello stato dei lavori, e si allontanano subito dopo lasciando 11 posto agli altri sopraggiuntl.Queste scenette, che si ripetono ogni giorno, attestano con quale interesse la cittadinanza segua il rinnovamento dell'arteria sulla quale si accentrano tutte le sue predilezioni. Nè vi è motivo alcuno per i passanti di andarsene delusi, giacché, come si sa, anche l'ultimo isolato rimasto sino a qualche mese addietro immune dall'attacco del piccone, ora ne è investito in pieno. Separati uno dall'altro per ordine di stabili, i cantieri, oggi in numero di sei, formano pertanto, praticamente, un'unica e vasta zona di attività, che si diversifica solo per il grado a cui, entro ognuno del cantieri stessi, sono pervenute le costruzioniA osservarla dall'interno dello steccato, dal limite di piazza Castello, la via0 meglio il complesso di opere murarie, in parte fasciate di palchi, che ne costituiscono l'ossatura, si presenta, è vero, con linee ancora rozze e qua e là informi, tuttavia si va avanti: uno dei nuovi palazzi è prossimo al suo compimento definitivo, qualche altro già profila nell'aria la sua sagoma libera da impacci esterni e un altro ha raggiunto di questi giorni il tetto. Che se in un punto gli operai sono ancora intenti agli scavi e in un altro alle demolizioni, lavorando di conseguenza all'aperto, nei quattro isolati avviati per1 primi al loro rinnovamento le squadre dei lavoratori sono invece in massima parte distribuite nell'interno, dove, accanto ai muratori, prestano l'opera lóro i carpentieri, i falegnami, i vetrai, i fabbri, 1 pavimentatori in cemento e in legno, gli stuccatori e i decoratori, tutta la massa, cioè, che l'edilizia trae con sé. L'isolato demolito a metà Dato ciò, si può tentare un bilancio riassuntivo del lavoro fino ad oggi compiuto. Non si tratta, naturalmente, di seguire le maestranze nel dettaglio delle loro molteplici prestazioni, ma di dedurre, sulla scorta di quanto già è stato fatto, le possibilità di un rapido avviamento conclusivo delle costruzioni del primo tratto della via. Come abbiamo accennato, per uno degli Isolati si è ancora nella fase dell scavi. E' quello d'angolo di piazza Castello con via Viotti, di proprietà della Reale Mutua Assicurazioni. Una caratteristica degli scavi è che pure qui a qualche metro dalla superficie si incontrano gli strati sabbiosi che costi' tuiscono la base di tutta la piana terrosa dai Po alla zona alpina, su cui è adagiata anche Torino. Non è questo, però, che in tale località attira maggiormente l'attenzione dei cittadini. I carri e gii autocarri che affrontano la ripida scarpata portando via il materiale, passano in seconda linea. I commenti del pubblico vanno a quella superstite parte del vecchio edificio verso piazza Castello che è stato risparmiato dal piccone. Uno sguardo al lato opposto rivela in questo edificio una stretta parentela con la porzione demolita: perchè allora — abbiamo sentito chiedere da molti — non fare completa «tabula rasa»? Per l'armonia con il resto della piazza sarebbe bastato imporre nella ricostruzione le medesime linee architettoniche ora esistenti; ed è certo, anche a giudizio di 'tecnici valorosi, che valeva meglio demolire l'Isolato al completo, avendo evidentemente un peso assai scarso la considerazione che si è rispettata quest'ala di vecchia costruzione in omaggio al criterio che permise di conservare un tratto dello stabile dell'ex-albergo d'Europa; se infatti tale stabile aveva una inscindibile continuità con la piazza, qui un eguale elemento non esiste. L'ala lasciata, diciamo così, in piedi, è un troncone staccato, che non si sa quale figura ci farà addossato al futuro grattacielo. Cosi, in sintesi, la voce pubblica. Per conto nostro aggiungiamo che demolirlo avrebbe significato altresì un principio di soluzione del problema dei portici di piazza Castello, che dopo via Roma bisognerà decidersi a risolvere in modo totalitario e radicale. Il «Carignano» resterà Ad ogni modo i lavori in questo dei due isolali ritardatari, proseguono e proseguiranno fino a quando la sta¬ gione lo consentirà. Il secondo isolato è quello che teneva prigioniero da tre lati il Teatro Carignano. La sua demolizione — dell'isolato, non del teatro, badiamo bene! — mette in luce ancora una volta tutto il marcio che la centralissima via racchiudeva. Sotto i colpi degli operai, i muri e i murice!, più che abbattersi, sembrano franare. Mattoni e travature precipitano come scenari decrepiti. Essi non meritavano davvero di essere risparmiati sino all'ultimo momento. La ragione sta nel fatto che, andate a monte le trattative con i fratelli Chiarella, il Municipio ha dovuto procedere alla demolizione a proprie spese, salvo a cedere l'isolato a ricostruzione avvenuta. Superfluo spendere qualsiasi parola per dire che quanto al teatro, l'idea peregrina dell'abbattimento, contro cui è ieri insorto il nostro giornale, non ha avuto alcuna presa. A parte ogni altra ovvia considerazione, il Carignano non rajpjpresenta un ostaoolo per la rinnovazione di via Roma. La via si può allargare senza intaccare il teatro. Ricordiamo che secondo il bellissimo progetto dell'architetto Chevalley, da noi a suo tempo presentato al pubblico torinese, nel punto di maggiore aderenza tra l'arteria c il proscenio del ritrovo settecentesco, c'era ancora posto per comode ed eleganti vetrine. La cittadinanza può essere tranquilla: non ci prendiamo alcun arbitrio assicurandola, sulla base dei numerosi colloqui precedentemente avuti con lui in tema di via Roma, che il conte Thaon di Revel rispetterà il Carignano. Non si lasciano forse sussistere le due clùese di piazza San Carlo? E allora? A Natale sotto I portici 1 Prospettata così la situazione degli isolati, sorge spontanea la domanda: quando sarà ultimato il tratto di piazza Castello a piazza San Carlo? Una risposta precisa che si riferisse ad una data prestabilita, non sarebbe possibile. L'edilizia, più di ogni altra attività materiale, è soggetta alle fluttuazioni di quell'imponderabile che è il tempo. Cionostante, tenendo conto della rapidità con cui oggi le costruzioni vengono condotte, una norma abbastanza esatta può essere adottata anche in materia, e negli ambienti responsabili non si eselude che il tratto di cui ci occupiamo possa essere aperto al transito, negli sbocchi verso le due piazze, per il 28 ottobre 1933. Per quell'epoca, certo l'allineamento dei palazzi sarà completo e il passaggio sotto i portici rinnovati, anche se non tutti ancora splendenti di sontuose vetrine, potrà costituire la grande novità dell'autunno. Un'altra probabilità: al prossimo Natale, vale a dire fra trentacinque giorni, lo steccato che cinge risolato dell'ex-albergo d'Europa potrebbe cadere e il pubblico venir ammesso al passaggio sotto i portici e in metà della via da piazza Castello a vìa. Cesare Battisti. I lavori in questo senso sono estremamente inoltrati. Il 1933 non trascorrerà, d'altra parte, senza che le pratiche per il secondo tratto, da piazza San Carlo a piazza Carlo Felice, siano vigorosamente spinte, per l'inizio dei lavori di demolizione nello stesso inverno 1933-34. Il Podestà ha già predisposto al riguardo ogni cosa e gli uffici sono pronti. Le chiese di piazza San Carlo, ripetiamolo, resteranno, ma nulla è ancora stabilito circa la sistemazione della via in questo punto. La Questura attende, per sloggiare, che la nuova sede di corso Vinzaglio sia pronta e quanto ai commercianti, avverrà lo spostamento automatico del principali, i quali, lasciando gli stabili soggetti a demolizione, andranno ad occupare in piazza San Carlo i posti divenuti liberi in seguito al trasloco dei loro colleghi prenotatorl dei locali del primo tratto rinnovato. Si cammina. Nessuna meraviglia dunque se la primavera del 1936, grazia al Fascismo e al suo grande Capo, vedrà la folla dei torinesi percorrere la strada interamente aperta, in un tripudio di luce, mentre il ricordo di ciò che essa fu sarà svanito tra le cose brutte e tristi del passato, senza possibilità di ritorno.

Persone citate: Cesare Battisti, Chiarella, Revel

Luoghi citati: Europa, Torino