Il progetto Simon sul disarmo considerato in Francia come un pericolo

Il progetto Simon sul disarmo considerato in Francia come un pericoloIl progetto Simon sul disarmo considerato in Francia come un pericolo Parigi, 18 notte. Mentre la stampa, parigina continua ad occuparsi del progetto di disarmo esposto da Simon, deplorando che esso non faccia 11 menomo accenno al problema della sicurezza, che è tanta parte del progetto francese, c che concentri invece tutta la propria attenzione sui mezzi atti a ricondurre la Germania a Ginevra, i giornali di destra vengono riconciliandosi col piano Paul Boncour, che ad un esame minuzioso sembra loro meno imprudente di quanto non avessero ritenuto a tutta prima. Il Journal des Débats, in un articolo del suo collaboratore navale, loda particolarmente la parte de! progetto "elativa alla marina da guerra, riconoscendolo in perfetta armonia con le esigenze poste innanzi dagli ambienti tecnici francesi, ì quali, grazie al progetto in questione, hanno trovato il modo di restare sulle proprie posizioni, pur consentendo l'eguaglianza qualitativa fra le potenze firmatarie del futuro Patto. L'importanza del piano francese starebbe, secondo l'organo moderato, nel fatto che esso, pur ammettendo delle riduzioni di tonnellaggio concrete e positive, stabilisce che il rapporto delle forze del varii paesi debba rimanere quello del 1931. Qual'era questo rapporto? Secondo i Débats, esso era il seguente: Gran Bretagna 1.302.975 tonnellate, Stati Uniti 1.251.840 tonnellate, Giappone 850.328 tonnellate, Francia 628.603 tonnellate, Italia 397.642 tonnellate. ; Cifre ad (cusani delphini» Tutti riconosceranno in queste cifre e in particolare in quelle che si riferiscono alle forze italiane e francesi, un calcolo ad usum delphini, posto in circolazione l'anno scorso durante le note polemiche sulla parità. Il Journal des Débats aggiunge però, per mitigare l'impressione di dati tendenziosi ottenuti mettendo in linea a favore della Francia tutto il materiale inutilizzata le che l'Italia ha scartato dal caicolo delle proprie forze < Noi daremo soddisfazione all' Italia con la conclusione di un patto regionale. Questo patto diminuirebbe le suscettibilità della nostra vicina e per metterebbe al nostro Paese di avere delle forze speciali e suppletive neMaro del Nord e sulle nostre linee colordali ». Quale sarà questo patto? — conti nua il giornale, e risponde: « Questo è il segreto dei nostri accordi con 1' Italia, che noi auguriamo cordiali e sinceri. Ma la Germania? Ma le clausole navali del Trattato di Versailles? Se io ho ben compreso, la parte navale del piano, essendo inteso che non si devono aumentare le sue forze ma al contrario ridurle, e d'altra partprendendo come punto di partenza lforze esistenti nel 1931, la Germania non potrà accrescere le proprie forze attuali e di conseguenza non possedernò corazzate superiori a diecimila tonnellate nò sottomarini. In definitiva la Marina applica i princlpii della relatività basati sulla proposta Hòover, cosicché il piano, dal punto di vista dellMarina di 'guerra,' sembra salvaguardare i nostri interessi nazionali più sensibili ». Come conclusione a quanto precedeil Journal des Débats esprime tutto iproprio rammarico che una combinazione così vantaggiosa per la Francia venga messa in torse dall'atteggiamento ostile dell' Inghilterra, circa i sommergibili e dalla sua propensione aaccordare alla Germania la parità pele navi di linea. Simultaneamente questi rilievi, poiché l'attualità del problema del disarmo non fa dimenticaral giornali francesi i problemi concre ti della guerra, il Temps dedica un lungo articolo alle teorie sostenute di recente all'estero e particolarmente iItalia dal gen. Douhet sulla preminenze il carattere decisivo dell'arma aeredicendo che occorrerebbe una flotta of fensiva di duemila aeroplani che tras portino ciascuno duemila chili di bombe e che operino per circa quindici giorni, per distruggere una capitale ed suoi sobborghi. Ammettendo che l'industria aeronautica di una Potenza industrialpossa raggiungere il suo ritmo di produzione di' guerra dopo quattro mes— ciò che è molto rapido — questflotta aerea di due mila aeroplani esigerebbe, per assicurare il suo mantenimento al tasso di usura mensile deCO per cento, quattromila aeroplanAl prezzo unitario di due milioni studiato, il costo di costruzione di untale flotta, con le riserve di guerraraggiungerebbe i quindici miliardi. Lspese annue per intrattenere una simile armata si eleverebbero dai quattro ai cinque mllardi. Oltre all'ostacolo finanziarlo il Temps ritiene che si debba tenere conto dei progressi realizzati dalla difesa anti-aerea, i quahanno aumentato l'efficacia di questda uno a cinque, rispetto all'ultimo periodo della guerra europea. Richiamandosi alle conclusioni esposte anchin Italia pochi mesi addietro dal genMonti sulla stessa rivista militare, osservando che la debolezza principale dell'arma aerea consiste nel nopoter occupare il terreno su cui opera, l'organo repubblicano constata chedel resto, nemmeno l'Italia ha sacrficato l'esercito di terra a quello del'aria e che la sola teoria strategicsana è quella del collegamento dellarmi. L'articolo del Temps, giova nòtarlo, è stato ispirato da considerazioni analoghe apparse nell'ultimo numero della Revue Politique et Parlamentaire e attribuite ad un alto ufficialdell'esercito francese. C. p.

Persone citate: Douhet