Colloquio con S.E. Aldovrandi Marescotti delegato italiano nella Commissione d'inchiesta per la Manciuria

Colloquio con S.E. Aldovrandi Marescotti delegato italiano nella Commissione d'inchiesta per la ManciuriaI^a quercia e l'albero nano Colloquio con S.E. Aldovrandi Marescotti delegato italiano nella Commissione d'inchiesta per la Manciuria Bologna, 18 notte. Una corsa a Bologna non per interromperò il mio pellegrinaggio piemontese, ma per incontrarvi S. E. il Conte Ambasciatore Aldovrandi Marescotti, rappresentante dell'Italia nella Commissione d'inchiesta della Società delle Nazioni in Manciuria, reduce dall'Estremo Oriente da pochi giorni... Avevo lasciato il Conte Aldovrandi in Manciuria lo scorso maggio, era quindi naturale che desiderassi di parlargli, a lavoro della Commissione ginevrina compiuto, per udire dalla sua viva voce fresche impressioni e della Cina e del Giappone. Ma l'illustre diploma' lieo pur mostrando di rivedermi con molto piacere mi dichiara subito che non intende essere intervistato sulla sua missione. — Ho già detto di no ai giornalismi venuti ad interrogarmi al mio arrivo a Venezia con il « Gange » e a quelli romani, dopo la mia visita al Duce c sono costretto a dire di no anche a lei. — Ma io sono in una condizione un po' diversa, Eccellenza! Ho vissuto la vita della « Commissione » in Manciuria, ho respirato con lei l'aria di Mukden, e da solo quella di Ciang Ciung e di Harbin, ho rischiato la cattura delle « barbe rosse » ed infine —■ se ne rammenta? .— sono stato creato proprio da lei suo segretario particolare onorario sia pure per consentirmi di non dormire alla bella stella a causa della congestione degli alberghi mancesi. — Le ripeto che non voglio e non posso parlare. Del resto tutto quello che potrei dire sulla Manciuria, lei lo sa già, la relazione della «Commissione» è di pubblica ragione. — Da maggio ai primi di settembre, quando lei lasciò Shanghai con Lord Lytton ne è passato del tempo! Sia cosi gentile di riempirmi cotesta lacuna, per lo meno con qualche particolare che serva a dare al pubblico il senso di ciò che si matura frammezzo la sterminata umanità cinese e nell'impero del Sol Levante. Da San Petronio a Pu-Y — E' inutile che insista, non dirò niente. Conosce Bologna? Voglio dire se la conosce bene. Siccome sono bolognese ed ho un'affetto indicibile per la mia città dalla quale manco da tanti anni, sono disposto a farle un po' da guida attraverso i « rossi splendori felsinei ». Andiamo a vedere San Petronio! Le mostrerò la Cappella Aldovrandi, quella della mia famiglia infine, di cui sono l'unico discendente. Forse lei non sa che nella Cappella Aldovrandi è conservata la testa di San Petronio, mentre il corpo è a Santo Stefano. Ogni anno, il 5 di ottobre io dò la chiave della Cappella perchè la testa del Santo possa raggiungere il corpo..... — Eccellenza, lei mi affascina! Ma dinanzi a lei non posso dimenticare l'Estremo Oriente, neppure in San Petronio ! — Ebbene se l'antico non lo seduce, lo accompagnerò a vedere del moderno! Andremo al Museo dove le mostrerò la penna con la quale Sonnino firmò la dichiarazione di guerra all'Austria. Era la mia stilo grafica di quand'ero capo di gabinetto del grande Ministro e gliela passai in quel momento capitale della nostra storia... Visiteremo anche la casa di Carducci. Non so perchè dalla camera dove il Poeta esalò l'ultimo respiro abbiano tolto la ruvida spazzola che gli serviva a ravviarsi la chioma leonina. Forse a- ■vranno trovato l'oggetto poco consono alla santità dell'ambiente, ma mi pare che abbiano avuto torto.. pliQitgcadtrg§vsupaqggrantaetisdl'nrscuvpstabdlomopezcpodcrnmdmnIntfppcpsfptpmvfnpqbfahvmdlfa.aAnpscMi dica Eccellenza che im-it' _ * .. li pressione le ha fatto Pu-Y, il reg- llente di Manciuria? Come sa, io l'in- Ptervistai ■mirgL'Italia in Estremo Oriente — Mi dica una sola cosa, Ecceiler.za. L'impressione generale che ha prodotto la Cina ai Delegati di Ginevra, è ottimista o pessimista? — La Cina, malgrado tutto, è una quercia vigorosa, benché antica, ma allo stato naturale, starei per djre, selvaggio. Il Giappone viceversa nei riguardi della Cina potrebbe essere paragonato a quei mirabili e curatissimi alberi dei minuscoli giardini nipponici i quali benché nani riproducono esattamente le forme dei giganti... Fra i mille episodi della potenza cinese e sopratutto delle sue possibilità di cui fummo testimoni le voglio citare la nostra ultima partenza da Pechino per raggiungere Sciangai dove I^ord Lytton ed io -ci imbarcammo sul Clange. Parecchi dei membri della «Commissione » preferirono tornare ìa Europa con il vapore italiano ttpzrrcvpdioABsdA— In verità molto migliore di quella che tutti s'aspettavano. Ri-,„cevette la «Commissione» in cor-;tpo. Qualcuno dei Delegati rimase un1 po' impressionato scorgendo seduto su di un divano dell'ambiente un'enorme fantoccio, una specie di bambola decorativa... Come sa, i cinesi di Cina si accanivano da molti mesi a chiamare lo Stato mancese lo «Stato fantoccio » (« puppet state») e quindi la presenza della bambola fece un certo effetto. Ma il reggente parlò con molto accorgimento e con fiducia sincera nell'avvenire del sjao paese. — In che condizioni ha lasciato la Manciuria? — Nelle condizioni a tutti arcinote. Brigantaggio crescente, ferrovie che funzionavano irregolarmente, servizi postali da e per la Cina interrotti. Ma fra la repressione giapponese ed il boicottaggio cinese c'è di mezzo l'interesse della classe commerciante mancese che non intende naufragare. Un accordo fra Giappone e Cina per la Manciuria non è certo vicino, ma non si deve considerare impossibile. Probabilmente quando sarà avvenuta l'elezione del Presidente degli Stati Uniti d'America, la Repubblica stellata si deciderà a svolgere in Cina un'azione qualsiasi (da molto tempo l'azione americana in Estremo Oriente è totalmente assente) e allora potremo assistere a delle novità. mccnqtzrvfplqtfmftpCCGLsapssdrs»edlcqe perchè la linea di navigazione itaiana Cina-Italia è la più rapida. Questa notevolissima affermazione talica in Estremo Oriente ha un grande valore per noi! Dunque il capo della Confederazione cinese del Nord, Cian Zo Liang, l'ex satrapo della Manciuria cacciato dai giapponesi, del quale avevamo ap-§rezzato l'imperiale ospitalità ouano passammo da Pechino la prima volta, mise a nostra disposizione il suo sontuoso trimotore « Ford •>> pilotato da due aviatori americani al servizio del Maresciallo. In cinque ore quella macchina meravigliosa Ci portò da Pechino a Shanghai, ma da Pechino si trattava di raggiungere l'aerodromo che è a nove o dieci chilometri dalla capitale nordica e la strada per andarci era in condizioni tali che i diplomatici residenti a Pechino, ci compassionavano sinceramente assicurandoci che si affondava nel fango con l'auto e che probabilmente questo non sarebbe mai stato capace draggiungere la vicina mèta. Forse sarebbe stato meglio affidarci alla carretta o alia portantina. Insomma uditi i discorsi sulla strada ci eravamo rassegnati a parecchie ore dpena. Immagini quale fu la nostra sorpresa nel trovare invece del pantano promessoci, una superba rotabile « creata nella notte » da un ordine di Cian Zo Liang. Il Maresciallo aveva mobilitato non so quante migliaia di « cpolies » che in poche ore avevano fatto la strada! Questo può dimostrare che razza di autorità e di possibilità hanno sulle popolazioni a loro soggette, i satrapi cinesi — E del valore dei. cinesi come combattenti che cosa dicono i giapponesi? — Asserire che non ne siano preoccupati, sarebbe inesatto. Se a Mukden all'origine dei conflitti in Manciuria nel settembre del 1931 bastarono seicento soldati giapponesi peneutralizzare la resistenza di dieci mila cinesi, a Shanghai le cose an darono diversamente, benché la famosa diciannovesima armata cantonese abbia avuto novemila disertoriInsomma i giapponesi in Manciurianella guerriglia dove sono impegnati, non possono più illudersi di affrontare le bande cinesi in una proporzione di uno contro cinque. Eppoi la Cina è un colosso! Nessuna cosa in essa può essere concepita in proporzioni normali. Quando in Cina si progetta di fare una casa ne vien fuori sempre una città. Il nostro stupore raggiunse i limiti dello sbigottimento, quando a Pechino, accompagnati da Wellington Koo, visitammo la Biblioteca nazionale. Vi trovammo un'organizzazione più perfetta che nelle biblioteche americane. E ci mostrarono dei libri stampati in caratteri mobili anteriori dquattro secoli all'epoca di Gutemberg! -— So che è nell'uso cinese di offrire ad ogni ospite di riguardo charriva nel loro paese dei doni. Vhanno fatto dei bei regali a Pechino Se ci tiene proprio a vederlvenga a casa mia, ma intendiamocimente politica! Dove Michelangelo fu ospite — Si figuri, Eccellenza! Il piacerdella sua conversazione me la fa relegare all'ultimo piano. Via Galliera, l'antica strada cenfrale di Bologna, lungo la quale sallineano i palazzi più cospicui dellaristocrazia cittadina. Quello deglAldovrandi come i vicini dei Montanari, d'Este, come gli altri un popiù lontani di Astorre Manfredi, pròspicienti Santa Maria di Gallieracontengono ed esprimono, si può diretutta *a storia bolognese. Uno scai ama *v» ninim Mn f riln orl,-)n.in ri All'i t% V\lonef monumentale adduce agli auPortamenti deU'Ambasciatore. Eglml <" una ro^a dl cose cne vorrei poter riprodurre, dell'« epoca degli scaloni » succeduta a quella delltorri, manifestazioni nella città chtenne prigioniero Enzo non solo dpotenza, ma anche di lusso. Intermezzo di citazioni pascoliane, il « panrude di Roma ». sosta nella biblioterude di Roma », sosta nella bibliote ca al piano terreno del palazzo, rivista dei personaggi illustri dellprosapia: Gian Francesco Aldovrandi che ospitò Michelangelo ventenneimponendogli l'obbligo di leggerglogni sera un canto di Dante ; NicolAldovrandi che fu ambasciatore dBologna presso Cesare Borgia; mostra all'ospite di preziosi documentdi Eugenio di Savoia, di Re VittoriAmedeo... „ tenne prigioniero Enzo non solo dmoRepotJL, contee^ Nelle sale del piano superiore calchi di sarcofaghi degli Aldovrandche hanno le loro sepolture disseminate in tutte le chiese della cittàquadri del Pasinelli di cui parla Goethe nella sua visita a Bologna preziose tele del Francia e del Guercinoricordi della potente famiglia Zamvrano sul margini e sui frontespizifotografie preziose che ricordano punti salienti della carriera del brillentissimo diplomatico... Due frqueste fotografie mi colpiscono, l'ultima « ufficiale » dello Zar Nicolfatta a Pietroburgo pochi giorni prima della rivoluzione di Kerenskframmezzo i rappresentanti dell'Intesa ed un'altra curiosissima che riproduce i personaggi principali dellConferai^ di vlrsaglia: WilsonClemenceau, Orlando, Sonnino, LloyGeorge, con i loro capi di gabinettoLa fotografia è molto grande, Wison è seduto in primo piano su di un> in primo piano su di unampia poltrona ed ha un piede appoggiato con il tacco sul pavimentosicché mostra in grande evidenza lsuola della scarpa bucata al centrdi un ampio foro circolare, le scarprotte insomma... — Eccellenza — osservo — questa sua casa è un vero sacrario! Le» , , j. »• , , e stata capo di gabinetto di Sonnindurante la guerra. Quando scriverle sue Memorie? „ ,, - „ • . : *orse mai. uoirei aue troppcose! — E quel magnifico Cardinale inquel quadro, chi e? — E' l'Alberoni, mio antenato puesso, che fu Ambasciatore a Madrid.— Come mai sulle case patrizi i i a i n o i e a a i a e e o à ! e r ! , a n a n mdi fe Vi ? bolognesi non si vedono gli stemmi delle famiglie come a Roma, o Firenze? — Perchè furono tutti abbattuti dalla rivoluzione francese! Ma lei non s'è ancora accorto che da cinque minuti ha i piedi su uno dei doni più singolari che mi abbiano fatto i cinesi! — Questo tappeto? Con un disegno simile? Ma io l'ho preso per un tappeto '900! — No, no, è cinese autentico, fatto a Pechino. Come vede i cinesi si sono dati anch'essi al futurismo anche nelle manifestazioni più tradizionali. Con esso però mi fu offerta questa miniatura dell'ottavo secolo! Guardi che meraviglia! La miniatura rappresenta una scimmietta su di un'albero, perfetta di vivacità e di buon gusto. E pensare che c'è qualcuno che considera i cinesi come mezzi barbari ! Non faròl'enumerazione dei vasi, delle prezio-se statuette di porcellana, dei testiclassici italiani tradotti in caratterimandarini, donati all'Ambasciatore assieme a colossali albume fotografici che riproducono le scene salienti della « Commissione » nel suo pellegrinaggio fra i gialli. Il dono più curioso dopo quello dei tappeti mi è sembrato la raccolta di tutti gli articoli pubblicati dai giornali nipponici sulla « Commissione » che formano parecchi grossi volumi. Un giorno o l'altro il conte Aldovrandi sarà afferrato dal desiderio di apprendere il giapponese per gustarli appieno. Ottimismo con cautela — Insomma, Eccellenza, quale im-pressione ha prodotto il Giappone suidelegati? E' veramente un paesepronto ad affrontare anche la guer-ra per conservare la Manciuria? La« Commissione » è stata, ricevuta dalMinistro della Guerra, Araki ? . , , . , ,,. — Si capisce, ed ancne dai mi-ka"0, — Dunque ? — Dunque, che cosa? La guerra in Estremo Oriente? Io non ci credo e lei? — La mia opinione non ha valorevorrei sapere la sua! — Pensi quali sono le condizioni dell'Estremo Oriente e mi dica chi può fare una grossa guerra da quelle parti. Credo che l'« yen giappo nese valga oggi presso a poco cmaMtro lire. In maggio ne valeva sette— Insomma lei non vuol dirmi proprio nulla J — Che cosa vuole che le dica?Che i cinesi sono denutriti! E chi non lo sa? Se potessero mangiare a sufficienza, la forza che si sprigionerebbe dalla Terra fiorita sarebbe formidabile. A proposito, lo sa che nemedioevo i contadini bolognesi schiamavano « malnutriti » ? Era iloro nome corrente che figura anche negli atti ufficiali. Però, per noi, quegrave inconveniente è stato un fenomeno transitorio mentre in Cina è endemico e millenario, tant'è veroi | che la figurazione di Budda in Cinai, ;cioè della divinità, e quella dell'uomo ! obeso, ideale irraggiungibile fra 1 figli di Han. Viceversa 1 giapponesihanno l'aria di stare benissimo. j — Lei si prende un po' gioco de me, ma non importa. Mi dica almeno-ja mo' di conclusione quale potrà es jsere la risposta nipponica alla rela-'zione della « Commissione gineilvrina ». • a' — Penso che sarà saggia. Perchèlijvuole che il Giappone rompa i ponta- con la Società delle Nazioni? Il Giapo' pone all'infuori del brigantaggio in- Manciuria e del boicottaggio in Cinaa, ! non ha molto da temere in Estremee, Oriente, ma si preoccupa giustamen-ite della sua espansione economica_ I « « 1 ,- ^1 «li A « A* «vi !nn!ivt n T li r" e e' - 9,° ^^Vf™^dilso"0^ curn°i;^eAAaY2E z- : colleglli e mio e stato utile tanto a e! a Cina come al Giappone dove:dai-1tra Parte> & uomH» dl S°X.er10 i10_na ne, i ò di oti o possono non tener conto delle ten denze delle classi militari che pos seggono indubbiamente il predominio nel paese. dilso"° sicuro che il lavoro dei mienel"£onao^ ho pur detto che 1'* yen » è a quattro lire' " — Dunque lei e ottimista ! —1 . 7 —, ; .— ~ "lineile giapponesi che ci misero lbocche dei fucili sotto il naso ! j — Se rimaneva a Mukden, forsiavrebbe fatto anche lei la fine di un— bi ricorda, Lccellenza, quella™»Kfll fei^ ta, quando fummo feimati dalle sen l-;suo collega tedesco che i giapponesdi ! imprigionarono senza motivo plausi■i-ibile- Von Schee, il delegato germa à,jnico nella «Commissione» mi doe- mandò che cosa doveva fare!... Ghe. suggerii di andarselo a prendere pero, sonalmente dalla prigione! m-1 — Io non le ho dato di questi diARNALDO CIPOLLA. ; ! rano di una principessa italiana an i j data sposa nella Casa Reale di Sasl-i SOnia. Gliene racconterò la storia..a la i