Il Duce inaugura il grande acquedotto del Simbrivio tra l'ardente entusiasmo delle popolazioni rurali dell'Agro

Il Duce inaugura il grande acquedotto del Simbrivio tra l'ardente entusiasmo delle popolazioni rurali dell'Agro L'ACQUA A CENTOCINQUANTAMILA ABITANTI DI VENTICINQUE COMUNI Il Duce inaugura il grande acquedotto del Simbrivio tra l'ardente entusiasmo delle popolazioni rurali dell'Agro o e i e a l i o o o o o o — i i e n , a o o Roma, 12 notte. In tempi in cui un problema in tanto esisteva in quanto trovava un portavoce che ne divulgasse i termini più angosciosi dall'alto della tribuna montecitoriale, fu portata all'attenzione del Paese la sorte della Puglia sitibonda. Parve allora che di tutte le [regioni d'Italia soltanto la Puglia difettasse di acqua e ai potè pensare che altrove il liquido alimento fosse ricchezza di tutti a perenne disposizione delle popolazioni. Errore. Anche alle porte di Roma c'erano paesi per cui l'acquedotto costituiva un'aspirazione secolare e a meno di un'ora di automobile qualunque viaggiatore desideroso di spettacoli caratteristici avrebbe potuto assistere ad una scena dolorosa : alle file di cittadini che, conca alla mano, attendevano il proprio turno per attingere l'acqua nella grama fontana del paese sotto la vigilanza delle guardie municipali. L'acqua del Simbrivio Ma il disagio della coda ed il tempo perduto nell'attesa non erano che mali accessori in confronto a quelli più gravi e sostanziali che la penuria d'acqua comportava; e bisognerebbe tenere troppo lungo discorso sulla mancanza di igiene nelle case, sulle strade male innaffiate, sui giardini e gli orti riarsi ed ingialliti per poco che la siccità battesse alle porte. Da stamane tutto ciò per la zona bella e popolosa che fa corona a Velietri non è più che un ricordo. Una mano illustre — quella del Duce — si è posata su di un bottone ed un liquido, colossale pennacchio di cinquanta metri di altezza ha zampillato nella piazza centrale dalle profondità della terra ripiegando con uno scroscio fragoroso nel concavo seno di una fontana nuovissima. Era acqua che veniva di lontano, dal cuore del monte Assalonne dove ha le sorgenti il Simbrivio, affluente dell'Aniene; veniva di lontano convogliata da un acquedotto di duecento chilometri, portatore di salute, di benessere, di gioia a venticinque Comuni e a 150.000 abitanti. Questi si erano dati convegno tutti lì, a Velletri, e gremivano la piazza e si addensavano tutt'intorno per le adiacenze, fremente raggiera di cortei, di musiche, di gagliardetti, di canti; ed applaudivano e gridavano e chiamava- pAssmrvtllnnvsgdd,„ . „ ^no alto Per nome il Capo di quel Re-|girne a cui dovevano il coronamento di una attesa secolare. Era una esplosione di gratitudine che saliva al cielo mescolata al fitto scampanìo delle chiese. Così, in un tripudio popolare, si è compiuto stamane il primo degli avvenimenti fissati dal Duce nel Calendario dell'anno XI. L'acquedotto del Sim- di j brivio e un'opera integralmente fasci- e ae à a iee, to, ù aee ernanar è a re ihe a a a il mo sra lle aIl tna. ie i ti auti. ni- sta. Il suo atto di nascita come progetto concreto porta una data che è già del Regime: 30 dicembre 1926. Il grande acquedotto In meno di sei anni, dunque, tutto è stato compiuto: otto sorgenti che scaturiscono dalle pendici del monte Assalonne per riversarsi nel Simbrivio e che si elevano ad un'altezza che va da un massimo di 1100 metri ad mi minimo di 970, sono state captate per mezzo di estese gallerie internantisi nelle pareti del monte per circa 31 metri. La portata captata è di circa 150 litri al secóndo e confluisce ' in località Cardellina Bassa dove ha origine la grande conduttura che si prolunga per oltre 12.000 metri ed Immette nel bottino di ripartizione da cui le acque si diramano in tre direzioni diverse. La prima tocca Fiuggi, Acuto, Anagni, Sgurgola, Gavignano, Segni; la seconda Piglio, Serrone, Paliano; la terza Arcinazzo, Affile, Olevano, Palestrina, Cave, Cori e Velletri. Una sub-diramazione serve i Comuni di Roiate, Bellegra, San Vito Romano, Canterano, Rocca Canterano ed altri vicini. Numerose opere d'arte abbelliscono l'importante costruzione in cui particolarmente notevole è la galleria detta del Faggio, della lunghezza di 800 metri. La notizia che il Duce si sarebbe recato a presenziare l'inaugurazioD^ dei- l'acquedotto si è diffusa in un balenonon solo fra gli abitanti di Velletri, ma in tutti i paesi vicini, ed è stataappresa con la più viva esultanza. Nes- suna delle borgate della zona ha voluto essere assente a questa manifestazionedi gratitudine e di fede fascista; e sta-mane per tempo da ognuna dì esse sono affluite verso Velletri folle di agricol-tori, la massima parte in camicia nera, e raccolte attorno ai gagliardetti delle rispettive organizzazioni, dei loro Sin-dacati e dei loro Dopolavoro. Ma ancora prima di giungere nel¬ l'Agro Velite-mo, il Duce, con cui ora- no S. E. Arpinati, e l'onorevole Poi-verelli, ha trovato dimostrazioni di popolo plaudente. Il suo passaggio per Albano, Ariccia e Genzano è stato un succedersi di manifestazioni entusiastiche da parte della folla che si ammassava lungo il percorso: immenso raduno di popolo, tanto più significativo in quanto avveniva in una giornata lavorativa. La folla intorno al Capo Ovunque, musiche, Milizia, scolaresche schierate, e poi la folla compatta del rurali inquadrati nelle loro associazioni e poi gente di ogni ceto, di ogni età, sacerdoti, donne, fanciulli. In tutti i paesi tappezzavano le facciate delle case grandi striscioni tricolori con scritte inneggianti al Duce, ed' infinite bandiere ai balconi, alle terrazze ed allo finestre, drappi, addobbi, festoni. Ad Albano attendevano mille Giovani fascisti. Sul monumentale ponte di Aricela, poco prima del palazzo Chigi, un arco di trionfo di alloro intrecciato con pampini di viti e nastri tricolori recava una scritta di benvenuto. A Genzano la dimostrazione si è svolta con eguale entusiasmo e cosi per tutte le strade, dinnanzi a tutti 1 casolari imbandierati dove folti gruppi di agricoltori acclamavamo al Duce. Questo saluto si ripeteva in altre forme con altre frasi tra una selva di bandiere, di gagliardetti, e di pennoni che giungevano fino alla capitale dei Volaci, a Velletri, tutta fremente nell'ansia dell'attesa. Qui lo spettacolo è superbo. Quando la macchina del Duce appare e si arresta bruscamente, una folla immensa la circonda, n Duce scende, risponde alle acclamazioni salutando romanamente. si sofferma qualche istante in mezzo alla gente che gli si stringe attorno con vibrante entusla- , smo tomobile raggiungere dirig_ . . Emanuele. Ciò provoca un'altra gran- diosa dimostrazione; tutta la moìtltu- ■ dine che si allinea lungo la strada gli j si addensa intorno mentre dalle fine- stre delle case le donne e i bambini ; egbscimiFNmcgpepfrs2ndatrdpggdesrdalcrqdlanciano fiori. 11 popoìo acclamante TI r,rimn saluto dei rurali della zo- ^a^^aa^Su-otto, ^| Duce lo ha letto sull'arco di trionfo in- dei ter . nalzato nella notte all'ingresso a r i a a e e , o -MXrt^5i^*M Z\"'ritorfo^veUterno,a ^^^fMla citta, in attesa del Capo. Diceva il saluto: «Duce, sosta un istante il lavoro dei. rurali veliterni per offrire a Voi, sul li- ! mitare della fiera regione volsco che] conofcbc più da vicino la grandezza ro- roana, tutti i fiori dei loro canipi ed i frutti dei loro solchi che la mano Vo- stra rigeneratrice rende oggi jritY liellt'e più fecondi ». j Intanto al Duce si sono fatti incon- : tro, per ossequiarlo, il Podestà di Vel- j letri, il presidente del Consorzio per1 l'acquedotto e le autorità intervenute, il Sottosegretario on. Marescalchi, il Prefetto di Roma Montuori, il Segre- tario federale dell'Urbe Nino D'Aroma, 11 presidente dell'Associazione nazic- naie combattenti Medaglia d'oro on. Amilcare Rossi, 11 presidente della se- zionc romana combattenti Medaglia d'oro Ulderigo De Cesaris, il presiden- te dell'Opera nazionale combattenti on. Orsolini Cancelli, il Preside della\Provincia principe Piero Colonna, i Podestà dei Comuni consorziati. Par- ticolare significativo: l'on. Orsolini Cencelli è qui come Podestà di uno dei Comuni della zona: del Comune di Lit- toria, il primo centro abitato già com-,pleto che sia sorto nel cuore della prò- :sciugata palude Pontina. Ill Duce e le autorità procedono aistento fendendo la calca. Da per tut-to sventolio di bandiere, gioiosità, vi- vacità di addobbi, da per tutto mi-gliaia e migliaia di iscrizioni che sa-lutano il Duce, che gli dicono l'entu-siasmo con cui Velletri lo accoglie, Lungo la via sono allineate, su due vastissime ali, le scolaresche veliterne e quelle dei Comuni viciniori. Le bamo'bine con la divisa di Piccole italiane, , j i bambini con quella di Balilla. Unai gaio gridio echeggia intorno a questa - ! gentile ghirlanda di fanciullezza a cuio I dà nmgfrior risalto una nota di squisi- e| ttt soavità: tutte le bambine hanno in-1 mano mazzi di fiori campestri raccolti o ; lungo i sentieri e li offrono al Duce o -!n agitano festosamente al suo pas-, i saggio, e j iiDuce, che ha impiegato circa quin-1(jici nimuti per percorrere il tratto a - piedi, giunge nella piazza del Comune alle ore 10,15; qui, di fronte al bel pa- lazzo del Vignola, sono schierato la -! centuria dei mutilati, in servizio d'ono-i re, i Fasci di combattimento maschile ldistduttaplQidvg , vatorio della Torre per ammirare il pa-i della Tolfa, presso Civitavecchia, ed a ■ mezzogiorno, del Circeo, e fronteggiata j dalle verdeggianti colline del Castelli Romani. Mentre Mussolini indugia ad ; ammirare lo spettacolo, le autorità, le e femminile, i Fasci giovanili, gli Avanguardisti, il Guf e l'Associazione dei bersaglieri. H palazzo del Comune è tutto pavesato di drappi ed arazzi; il balcone a cui si affaccierà il Duce è ornato di un immenso arazzo cremisi su cui spicca in argento ed oro il fascio littorio. Il passaggio del Duce tra i Giovani Fascisti, gli Avanguardisti e le Camicie Nére ammassate nella piazza del Comune è sottolineato da un applauso caldo, fragoroso, reiterato, che costringe il Capo del Governo a rallentare un po' il suo elastico passo da bersagliere ed a rispondere con il saluto romano più volte. Egli si ferma davanti al gruppo dei fascisti di Rocca Massima, che hanno recato una grande tela sulla quale è scritto: «Abitanti 1378, combattenti 235, caduti 39, mutilati 16, disertori: nessuno»; quindi imbocca lo scalone d'onore del palazzo del Comune, davanti al quale due vigili del fuoco, in grande tenuta, rendono gli onori. Lo scalone è riccamente ornato di piante d'alloro e di palme. Egli entra nella sala delle lapidi, attraversa una serie di aule in cui gli invitati fanno ala e raggiunge il magnifico salone di Tersicore, dove il podestà gli presenta le autorità cittadine e quelle di Fresinone. Sono tra i presenti il Vescovo di Velletri, mons. Marazzi, e tutti i canonici della Cattedrale. Giunge intanto dalla piazza, continuo, alto, fervidissimo, il grido della folla; l'invocazione «Duce, Duce! » ò ripetuta con sempre maggiore intensità e prorompe in un'altra grandiosa ovazione quando il Capo del Governo si affaccia dal balcone centrale fermandovisi alcuni istanti. nvstgtfDcpntmrdfdqdr\..i~M o •»» , rappresentanze e la folla si incammina-!no verso la piazza XX Settembre che' già è gremita dalla moltitudine. Dalle' finestre Piovono fiori sui fascisti, sugli' ^^^ZT^^orì^i' ^i c^ . . --..-v.-**..-*.! c*«*.« « 'Sedo, di combattenti. Sono presenti an-iMche gruppi numerosi di sacerdoti, vi- brant- ^ entusiasmo . £a fontana inaugurale ! e] Sulla piazza XX Settembre il colpo - d'occhio è indescrivibile; nel mezzo sor se una splendida fontana donde fra po chi minuti zampillerà la nuova acqua. t'La piazza pare quasi chiusa dai monti j Artemisio e di là, di fronte alla tribu- : na d'onore, c'è il monumento ai Caduti j sul quale si eleva un piccolo verde colle : r1 il Pincio di Velletri. Di fronte alla fontana è stato eretto, l un arco, delimitato da due colonne co-. - rinzie c, tra l'una e l'altra, si stende un! , ampio drappo recante l'iscrizione : ;- « A Benito Mussolini, Duce della nuo-\. va Italia fasciata, Veltétri, la città VoÙ\- sca fedele, che dalle pendici dell'Arte- a mìsio sorride alla palude che fu da lui - redenta, alacre nel lavoro, farle nel ^Ei cri fido, certa nella vittoria, dal cuore a\esnltantee riconoscente, elevati /^o i alala di passione di devozione ». \- Tutto intorno alla fontana, adorna 1i di fasci littori, si elevano alti pennoni ji da cui sventolano stendardi dai colorii- nazionali e comunali che sorreggono -,delle targhe nelle quali sono riprodot- : te le frasi salienti dei discorsi pronun I ciati dal Duce nella ricorrenza del De¬ aicennale. -. Di fronte alla fontana si erge ima - j monumentale tribuna tutta pavesata di -1 bandiere e decorata di arazzi e dagli -'stemmi dei Comuni consorziati, sor-;montata dalla dicitura: <: Primo Decen, [naie dell'Era Fascista ». Sono le 10,30, quando un immenso grido della folla annuncia l'arrivo di Mussolini sulla piazza. Anche in questo momento le campane delle chiese ri- e , n'prendono a suonare lietamente; il Duce a sale alla tribuna; gli sono a fianco il i, Segretario federale D'Aroma, l'onore- j vele Arpinati, ring. Lezzini, il Podestà nlCesaroni. Percorrendo a piedi il tragiti ; to dalla Casa comunale, egli è passato o j tra due ali di popolo, sotto una neWcata -;di fiori, a Cessate le acclamazioni con cui il Duce è stato salutato dalla folla che gremiva la piazza, il Vescovo della Dio- e cesi, mons. Marazzi, procede alla bene- dizione della fonte e quindi sale alla a tribuna per collocarsi a fianco del Capo -!del Governo, mentre, tra applausi frae gorosi, tra grida di vivo entusiasmo del- la popolazione, balza dalla vasca e si diffonde nell'aria in un ampio ventaglio iridescente il getto poderoso che è fatto scaturire dalla fontana. Le fanfare intonano l'inno « Giovinezza », i gagliardetti e le bandiere vengono agitati in un fremito di entusiasmo; l'acqua continua a zampillare impetuosa dall'artistica fontana e sale cosi alto che pare anche, il suo, un atto di fiera volontà. Le parole del Vescovo Rivolto al Duce, il Vescovo prende la parola. Egli ricorda di essere stato tra la folla che si accalcava in piazza del Quirinale la mattina del 28 ottobre 1922 in attesa dell'arrivo di Colui che la fiducia del Re e la volontà del popolo aveva chiamato al Governo d'Italia. « Fin da allora — soggiunge monsignor Marassi — noi, incerti dell'awe- i auaje jla dato ordine, exlazcosibl'Edi escola chscbledericrolatetelitquraranire che era riservato alla Patria, ave- atvamo domandato a Dio che ci desse un salvatore, V uomo che ponesse fine a tanta tristezza di cose e di eventi; quel giorno, finalmente, il nostro cuore potè aprirsi alla gioia più pura e più profonda: era venuto l'Uomo mandato da Dio, colui che il Pontefice stesso ha chiamato l'Uomo della Provvidenza». H Vescovo, dopo avere esaltato le opere compiute in questo primo Decennale, continua dicendo che due, soprattutto, sono 1 pensieri che in questo momento agitano il suo animo: il pensiero di tutti i Caduti, non solo della grande guerra, ma anche della Rivoluzione fascista, ed a cui rivolge l'espressione della sua devozione; ed il pensiero di questa magnifica giovinezza d'Italia che si schiera intorno al Duce e che dà uno spettacolo così superbo della sua fede fascista. Rievocato infine quanto il Capo del Governo ha fatto ]W la Patria, alla Rtesocupeleprebuso«« rodira« - ro. ,xdisciplina, di-|0rper il beneficio prez: so ed inestimabile che ha loro recato con la costruzione dell'acquedotto ed invocando sul Re, sul Duce, sulla Patria, la benedizione di Dio. Parla quindi il Podestà di Velletri, !ocr esternare anch'egli al Duce la ricc'ìioscenza delle popolazioni laziali. ' ' Parla Mussolini ' Salutato da rinnovate, entusiastiche dice brevi parole il Du- Applausi scroscianti salutano le parole del Duce, e si rinnovano più vibranti quando egli, lasciata la tribuna, si dirige verso la sua automobile. Di nuovo la folla, vinta la resistenza dei cordoni formati dai Giovani Fascisti ed Avanguardisti, si stringe attorno al Duce e di nuovo lo acclama con una dimostrazione imponente di fede e di entusiasmo, finché la macchina del Capo del Governo non scompare lungo la iC0: ES" rileva che un'altra opera vo '«»a dal Fascismo è stata attuata, un'al tra promessa (atta dal Regime e stata realizzata o i - i o, . . . -. * ppf „ „ n! Durante il viaggio di ritorno, il Ca ; f° df ?°verno ?* fermato brevemen-\ . " ^n°' Ad attenderlo si erano Ù\lfT^W^n - 5a„Ma^ni' avanb1al n"ovo belvedere i SSESaSÙ^J*^£ ^ESffifS e ISver^fa vlà^Cors^ eVa^'di o sn^S X cmto^tìtta \W* TdI o0?&2nT*Ì a 10^ "rio sventra li tricolore i j*g u M^éoK n^cchi^l D^" rii x '"" Precl- Ia macemna aei uu o ¬ a i i o i o - e l à o a LinchpropstuBtitispsCnvpctrCleRHlurmlodpdslecMrSvWmRU«rKnl«pc«.eArpinati, dal Prefetto, dal Questore e Ice è giunta nella piazza e si è fermata nei pressi di Porta Romana; il Duce ne è sceso sorridente; quindi, avendo al fianco il Segretario federale D'Aroma ed il Podestà e seguito dall'onorevole l e - a o a- dalle altre Autorità, ha percorso il fronte dello schieramento tra vibranti, entusiastiche acclamazioni, tra gli « evviva » della folla e gli « alala » potenti delle organizzazioni fasciste. Il Capo del Governo si è soffermato qualche istante ad ammirare il magnifico panorama che si gode dal Belvedere e poi, invitato dal Podestà, si è compiaciuto di visitare la villa comunale, percorrendone i viali e sostando a lungo sui belvederi interni della villa. Lungo i viali erano schierato tutte le scolaresche e persino i bambini dell'Asilo infantile, al saluto dei quali il Duce ha risposto sorridente. Da quattro o cinque bambini seno stati offerti al Capo del Governo magnifici mazzi di fiori: egli ha gradito moltissimo l'omaggio ed ha abbracciato gli offerenti. In seguito, il Duco ha percorso il magnifico viale nei pini ed è ricornato in piazza Mazzini, dove, in mezzo a deliranti acclamazioni, ò risalito in automobile diretto a Rema. n. m. uAlrzl'Cmlslc«levCtrvhlt!