Lettere d'amore

Lettere d'amore Lettere d'amore Poi un giorno succede che la moglie deve partire. E' qualche disordine nella famiglia che la chiama alla lontana cittadina materna; o sono semplicemente le vacanze, i ragazzi che si sono sciupati negli ultimi mesi caldi di scuola, lei stessa, povera donna, dagli e «àgli, che ha bisogno di riposo. InsoWftia parte ; e per la prima volta dopo cinque, forse dopo dieci anni, il marito rimane solo. E' molto strana, questa solitudine. Forse, segretamente, molte volte era stata desiderata; forse, negli ultimi tempi, questa prospettiva di vacanze matrimoniali, l'ha resa popolosa, affollata addirittura di mille piccole avventure, di tutte le occasioni perdute negli anni di fedeltà coniugale, di tutti i desideri nascostamente nati e nascostamente scomparsi nella dolce nebbia casalinga. Forse anche questa solitudine si è prospettata come un punto nero e interrogativo, misteriosissimo; un piccolo indovinello psicologico per il marito che non sa immaginarsi quale possa essere la vita in solitudine. E forse, finalmente, questa separazione viene con vero dispiacere ; ma, in ogni modo, prima della partenza il bravo consorte non sa quale potrà essere la sua vita nella casa, nella città, nel mondo, ormai vuoti di quella che è la sua stessa ragione di vivere. E la moglie parte. Discolo o addolorato, egoista contento di un giorno di solitudine o sentimentale che ha paura della sera senza compagnia, il marito passa quei primi due o tre giorni un po' stordito e un po' stupido, felice di aver ritrovato molti vecchi amici che parevano per sempre scomparsi dalla sua vita, o deluso d'essersi scoperto così diverso e indifferente per moltbuoni conoscenti che una volta erano stati amici e ormai non hanno piùora con amarezza se ne accorge, che una funzione decorativa. Sono passati i primi due o tre giorni con una strana opacità, con una specie di sordità, come se li avesse vissuti chiuso in una gabbia, incapace di muoversnel mondo. Ha scoperto persino che la sua persona s'è in questi anni, chsa quando e come, sdoppiata: che egli vive una doppia vita, equamente distribuita fra lui e la moglie, e chil mondo perde d'interesse se la moglie non è lì pronta per farsi raccontare le cose interessanti che il mondo contiene. Insomma incredibilmente ricchi sono stati questi due o trgiorni nella loro terribile vuotaggin— ed ecco arrivata quella serata in cui nella casa silenziosissima, sottla penombra della lampada velata, marito si siede davanti a un gran foglio di carta bianca e incomincia lstia prima lettera alla moglie. « Due sere le ho passate cercandd'ingannare la mia vedovanza, pedue sere ho tentato di abituarmi alla mia nuova vita di scapolo; mquesta terza serata la voglio dedicare a te, la voglio passare con te, scrvendoti ». Così dovrebbe incominciare la letera del buon marito alla moglie lontana, in onesta semplicità; e contenere magari una lista esatta di tutte lscoperte fatte nei primi due giorndi solitudine, la lista di tutte le cosche si son notate pensando : « Peccato che non ci sia qui Lisetta, pefarle vedere » ; oppure : « Chi sa cosa direbbe Lisetta? ». Ma il buon marito ama le illusionottiche ed è, soprattutto, un esserabitudinario. Ora quel principio dlettera e quell'elenco nominativo dele scoperte fatte e delle cose notatè troppo freddo, manca di affetto, spirito, di passione. E' poiché ama le abitudini, noriesce a trovare nessun altro esordinessun'altra lettera che possa andbene. Non è possibile infatti avel'abitudine di scrivere lettere alla mglie; anzi, è assurdo scrivere lettealla moglie, perchè la moglie, per dfinizione, deve essere sempre vicinal marito; è contro il buon sensocontro la religione che la moglie pata e lasci solo il marito a scrivelettere! E questo piccolo movimento d'more, il silenzio, la nera noia che dtre giorni s'è annidata in lui, dannal principio della lettera un tono tflebile e infocato, tra patetico e pasionale, che lo fa stupire lui stess« Perchè sei partita? Perchè mi hlasciato qui solo? ». Ma che voci, che parole, che suonche lamenti son questi? Cinque minti fa, mentr'egli faceva la sua solpiccola toilette serale e preparalampada carta calamaio per scrivequella lettera, una fila di coserelle niente calme calme e piccole piccofli passavano per la testa; prontearsi scrivere una per una, seconil consueto buon ordine della_ convesazione familiare, fra l'ultimo sspiro digestivo e il primo sbadigche invita al riposo. E d'un trattocarta bianca che pareva così stermnata, si fa piccolissima; impossibraccogliere questo torrente d'equenza in un foglio solo ; ce ne voranno due tre quattro. È come i primi punti esclamatincominciano a scandire il discorgli interrogativi a dargli un'urgentenerezza, i sospensivi a spingeVerso più eteree zone, più facili scedono le parole, le belle antiche frai soavi giochi carezzevoli e un poinebrianti. Il buon marito che cala comodmente il suo corpo massiccio nell'avallata poltrona familiare e dall'adel cranio manda fra i radi capun roseo riflesso nudo verso la lapada casalinga, scrive ora come invasato e un ispirato, un dio sala€ brioso tutto miele gli sussurra l'orecchio le più calde parole ; e sza quasi avvedersene, ecco che e> scrive una cocente lettera d'amorDieci, quindici, tutti gli anni matrimonio sono ora precipitati .vuoto, ed egli toma a scrivere la stsa lettera appassionata che alloy- nella giovinezza non ancora lonta ma non più vicina, egli scrisse alla fidanzata. Come tornano vive le parole d'amore, i sospiri, la nostalgia, l'ira contro l'amaro destino, la passione che volava fino alla lontana spiaggia marina, sino alla lontanissima valle alpina. 11 bell'amore della gioventù è ancora vivo qua, e si stende tutto crepitante sui fogli sempre più piccoli per le parole sempre più grandi. Brilla come un lampione di mille candele. In tutti questi anni, una al giorno, una la settimana, le mille candele si erano spente pian piano ; del grosso lampione splendente non era rimasta che una luna giallastra quasi spenta dietro le nebbie dell'orizzonte. Certo, al posto delle candele acciecanti ed elettrizzanti che si spegnevano dietro il lampione dell' amore appassionato, tanti bei moccoletti si erano accesi in tutti gli angoli della casa, con una luce soave e riposante ; ma i moccoletti nessuno ha voglia di guardarli, di ammirarli, di vantarli ; un lampione a quella maniera, invece, che gioia immaginarsi sia sempre acceso e intatto nella nostra vita! E così, uno o due giorni dopo, la moglie ignara si vede arrivare un grosso letterone, la lettera d'amore che il marituccio abbandonato le ha combinato in una sera di noia e di imbarazzo. Che meraviglia, buona donna, così tranquillamente abituata ormai ai grandi sonni del maritone suo. Ma quello è diventato uno sposino, uno spasimante; tre soli giorni dì solitudine l'hanno potuto far rivivere a tal segno ! E quasi quasi si vergogna della sua prima lettera, così prosaica e meschina, così affrettata e distratta. Ma colla sua seconda lettera risponderà, e come, all'invito dello sposo, anche in lei rivivono ora i ricordi — povera donna — ma essa crede che siano i battili del suo cuore, insomma, ancora giovane. E quando la separazione è finita, che ansia in quell'incontro, che rossore di giovane sposa, che urgenza soave di marito appassionato! Ma la mattina dopo il risveglio li porta senza scosse e senza rimpianti alla loro calma sicura ; il lampione della felicità si nasconde nelle brume dell'orizzonte e in ogni angolo della casa brilla un moccoletto riposante.Delle povere lettere d'amore, così improvvisamente scese da una penna pigra e imbarazzata, nessuno si ricorda più. ALBERTO SPAINI.

Persone citate: Alberto Spaini