Il pessimismo di Baldwin

Il pessimismo di BaldwinDOPO LE DICHIARAZIONI Dì SIMON Il pessimismo di Baldwin «Spetterà ai giovani affrontare i futuri pericoli » Londra, il notte. Per Austin Chamberlain il discorso pronunciato alla Camera elei Comuni da sir John Simon ò stato un evento di importanza mondiale, anzi un nuovo fattore della situazione internazionale. Per il laburismo, che fa qui figura solo di « cittadino che protesta il discorso è stato un colpo amaro infcrto alla vigilia della celebrazione dell'armistizio a tutti coloro che si attendono una mossa netta e decisiva in favore del disarmo. «Non v'e nel discorso di Simon — dice oggi il Daily Herald, — una scintilla di prova dell'esistenza di un piano di disarmo. Simon partirà per Ginevra senza un pinno definitivo. E' umiliante pensare in questo giorno dell'armistizio che l'Inghilterra è rappresentata in modo cosi poco soddisfacente nel Consiglio delle Nazioni in cui debbono essere prese decisioni di importanza vitale ». Un giudizio esatto può essere pronunziato ponendosi però a eguale distanza dall' entusiasmo ditirambico dell'ex-ministro degli Esteri conservatore, e dall'indignazione piuttosto sterile dell'organo laburista. La verità è che Simon si è preoccupato essenzialmente di due cose; innanzi tutto ha voluto persuadere la Germania a fare ritorno nelle file ginevrine; in secondo luogo ha inteso definire la situazione diplomatica europea e gli scopi delle future discussioni internazionali in termini abilmente dosati e calcolati per strappare u:ia volta per tutte alla Germania una netta confessione : vuole sinceramente il disarmo, o ostinarsi ad intorbidire le acque europee allo scopo di nascondere i suoi eterni propositi di riarmarsi a ogni costo e a dispetto di tutti? Un dilemma dai termini vaghi Con abilità di giurista die nessuno può ragionevolmente contestargli, Simon è riuscito a determinare una posizione dalla quale Berlino non può sottrarsi facilmente senza porre le sue carte in tavola. Se vuole sinceramente vedere instaurato in Europa il regime di eguaglianza di statuto fra tutte quante le Potenze aderenti alla Lega deve recarsi a Ginevra per collaborare alla elaborazione del famoso protocollo destinato ad annientare, surrogandolo, le clausole militari del Trattato di Versailles. So si rifiuterà di fornire le garanzie richieste da Simon di non ricorrere alla forza per ottenere la revisione dei Trattati esistenti, e di accettare l'elastico piano inglese di disarmo a piccole dosi, fornirà la prova che tanto preme ottenere- a Simon della poca sincerità delle sue dichiarazioni in favore del disarmo generale. Se il ministro degli Esteri inglese avesse potuto definire i termini del dilemma con la necessaria crudezza non si troverebbe certamente sagerato l'entusiasmo di Chamberlain. Ma chiedere a Simon un contrasto di bianco e di nero assoluto 6 chiedere l'Impossibile; egli è un uomo fatto di gradazioni. Offre nel momento che sembra ritirare, e fa il viso arcigno all'istante stesso nel quale concede. Alla Germania, in succinto, Simon ha detto che il governo inglese è pronto a tutto pur di evitare che essa riarmi. Berlino ha commesso errori di diplomazia a bizzeffe, ma certo non commetterà questa volta quello di imbarcarsi in una discussione su problemi laterali, e potrà porre al governo inglese una semplice domanda : « Slete pronto a tutto? Benissimo. Siete però pronto al disarmo al livello a! quale lo Potenze vittoriose hanno disarmato la Germania? ». Questo è in fondo il nocciolo del problema. Simon in realtà lo ignora, e per questo appunto scontenta quei liberali e quei laburisti paesani che si sono posti in capo l'idea che fino a tanto che il governo inglese non farà al piano di disarmo di Koover l'accoglienza che a nome del governo italiano gli ha fatto S. E. Grandi, discorsi, memoriali, comunicati e note diplomatiche scritte od orali Iascieranno le cose allo stato in cui si trovano, con l'effetto di accelerare la corsa dell'Europa verso quell'abisso che ieri Baldvin definiva con le parole « guerra futura ». I laburisti, e una ìarrra sezione dell'opinione liberale o semplicemente liberaleggiante del paese, non riescono a veder chiaro ancora nell'atteggiamento del governo di fronte al disarmo. Simon non rie ha quasi parlato, e alla imbarazzante situazione di una Camera avida di udire rivelazioni intorno alle direttive essenziali del piano britannico di cui tanto si è parlato in questi giorni egli si è tratto fuori dicendo che il governo non tiene ad avere un proprio schema di disarmo da porsi a lato a quelli di Herriot e di Hoover. Vuole disarmare e collaborare alla realizzazione del disarmo. Le crudezze della realtà E' impossibile però valutare esattamente le dichiarazioni del Ministro degli Esteri senza attribuire il peso che meritano a quelle fatte ieri notte al lermlne della seduta parlamentare da Baldwin. Simon ha parlato di disarmo a gradini successivi, ma il punto fondamentale del suo discorso è stato quello in cui ha stabilito il principio" che tutto ciò che l'Inghilterra ha desiderio di concedere sarà concesso alla condizione che la Germania e le altre Potenze assumano l'impegno solenne di non fare ricordo « alla forza » per sistemare le loro vertenze. Mezz'ora dopo, dalla stessa tribuna, Baldwin con la sua innata quasi commovente onestà di idee, si è dichiarato persuaso che il conflitto la oui fine è stata celebrata oggi dinanzi al cenotafio da Re Giorgio e dai membri della Famiglia reale non è stato l'ultimo della serie di quelli che hanno Insanguinato i campi europei. Baldwin sembra ieri essersi proposto di smantellare le illusioni create dai tecnicismi legali e diplomatici di Simon e dal sovraottlmlsmo di' Chamberlain. «Non credo che abbiamo vinto l'ultima delie guerre; non credo che la prossima guerra scoppierà di qui a poco, ma spetterà ai giovani affrontare1 i futuri pericoli ». Cosi ha detto Baldwin. Per lui dunque una nuova guerra sembra inevitabile, s se casi pensa il più autore¬ vole e rispettato e chiaroveggente, membro del Gabinetto è spiegabile che Simon abbia pattato con tanta precisione su tante cose, sorvolando sul disarmo o quasi ignorandolo. Molti commentatori dell'opposizione si chiedono oggi quale accresciuta sicurezza si attcmde questo governo da una ripetizione delle roboanti parole dette a Parigi dag'il statisti del mondo quando posero la firma al Patto Kellogg. Esso vuole che l'impegno assunto sia reiterato con maggior solennità. Ma, si osserva oggi, il tono più sincero della voce e il ge3to più fermo della mano che firma non accrescono certo la forza impegnativa dei Patti. Giacchè quello di Kellogg aveva detto tutto quello che v'era da dire e offerto tutte le garanzie umanamente concepibili. Eppure, per Parigi, il Patto Kellogg è un pezzo dì carta che non garantisce nulla, e che non ha impedito a tutte le Potenze o di riarmarsi o di pensare solo a riarmarsi. Vero è che Simon vuole modificarne il testo perchè ieri ha parlato di impegno a «non ricorrere alla forza » mentre il Patto Kellogg interdiceva il ricorso alla guerra. Si crede però che questo mutamento di parole, l'importanza del quale è sfuggita alla maggior parte del commentatori, miri esclusivamente a persuadere il Giappone e i suol eventuali imitatori futuri che se vorranno fare la guerra dovranno avere il coraggio di dichiararla. Secondo altri commentari tutto il discorso di Simon va interpretato nel senso di una precisa richiesta fatta alla Germania di non attaccare la Polonia. Una promessa in questo senso è stata data, ma Simon vucle che sia ripetuta e meglio definita. V'è un annesso al Patto di Locarno che annunzia tale promessa, ma porta le sole firme di Berlino e di Vai-savia, e il Ministro degli Esteri in questi impegni unilaterali fra Potenze che si guardano in cagnesco ha poco o punto fiducia. Altro ne sarebbe il valore se fosse espressa in un documento portante la firma di tut te quante le Potenze. Anche qui viene fatto però di chiedersi per quale moavo un bis del Patto Kellogg offrirebbe maggior garanzia di pace dell'an nesso al Patto di Locarno, dato che al l'uno e all'altro Parigi non attribuisce alcuna importanza e che continuerà ov vilmente a non attribuirne alcuna a tutti quei Patti che faranno seguito a quelli esìstenti. Data questa situazione implicitamente riconosciuta da Baldwin il solo mezzo pratico ed efficace di eliminare il pericolo di una prossima guerra torna ad essere quello del disarmo. La tesi diplomatica di Simon e il tragico pessimismo di Baldwin confermano dunque in modo luminoso quanto è stato sempre sostenuto dal governo italiano e cioè che la pace può essere garantita disarmando e non firmando a getto continuo sempre nuovi Patti di sicurezza.R. P.