Italia e Germania e la politica dei contingentamenti

Italia e Germania e la politica dei contingentamenti Italia e Germania e la politica dei contingentamenti Berlino, 7 mattino. La Kreuz Zeitung, trattando in un articolo la questione dei contingentamenti in relazione con la politica estera, osserva che verso l'Italia avrebbero dovuto valere considerazioni politiche e crede che sarebbe stato facile evitare di scontentarla. « Nei riguardi dell'Italia — prosegue il giornale — avrebbero dovuto precisamente ascoltarsi considerazioni di politica estera senza dare occasione alla burocrazia specialmente dei Ministeri delle Finanze e delle Economie di provocare gravi danni. La politica commerciale basata sul contingentamenti e non sulla clausola della nazione più favorita avrebbe potuto agire corno un efficace mezzo di politica estera. L'Italia avrebbe potuto essere accontentata ì mediante contingenti che con piena co' scienza avrebbero potuto essere tolti alla Spagna secondo il principio di favorire gli amici politici ». Viceversa, prosegue il giornale, l'Italia è stata posta sullo stesso plano della Danimarca, anzi si 6 giunti perfino a urtarla gravemente in un'altra occasione, e a tale proposito il giornale ricorda come alla Conferenza di Losanna, per ottenere l'appoggio del francesi nella questione delle riparazioni, si offriva loro sottomano una intima collaborazione economica-finanziarìa nella Europa sud-orientale, proprio in quella zona oioè dove l'Italia ha interessi vitali e dove il sistema francese è costrui¬ to contro di essa. Il direttore ministeriale Bitter ed il suo collega francese Coulondre furono incaricati di claboràr re quel progetto, ma Herriot, alle spalle dei tedeschi, lo comunicava agli italiani come una nuova prova della malafede germanica. Ne risultava un grave malcontento italiano, che ancora prò. vecava un attacco contro il progetto ter desco. Quegli stessi circoli che oggi invocano dal ministro degli Esteri provvedimenti contro i contingenti, potevano astenersi allora dal provocare gravi danni pregnamente nel campo della politica estera. Il giornale afferma poi che è discutibile se questi contingenti e il momento siano stati opportunamente scelti. E' però esagerato dichiarare senz'altro che i contingenti sono dannosi alla politica estera. DI l'atto la politica estera deve dirigere la politica economica e agire secondo il principio di assicurare la massima indipendenza dall'estero e la minima possibUe dipendenza e interferenza da quello che si chiama credito mondiale nell' economia mondiale tanto più quando dietro tali con; cetti non vi è più alcuna realtà mà ssmplici finzioni. Finché dura' simile lotta per la libertà debbono usarsi mezzi eccezionali. I contingenti possono essere tali mezzi. Esistono ancora impegni contrattuali che ostacolano una politica assoluta del contingentamenti» Si deve cercare di rimuoverli e non agiro come se ancora esistesse il trattar, mento delia Nazione più favorita. Una simile illusione lega le mani dappertutto dove la politica economica pòtrObbe essere usata come strumento della po* litica estera. '• '

Persone citate: Bitter, Herriot