La contesa per il Castello di Candia Canavese e per i milioni dell'albergatore

La contesa per il Castello di Candia Canavese e per i milioni dell'albergatoreI PRETENDENTI ALL'EREDITA' DI LOS ANGELES La contesa per il Castello di Candia Canavese e per i milioni dell'albergatore due narenti a 500 lire di ammenda paiea.i a ouu lire ai ammenda Abbiamo pubblicato nel numero delS0 ottobre scorso la vicenda di una que-rela per diffamazione sporta dal signorFrancesco Anrò contro i fratelli di suopadre, che gli contestavano l'ereditàpaterna. Il processo si è svolto a Calu-orevolrncntc air Anrò, che difesedel padre e delia madre, ambe-due defunti, ottenendo la condanna dei Ma il processo da noi riferito l'altro giorno non ò che im piccolo epìso- dio del vasto romanzo della famiglia Anrò, sul quale ci siamo lungamente luaiità perei iin « P S°'' °p: perchè siamo ormai vicini allogo che sarà scritto dalla sentenza del Tribunale, la quale stabilirà se Francesco Anrò, figlio di Carlo Anrò, canavcsE.no morto milionario in America, quando era proprietario di molti alberghi a Los Angeles, abbia o no il diritto di essere figlio di suo padre anche in Italia. Precisamente in questi ultimi giorni, i fratelli dell'albergatore hanno dichiarato di possedere documenti tali da poter sostenere di essere esci gii unici eredi legittimi dei dieci milioni lasciati dall'albergatore di Los Angeles. Ed ecco qual'è la tesi da essi sostenuta in contrapposto a quella del figlio da noi già ampiamente illustrata. Separata in Italia, maritata in America r La «madre di Francesco, Marianna Domenica Alberti, era una caratteristica figura di donna canavesana, che ha dimostrato nella tumultuosa e avventurosa esistenza da lei condotta in patria e all'estero singolarissime doti di energia e di tenacia. Dopo aver trascorso a Candia la sua fresca e gioconda adolescenza, non appena essa compi i diciott'anni divenne un'avvenente e intelligente ragazza da marito, e dovette andar sposa a un ricco possidente del luogo, il signor Giovanni Marendino, per quanto le aspirazioni del suo cuore gentile la avvertisserosegretamente che con quell'uomo nonavrebbe trovata la felicità. Infatti tra i due coniugi venne ben presto a crearsi un insanabile contrasto di temperamenti. La prospettiva di una monotona vita provinciale, senza la poesia dell'imprevisto, senza la bellezza tormentosa e seducente dell'ignoto avvenire, non era fatta per quella intelligenza intraprendente, che voleva dareuno scopo aila propria vita, una mòta^" LL:„ ,,„iw* n„i am»,irtn ri,,due coniugi avvenne di comune accordo — e fu questa l'unica circostanza in cui essi andarono d'accordo — la separazione legale. Lungi dal vivere sola in paese, in una cornice grigia di pettegolezzi, la sisi recò mesi. La na città alprova le sue e, ma lai....... ...... !.. o.y. ..........w. disperalosenza avvilirsi, senza tremare, segrcfe-*> « -f°cando in fondo al cuore! angoscia che vorreobe travolgerla, cssa continua la sua peregrinazione, non tralasciando di osservare, d'imparare, di tentare, finche uu giorno, a Los: Allgeies, nell7i«Zl di un albergo cosmopo-„ , , \ . t-.„ .che dovevo fatalmente accadere, fra izlite, frequentato dalie stelle e dagli astrideila cinematografia mondiale, incon-tro l'uomo che dovrà decidere del sueavvenire. E quest'uomo, dalla figura vigorosa,nai voito quadrato e volitivo, è il signorCarlo Anrò di Candia Canavese, tìiret-toro di alberghi. Qualche giorno più tardi i due, con mano molto americana e un'occhiata molto italiana, giura-vano di amarsi per tutta la vita. E, vennero meno al una strotta d. U „„•,>-r.m-, ^ -dremo, non loro giuramento, Ole figli di diverso COgilSHie Dopo una deliziosa lima dl miele ten^ t^£rt^n--11-1011"2, ira cuvi, cu ve e ìnetz&irse» scùne, i due sposi si stabilivano aLos Angeles dove il signor Anròstava gettando le basi delia sua for- tuna. IS'on appena. egU ebbe per con- direttriee e segretaria la moglie, queiie basì si allargarono e la for- tuna gli sorrise sempre più. Gli al-borghi di Los Angeles; ch'egli jre- stiva con grande Recesso, si nxom-plicarono. ed uno di questi, che godetuttora di fama strepitosa, divenne ilritrovo preferito di tutte le celebritàdel firmamento cinematografico. Oitrcad essere preziosa collaboratrice delmarito, la signora Marianna, che aisentiva ormai felfée, gli regalò anche due figli, il primo dei ciuali. Francesco che i genitori nell'intimità chiamavano <; Bay Oy fu iscritto allo Stato civile di Los Angeles col nome di Francesco Anrò. Quando fu per nascere !c scconclo genita, il marito, uomo dì sentimenti itallanissimi, disse alla moglie: — Ti sarei grato se tu partissi per l l'Italia, affinchè la nostra creatura ve desse la luce sotto il nostro cielo, e ! avesse la nazionalità italiana. l Mossa dai medesimi sentimenti, la ! signora, pur essondo in ìstato d'avan'zata gravidanza, s'imbarcò per ITta! lia e raggiunse Candia. Un mese dopo 1 ij suo arrivo, la signora dava alla j !lUCe llna bimba, Maria Carola, che jil cognato Giovarmi Anrò si affret i tava a denunciare alio Stato civile del i Comune di Candia, lungi dal pan ; eare che quella denuncia sarebbe j stata l'origino di tutta una serie di rit:a . I oriunda torinese e residente a San segnata nome ovanni :e- ccndo la legge italiana, continuava ad essere, benché separato, il legittimo consorto della Marianna Alberti. Questo fatto impreveduto occasionò una causa tra i due fratelli, mentre il Carlo Anrò iniziava le pratiche necessarie ad ottenere per la Maria Carola il cambiamento dello stato civile, da Merendino in Anrò. Frattanto la Marianna Alberti fece ritorno in America. Francesco e Maria Carola crebbero, si fecero adulti: il primo diventò un bel giovanottone biondo, aitante, simpatico e si diede a coadiuvare il padre nella gestione degli alberghi. Consolidata la propria posizione finanziaria egli spesava la signorina MargheMottino di Giovanni, di famiglia : j Diego di California, ora proprietaria del caffè Mottino, in piazza Statuto a Torino. Due anni fa, madre e figlio Anrò ritornavano, tra la gioia di tutti i loro parenti, a Candia Canavese. Un padre di famiglia... celibe! Ma in quel frattempo il portone della ridente villa di Cantila si parava a lutto. Il milionario Carlo Anrò, già esaurito di corpo, era spirato a Los Angeles, vittima d! un violento attacco influenzale, mentre la moglie, colpita da gravo malattia, era degente in una clinica di Torino. Il figlio iniziava poco dopo le pratiche per la.successione, che si presentavano assai laboriose considerato che il patrimonio paterno, oltre ad una sostanza liquida, depositata in Italia di parecchi milioni, consiste anche in vaste proprietà e titoli americani. Anche la madre, riacquistata parte delia sua antica formidabile energia si eri Ov ossqfndvdU=u? t.ul""u*'?V? , i h lata a coadiuvare il figliuolo nel di¬ n a a ! Isbrigo di quelle pratiche, quando una i,^ sullaH EOgll^ dolla ^ dl Can- dia, si presentava un ufficialo giudiziario, e la signora leggeva con infinita meraviglia una citazione dina-nsl al Tribunale di Torino, nella quale Giovanni e Rosa Anrò, fratello e sorella del suo defunto marito, chiedevano che in favore di e3si, Giovanni e Rosa, fosse dichiarata la qualità di soli ed unici credi del defunto e quindi « si ordinasse alla Domenica Marianna Alberti ed al tìglio, erroneamente qualificatosi Francesco Anrò, di mettere prontamente a favore degli instanti, tutti i beni mobili ed immobili caduti nell'eredità di Carlo Anrò ». In preda al più vivo strazio e alla più grande apprensione, madre e figlio si affrettarono a costituirsi in giudìzio; ma, mentre la lite si iniziava, una i auova sciagura s'abbatteva sulla si|gnora Marianna e sul figlio, gettandoli noUa disperazi0ne: gli avvocati Dal j Fiume e Pastore apprendevano che sui registri dello Stato civile di Can:dia, il signor Carlo Anrò figurava, nel : l'atto di morte come critbe.' Ciò di fronte alla legge significava che la ve- |dova di lui era una concubina, che il ISsHó era illegittimo, e die, per questo 1 motivo, essi non avevano alcun diritto ' all'eredità, la quale doveva naturalmente venire divisa tra i fratelli del morto. Queste io ragioni addotte dai fratelli Anrò per contestare al figlio (perche la madre, come è noto, è morta due anni or sono) il possesso dell'eredità. E su questo ragioni dovrà pro¬ \*^ tra noce il Tribunale, i ■1