La donna che guadagna 3540 lire all'ora

La donna che guadagna 3540 lire all'ora ORO NACHE PEL F> ARAD ISO La donna che guadagna 3540 lire all'ora (Dal nostro inviato sspeciale) HOLLYWOOD, ottobre. Gli scorpioni del filippino. — C'è un filippino a Hollywood che, da quando non gira più, fa il \ rovarobe, provvedendo gli « Studios » degli accessori più insoliti e più impensati. La quale abilità si deve alla sottigliezza del sua guardo: poiché è vero che i Filippini provati dalle insidie della selva ranatia, hanno l'occhio della serpe. Dì\ costui persino si diceva che fosse \ adibito, per l'acume della vista, al ecupero delle spille perdute dalle signore nelle parties un po' tumultuose di Beverly-Hill's. Si tratta d'un uomo d'iniziativa, e cioè oculato in tutti i sensi, e quindi in fondo stimato, malgrado il co- .ore della pelle, dai producers che se \ ne servono. Fece per molti anni lai parte del chinese traditore nei films' d'avventure: e i lettori certo ne ri-^cordano la faccia arsa e scavata, cui ;una falsa dentiera dalle zanne spor.Jgenti conferiva un frigno di cocco-\drillo. Poi il pubblico si stancò di\quella grinta; ed egli si convertì in maestro di mah-jong, che insegnava in ragione di tre dollari l'ora, indossando una casacca da mandarino. Passata la moda del mah-jong, com'era passata quella dei traditori, il filippino si elesse trovarobe; finché gli fu ordinata una fornitura assoutamente non comune: una fornitura di dodici scorpioni. Occorrevano, spiegò il producer, per un film poliziesco interpretato da- Menjou. Bisogna sapere che tutti gli attori fatali in via di perdere «Ifascino si danno qui al genere poli-\•iesco. Così ha fatto Ronald Coiman; j così ha fatto il vaghissimo ma cinquantenne John Barry-more. Forse sperano, i begli invecchiati, assumendo parti di birro, di poter mettere il tempo in istato d'arresto ? Non potrei dire. Ad ogni modo Menjou èj il primo a celiare, con la.solita buo-\na grazia, sui suoi nuovi cimenti: e-,quando se ne sta sdondoloni, com'è] suo costume, al Café Montmartre in ! mostra d'eleganze, ama ripetere che] ormaì, data la grande diffusione di ladri in guanti gialli, occorrono gendarmi in guanti glàcés. Poi finge di sbagliarsi, cercando Vaccendisigari'1!nelle tasche della marsina irrepren-Hsibile, e tira fuori un paio di manet-\te insieme al fazzolettìno di battista Occorrevano, dunque, dodici scorpioni, per il film che Adolfo Menjou avrebbe dovuto illustrare insieme alla bellissima e candidissima Greta Granstadt: la cui pelle boreale è sì delicata, scrisse un apologista, che quand'ella si mette a pie nudi nel suo parco di Malibu « sente crescere l'erba ». Occorreva quella dozzina di scorpìoncelli; e il filippino s'incaricò di trovarli: ma, patti chiari!, a dodici dollari l'uno; e neanche un soldo meno, data la stagione: poiché s'era di maggio; e a maggio gli scorpioni non spuntano così facil-\mente, come l'erbe inoffensive nei parchi di Malibu. Lo « Studio -> accettò. Ma poi, messo il film in prova, fu scoperto che dei dodici aracnidi commissionati sarebbe bastato averne uno solo autentico, vìvo e camminante, mentre per gli altri undici avrebbero servito benissimo degli scorpioncini di celluloide, automatici e innocui, i quali oltre la spesa minore, avrebbero comportato un minore ri-\brezzo da parte di attori dai nervvsensibili, quali Adolfo Menjou e ia\signorina Greta Granstadt. E quan- do il trovarobe si presentò con le do- dici bestie, gli offersero d'acquistare quell'unica, per l'importo unico dì\dodici dollari. Fu allora che il filippino fu visto ghignare, di quel suo ghigno di coccodrillo, come al tem-1po in cui recitava nei films avven- turosì i traditori rhimen- i ' ' cnwies». .— Il contratto è per dodici scor-\pioni, e voi adesso vorreste compe-l rame uno solò. Che ne faccio, degli altri undici? — Sopprimeteli. — Il mio buon cuore —- oppose il filippino dal riso di caimano — mi vieta d'uccidere dei poveri esseri innocenti. Preferisco rimetterli in libertà. — Dovei — domandò il producer, impensierito. — Questo è affar mio. Ma non certo dove li Ito trovati. Perchè bi- sognerebbe che rifacessi, all'inverso una fatica per cui voi mi avete promesso centoquaranta dollari, e adesso me ne offrite dodici soltanto. Li metterò in libertà qui, nello « Studio » che lì ha richiesti: e sarò abbastanza generoso da lascìarvelì gratis, sema chiedervi un soldo d>indennizzo. 11 Producer insorse> le fìamme al ^180' Si sentìva gm in eorpo tutto 11 ueZeno degli scòrPioni rifiutati. InJorniaU del dissidio, accorsero unche MenJau e to Dorina Granstàdt. Al primo, quando seppe, ba lenò dalla caramèlla un 'arnpo d'orrore; l'altra, sul punto dì svenire, gettò un grido. Come avrebbe più potuto girare una scena del film, Zi tra undici agguati mortali ? Come avrebbe rischiato le pinze degli scorpionàcci, quella sua pelle deli- cata che rabbrividisce sino all'erba dei giardini"! „ , , . ., .... . — Può darsi — riprese il fihppi-, ... . . . , . r no, fattosi cerimonioso torneai ternApo in cui insegnava, vestito da man-darino, le tavole del mah-jong- cheIffK scorpioni decidano di sopprimer-si *« sè- Sono bestie inclini al silici-j dio; e, sìa pel dispiacere della sof-ferta svalutazione, sia per timore diarrecare fastidio alla signorina Gran-stàdt, può darsi che in un accesso didisperazione... — Basta cosi: — tagliò corto nj producer eccofi i centoauarania\douari schiacciate subito la testa-,delle vostre bestìaecie, e risparmia ] fec^ d>ora innan^ anche la vista deua vostra ] n ^ippÌM0 esc.g^ e '1! fu in una confusione sincera, stavol-inchina-Fu allora che1 " uuuru oiieMenjou, per togliersi dal turbameli-to volle accendere una siaaretta- eio, voue accenavns tutu sigaretta. etosi, prese la porta. Ha, che dalle tasche elegantissime, in-\sìeme al fazzoletto dì battista, vennefuori un paio di manette. Le elargizioni di Miss Bennett. — Ho inteso bene? Colei che m'han-no presentato due minuti e mezzo faera proprio Constance Bennett: lapreziosissima Connie, pagata 30.000dollari la settimana. Questa cifra ha superato, nel mo-mmtn della vresentazione oani altramento aeua pi estrazione, ogni altraimmagine, ogni altra idea. Allenato , _. iì ,7„7 j_ _«..?'signora Costanza, ch'è da un annoormai,aiconie,ieionaeimonaostei-lare, avrei certo trovato anche per lach'è da un annoMadame la Marquise de la Coudraye\de la Falaise, il complimento dtutto quell'oro cheprammatica. Ma essa vale, quell'inaudito cumulo ddollari è balenato, improvviso, innan-zi ai miei occhi, E non ho visto piùnulla. Non ho capito più nulla. Tren-tamìla dollari la settimana! La ci-fra insuperata, la paga-record! Que-sta cifra si è fatta enorme nel miocervello, n monstrum aritmetico haprevalso su tutto. Non sono riuscitoneppure ad accorgermi che la diva\era oella: anzi mi è Parso di vederlevdue occhi sporgenti, e un nasino rin-\ cognato che, per trentamila dottori chiameranno certamente un nasino all'insù; e ho preso la mano ch'ella tendeva nella mia, ch'era molle e oa-\sente: e intonfo B tem*>0 Pesava; e1 di bocca non m'usciva una sillabaConstance Bennett m'era dinnanzi:Constance Bennett m'era dinnanzi ma, pensando al suo prezzo, io laguardavo come i bambini guardam \> ippopotamo. E sapete che facevoi - n ± - ' ,. .nel frattempo? < Contavo 1 secondi* \Irresistibilmente. E pensavo: « Tren-ltamila dollari, fanno 3eicentomila li- re la settimana, cioè ottaniacinquemila lire il giorno... ». Qui la diva, nell'attesa del complimento obbligatorio, accennò uno di quei suoi sorrisi un po' acri, cui io non seppi rispondere che con un sorriso un po' cretino. « ...E ottantacinquemila il giorno, fanno tremilacinquecento.... no, tremilacinquecentoquaranta all'ora, che fanno cinquantanove lire il minuto... ». La diva ritirò la mano, che la mia non strìngeva più. Ormai la mia mente agiva, automaticamente, come una calcolatrice Borroughs. < E cinquantanove lire il minuto, vogliono dire quasi una lira il secondo... Mio Dio! Quanti secondi erano passati, intanto? Uno, due, tre, quattro... ». Constance Bennett attendeva il mio saluto, che non veniva, e i suoi occhi un po' enfiati, forse di dispetto, mi ricordavano quelli delle rane. ra un pallore mi prese, e mi sentiifulminato da questo pensiero: ogniattimo di tempo detta diva valeva no-vantotto centesimi: sicché, in pochi.Cinque, sei, sette, otto... ». Allo-atami di sua presenza ella m'aveva già regalato dieci lire. Anzi, undici, dodici, tredici, quattordici... Ed ora sentivo questi istanti fuggitivi pio- vere su me, battermi sul capo come monete di un'elemosina regale, di cui veramente, io abusavo. « Quindici, sedici, diciassette... ». Mi ordinai di pr enunciar e una parola: almeno una. ormai questa parola non avrebbe potuto valere meno di venti lire. An- . ... , ., ,. .. . zi ventitré, ventiquattro, venticm- LaM m- ^ oua< £V i^ COM/ondem Sentivo dal mio sUen3Ì0 al ■éaBnrio deUa donna ine. stimabile passare un tintinnio di dol- iari perdutì. «. Trentadue, trenta- trè... ». Presto: fuori una parola da"quaranta lire! Purtroppo, quante me ne venivano al labbro mi sembrava- no soldini fuori corso. E il conteg gio si faceva ossessivo. « Quaranta-dnque, quarantasei...». E l'incubo cresceva- s Cinquantasette, cinquan- totto> cinquantanove 'Connie. veramente, perdeva V oro camminando, come Buckingham bai-». Ah, questalando perdeva le perle. Ed ecco «nmimtt0 era P^8"*0'' un minuto e™ZZ°: dW mìmUL 10 S°"° rimasto ,.;,/r„ j,, non h„ nttf,<.0 ^Sr». , "1^1 ,? tu ! V davermi regala- lfo abbastanza, per un importo di\ laminandomi con uno sguardo centoquaranta lire, girò sui tacchi] avrò mai u coraggio dì dirvi dò cheilessi in quegli occM azzxm.y> ìn quel bellissimi occhi dì rana. \ Cab|e raccontai _ 3^ sem, plicCj lucido, tranquillo, Clark Gable|racconta di sè a chi proprio ne6sem-: vuol sapere. Ma senz alcuna vanita; \divertendosi a canzonare se stes-\SO: ch'e 3m°co rischiosissimo, nel -paese dei 7>utu Ma il successore di „... , , huwi /> A*». ', ai quaie, juon e aen \tr0> rassomiglia cosi poco. — gode -fuochi <jeH)j gioria.t \og(ji di tmta rìnomayi!sa< che può. „pmirttmà Ai <?/■;• py~y,m n»rhs- oni SE lif, . ... Chissà perchè mi vogliono-malmyio e violento. A me piace di 0ÌOCare a dama e di allevare canari-ni. Mi vogliono messicano. Sono fi ìgUo di madre tedesca e di padre olan-idesc. Mi vogliono fatale. Voglio benea mia moglie, che ha qualche anno più di me e giudizio per tutti e due, j e non divorzierò mai da una così bra-ìva donna, Mi vogliono bello. Guarda- te questi due incisivi: sono rifatti. E. . . . .... queste orecchie: sembrano quelle dì lli setter alla punta. Ne avete mai Wiste di più sporgenti? I miei, direi l°ri fanno di tutto, da due anni, per '.appiattirmele sul cranio, ma esse tor'>nano a protendersi e ad allungarsi, ,curiose di sentire tutte le sciocchez|'e che si dicono suì conto mio"' Ma, una volta, Clark ha pure rac: contato di quando guadagnava 400 ì,re al mese; e faceva l'atmosfe- m ■nella folla anonima delle com- parse; e doveva prendere a scapac-cioni chi sì permetteva di canzonar-, •-■».-.*. , to per le orecchie fuori squadra. Ejricordò quel giorno in cui, presenta-\tosi ad uno Studio, si sentì chiedere se sapeva cavalcare. Disse di sì. iVon. aveva mangiato da quaranti a ore: ma andò al maneggio, digiuno, a bnpa- . , , . ,, „ rare come si fa a stare in sella. E il giorno dopo, presa la lezione a ufo, ritornò che cavalcava benissimo. Li- cenziato di li a poco, pero, per via di quelle grosse orecchie insopportabili, intascò i cinque dollari accordatigli per l'incomodo; e — peccato — disse che quattro li debba portate al galoppatoio. —■ L'impresario, dal quale egli stava per congedarsi, volle sapere. Gable, ridendo, raccontò la storia E allora l'imvrcsarìo II re- nona, a auora i impresario... u re- sto, Gable, ch'c un uomo modesto, nnn In tìirp- mn inttn HnVmnnn.l In non io awe. ma tutta Houyioood lo sa. Allora l'impresario lo guardò ne- gli occhi, e gli disse: — Restate, " , ' " 'Clark. Ho trovato un uomo. il. .1,.;. -..„,,„ .„ Un plagio. — Si faceva un gio-tre Tìm> „ bar"raan sordomuto, pre- m u sue famose « fragole aUa lada>> e& ^ fo. dì dlre ^cM rf sarebbe Mo essere ;> c0> sulla spìaggia delle Palme, men¬ scelfa doveva però limitaTSÌ fra uLa— he non fossi Joan Craioford —sospirò costei, inghiottita l'ultimar . fragola del cocktail — vorrei essereGreta Garbo — Ed io — concluse l'ultima del-*ossi Pola Ne-iUustrazioni dello schermo. — Io — disse William Haìnes — vorrei essere Charlot. — Ed, io... Jackie Coogan — dichiarò Antonio Moreno, l'amoroso, che purtroppo non ha più quindici anni; e neppure quarantacinque. la brigata — se non \gri, vorrei esserlo. '•■ E' un plagio- osservò qual-scimo, in casa Talmadge, quando lo seppe. Una frase già pronunziata daNapoleone. — Con l'aggravante — concluse, t7 . . dei/e tre terribili sorelle COnla ,, \\ 'lma \assai P°c0 riguardo per -ne, quella frase l'aveva pronunciata, prima di Waterloo. : sfiorita, josa di Varsavia» — che Navoleo-iii La madrei _ Della nuimma [Norma Shearer, Edmund \m'ha raccontato un'affei... i , ,, ,. .,.„., ,-_ '"la: chera dl ass'stere al fllms dclle ■figUmle in qmhinqìte imgo e a qm.<:,* „..„„„„„ ? GouldingIm'ha raccontato un'affettuosa ma-lunque ora avessero luogo, Lj^j stancarsene, per quanto [ e d'oscurità: ma quando si svegliava era con lo stesso sorriso di quando potesse durare lo <-• spettacolo continuato... ». Accadeva, talvolta, che la dolce donna finisse per assopirsi dopo quattro, cinque, dieci ore di musicasenzatempo .s'era addormentata; e riprendeva,allora a guardare la sua creatura, là j nel film glorificatore, quasi la vedes se per la prima volta. Nella contem \ ■ - , piamone della cara immagina, la ]schermo diventava l'integrazioneplazìone della cara schermo diventava ìfìpl ,„„.„_ \ °va««- I Non poteva però rassegnarsi, Jo.buona signora, a vedere la sua Nor T"""" "'»""'7 " "* "«" !ma. .*? «^f1^.^Jì0"*^/**1^ ^lora, in quelle scene culminanti dov\cui uschse Rimante o vilipesa. Ai jla protagonista veniva messa in ero - ce, si assisteva, al curioso spetta [colo d'una spettatrice che torcevi to j sguardo dall'obbiettivo, proprio ne ! punto in cui v'eran fissi gli oeoh 'di tutti, e che si rifiutava di riconolicere valore allo spettacolo, proprio ««1 i xx- . i.„ - nel momento in cui tutti, anche i pidifficili, lo giudicavano di un'eccellente qualità. MARCO RAA1PERTL

Luoghi citati: Hollywood, Pola Ne-iuustrazioni, Varsavia