Prospero, creatore

Prospero, creatore Prospero, creatore Creare è molto difficile. Questa è, almeno, l'opinione del mio amico Prospero. Credo che se ne intenda, perchè ha dedicato la sua esistenza precisamente alla creazione. La cosa è recente: non risale che a tre mesi fa, al principio dell'estate. Da allora ho avuto la fortuna di non distaccarmi più da lui : in parte perchè gli sono amico, ed in parte perchè Prospero, fin dai primi giorni, mi ha confidato di non poter creare in solitudine. Ha scelto me per suo confidente e, forse, per suo storico; e dal i° luglio i conti degli alberghi li salda lui. Abbiamo molto girato, da allora, perchè il clima ha una grande importanza ed un influsso decisivo, pa re, sull'attività creativa. Siamo stati sulle Alpi ed al mare, senza trascurare del tutto nè i laghi lombardi nè la collina: e sempre in buoni alberghi. Bella vista, camera con bagno e vitto scelto sembra agiscano come stimolanti in questa faccenda del creare, ed il mio amico mi ha spiegato che quando un uomo si assume questo compito, il più grave che possa toccare a un mortale, di dedicarsi interamente, con un fervore assoluto, alla creazione, nulla va negato al suo organismo : esso diventa sacro e prezioso, come uno stromento della potenza divina. Perciò pasteggiamo con vini del Reno, e aragoste e frutti di mare appaiono frequenti alla-nostra tavola. Perchè debbo dire che, sebbene io non sia affatto un creatore, Prospero, nella sua grande bontà, estende anche a me il suo regime di vita. L'alto senso di responsabilità e di dignità che irraggia da tutta la persona e dal comportamento di Prospero mi riempie di ammirazione. Il suo atteggiamento non è casuale, ma è il risultato di profonde meditazioni e di consapevoli sforzi. Il mio amico chiama ciò « imporsi uno stile », e mi ha spiegato che, per un artista, avere uno stile è una questione di primissima necessità. « La creazione deve cominciare da se stessi » : questo è, credo, uno dei più memorabili detti di Prospero, e sono fiero che tocchi a me di consegnarlo per iscritto alla conoscenza dei contemporanei : non dico « dei nostri simili » perchè Prospero mi ha spiegato che tutti gli uomini sono diversi e formano una piramide che ha, al suo vertice, il Creatore. I Creatori sono pochissimi, e meritano speciali riguardi ; Prospero è uno di questi. Di uomini come Prospero, per tutta la terra, ho l'impressione che ce ne sia meno che dita in una mano. Anzi, per tutto dire, ritengo che il mio amico si consideri affatto unico al mondo. Quanto è cambiato, dal buontempone un po' smargiasso ch'era dianzi ! La vita del creatore è dura, ed esige un continuo controllo di se mede simi. Forse, una volta, al tempo dei tempi, esistevano delle grandezze inconsapevoli, che si dispiegavano colla innocente e selvaggia irruenza di sca tenate forze naturali : oggigiorno tut to è cambiato ed un creatore è, anzitutto, un uomo consapevole del proprio altissimo rango e della propria e sacra missione « quaggiù ». Per i creatori, infatti, il nostro pianeta è una immonda bassura, e sogliono ' considerarlo con un certo disdegno. scPbqdzsFcrsptccecmqnlqNon ho ancora spiegato in quale arte il mio amico abbia eletto di riversare i suoi doni geniali. La questione di una scelta è stata, per l'appunto, un problema gravissimo e ci ha angustiati tutto il mese di luglio, se ben ricordo due settimane di Engadina e una decina di giorni sulla Costa Azzurra. Se qualcuno, nella sua grettezza patriottarda, trovasse a ridire sul fatto che il mio amico ha scelto per culla delle sue velleità creative territori ad li là degli angusti confini d'Italia, gli farò notare che un creatore appartiene all'Umanità ed è al di sopra di ogni vieto preconcetto nazionalistico. La patria di un Creatore è l'Universo (fa pena dover ripetere tali cose, che ormai dovrebbero sapere anche i bambini !), il suo occhio non conosce confini. Prospero, con geniale intuizione, dapprima non avrebbe neppur voluto porsi questo problema, un po' volgare, della scelta di un'arte: il suo spirito avrebbe amato abbracciarle tutte, in un solo amplesso fecondo. Ma, purtroppo, non siamo più nel Rinascimento, quando un medesimo artista architettava, poetava, pingeva e scolpiva, colla massima indifferenza, impugnando il pennello o l'archipenzolo, la spatola o la penna. Questa sarebbe stata la vera vocazione di Prospero: me lo ha fatto capire. Ma Prospero è uomo del suo tempo : solo essendo potentemente avvinghiati al proprio secolo si diventa eterni ! E poi un creatore deve sa persi imporre delle rinunzie. Il mio amico rilutta solo a rinunziare all'acqua mineraje ed a certi magnifici sigari biondi, che diffondono tutt' attorno un delicatissimo aroma. Per tutto il resto, fama, ricchezze, onori, ed ogni vano rumore mondano, Prospero professa un assoluto disdegno. A questo riguardo devo però riferire un singolare episodio. Un giorno, a Cannes, un cronista prezzolato (Prospero disprezza aspramente, e disapprova, tutti coloro che ardiscono far mercimonio dei loro lavori di penna'), avendo sentito dire, dal portiere che c'era in albergo uno scrittore, chiese al mio amico il permesso di intervistarlo. Ebbene, lo credereste? Con mio grande stupore Prospero lo ricevette, non solo, ma era visibilmente emozionato. Era rosso in viso; gli tremava la voce; offerse all'ignobile gazzettiere uno di quei sigari, di cui è tuttavia gelosis Simo, evoleva trattenerlo a colazione.' Per fortuna quello, dovendo partire, non accettò: mi fu cosi risparmiata 'onta di vedere un pennaiolo venduo a qualche fogliettaccio rivierasco edere alla stessa tavola, a tu per tu, on un Creatore. Sotto il tovagliolo dello sciagurato Prospero mi aveva fatto infilare una busta con la sua fotografia: di tre quarti, il naso a sinistra, la penna d'oca tra l'indice ed il pollice, a mez'aria, e l'occhio pensoso, affisato miticamente allo stipite della porta. Fotografia, che poi rimase preda del cameriere, al quale mi mancò il coaggio di richiederla. Prospero rimase assai male di questo contrattempo e ne perdette l'appetito per alcuni giorni : tanto che io emevo già un declino nelle sue facoltà creative. Da allora, ogni giovedì, il mio amico mi manda a fare un giro per le edicole, alla ricerca del « Petit Nicpis », foglio della costiera nizzarda : ma invano. Per ora non è apparso nessun articolo che lo concerna. Che quel miserabile, oltre ad essere giornalista, fosse anche mistificatore? Malgrado questo episodio, che mi asciò per qualche tempo perplesso, Prospero insiste nel dichiararsi indifferente alla fama temporale; gli basta, dice, aver dalla sua i secoli venturi. Quello di essere incompresi in vita non è che uno, tra i continui tormenti a cui i Creatori sono quotidianamente esposti. Quando Prospero me li confida mi sento accapponare a pelle, e ringrazio il cielo che non ha voluto segnarmi colle stigmate di questa razza sublime e maledetta. *** Ho detto sopra che quel portiere d'albergo aveva dichiarato di avere tra i suoi pensionanti uno scrittore, ed il suo segretario. Con ciò il segreto è tradito ! E' così, ormai è detta! Prospero, e Dio solo sa quanto debba essergli costata l'alta rinunzia ha deciso di restringersi, almeno in un primo tempo, alla coltivazione del le soli arti letterarie. In queste, però, non vuole barriere al suo genio : tea tro e lirica, romanzo e critica, e ma gari un zinzino di filosofia, tutto, non esclusa nè la polemica nè i sonetti colla coda, è di pertinenza della sua mente sovrana. Ma con quale opera cominciare? Quanto è aspra, ahimè, la vita del creatore, posseduto da inquiete furie e da estri fugaci ! Con una indiscrezione, di cui non mi so pentire, perchè mi consente di essere uno storico più completo della combattuta vita di Prospero, ho pre so l'abitudine di entrare, calzate silenziose pantofole, nella sua cameratutte le mattine, verso le undici. A quest'ora Prospero, che, — sia detto tra noi, — si alza piuttosto tardiè in bagno. Mentre lo sento diguazzare nella vasca, io mi chino, trepidando, sui fogli sparsi sul suo tavolino e per la stanza: sul letto, sul sofàper terra, dovunque. Tanto Prospero è ordinato e metodico nella vita quotidiana, quanto scapigliato^ e zingaresco negli attimi, in cui è in preda al Demone creatore. Questo Demone è tanto esigente, c squisito, e incontentabile, che la più parte dei fogli, sparsi in geniale disordine attorco alla sua seggiola, è candida affatto. Alcuni, invece, recano di quedisegni, — pupazzi, aeroplani, casette col comignolo che fuma. — che talor fanno, in margine a lor quaderni, silscolari svogliati. E' proprio vero che il genio artistico ha dell'infantile ! Altri, infine, e sono i più preziosi, recano qualche appunto, frase, o sparsa parola,- comandata dall'estro vagante e bizzarro del Demone. Ricordo un foglio su cui era scritta questa sola parola: « poliorcete». Un altro diceva : « spasimoso interpetre », e, sottorecava quest'annotazione : « controllare l'ortografia ! ». Ciò dimostra come Prospero non si fidi del tutto degli imperiosi dettami del suo Despota, ma voglia, con mirabile scrupolocontrollarli coll'autorità di un dizionario. Non ho mai trovato, finora, più duna riga o due per volta, sui sudatfogli di Prospero. Credo che il suo metodo, — ogni Creatore deve faticosamente forgiarsi una propria tecnica —, sia di raccogliere dapprima una vagliata messe di appunti e di notazioni, per poi, con questo materialeedificare audacemente l'Opera, chassommerà il lavoro di tanti mesi, e forse di anni. A tavola Prospero, in questi ultimtempi, parla sovente, tra un piatto e l'altro, di « assoluta purezza espressiva » e di « atomi lirici ». E guarda il lago, ed i giardini rosseggiami d'autunno, con occhio accorato. Si capisce che deve soffrir molto, poveretto Daltra parte, nelle mie incursioni clandestine sui campi delle sue battaglie col Demone, — mentre lui, in bagno, assapora il morente tepore dell'acqua, — ho constatato che, da qualche giorno, la percentuale dei foglrimasti affatto bianchi, — e che recano solo nell'impeto, con cui sono sparsi per la stanza, il segno del soffio creatore, — è cresciuta in un modo veramente impressionante. Ieri il lavoro d'una intera giornata non ha lasciato che questa traccia lapidaria : sopra un foglio tormentato di macchie e di graffii stava scrittola caratteri sconvolti e come sin ghiozzati : « Creare, duro destino ! »Oggi ho trovato questa medesima frase cancellata da un possente frego color rosso sangue. Ed al suo posto, colla sete di perfezione formale che attanaglia giorno e notte Prospero ed è, si può dire, il suo unico pensiero, stava scritto : « Duro destino »virgola, « creare ! ». Su tutti gli altri fogli non ho rintracciato che qualche casupola colla immancabile fumata che s'innalza d^comignolo: questo, del fumo, è un dettaglio che Prospero non dimentica mai, nei suoi disegni. A parte ciònessuna traccia di parole. « Che Prospero stia avvicinandosalle arti figurative?» mi son detto« Che voglia cambiar Demone?» Con un'ansia facilmente comprensibile, legato come mi sento a Prospero e, un poco, anche agli ottimi alberghi nei quali mi conduce al suo seguito, ho preso il coraggio a due mani ed ho chiesto al mio amico : « E cosi, come va? ». « Mah, si lavora ! » mi ha risposto, con toccante modestia. Poi è rimasto a lungo pensoso; io, tacito, immoto, non osavo turbare un silenzio, che sentivo augusto. « Qui comincia a far freddino » disse infine, scandendo le parole colla sua voce calma e melodiosa, « evedo che non si decidono ad accende- re i termosifoni ». Chinò il capo; un raggio di luce, spiovendo dalla finestra socchiusa, si posò sulla sua fronte. « Ebbene » riprese dopo una pausa, col tono risoluto dell'uomo deciso ad affrontare nuove battaglie, « andremo in Riviera. Si, » ripetè con voce ispirata « d'inverno è meglio la Riviera, — per creare ». PIERO GADDA.

Persone citate: Petit, Piero Gadda

Luoghi citati: Cannes, Italia