Una grande serata al Dopolavoro Fiat

Una grande serata al Dopolavoro Fiat Una grande serata al Dopolavoro Fiat Un discorso dell'avv. Quaglia - Il primo concerto del Gruppo corale Al Dopolavoro Fiat il primo Decenle dell'Era Fascista è. stato celebra ieri sera in modo veramente alto e gno. Verso la sede del Dopolavoro Fiat, tta investita dalle luci di numerosi potenti fari e specchiante nelle que del Po la sua sagoma imponte e bianca, hanno cominciato Sin lle 20 ad accorrere gli invitati; e le 21 il grande salone del teatro era emito in modo da non poter contere una persona di più. Il palcosceco era tutto ricoperto e addobbato velluti scarlatti, con un grande Faio Littorio luminoso sul fondo; e lo opolava la folla dei dopolavoristi fanti parte della Corale Fiat. Ai lati l palcoscenico due ginnasti in divi recavano il gagliardetto del Doolavoro Fiat e quello del Gruppo Canri del Dopolavoro stesso. L'orchera, agli ordini del maestro Fidelio nzi, aveva preso posto ai piedi del alcoscenico. Libere le prime file di oltrone, riservate alle autorità; tutto resto della grandiosa sala stipata ella folla varia e imponente degli perai e degli impiegati della grande zienda. Alle 21 hanno fatto il loro ingresso autorità. Col sen. Agnelli, che i resenti hanno salutato, in piedi, con na fragorosa acclamazione, erano E. il Prefetto Ricci col segretario articolare comm. Miccoli, il Podestà onte Thaon di Revel, il vice-Segretao Federale conte ing. Orsi, l'avv. uaglia, il gr. uff. prof. Valletta diretore generale della Fiat, gli ingegneri oria e Camurri direttori centrali dela Fiat, il cav. Brambilla direttore delOpera Assistenziale, il conte Toesca Castellazzo della Federazione delEscursionismo, l'avv. Giordanino del opolavoro Provinciale, il cav. Clanet dei Sindacati dell'industria, molti unzionari della Fiat, quali l'ing. Zeri, l'aw. Giugllni, il comm. dott. Petelli, l'ing. Bertolone, l'ing. Monti, il av. Genero, l'ing. Vandone presidente el Dopolavoro Fiat con la segretaria ignorina Rinaldi: nonché il gr. uff. Motta, l'avv. Stradella, il prof. Schiaparelli, ecc. Non sono ancora cessali gli « alaa » ed i battimani, che hanno accolo le personalità, e un poderoso uragao di applausi saluta la Marcia Reae suonata dall'orchestra diretta dal maestro Finzi, per rinnovarsi subito opo alle note di « Giovinezza » echegiate dall'orchestra e dal coro. Ristabilitosi il silenzio, l'ing. Vandoe presenta l'oratore ufficiale aw. Ora. io Quaglia, e con concise parole, riordato come il Duce diede al lavoro mano nobiltà e protezione, espone utte le provvidenze che il Fascismo a attuato in prò del popolo lavoraore. Accolto da uno scrosciante saluto, avv. Orazio Quaglia prende la paroa ed inizia una breve ma densa oraione, che subito incatena luditorio. Arduo sarebbe riassumere il discoro dell'avv. Quaglia, giacché molte e molte cose sono passate nelle sue paole, difficili a dirsi in breve senza he non ne escano sciupate. Egli ha etto dell'impronta di pretta latinità he tutta l'opera del Duce reca in sé, della profezia che sarà certamente ealtà, dell'Europa fascista per inizi aiva propria o fascistizzata per la fora maggiore delle cose; ha detto del diciracoinclviafandae pifaMneebmriloledifodiPnojpe' cosamcaopmrarepmgatataa■i _buio e del caos del vecchio regime, per porre in rilievo maggiore l'impeto della rinascita, e di Mussolini espreso fatalmente dal popolo italiano nel risveglio di tutte le sue forze sane dopo la contaminazione e l'aberrazione del dopoguerra. Avviandosi alla fine 'oratore si è brevemente intrattenuto sul discorso di Torino e sul suo conenuto essenzialmente pacifico, discorso con cui si documenta tutta la voontà, la disciplina, la passione della Patria nostra. Ed ha concluso proclamando che, se il primo decennio fascista è stato di costruzione, il secondo decennio porrà, su quella costruzione, fastigi e la corona della perfetta vittoria mussoliniana e latina. La sala ha echeggiato a lungo di altissime ovazioni. Replicati « alala » sono stati indirizzati all'oratore ed al Duce. Ed è stato solamente dopo alcuni minuti che ha potuto iniziarsi il saggio corale. Finito il concerto è stata ancora eseguita « Giovinezza » fra un tripudio di applausi, e nuove affettuose acclamazioni sono state indirizzate al sen. Agnelli, mentre egli, in unione alle autorità, abbandonava la sala. lasqgndcaacgqampdsvmppzdenolifaricpal Saluto augurale « Coro della Fiat » Abbiamo assistito iersera al battesimo del « Coro della Fiat ». Tale avvenimento ci ha recato una grande gioia. Salutiamo con entusiasmo la nuova istituzione. Ne auspichiamo e intravediamo già gli sviluppi e il forte avvenire. Annosi vagheggiamenti di cultura e di arte, ecco, materialmente avverati, stanno per concretarsi in un ideale quanto altro mai attuale e potente. Il coro esiste. Più di centosettanta voci, maschili e femminili, giovani, fresche. Centosettanta volontarii accorrono, accettano la disciplina, si allenano, studiano, mossi soltanto dal piacere di far musica, provano la gioia del canto collettivo. Sia lode ai dirigenti del Dopolavoro Fiat, sia lode ai can tori. Questo coro è e deve essere un indice insigne della musicalità del popolo italiano, di Torino, della organizzazione, moderna. Esso ha da compiere una grande funzione di natura artistica e : sociale insieme, secondo i più realistici le illuminati concetti della società moderna. IstiluiLo accanto alle altre ma¬nifestazioni dopolavoristiche, quelle che'giovano alla sanità^d0!.,^^^,^,^?^0 | cessariamente limitate nella condizione spirito, accanto alla nlodrammauca, alla operistica e all'orchestra, (le qua- li son forme d'attività artistica ne- r.essanamente limitate nella condizione i trattenimento interno, e nella parte ipazione di pochi dopolavoristi), esso appresenta invece la forma artistica ollettiva per eccellenza, ricostituisco e ncarna la forma preclara, diremmo lassica, ellenica, della moltitudine avinta da un medesimo ideale artistico, affratellata dallo stesso demone; potrà nche uscire dalla Fiat e da Tonno e dar saggio di sé. Soltanto dalla Fiat dalle migliaia dei suoi operai e impiegati poteva derivare in Italia un sifatto organismo di cultura e d'arte. Mentre le antiche società corali italiane, delle quali la Torino d'altri tempi bbe il vanto dell'iniziativa e del primato, difettano, fra l'altro, del materiale umano, stentano a rinnovare le oro file di voci giovani, ad accrescere, a disciplinarle nello studio metodico, il coro della Fiat attinge da un ormidabile serbatorio umano, dove l'ordine è già divenuto abitudine di vita. Poiché senza ordine e organizzazione non si fa neanche un coro. Questo coro, che ora nasce, non è, e per qualche anno non potrà essere un coro accademico, Non è neppure necessario che lo diventi. E' popolare, nel miglior senso. Tale rimanga. Non mancano a un coro popolare ideali e grandi opere d'arte. Esso costituirà eventualmente uno stimolo a venture opere corali. E in tal modo concorrerà al fervore creativo nazionale. Non è un mistero nzstinagvfC1elnd2dlCgsndvGCtnMttmdper alcuno che da tre secoli l'Italia i '■'musicale non è più un paese corale. Fu Wgrandissima. Creata l'opera, non seppe 'ramare altro bene. Fu la patria dei con-tanti, cioè di poche centinaia di can- vtanti. Il popolo non cantò più. Stette ! aa deliziarsene. (Si potrebbe ripetere per Is _ __. ,_ . - .. K, - , , * *n V », i Oe o a musica ciò che fu detto dello sport si proclamarlo, con prosopopea, sportivi quei milioni d'uomini che «tanno si a guardare una ventina di calciatori, ma non fanno neanche quattro passi a piedi dopo cena). La gioiosa sensazione che il coro può dare ai cantori e agli ascoltatori è" diversa, ma non inferiore a quella di altre nobili forme e di vasti complessi musicali. L'importante è di far dell'arte, la grande arte. Non banalità u neppure quelle mediocrità, che rubano il posto alle grandi cose e perciò fanno un enorme danno. Le mediocrità corrompono, peggiorano il 'gusto degli esecutori e del pubblico. Non accademia, non classicismo, siamo intesi; ma la cultura deve sempre sdegnare il facile banale e mirare alla graduale elevazione del popolo. La cultura è fra i più nobili propositi del Dopolavoro. La necessità della graduale elevazione consiglierà essa stessa il piano del lavoro, il programma dello studio e delle esecuzioni. Lo studio consisterà naturalmente in una parte pedagogica, occorrendo insegnare gli elementi della musica e del canto ai coristi che li ignorassero, senza di che non si può far musica per bene; e in una parte artistica, la quale si attuerà in una serie di addestramenti, che vanno dalla concertazione alla comprensione dell'arte, poiché 11 coro è la risultante non di forze brute, ma di elementi consapevoli. La scelta del repertorio sarà ooportunaimente fatta, riguardando sia lo stato iniziale del coro, sia l'interesse artistico che occorre sempre tener desto, sia le pubbliche prove che via via occorrerà fornire. Il piano del lavoro, distribuito in parecchi anni, potrà giovarsi dell'antico e del moderno, dell'arte nazionale e di quella straniera. Dell'antico, senza far dell'archeologia e dell'accademia, s'intende; c'è tutto un tesoro di facili canti spirituali, perfino all'unisono!, e profani, a poche parti, tesoro nostrano di melodia e di grazia accessibile a chiunque. Del moderno, senza scartare quei musicisti stranieri, che coltivarono la composizione per coro, quando, noi, presi dal teatro, non badavamo ad altro. I più grandi tedeschi dell'Ottocento cooperarono con i minori nel produrre quell'enorme repertorio corale, o corale e strumentale, che novera bellissime pagine, e che è il pane quotidiano delle società corali germaniche. Le quali, per chi non lo sappia, sono il Deutscher Siinc/erbund con 565.000 membri e il Deutscher Arbeitcr Sdngerbund (cioè dei lavoratori) con 280.000 cantori, di cui 75.000 donne. Infine, ii repertorio contemporaneo; già ricco di canzoni italiane, esso potrà derivare dalla progressività del coro nuove risorse e degne iniziative. sscssvdfa l i n e l a o a e i ¬ e A queste cose pensavamo iersera, con desiderio, con letizia, con fervore di augurii, mentre nella vasta sala scrosciavano gli applausi, salutando nell'ora del suo battesimo il coro della Fiat. Il saggio inaugurale, che dimostrò la presenza di voci potenti e fresche, provò anche la buona volontà degli esecutori nel «trittico eroico» Ex flammis del maestro Fidelio Finzi, composizione non facile per un coro esordienteTale pezzo, composto nel 1919 e già eseguito ne! '22, ora stampato, è costituito di tre parti, di diverso caratterenostalgico e misterioso la prima, Ad un eroe dell'aria, che riposa sul fondo marino, epico la seconda, Alla Madre fieramente eretta contro le forze oscureentusiastico la terza, Agli eroi risortnella Vittoria. Nel trattamento del coroil Finzi, che è un direttore di cori esperto, accurato e, ciò che è importantecolto, riusci a effetti sicuri e varii; nell'insieme vocale e strumentale mostrò di aver mirato a un risultato sinfonicoprediligendo le forme non chiuse, che alternò fra l'orchestra (anch'eBsa della Fiat), il coro e i solisti, cioè la soprano signora Lina Copperi Boranga, e i signori*Pietro Papetti, Andrea Filipetto e Gianni Portonero. rispettivamente tenore, baritono e basso. L'applaudito trittico fu seguito dal coro del Nabuccoe Va, pensiero r», che, cantato con inten^0Isa vibrazione, destò gli entusiasmi ime a, j mancabili a una pagina tanto poetica -1 e drammatica. e-[ e a. u. Vi

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