La rivista militare tra imponenti manifestazioni

La rivista militare tra imponenti manifestazioni La rivista militare tra imponenti manifestazioni Inusitato e magnifico lo scenarlo di corso Duca di Genova, Ieri mattina, per a rivista militare. Il grande viale, sempre cosi solenne e severo, appariva come rinfrescato nei suoi colori, nelle sue variate gradazioni di verde — lucido verde degli alberi delle sue ville, verde opaco già Iridato di giallo degli ippocastani —, e sfavillante di bandiere e tumultuoso di gioia. La folla vi era confluita a fiotti fin dalla prima mattina, ancor tra la nebbia fitta, invadendolo; e per le strade In esso convergenti s'era disfrenata e si disfrenava ancora Ininterrotta la corsa delle au-tomobili, rovesciandovi altre torme diuomini accorrenti alla conquista delle ultime posizioni, dovunque fossero posti, dai quali si potesse vedere qualcosa 0 si potesse almeno intendere il suono delle fanfare guerriere. La vasta siepe umana si distendeva a dismisura, superando i limiti dei controviali e diagando per altri corsi, specialmente in quello Vinzaglio, dove già altra folla era accorsa dalle vie adiacenti, e s} diungava sempre, seguendo la linea delo schieramento militare, per tutto lo stesso corso Vinzaglio fino allo Stadio e fino alla piazza d'Armi, dov'era accampata la maggior parte delle truppe. Il sole salendo più alto e dissolvendo le fitte nebbie profondeva infinitamente l'oro dei suoi raggi e inondava grandi viali, ancor più ravvivando lo scenario superbo nel quale sempre s'Inserivano e inquadravano nuova folla e nuovi reparti d'armati. Lo schieramento Seguendo i tempi, pur gelosi della radizione e della gloria antica, le varie Armi si presentano nel loro nuovo assetto da campagna. Prima la fanteria si contentava del solo fucile, la cavalleria aveva sciabola o lancia, i bersaglieri l moschetto; e l'aviazione ancora era sport o ardimento e i carri armati erano di là da venire. Oggi la fanteria Insieme al fucile porta le mitragliatrici e i tromboncini per il lancio delle bombe, e persino i cannoni; e i bersaglieri, seppure sempre pronti alla lor corsa radizionale, marciano in bicicletta e in motocicletta, e la cavalleria, se maniene per punto d'onore la sua lancia, uo araldico emblema, si arma pur lei di mitragliatrici e galoppa di fianco ai carri armati, e l'artiglieria si molti-plica nel numero e nella potenza delle ue armi. Ecco ora gli automezzi; e la quarantottesca gloriosa carretta trai-nata dal mulo scompare per cedere 11 posto a quella rapida e snella a motore; d ecco Ie autoblindate e gli altri mo d'onore e quelle degli Invitati erano paurosamente ricolme. S'alzavano dal-a f 0na frequenti clamori, sui quali s'e-evava fortissimo il grido di Viva ilDuce! Ed Egli, reduce dalla rivista al Campo di Mirafiori, frattanto avanzava verso corso Duca di Genova, seguito dalle autorità: il passaggio del corteo uscitava, attraversando i vari quartieri, frequenti acclamazioni, e l'applauso s'accresceva man mano che il Duce 'avvicinava al luogo della rivista. Qui, dietro i cordoni, premeva sempre nuova folla, raggruppata anch'essa, imi- tri d'acciaio cosi potenti e travolgen-i, seppure cosi docili nelle mani del-'uomo. In questo lor nuovo assetto easpetto, noi abbiamo veduto ieri mat-Una le truppe dei presidio di Torino, laappresentanza dell'Esercito di Vitto-rio Veneto; e lo spettacolo era altamen-e suggestivo. H concentramento era ncominciato alle sette. Partendo dalle proprie caserme, in tenuta da ampagna, i reparti mano mano si di-locavano nei posti assegnati e traverando la città la riempivano di atmofera gioiosa. Lo schieramento avveniva in corso Duca di Genova, n corso Vinzaglio, fino alla piazza d'Armi. Qui lo spettacolo assumeva aspetto indicibilmente grandioso. Il vato quadrilatero avvolto nella nebbia appariva tutto irto di cannoni e disseminato di carri; ma da questo apparao di guerra emanava senso profondo e grave di pace, o meglio di sicurezza, di certezza. Sui bordi della piazza, vigilati dai carabinieri, si assiepava altra olla, ammirata di tanto spettacolo. L'attesa per l'arrivo del Duce, intano, era diventata bruciante. Le tribune ^ ^ cui fegU la serenità della ando 1 soldati, in molteplici file. E altra empre se n'aggiungeva, lungo i viali e controvlall di corso Vinzaglio e di coro Duca di Genova fino a corso Re Umberto, in modo inverosimile, certa di assistere a uno spettacolo incomparabile, ma soprattutto mossa dal desideio sempre crescente di vedere ed acciamare il Duce, di guardarlo durante lo sfilamento delle truppe. Le tribune d'onore e quelle degli invitati, disposte sul ato di mezzanotte di corso Duca di Genova, andavano gremendosi d'un pubblico elegante che anch'esso s'afrettava a prender posto come spinto dall'ansia di non giungere in tempo, quantunque si sapesse che il Capo del Governo, intrattenuto dalle visite alla Fiat e agli altri stabilimenti industriai, non poteva giungere che dopo le dieci. Era una folla varia, vivace, pittoesca, bellissima, che con un brusìo ontinuo, un incrocio di domande e di isposte, con gli atti stessi e l'ondeggiare irrequieto ma composto dietro i ordoni dei servizi d'ordine, accresceva la letizia dell'ora, diffondeva e moliplicava questa visibile gioia d'ogni giornata s'era aggiunta, con un sole epido, con un cielo limpido, con una uce di chiaro autunno dorato, degni davvero del momento fausto, di questo ripudio che da quaranta ore costituisce il premio atteso da Torino per nove anni. Folla interminabile Come calcolare il numero dei preenti disseminati, o per dir meglio, ammassati su tanta distesa di viali? File dietro file, uomini, dorine, ragazzi, signore mischiate a popolane, vecchi (e molti col petto fregiato di medaglie) che dopo aver gridato domenica in piazza Castello il loro evviva al Restauratore delle fortune d'Italia, se ne erano adesso venuti qui ad assistere all'imponente parata, a gettare un loro saluto pieno d'affetto alla balda giovinezza armata che stava per passa Giungevano nel frattempi le Auto^ che andavano a collocarsi nella tri™** d'onore, S. E. il Prefetto Ricci, Vaxciyescovo m0ns. Fossati, il Podestà d tt Thaon ffl Revel m de]Ia Mi_ Jzla u segretario Federale Andrea Gastaidi col vicesegretario conte Orsi e Ml dott Gazzotti, direttore della Se- greteria, l'onorevole Polverelli, Capo dell'Ufficio Stampa del Capo del Governo, il senatore Giovanni Agnelli col grand'uff. avv. Edoardo, reduci dal ricevimento alla Fiat, e col prof. gran- i r o e a a -, ! e o a n ! ; j d'uff. Valletta, S. E. il generale Giar-dino, S. E. il generale Petittl di Roreto, S. E. l'ammiraglio Monaco di Longano, S. E. Pietro Canonica e S. EJannacone dell'Accademia d'Italia, il senatore Di Bernezzo, deputati, alti ufficiali. Immobili in posizione di riposo, disposti a teste di colonna affiancatestavano i Fanti dai quali il Duce avrebbe cominciato la rivista; e destavano nel pubblico viva curiosità i nuovi elmetti, non ancora visti in nessuna adunata militare, diversi assai da quelli usati durante la guerra: elmetti che sono allo studio fin dal 1922lungamente sperimentati al poligono di Nettuno, e che, sia per la forma quasi sferica che ripara il capo fino al basso della nuca e non offre la minima presa al proiettile, sia per lo spessore della corazza e la sua speciale tempera, hanno dato risultati magnifici, superiori a quelli dell'elmetto tedesco che pareva finora il migliore di tutti, garantendo l'assoluta invulnerabilità contro le pallottole di shrap ^tL?,»rim,^^^ sciar traccia. Sotto questi elmi, i volti del soldati prendono un aspetto quasi da guerrieri antichi, e fan pensare a certe stampe quattrocentesche, a cozzi d'armati sullo sfondo di castelli turriti Tutti gli sguardi del pubblico si ap-puntano ansiosi verso il fondo del via-le, dal quale Mussolini a cavallo staper apparire. Ed ecco a un tratto u-dirsi un fragore lontano che fulminea-mente aumenta, si dilata, prorompe come rotolando sulle teste innumerevoli. Nel clamore una parola si distingue e sovrasta: «Duce! Duce!». Lasi direbbe un'invocazione e nello stes-so tempo un grido Immenso di popolo, 1 ' j j 1 1 l ; : l ' a a che ringrazi; la si direbbe spinta verso il cielo da una forza cui nulla può opporsi; un fremito percorre la folla e la inchioda immobile al suo postomentre decine di migliaia di braccia scattano nel 3aluto romano ed i soldati ai comandi fulminei degli ufficiali prendono posizione d'attenti. E' il Duce. La rivista Il Capo del Governo, traversando il corso Galileo Ferraris e via Magenta, si dirige intanto verso la villa Voli. All'apparire di Mussolini, la folla esplode in un applauso fragoroso. E' un agitare convulso di bandierine, uno sventolio di fazzoletti che non ha fine, tra evviva interminabili e grida di Viva iDuce! I carabinieri di servizio durano fatica a trattenere la folla che vorreb be precipitarsi incontro al Capo per portarlo in trionfo. Nella villa Voli, iDuce monta a cavallo seguito dal suostato maggiore. Quando Egli apparenella sua severa divisa di caporale d'o-nore e con 1 elmetto da campagnascoppiano tra la folla clamori d'applau si interminabili Saldo in arcione su un magnifico ca vallo, col nero elmetto della Milizia chelucclca al sole, Egli ha davvero unaspetto statuario. Tanta potenza, tan-ta volontà, e nello stesso tempo tantaserenità si leggono sul maschio qua-drato viso, che in questo momento, traquesti armati, con quel sèguito cheprocede al trotto, simile a una coortela fantasia riporta alle immagini reseimmortali dalle più alte espressioni artistiche, dei grandi condottieri dell'ItaHa antica. E' un attimo solo, perchèil Capo, come abbiam detto più innan-zi, prima d'assistere allo sfilamento hada passare in rivista le truppe che dqui si stendono per tutto corso Vinza-glio e in Piazza d'Armi. Passa il corteggio tra le acclamazioni, a trotto allungato, e appena facciamo in tempo a scorgere, dietro aDuce, il Quadrumviro S. E. De Vecchdi Val Cismon, S. E. Starace, Segre-tarlo dui Partito, S. E. Gazzera, mi-nistro della Guerra, S. E. Teruzzi e iluogotenente generale Carini, S. E. ilgenerale Ferrari, il gr. uff. Chiavoliniil console Mannelli, generali, alti ufficiali, aiutanti di campo. All'incrocio del corso Re Umberto col corso Duca di Genova gli muove incontro il generale Spiller, comandante del Corpo d'Armata e comandante delle truppe partecipanti alla rivista, nella formazione appunto dcorpo d'armata. Presentate le truppeil generale Spiller si unisce allo stato maggiore del Duce, cavalcandogli a fianco per tutta la rivista. Sono prima passati in rassegna gli ufficiali fuori rango e in congedo, gli ufficiali della Scuola di Guerra, quelli della Scuola di applicazione d'artiglieria e genio, d Duce percorre la fronte dello schieramento degli ufficiali e poi di quello delle due Divisioni di formazione, bellissime nella perfetta tenuta e nel marziale contegno. Bande e fanfare suonano inni e marce, acclamate festosamente dalla folla. Il Duce galoppa velocemente lungo il viale, che sembra interminabile ricolma navata di cattedrale, luminosa delle brunite lucentezze di mille e mille baionette. La folla soggiogata dallo spettacolo imponente non cessa d' applaudire e 1' applauso segue iDuce fino alla piazza d'Armi, dov'eglgiunge alle 10,38, annunciato dal clangore delle trombe e dal fragore delle acclamazioni. Sospingendo a trotto più serrato il suo cavallo, Mussolini passa successivamente di fronte alle tre linee di schieramento e, superateles'avvia nuovamente verso corso Duca di Genova, per presenziare alla sfilataLo seguono e l'accompagnano incessanti e ardenti gli applausi di almeno duecentomila persone schierate lungo il suo passaggio. Dagli evviva che si rinnovano sempre più lontani con i comandi di « presentatami » che precedono l'arrivar dello stuolo, si può seguire l'avanzare del Duce. Poi nelle tribune ricomincia l'attesa. _ Genova, che sull'angolo di questo e dicorso Galileo Ferraris scoppia una nuo-va ovazione. Il Duoe è riapparso cosuo Stato Maggiore, e s'è arrestatosull'angolo dei due corsi, presso la tri-buna d'onore. Il gruppo, con Musso-nni avanti di mezza lunghezza del ca-vallo e i ministri e i gerarchi che locircondano, sembra uscire da un mo-numento trionfale. Cosi Egli rimarràimmobile per tutta la durata dello sfi-lamento, soltanto levando a tratti lamano guantata di nero a salutar ban-di ere e comandanti, a rispondere aglL'Esercito, l'Italia Breve però questa volta, che la rivista clie più sopra abbiamo descritta, è passata iu mezz'ora, quasi sempre atrotto. Sono da poco terminati nelle tribune e nella folla i commenti per la fiera visione, si è da poco iniziato l'ammassamento verso corso Vinzaglio delle truppe schierate in corso Duca d « attenti a destri ». dei battaglio ni. Squilla la fanfara della Banda Presidiarla. La sfilata comincia fra le due ali del popolo intento. Nessuno certo immaginava che questa rassegna avrebbe destato negli animi tanta commozione, tanto orgoglio, tanta fierezza di noi stessi. Questi soldati che sfilavano davanti al Duce, che si sapevano da lui giudicati, parevano dal fatto stesso di questa presenza esprimere qualcosa che superava la loro stessa qualità di uomini armati. Era tutta una tradizione che si inseriva nella visione della nuova Italia. Essi sentivano, riconoscevano il Capo con l'istin to infallibile delle masse. Nel passo, nel portamento, nella guardatura di questl giovani, di questi ufficiali che ricordavano le prove vinte, di questa Milizia che il Regime ha creato come espressione della nuova coscienza nazionale, c'era un tale impeto, un tale rigoglio di vita, si leggeva cosi chiara la virtù del sacrificio, che la sfilata dava l'Impressione d'un vivente baluardo che nessuna forza al mondo Potuto abbattere Per la maggior parte del pubblico, poi, questa rivista era anche una rive' lazione. Alle immagini della tradizione offerte dagli Alpini, dai Bersaglieri, dal Lancieri che sia pure in grigioverde rinnovavano quadri storici alla Fattori ed alla Sebastiano De Albertts della nostra epopea nazionale, ai ricordi alla De Amicis ancor desti In tanti presenti, s'alternavano ora le vi sioni della novissima guerra meccani ca e scientifica, forse meno pittoresca ma altrettanto suggestiva. Ed il portamento sulla spalla del moschetto a baionetta innestata che sostituisce il '91 a « bilanc'arm » veniva commentato quanto il nuovo elmetto. Lo sfilamento Ecco i Fanti, preceduti dagli Allievi della R. Accademia di Artiglieria e Genio, e dal 4.0 Battaglione Allievi Carabinieri. Sono i Fanti del 29.0, del 53.o, del 90.O, del 91.0, del 92.0, con le loro gloriose bandiere lacere cariche di medaglie conquistate su tutti i campi, Reggimenti divisi per settori di linea al comando dei generali di Brigata Pratls e Andreani, e coi loro singoli comandanti in testa. Scoppiano applausi ad ogni bandiera; il Duce saluta; fra il balenio delle sciabole percosse dal sole fantasmi della guerra già lontana e pure ancora tanto vi cina al nostri cuori, trasvolano nell'aria. Ogni Reggimento ha la sua fanfarà, che ripete i noti motivi. Ma uno di lontano accenna, mentre ancora la Fanteria sfila, un motivo che nessuno qui può intendere senza che un fremito gU squassi il petto, e che un-onda a commozione gli salga alla ;go]a: « DaUg cim e M ^uaagi - I ; bam Aipini son paniti... ». Quante vol- te la cantammo mai questa canzone? Non fu essa quella che ci accompagnò alla tradotta per la. prima volta, non è essa, quella che ricanteremmo doma nl> soltanto che la difesa della Patria h0 esigesse? E gli Alpini avanzano, !Quelli del nostro vecchio Terzo, gravi, pacati, possenti, immagine vi| va della santa montagna che ci cin ge e che nessuno mai, da nemico, var cherà. Un grande applauso, caldo, af fettuoso, un applauso in cui è tutta l'a;mma <jei popolo nostro subalpino, coj rona il passaggio. E il Duce saluta, e C'è in questo salutar ritmico, solenne, ]c'è in questo sfilare d'uomini armati, una rispondenza tanto intima e signifi cativa, che il pubblico tace ogni volta ;che quella mano guantata si leva; e siprotende per meglio vedere Fratelli degli Alpini, ecco gli Artiglieri da montagna, l.o Reggimento. Lontano è già il generale Asinari di Ber inezzo che comanda questo terzo set.tore, che ancora passa la R. Guardia di j Finanza e la Compagnia del Reggi| mento Ferrovieri del Genio; poi è uno 'squillar di trombe, è un fremito di piuI me al vento, è un evviva altissimo che sale al cielo, e i Bersaglieri ciclisti de! 4.o Reggimento, con le loro mitragliatrici montate su camioncini, con le mitragliatrici leggere cui fa da mobile affusto la motocicletta, sfilano come un turbine, visione di giovinezza che la tradizione popolare identifica col simbolo dell'Esercito italiano. La Milizia Ma l'applauso non ha il tempo di quietarsi che già riprende fragoroso per lo spettacolo superbo che di sè offre la Milizia. Marciano codesti giovani cui tanto è affidato della sicurezza del Paese, non come volontari, ma come veterani. Marziale l'aspetto, fiero lo sguardo, essi sentono tutto l'orgoglio d'essere l'originale espressione armata della Rivoluzione, ma ne sentono anche i gravi doveri. Sono al comando del Console Generale Oddone Mazza. Passa la magnifica 1" Legione Sabauda comandata dal console Galblatl, passa la balda Legione Universitaria « Principe di Piemonde », comandata dal seniore Vedani, il Manipolo Forestale, il Manipolo Postelegrafonico, il l.o Battaglione Ciclisti, la Centuria Motociclisti. Sul volto del Duce si legge l'assenso, mentre al pubblico i Dragoni di Nizza dalle fiamme azzurre sulle lancie brunite, portano un ricordo della guerra antica.Ora s'inizia, sfilato appena il 5.o Artiglieria da Campagna col suoi gruppi someggiati, autoportati e autotrainati (dove son più i vecchi cassoni traballanti che empivano le strade di fragore quando ciascuno di noi ragazzi sognava il nero pennacchio sul chepi?), il secondo atto, diremo, del marziale spettacolo. E' la Divisione motorizzata al comando del generale Calcagno e divisa in tre settori comandati dai generali Pintor e Tasca e dal colonnello Bellusci (era invece la Divisione di formazione agli ordini del generale Alberti), che si appresta a comparire. Essa s'annunzia coi ventiquattro camion del l.o Reggimento Genio autotrasportato che, seguiti dai carri fotoelettrici coi grandi prolettori, da quelli della Compagnia di Sanità coi suoi servizi, da quelli ancora della Sussistenza e dei Pompieri, aprono il velocissimo corteo. Tutto ora si fa scatto, forza meccanica, precisione scientifica: l'uo mo appare al servizio della macchina, .la macchina l'alleata del combattente, II l.o Centro automobilistico con le sue autocarrette capaci di percorrere le strade più impervie ci passa fulmineo dinanzi con un bizzarro stridore di seghe elettriche, finché un fragore cupo fa volgere lo teste, | Sono il l.o e il 2.o Reggimento d'Ar.tiglieria Pesante Campale, pezzi da 105 'e da 149, ciascuno trainato da potenti trattrici montate dai serventi; quindi, ' con le gole dei cannoni protese al cielo, sui velocissimi autocarri che servono anche da affusti, il l.o Reggimento Controaerei Autocampale. La visione di questi ordigni nuovissimi è suggestiva e magnifica; dà un'impressione dpotenza indescrivibile. Fragore cupoabbiamo detto; ma il fragore si tramuta in un rombo di tuono che scuote la terra, si ripercuote fra le palazzine decorso: sfila l'Artiglieria pesante dei 149 prolungati e degli obici da 220, tozzmostri dominatori della guerra. E' questo il momento in cui alle armi della terra s'aggiungono quelle del cielo, chun apparecchio si mostra alto sulla nostra testa, staffetta d'uno stormo daquile che stanno per apparire. Lo stormo d'aquile Italo Balbo è lassù che guida i suoazzurri avieri e fra cielo e terra comincia una gara di ruggiti. Perchè il pubblico non ha ancora riposato gli occhi dall'ultimo sfilar decannoni, che il corso è invaso da guizzanti mostri, fulminei come saette, chenon fosse questa velocità, potrebbero suggerire l'immagine di giganteschcrostacei ciechi e sordi. Questi tremendi ordigni che sono 1 Carri Armati Veloci, veggono invece, e intendono con lo sguardo e l'udito dell'uomo che in quella corazza è chiuso ed è al servizio della macchina e della mitragliatriceProcede la valanga di ferro, mentrin alto a squadriglie Ininterrotte passano gli apparecchi da ricognizione e da bombardamento. E' l'Esercito dell'Aria che reca il suo saluto e rinnova il suo giuramento al Duce. Quando quei rombi alfine si quietano, quando mostri della terra e le aquile dell'aria sono spariti, uno strano silenzio incombe un istante. Ma scoppia un'ovazione. Finita la rivista, il Duce s'appresta ad allontanarsi. Sempre tra rinnovate manifestazioni d'amore e di fedeltà, il Duce rientra a Villa Voli, seguito dasuo Stato Maggiore. Gli si fa Incontro la contessa Anna Voli, che è accompagnata dalle figlie, dalla contessa Casana e dalla signorina Alice di Villanovastrettissime congiunte. E' presente anche il conte Giuseppe Fossati ReyneriAttraversato il giardino, il Duce mette piede a terra davanti alla breve scalea ed entra nella splendida villa, seguito dalle alte cariche dello Stato e dalle autorità cittadine. Notiamo il Quadrumviro conte De Vecchi di Val Cismon, iSegretario del Partito S. E. Achille Starace, 11 Capo di Stato Maggiore della Milizia, gen. Teruzzi, il Prefetto Ricci, accompagnato dal marchese di Suni, il gen. Ferrari, designato comandante d'Armata, il Comandante del Corpo d'Armata gen. Splller, il Segretario Federale Andrea Gastaldi ed il Vice-Segretario conte Orsi, il comandante la Divisione gen. Alberti ed uno stuolo di ufficiali del seguito. Il Capo del Governo s'intrattiene alcuni istanti affabilmente con i padroni di casa e, volendo lasciare alla contessa un segno della propria amicizia, pone la firma ad una propria fotografia, con la seguente dedica: « Ad Anna Voli, in ricordo d'una bella giornata». Subito dopo, il Capo del Governo risale in automobile e riparte, tra i rinnovati applausi della folla. Allora la folla straripa oltre i cordoni, e mentre le acclamazioni si ripetono Ininterrotte, mentre le truppe riguadagnano le sedi, il popolo a fiotti smisurati dilaga pei corsi, sotto il limpido sole che indora i viali. In questa dolcezza autunnale, in questa gioia serena ch'è nell'aria e nei cuori, si placa cosi la visione eroica che possentemente ha avvinto duecento mila persone per oltre due ore.