I sanatorî Agnelli, il Sestrères e l'autostrada

I sanatorî Agnelli, il Sestrères e l'autostrada I sanatorî Agnelli, il Sestrères e l'autostrada Quando nel 1928, una provvidlegge de) Regime sulla obbligatorietà dell'assicurazione contro la tubercolosi portò di colpo l'Italia alla testa di tutte le altre nazioni nella lòtta impegnata ad oltranza contral dilagare dello spaventoso e inesòrabi.e morbo, il Piemonte, grazie all'umana e generosa iniziativa dGiovanni Agnelli, si trovo prontAlla lotta. Per iniziativa del professore MaSan, fino dagli inizii del 1926, erano già State raccolte fra i privati circa seicento mila lire, ma tale somma non era sufficiente neppure ad iniziare i lavori per costruire un sanatorio in alta montagna. Un gruppo di piemontesi aveva formato allora un Comitato provvisorio alla tèsta del quale si era messo l'avvocato Edoardo Agnelli. Il senatore Agnelli, abbracciando oùa entusiasmo l'idea del figlio, ha vtìjuto partecipare alla gita che, in uria giornata di febbraio dello stesso anno, il comitato aveva organizzata per studiare la posizione dove sarebbe sorto il sanalorio appena concepito e, immediatamente preso dalla poesia dell'opera della quale stavano gettandosi le basi, ha tagliato recisamente ogni discussione decidendo sul luogo e in pochi minuti la costruzione del sanatorio. Prima di ogni altra cosa egli ha liberato il campo finanziario da ogni difficoltà e, lasciando libera la cifra già raccolta devolvendola invece in¬ teramente ad altre benefiche istituzioni antitubercolari, si addossò senz'altro il peso finanziario dell'impresa. Cinque mesi dopo i lavori di preparazione erano compiuti e nel giugno del 1929 il primo sanatorio, quello maschile, era compiuto. Immediatamente si gettarono le basi per quello femminile dedicato alla memoria della figlia diletta del senatore Agnelli, la signora Tina Nasi, mancata improvvisamente. In soli diciotto mesi anche questo secondo sanatorio è stato compiuto e messo in grado di funzionare. L'Italia pos- sedeva ormai la sua >- Montagna Incantata » che ha nulla da invidiare a quelle della Svizzera. Il nostro Piemonte per la virtù dell'uomo che più l'onora, costituisce ormai l'avanguardia dell'esercito organizzato dal Duce per combattere uno dei più grandi flagelli dell'umanità. Ai suoi operai, alle famiglie dei ?Uòi operai e a lutti quelli che, anche non appartenendo alla grande famiglia della Fiat, sono minacciati dalla tubercolosi, la montagna di una delle più belle vallate piemontesi offre 1800 ore di sole all'anno. Una n'.rada carrozzabile e una teleferica adducono dal fondo valle al prato Catinàt ove sorgono i due sanatori U'-" all'altro collegati da una galleria B> terranea e posti fra il verde intenso delle circostanti pinete, in una gloria continua di sole. Nell'anno decimo dell'Era Fasci- sta il Piemonte è orgoglioso di presentare al Duce quest'opera di alta umanità che splende come una fulgida gemma nel grandioso quadro delle opere assistenziali tracciato dal Capo del Governo. Il colle di Sestrières L'impulso che in dieci anni ha dato il Regime fascista ad ogni genere di sport non poteva non trovare in Piemonte una rapida rispondenza. La montagna, la grande e bianca palestra aveva sempre suscitato un fascino irresistibile sulle masse che però non avevano nè il modo nè i mezzi per raggiungerla. Essa appariva ai piemontesi in fondo ad ogni orizzonte delle fertili pianure; diffondeva ovunque il suo fiato, emanava sulla alta Valle Padana la sua luce, ma rimaneva la Dea agognata e irraggiungibile. Soltanto ad una classe sociale privilegiata era dato di goderne i benefici e la montagna era e restava, per così dire, di tutti e di nessuno o almeno era riservata ad una specie di aristocrazia delle vette e delle nevi. Dopo aver pensato alla salute di quelli che più immediatamente avevano bisogno della « grande risana- trice », il senatore Agnelli ha voluto interessarsi della questione che riguarda, oltre al benessere fisicoanche la salute morale delle masseIl colle di Sestrières ha immediatamente sedotto la fantasia di questo instancabile Capitano d'Industria il quale, seguendo le direttive deRegime, ha pensato non soltanto a valorizzare questa località alpestre che è. una fra le più belle delle nostre montagne, ma a renderla accessibile ad ogni ceto di persone. Dopo avere provveduto alla manutenzione stra dale anche nel periodo invernalo sicché il colle possa essere raggiunti anche nel periodo delle grandi nevi cale Giovanni Agnelli, con una d. quelle decisioni che stupiscono sia per la rapidità con la quale vengono da lui concepite, sia per la immediatezza con là quale egli poi ef fettua, ha voluto che il colle di Sestrières si trasformasse in una stalone alpina slmile a quelle più rinomale d'Europa. Il colle non era un campo abbastanza vasto per la falange degli sciatori che ogni domenica io scalava e l'unico e. piccolo albergo che vi sorgeva non era certo suflicente a ricevere gli ospiti che di anno in anno andavano facendosi sempre più numerosi e allora il senatori Agnelli ha ideato e condotto a termine tre grandi soluzioni dell'imponente problema turistico. Poiché i campi di sci non erano sufficienti sul colle, egli ne ha creati a Monte Alpette e a Monte Sisesa, unendo questi a quello del Sestrièes mediante una audacissima teleerica che, con due tronchi che superano il primo un dislivello di 247 metri e il secondo di 323 metri, porano gli sciatori su meravigliosi nevai. La velocità di marcia delle funivie è di quattro metri al secondo per modo che la corsa dura circa sei minuti, con una potenzialità di traporto di 180 viaggiatori all'ora per l tratto inferiore e di cento. per uello superiore. Tale opera è costa¬ ta parecchi milioni, molta fatica da parte di un imponente gruppo di ,avoratori, molta bravura da parte detecnici e il concorso delle più varie industrie italiane. Il problema dell'ospitalità è stato risolto in un modo non meno grandioso: con la costruzione cioè di un magnifico ristorante nel quale si pratica un prezzo unico per qualunque genere di avventori, di un albergo, nopolare sorto dalla fervida e pratica fantasia del SenatoreAgnelli, e di un albergo di grande lusso che gareggia per lo sfarzo coi tutti gli alberghi del genere, esistenti in Europa. Con questa opera colossale Gio vanni Agnelli ha valorizzato la vallata del Chisone e, mentre sul prato Catinat si compie la rigenerazione fisica delle masse operaie che prima erano indifese dagli assalti della tubercolosi, più sotto si prepara fisicamente la gioventù italiana alla lot ta diuturna della vita. Questi due doni che Giovanni Agnelli ha fatto alla sua terra Piemontese sono ben degni del decimo anniversario della Rivoluzione Fascista. L'acouedotto del Monferrato La regione del Monferrato, pure essendo fertilissima e ben coltivatascarseggia o manca addirittura dacque buone e salubri. La sua natura geologica è caratterizzata — come è noto -— da argille scagliose, marnegessi e banchi arenarii e marnosi alternati con(strati calcarei. Di qui, ne consegue grande permeabilità del terreno e scarsità di sorgenti. Le poche che vi si trovano forniscono acqua contenente sali calcarei in tale quantità da risultare praticamente non potabili. Oltre a queste acque, che pure venivano in qualche modo utiizzate, 1' approvigionamento idrico era affidato alle cisterne, pochissime delle quali rispondevano ai necessari requisiti di Sicurezza igienica e non di rado davano luogo ad inquinamenti, con conseguenti endemie di febbri tifoidee. Negli anni poi di siccità nessun approvigionamento bastava e l'incubo della sete si affacciava allora su tutta la regione. La plaga monfernna ha dunque parecchie analogie con altre terre d'Italia, ugualmente sitibonde, quali il Carso o le Murge. Il Monferrato presenta tuttavia, in genere, maggior copia di argille e di marne che non di calcare. Se ne avvantaggia così 'agricoltura, ma rispetto al problema idrologico la situazione non muta. L'acqua viene assorbita rapidamente e sparisce negli strati inferiori del sottosuolo. E' vero poi che l Monferrato presenta ai sitibondi il ristoro dei suoi vini famosi, rodenti e pure sinceri, che li rendono famosi dovunque. Ma il vino non può certe; saziare la sete e nei periodi estivi il Monferrato presentava lo spettacoo di lunghe teorie di carri carichi di recipienti di ógni genere, che percorrevano chilometri c chilometri per trovare un po' d'acqua, per lo più satura di sali calcarei ed appena bevibile. La situazione si presenta del resto con molte analogie sia nel basso che nell'alto Monferrato, come nell'Astigiano e nelle Langhe. Ma nel basso Monferrato la scarsità di acqua era più sentita, anche per la popolazione più densa. Il problema dell'approvigionamento idrico presentava ostacoli gravi sia tecnici che finanziari, finche l'acqua utilizzabile per un eventuale acquedotto era molto lontana ed una volta addotta ai piedi della regione monfernna occorreva sollevarla di 250-300 metri per portarla al livello della rete di distribuzione. Di qui, necessità di lavori lunghi e costosi. Ed anche quando i miglioramenti della tecnica permisero di semplificare il problema e di captare l'acqua non già n lontane sorgenti montane, ma ai piedi della stessa regione — con economia rilevante di denaro — gli inciampi delle burocrazie e la Scarsa sensibilità dei governi di un tempo per tanti problemi che venivano erroneamente creduti locali mentre erano di interesse nazionale, fecero procrastinare di continuo la costruzione dell'acquedotto. E' poi da notare che il problema aveva fatto un passo importante verso la soluzione, almeno dal punto di vista teorico, quando potè essere risolta e superata la polemica fra cooro che ritenevano possibile ricercare l'acqua direttamente nel sottosuolo e coloro che, invece, ammettevano solo gli acquedotti che captassero l'acqua dalle sorgenti montane. Ma fin dal 1922 era stato compiuto l'acquedotto di Casale Monferrato, opera dello scomparso ing. P. Ferraris, il auale aveva risolto il problema idrico del capoluogo della regione ricorrendo all'acqua del sotosuolo estratta mediante pozzi tri¬ vellati dalla pianura che degrada avalle dèlia città, sulla destra del PoSi presentava così per il Monferratoa possibilità di un'analoga soluzio-ne. Ed alcuni valenti tecnici si pose-ro subito allo studio. Il progetto tecnico, opera degli ingegneri Francesetti e Vanni, era già pronto nel 1913. ed a quella data erano state compiute le ricerche idrologiche che avevano permesso di idenificare ottime falde acquifere pres ,, o la confluenza della Dora Balteaol Po. Ma solo quindici anni dopo ilproblema doveva avviarsi a soluzjp-ne. Nel 1928 avevano luogo nel Mon-errato le manovre militari alla pre-enza del Capo del Governo, il JtìWpotè constatare così l'importanza deiproblema idrico di questa nobilissi-ma regione e ne decise l'immediataoluzione. Il 28 agosto 1928 il Duce,ongedandosi dai rurali del Monfer- rato, davanti alla popolazione di Camino riunita di fronte allo storico castello, pronunciò le storiche parole': * La popolazione del Monferrato merita che sia fatto il necessario affinchè questo suo essenziale bisogno possa essere soddisfatto. E questo necessario si farà ». Dopo un indispensabile periodo di preparazione, il 28 agosto 1930, veniva sottoposta all'augusta firma del Re il decreto legge che segnava l'inizio della realizzazione dell'opera. In forza di tale decreto la costruzione e l'esercizio dell'acquedotto venivano dati per 60 anni in concessione alla Società Italiana Acquedotto per il Monferrato. In base al decreto 28 agosto 1930 è dichiarata obbligatoria la costituzione del Consorzio fra 80 Comuni della Provincia di Alessandria ed è prevista inoltre l'aggregazione al Consorzio stesso di altri Comuni della Provincia di Alessandria e delle Provincie finitime. La spesa dei lavori era preventivata in 95.C0O.000, dei quali lo Stato corrispondeva a titolo di partecipazione 35.000.000 lire, in tre rate annuali a partire dal luglio 1932. Con decreto successivo 17 ottobre 1930 veniva fissato il prezzo dell'acqua in L. 2.90 al me. 1ssLldsdnbdaqìg L'acqua, come già si e detto, er3tata rinvenuta fin dalle ricerchcompiute nel 1913, proprio nella confluenza fra la Dora Baltea ed il Ponei pressi di Giarrea. In questa località erano state trovate due polentfalde acquifere delle quali la primè compresa fra 35 e 50 netri all'incirca di profondità e la seconda "'incontra a 164 metri sotto ij piano dcampagna; solo la prima di esse viene utilizzata come quella che ha temperatura notevolmente inferiore os£ia poco di piu ^ 12)5 centigradi, assia poco di più solutamente costante ih tutte le stagioni den'anno, La durezza di que°. . , , Ai • „„ 1fl o._0hì r a fa^Sgftì'^J^^IM^Im ^inferiore,J^Xì AirV™ « presentava invece una durezza assai inferiore, di circa 8 gradi, maiziquesto che l'acqua della Dora. Balteera quivi mescolata con quella deli valli dell'Orco, ricche di serpentini e di pietre verdi, povere e. calcari. Gli studi sulla qualità dell'acqua vennero compiuti dai professori Satta e Vanzetti della R. Università, di Torino attraverso numerosissime analisi chimiche e batteriologiche ed in seguito dagli Igienisti professori Canalis e Sciavo, i quali conclusero che se sotto l'aspetto dei caratteri organolettici e della purezza bacteriologica, l'acqua in questione rappresenta addirittura quanto di meglio si possa desiderare, dal punto di vista chimico merita senza dubbio di essere considerata come una delle più buone acque potabili che esistono in natura. L'acquedotto provvede a circa 60.000 abitanti, ma è stata previta l'estensione del servizio ad Alesandria, Asti, Casale e Crescen'.ino. a portata venne fissata in trecento tri al secondo t"2r una popolazione i 200.000 abitanti, ciò che corriponde ad una dotazione giornaliera i 130 litri per persona. L acqua viee estratti da due terne di pozzi tuolari profondi 50 metri per mezzo i sei pompe elettrocentrifughe, che giscono nella regione di Giarrea. Di ui l'acqua viene convogliata ad un rande serbatoio di 8500 m. c. che trovasi sulla destra del Po, presso Verrua Savoia, a quota 155. Qui trovasi la grande centrale di sollevamento, dove sono installate tre pompe della portata complessiva di 300 litri al secondo, le quali sollevano l'acqua dal serbatoio fino alla quota di 390 metri sul mare, all' altezza, cioè, della collina monferrina, attraverso due grandi condotte di acciaio del diametro di 500 mm. L'a^aua viene immessa in due grandi serbatoi, capaci ciascuno di 8000 m.c. situati l'uno a Marcorengo, l'altro in regione di Tetti Coppa. Questi serbatoi si trovano uniti da una grande condotta circolare, detta anello di, alimentazione, di 500 mm. di diame-' tro, dal auale partono cinque grandi arterie oltre a varii rami minori che si spingono in tutti i paesi ed i villaggi della regione monferrina, re- candovi la linfa ristoratrice. Altri mpianti narziali di sollevamento imprimono una spinta supplementare per raggiungere le quote massime di Cocconato (491), Robella (428) ed altre ancora. In complesso vi sono 76 serbatoi di distribuzione con una complessiva apacità di 10.000 m. c. La rete di adduzione ha uno sviluppo di 50O Km. di tubazioni, il cui diametro vaia da 150 mm. a 50 mm. I lavori ebbero inizio il 9 novembre 1930 a Camino, nello stesso piazale dove il Duce, due anni prima, aveva pronunciato, davanti alla popolazione esultante, la grande promessa. H 5 dicembre dello stesso anno i lavori si svolgevano già in pie- no. Nell'agosto 1932 — meno di venti mesi dopo — l'Acquedotto era già provato nelle sue parti principali ed niziava subito la distribuzione in mportanti Comuni, quali Moncalvo, Grazzano, Casorzo, Vignale, Murisengo e varii altri. Il lavoro grandioso, che è stato giustamente definito un'opera romana in stile fascista, completo ormai in ogni sua parte, sarà inaugurato posdomani dal Duce. Si inizierà così per il Monferrato, redento ormai dall'incubo secolare dalla siccità, l'inizio di una nuova epoca. / grandiosi edifici del Sanatorio Agnelli a Prà Catinai sopra Villar Perosa. l'idea del figlio ha sta il Pient è gglioso di preIftta h lt h isolili L'aìbergo-torrione alla fuìiivìa del Sestrières. La centrale di soleva mento dell'Acquedotto del Monferrato a Verrua Piemonte. a popolazione di Cavalli dell'Orco ricche di serpentini e candvi l linf it // tunnel sotto la « Fiat > che unisce due importanti zone separate dalla ferrovia e dalla grande Azienda. I L'autostrada Torino=MHano Quest'opera colossale che arricchisce il Piemonte di un'arteria svolgentesi fra i centri vitali delle nostre più belle e ubertose pianure segnerà da ora in poi, la fulgida tappa decennale del Regime fascista. Chi uscirà da Torino dal vecchio corso Ponte Mosca, reso irriconoscibile dai grandiosi lavori che vi sono stati compiuti, vedrà venirsi incontro il nastro bianco e nero della modernissima strada che, con uno sviluppo di 125 chilometri e 800 metri unisce la capitale Lombarda a quella Piemontese. Per una simile ciclopica costruzione sono stati trasportati tre milioni di metri cubi di materiale e per lu opere d'arte maggiori e minori sono occorsi 150.000 me. di calcestruzzo, 4.000.000 di chilogrammi di ferro, 400.000 quintali di cemento. Nella pavimentazione sono stati impiegati 400.000 me. di ghiaia e pietrisco e 600.000 quintali di cemento. L'inizio della grandiosa arteria è segnato dal| la imponente mole di un Fascio Littorio sul piedistallo del quale è incijsa a caratteri dorati questa dicitura: 4 Regnando Vittorio Emanuele III, il Duce della Nuova Italia Be-nito Mussolini, per il Decennale delRegime Fascista, Volle, Indicò Inau-j 'gurò_*« f ^