Il Giro di Lombardia è vinto in volata da Negrini

Il Giro di Lombardia è vinto in volata da Negrini L'ultima classica ciclistica dell'annata Il Giro di Lombardia è vinto in volata da Negrini Piemontesi e Bertoni ai posti d'onore La corsa è stata ricca di prodezze di giovani L'offensiva di Bellandi e la fuga di Firpo L'ammirevole e sfortunata prova di Olmo m)AtKi kt o s t.ie o invi a t o)- Milano, 24 mattino. Son certo che vi stupirete non poco nel leggere che il Giro di Lombardia, gara che si diceva, in assenza dei «super-assi », destinata ai giovani o, almeno, ad atleti non ancor giunti all'apogeo della loro carriera, è stata vinta da Negrini. Già, proprio da Antonio Negrini, nato trent'anni fa a Molare e ormai sul punto, dopo dieci anni di carriera quasi tutta spesa a beneficio di altri, di andare in pensione come uno di quei buoni, ma non eccelsi cavalli da corsa che han reso grandi servizi ai proprietari, senza mai pretendere troppo per sè. Se si dovesse, dunque, stare al puro risultato, bisognerebbe dire che questa gara non ha risposto alle aspettative della vigilia. E, invece, è tutto il contrario, perchè poche corse, come questa, hanno avuto un esito conf,fastante col loro svolgimento. E, se Quello può far credere ancora a un predominio degli anziani, questo è statò tutto animato e colorito dalle imprese di giovani che scito la sfortuna e quel poco che ancora manca alla loro maturità atletica hanno privato di una meritata, tangibile affermazione. Inizio a 40 all'ora A queste imprese si deve la bellezza, l'emotività quasi iniìiterrotta delia corsa/ che'spio sur finire -non ha tósetóio. -del. tytich.cóftteiiti. ;i suoi' osservatórì,\.Q/uaÌe:\brio indiavolato,-quale acpanimènio di lotta, quale tormentato suecedersi, trasformarsi, capovolgersi di situazioni, quale sorgere e sostituirsi di protagonisti durante più di duecento chilometri! E quante soluzioni si sono prospettate e son poi svanite dall'attacco del Magreglio all'attimo ih cui Negrini ita inaspettatamente vinto in volata! Io voglio far passare rapidaniente sotto gli occhi questa cinematografia della gara e ve ne illustrerò le fasi e gli attori principali con brevi didascalie svolgenti- le considerazioni tecniche è sportive che le une e gli altri mi hanno suggerito. La novantina di partenti che ha lasciato stamane Milano quando il buio cominciava a diradarsi per far intravedeve un cielo opaco e denso che non lascierà trapelare filo di sole per tutta la giornata, è stata subito messa ai gran galoppo da Rovida e tenuta alla stessa andatura da Vitaft e altri fino a Gorgonzola, dove, il cronometrò'stabiliva una media record di quaranta all'ora. Ma dopo mezz'ora i bollenti ardori si calmavano e Piemontesi, fermatosi per cose sue, poteva irrompere presto nel gruppo con l'aiuto di Rovida e Orecchia. Eravamo a Bergamo in un'ora e mezzo e l'avvicinarsi delle salite rendeva guardinghi anche i più irrequieti. Una prima mosso offensiva si aveva sullo strappo di Ponte San Pietro. La tentava Andretta e allora Camusso, rintuzzandola, si portava dietro Afetni, Bucci, VitaZi, Ferraroli, Gremo; tre gruppetti si formavano dietro questo e nel primo, a duecento metri, erano Piemontesi, Bertoni e Mara, la cui poco pronta risposta non era buon segno per la giornata. Ritornava l'ordine prima di Pontida e. con esso, la calma, che durava man mano che si scendeva dolceniente sul lago e si entrava fra le montagne avvolte nel broncio cupo del cielo. Niente firma e rifornimento volante a Onno, dove eravamo sulla media di trenta. Balmamion, Binda Albino e Olmo erano i primi a scapparsene via; timore di sorprese, reazione violenta di Cazzulani e Rovida che obbligavano il gruppo, .tirato da Gremo,,a dar la caccia per una mezza dozzina di chilometri. La scalata del Magreglio Rapido e generale cambio di rapporti, preludio sulla salila di Limonta ed entrata secca in azione degli arrampicatori ai piedi del Magreglio. Fin qui, dunque, cioè per quasi cento chìlome-, tri, niente di fatto, come si prevedeva. Chi aveva idee bellicose da mettere in atto s'era già preso un buon posto prima del bivio di BéUagio, così che si vedevano subito in prima linea Bellandi, Camusso e Bertoni, che nello stretto spazio lasciato libero dalle vetture si infilavano nell'ordine, seguili da Erba, Cipriani, Moretti, Scorticati, Teani, Bovet, Mara, Olmo, Grandi, Macchi, Firpo, Rimoldi e Romanatti. E Piemontesi'! Aveva forato pochi istanti prima e non riguadagnerà niente in salita. Mentre Bellandi iinziava e proseguiva la sua azione selezionatrice risaliva lungo la fila già sgranata la maglia azzurra di Olmo e nello stesso tempo indietreggiava quella grigio-bleu di Camusso, il che già denota la sua insufficiente preparazione. Dopo un chilometro di ascesa faticosissima Olmo veniva con Erba e. Moretti a far compagnia a Bellandi e Bertoni; ma poi ritnaneva solo con ossi, che gli altri due ■*o»t reggevano al tiro del piccolo toscano; che ritmava con-testa e spalle la ' nervosa pedalata delle sue .gambe csi/i e abbronzate, stridente cflntrasto cs , con la, móssicciit'f quasi pesante azione, di Bertoni e con quella sciolta, elegante, piacevole del compostissimo olimpionico. La tripletta sembrava fusa in blocco; saliva, saliva compatta come se le,sei ruojte fossero saldate a un solo telaio; nessuno mollava, ma neppure nessuno ardiva dare il colpo di grazia. : Frattanto Erba e Moretti si facevan passare anche da-Sella che risaliva progressivamente ' dalle posizioni retrostanti per finire d'agguantare i tre nella discesa dopo Civenna, prima che la salita riprendesse verso la Madonna. E i quattro, nell'ordine, Bellandi, Bertoni, Olmo e Sella, sgusciavano su di curva in curva apprestandosi alla lotta, per il premio in vetta, quando Bertoni all'ultima svolta, girava troppo stretto, finiva nella ghiaia e cadeva di quarto sul ciglio della strada, rimanendo prigioniera nei cinghietti dei pedali. Olmo gli. andava addosso, ma si rialzava 'subito, mentre Sella riusciva a schivare.il mucchio e Bellandi se la svignava da solo. Mentre il meccanico, sopraggiunto con la vettura, scioglieva Bertoni da slrfnfppaaggli impedimenti, passava Firpo, e Ol- ^JmS^3^M^J^ Riultimi duecento.: metri cosi forte da raggiungere e passare di nuovo Sella prima del culmine. Lì controllavo'questi passaggi: alle 9,48 BeWandi; a 10* Olmo;, a 20" Setta,- a 55" Firpo; a l'2" Bertoni; a l'20" Moretti; a l'25" Giuppone, che doveva esser salito a tutto vapore; a l'35'' Macchi, Cacioni, Romanatti, Zanzi e Gremo; a l'45" Camusso, Praderìo, Mara, Erba; a 2' Clerici e Cipriani. Come si vede, Piemontesi non era riuscito a ricuperare niente del perduto nel cambio di gomma e Negrini, che doveva finire come sapete, non era neppure nei primi venti. Giovani al comando L'entità dei distacchi, però, era minima e le squadre eran già tutte smem. brate; la situazione, se chiariva già abbastanza il valore e la disposizione dei migliori arrampicatori, non poteva durare a lungo. Il Magreglio confermava Bellandi, Sella e Olmo ottimi specialisti della salita; ma questo lo sapevamo già; bisognava aspettare più tardi per accertarsi sul punto che per essi era ancora un'incognita; la tenuta alla distanza; non ci aveva fatto vedere un Bertoni sicuro e autoritario come nelle belle giornate; ci aveva presentato un Firpo ricco di buone intenzioni e di serie possibilità; aveva detto una parola negativa e quasi decisiva sul conto di un Camusso, ombra di se stesso; metteva in noi serii dubbi che Piemontesi fosse nelle condizioni della corsa varesina e che Mara potessi resistere ad' un'altra offensiva. Ma soprattutto-, lasciava presa-gìre quello che avevo previsto alla vigilia, che, cioè, a questo punto la corsa avrebbe già preso una netta piega. La discesa su Asso segnava l'inizio della terza fase della gara, caratterizzata subito da una serie di forature; foravano Mara, Camusso e Moretti quasi contemporaneamente, poi Macchi, Praderio e Magni; infine (ma non giurerei di aver preso nota di tutte le vittime della ghiaia) Olmo; e questo era l'evento principale, perchè toglieva dall'avanguardia un elemento che avrebbe qpturendere più duro ed incrto l'inseguimento. Quando poi. vicino ad Asso, Bertoni si fermava per riordinare la macchina danneggiata nella caduta, si aveva netta la sensazione che Bellandi e Sella non avrebbero potuto resistere alla controffensiva. Tanto più che alle loro spalle, dopo Firpo che avvantaggiava e Giuppone che ne aveva già abbastanza, si era costituito un gruppo con Bertoni, Gremo (quest'ultimo si prodigava generosamente per il suo compagno, tanto che poi. al termine del sacrificio, si rassegnava al ritiro), Bucci, Graglia, Zanzi, Cipriani, Romanatti ed Ewba, seguito da un altro, con in mezzo Fayolle, in cui erano Piemontesi, Olmo, Mara, Bonino, Teani. Como, che guadagnava terreno a vista d'occhio. A'Erba (Km. 124) Bellandi e Sella (conduceva quasi sempre il toscano) non avevano che 15" su Firpo, l'IO" su Giuppone, l'45" sul plotone che si era costituito con l'unione dei due gruppetti. L'impresa di Firpo Con un ultimo sforzo, Firpo raggiungeva i due di testa ad Albese, tentava nella discesa su Como di giocare loro un brutto s'herzo; ripreso, si trovava in difficoltà (etili era uno dei pochi che non aveva il cambio di rapporto), ma non cedeva. Queste schermaglie nel trio d'avanguardia, e d'altra parte, la svogliatezza da cui sembrava ora preso il nucleo inseguitore facevano sì che il di¬ 'stacco, già ridotto a Como a l'25", ri-\crescesse a Olgiate, cioè a tredici chilometri, a l'45". Strana fase, questa, in cui ci siamo domandati parecchie volte se proprio quattordici nomini, fra i quali erano tutti i favoriti, erano così mal ridotti da farsi scappare tre ragazzi che fin qui erano stati i più attivi. Ma ecco nuovi fatti a cambiar completamente faccia alla corsa. Prima di Solbiate, Sella cedeva di colpo e nella discesa su Malnate Firpo prendeva in velocità Bellandi e se ne andava da solo. Non lo preoccupavano i 110 chiloìnetri che ci separavano da, Milano, né la coalizione che lo minacciava alle spalle. Gli sorrideva il bel gesto, la grande impresa, tanto più che aveva un conto da aggiustare con certi suoi crìtici che L'anno scorso misero in dubbio la regolarità di un lungo inseguimento che lo portò terzo al Trotter, dietro JB-'nda e Mara. Al primo passaggio per Varese Firj)0 precedeva di l'12", e di 2'50" il tirup po in cui erano Macchi, Gremo, Bertoni (i primi due lavoravano a corpo morto per il terzo). Olmo, Fayolle, Graglia, Mara, Piemontesi, Erba, Cipriani, Como; a 3'40" erano Scorticati e Bovet. Mentre Bellandi si rassegnava a rientrare nel grosso al bivio per Cuasso,Firpo .filava via guadagnando minuti su minut/. A PortòJCere^0 (Km. 176) neaveva quattro al suo attivo; a Pontequattro Tresa (Km. 186) ne aveva 7'40" . A seguire i fiacchi inseguitori, che erano diventati ventuno lungo le rive del lago-di Lugano, si sarebbe detto che la corsa -era decisa. Ma, a svegliare i titubanti, ecco la salita del Ktarchirolo, Dopo che Bovet ha abbandonato, sfinito, il gruppo si - spezza alle prime rampe. In breve balzava in testa il trio Bertoni, Olmo e Cipriani, che Rovida, Piemontesi ■ e Mara, primi degli altri, perdevano presto di vista. Con una delle- tante audaci e sicure volate che oggi mi ha fatto fare Renato Zanone, sulla cui vettura sono stato ospite, precedevo Firpo al controllo di Grantola. Il « garibaldino » vi giungeva alle 12,44 e bisognava aspettare 4'15" prima che giungessero Bertoni e Cipriani, 5'10" Mara, Rovida, Piemontesi, Rimoldi, Canazza, Teani, Negrini (eccolo ricomparire minaccioso il molarese). Vitali, 6' e 30" Pancera e Fraccaroli, 7'25 Grandi Binda Albino, Scorticati, Feriali, 8' Bellandi, che si lamentava di mafdi ventre, 8'45" Como, 9'5" Afaci.7ii. La sfortuna contro Olmo Vana era l'attesa per Olmo, che avevo lasciato coi primi. Finalmente eccolo a bordo di una vettura; un banale incidente di macchina lo ha obbligato al ritiro. Incidente, questo, di incalcolabili conseguenze. Olmo era ancora freschissimo; non sarò il solo a dire che, con la sua collaborazione, Berioni e Cipriani potevano sperare di non essere ripresi. Ma, a parte questo, il fatto ci ha tolto la, possibilità di giudicare sui fatti la maturità; la tenuta alla distanza di questo giovane, che,'pari ai migliori in salita e velocissimo, avrebbe potuto darci l'esatta misura del suo valore e lo soddisfazione di proclamarlo la più promettente e sicura rivelaione professionistica di questo Giro. Che gli altri, chi più chi meno, hanno brillato, ma non han durato. Scomparso Olmo, rilevato il progressivo calare di Firpo, l'incalzare del flrrltppo, si poteva già prevedente come sarebbero andate a finire le cose. Bertoni e Cipriani erano presto in vista di Firpo a metà della, salita del Brinzio. Quasi in cima Bertoni scattava, lasciava Cipriani, prendeva Firpo, lasciava anche lui ed era in vetta alle 13,16'. Main discesa Cipriani riìisciva a riaccoppiarsi a Bertoni. Lottando coi denti stretti, Firpo a Varese era di nuovo a cento metri dai due; ma era anche allo stremo delle forze e non poteva annuMare il poco distacco; poco dopo il gruppo lo assorbiva. Un inseguimento e una volata Gli inseguitori ora non gli davano tregua; erano a l'BO" da Bertoni e Cipriani, ma si erano ridotti nell'asprez-za della caccia a Piemontesi, Mara, Rimoldi, Canazza, Negrini. Graglia aveva spezzato un pedale contro un paracarro e Gremo gli faceva compagnia in automobile. Gli altri sono stati staccati di forza. A Tradate (a 34 chilometri da Milano) solo 55" separavano il quintetto dal duo. A Mozzate l'inseguimento era terminato; a Bizzozzero riprendevano anche Firpo, Fraccaroli, Vitali, Teani, Grandi, Pancei'a e Rovida. La corsa si deciderà in volata fra questi 14 uomini. Non molto pubblico vide, entrare all'Arena i conidoii in quest'ordine: Firpo, Piemontesi, Negrini, Canazza, Fraccaroli, Cipriani, Mara, Bertoni, Como. I conidori dovevano fare due giri e tre quarti sull'ampia pista in terra battuta. Alla metà del primo giro Canazza era al comando e, credendo didoverne fare solo un altro mezzo, iniziava la volata; e, infatti, tagliava pri-mo il traguardo, con Piemontesi a ruo-ta o si rialzava. Piemontesi abbordava così la penultima curva in testa, mo, vi trovava un gruppetto che era entra to in ritardo e che lo obbligava a gi rare .tanto al largo che andava a finire dove la terra era smossa. Rabbiosamente cercava riprendersi per non lasciarsi rubare il comando da Negrini; e vi riusciva, ma a che prezzo! Ormai lanciato a mezzo giro, non tron~ cave, l'azione entrando in rettilineo con una macchina di vantaggio; Negrini lo attaccava al largo. Quando Piemontesi si vide l'avversario di fianco tentò reagire, ma le forze non risposero al suo appello: Negrini lo batteva nettamente di una macchlncf. Bertoni e Canazza difend&ixino i posti d'onore; Mara e Cipriani rimanevano fuoii della lotta. Immaginatevi le... benedizioni di « Piemónt » quando saese di bicicletta! Riconobbe la sua corsa ittcolore, attribuendola a un raffreddore che lo aveva assalito alla vigilia, ma non si potè dar pace di aver persa una vittoria, che si sentiva in mano, per così sciocco incidente. E su questo episodio gli si può dar ragione. Ma tanto lui, come Negrini, e più ancora Mara e in minor misura Bertoni e Cipriani devono riconoscere che ieri non han fatto la loro miglior corsa. Son mancati completamente all'aspettativa anche Bovet e Meini, Camusso e Cacioni. La media è buona, se non eccezionale, ma è stata sufficiente per parecchi gio vani a mettere in rilievo la non rag giunta maturità, pur attraverso dimo strazioni di particolari e notevoli doti. A me l'impressione maggiore, come corridore d'avvenire, l'ha destata l'olimpionico Olmo. GIUSEPPE AMBR0S1N!.