Tra la innumere folla sotto una pioggia di fiori

Tra la innumere folla sotto una pioggia di fiori Tra la innumere folla sotto una pioggia di fiori Ancora prima delle otto comincia il grande, imponente schieramento ìungo l'itinerario, che sarà percorso dal Capo del Governo, ed allora la vita delle strade si fa veramente intensa di una circolazione serrata e continua, cui trame e veicoli cedono il passo, interrompendo nei punti per così dire strategici la loro circolazione. Agli scaglioni dei civili, si uniscono i reparti militari sopraggiunti dalle loro caserme e le vie adiacenti al percorso del corteo suonano di passi marziali e di scoccare di ordini. Corso Vittorio, corso Re Umberto e piazza Solferino accolgono, sotto le loro alberate, che il sole investe festosamente, schieramenti che invadono viali e controviali; via Pietro Micca e piazza Castello allineano a loro volta siepi di armati c di borghesi. Si vanno formando quelle due grandiose moltitudini che, indescrivibili nella loro massa e nel loro entusiasmo, fiancheggieranno il trionfale passaggio del Duce. Porta Nuova, naturalmente, è la prima ad offrire tale assestamento e tale spettacolo. L'ampio porticato che guarda via Sacchi, è tenuto sgombro dal primo battaglione di complemento Camicie Nere della prima Legione, al comando del seniore cav. Lagala. Qui vengono mano mano disponendosi sulla linea del colonnato, gli ufficiali della SeuoTa di Guerra, quelli della Scuola d'Applicazione di Artiglieria e Genio, della Accademia, gli ufficiali di complemento e gli ufficiali della Milizia che non hanno comando di truppa. Giungono gruppi di generali e di Consoli della Milizia che si dispongono ai lati dell'ingresso della Saletta Reale, unitamente alle Medaglie d'Oro, e vicino a loro si allineano i Podestà della Provincia, poi i Segretari politici, i segretari comunali. H porticato presenta un aspetto oltre ogni dire imponente e pittoresco: al grigio-verde delle divìse sulle quali brillano le decorazioni, si mescolano le Ca micie Nere, le fascie tricolori a frangle d'argento che i Podestà cingono, gli abiti da cerimonia dell* autorità, e su tutta questa folla animatissima da cui si eleva un festoso brusio, garriscono in alto i cento e cento tricolori che scendono dal centro di ogni arcata, che a trofei adornano le colonne, e mettono nel gran quadro una nota dì particolare gaiezza. Sullo sfondo i caseggiati di via Nizza, iluminati in pieno dal sole, dispiegano altri innumerevoli vessilli. Lo schieramento della truppa e delle Associazioni è ultimato alle 8,15 e appare un colpo d'occhio magnifico. Due file di soldati sono allineate lungo il corso Vittorio, fino all'altezza del corso Re Umberto : due striscie di grigio-verde, posti internamente alle siepi bordeggiano le alberate, come solcate dalla linea bianca dei guanti c interrotte a intervalli regolar! dalla sagoma luccicante di un ufficiale. Sulla sinistra, verso la metà, è la banda presidiaria col luccicare dei suol ottoni. In fondo, all'angolo del corso Vittorio con corso Umberto, la massa degli armati grandeggia e si protende ancora piti in alto con una selva di lancio sormontate da banderuole. Questo suggestivo quadro è offerto dai cavalieri di Nizza Cavalleria, comandati da S. E. il colonnello conte Calvi di Bergolo. Sotto la grande duplice alberata, il cui verde è congiunto da numerose ed enormi striscie bianche sulle quali campeggia in nero la dicitura: « Viva il Duce », lo spettacolo della doppia siepe degli armati ha una suggestiva impronta di forza e di bellezza. Due siepi umane Ma tale spettacolo ha altresì un aspetto di imponenza pressoché inde scrivibile per l'ammassamento delle or ganizzazioni. Queste hanno preso posto esternamente alle siepi, di guisa che queste separano la truppa dal borghesi. I viali sono gremiti, e la folla straripa nei controviali e dilaga fin sotto i portici. E' un'adunata impressionante, come non si ricorda l'uguale, giac che essa continua, per il percorso già detto, fino in piazza Castello. Balconi e finestre dei palazzi offrono, fra lo sventolare delle bandiere, grappoli di visi affacciati, in trepida e commossa attesa. In questo tratto sono schierate le truppe: di due reggimenti di artiglieria pesante campale, di una compagnia di sussistenza, di una compagnia di Genio ferrovieri, del reparto palafrenieri sOlrztttcecaDnrfGdscoctlngdtfbsfdpogzlttsusilmfrvmddvvsiafvgvntgtcgisvBPamsepaddtngTtrpmi|della Scuola di applicazione di artiglio-.ina e genio, una compagnia di sanità,!aleuti) squadroni di Nizza cavalleria.|iLc A;;socia::ioni sono: quello dipendentijidal Partito (Pubblico Impiego, Medici!Condotti, Maestri, Ferrovieri, Postelejgrafonici, Dipendenti Azientc statali, lece), Federazione agricoltori, FederaIzioni commercianti, Sindacati del comimercio, Sindacati dell'agricoltura. Fede! ragiono cooperative e mutuo, Unione industriale, Anima, Federa-ione tra- sporti, Comunità artigiane, Associalo-!ine combattenti, ecc. II Si avvicina intanto l'ora dell'arrivo del treno. Alie 8,40 S. E. il gen. A1-|berti comandante la Divisione, assu-lrne il comando di tutte le truppe spie-|gate, che gli presentano le armi. Le au- torità sono entrate numerose in stazio- ne. Passa l'automobile che reca S. E. il prefetto Ricci; poco dopo giunge in j automobile il segretario federale comm. Ii Andrea Gastaldi il quale, ritto sulla :! vettura, osserva con occhio vigile e|' compiaciuto insieme il perfetto, mae- stoso spiegamento delle organizzazioni. Oltre i cordoni delle truppe davanti alla stazione i numerosissimi goliardi del GUF tradiscono con la loro festosa irrequietudine l'entusiasmo e l'impazienza. Le misure d'ordine si fanno severe, tonto da parte del questore commondatore Stracca, che attende personalmente al servizio d'ordine coadiuvato dai commissari cav. Fusco, cav. Guerrera e altri funzionari, come da parte del capo-manipolo cav;'Berutti che assiste all' ammassamento, aiutato dall'ing. De Amicis e da Anzio Rosso. Come è noto, l'ammassamento generale è curato, in rappresentanza del segretario federale, dal magg. Puel e dal comm. Gazzotti. Anche l'interno della stazione è andato gradatamente affollandosi. Una profusione di bandiere ha messo in fuga il grigiore che era qui la consueta nota dominante. Se ne vedono ovunque: a trofei lungo le lesene del colonnato e incorniciami 11 Fascio Littorio o la Croce di Savoia, che sventolano dalle finestre degli uffici, che ornano la vetrata che divide l'atrio della biglietteria dalla stazione propriamente detta, e le altre numerosissime che mutano la pensilina, che si protende fin fuori dalla tettoia, in una galleria di bianco rosso e verde. Per effetto di prospettiva le bandiere del colonnato si fondono in lontananza in un 'barbaglio di colori. Alle bandiere si alternano pennoni e labari. Piante ornamentali sono disseminate ovunque e formano una magnifica guarnizione di verde nascondendo lo zoccolo del fabbricato ed elevandosi lungo le lesene fino a quasi toccare i trofei di bandiere. Un Immenso tappeto corre da un capo all'altro della pensilina. Dalla gran volta a vetri scende una luce diffusa a ravvivare la bella sinfonia di colori. Alti ciuffi di lauri incorniciano la porta della saletta reale. La lumiera centrale i cui globi formano un grosso grappolo e ì globi infissi alle pareti, illuminano il ricco e raccolto locale che tante cerimonie ha veduto e nel quale oggi si respira l'atmosfera di vivissima attesa che pervade tutta la città. I rossi damaschi e le decorazioni dorate si accendono di più vivi bagliori nella cornice formata dal verdeggiare delle piante ornamentali. L'attesa in stazione Lo spiazzo che si stende davanti l'uscita dal lato di via Sacchi e imbocca il porticato, è ravvivato dalla ridente aiuola, il piccolo giardino, a cui oggi fanno corona innumeri vasi di piante. La porta dì servizio di via Sacchi viene adoprata per l'uscita dei passeggeri che giungono coi treni dalla provincia. E' un fiotto ininterrotto, continuo, una vera fiumana. Nella mattinata, fra ordinari e straordinari, sono giunti alle nostre stazioni una quarantina di treni che hanno recato circa cinquantamila persone. Passano gli organizzati inquadrati sotto le bandiere i gagliardetti e i labari, passano le musiche, le fanfare, lunghe colonne di Giovani Fascisti e di Avanguardisti e di Balilla che il presidente del Comitato Provinciale dell'O.N.B. prof. Canepa attende e dirige ai posti di concentramento. Fino alle 8,15 dalla stazione sfollano i viaggiatori, poi il fiotto si esaurisce e le porte si chiudono. Ma prima arrivano due reparti di truppa in alta tenuta e con l'elmetto, in servizio d'onore: uno del 90.o fanteria preceduto dalla musica, l'altro del 92.o. Dalla salctta reale e dall'atrio biglietti giungono sotto la tettoia le personalità che hanno l'eccezionale privilegio di recare il primissimo saluto dì Torino al Duce. Il numero, malgrado si tratti di concessione particolarissima, è ragguardevole. Sono oltre duecento persone che superano gli sbarramenti militari c, invidiati dalla gran folla, si inoltrano nell'interno del fabbricato. Sono tutti ì più bei nomi dell'Esercito, della Magistratura, tutte le alte cariche civili, tutti i senatori ed i deputati residenti nella provincia e molti pure venuti da altri centri del Piemonte. Sua Ecc. il senatore conte Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon, Quadrumviro della Marcia su Roma, S. E. il Maresciallo d'Italia Gaetano Giardino, S. E. il generale Gazzera, Ministro della Guerra, S. E. l'ammiraglio di squadra Duca Monaco di Longano, comandante il Dipartimento marittimo di La Spezia, con il suo Aiutante di bandiera, S. E. il generale conte Petitti di Ro- .reto, il generale di Divisione aerea !Piero Oppizzi. Ed ancora giungono S. |E. il generale Ferrari, comandante dejsignalo d'Armata, S. E. il generali!Soiller. comandante 11 Corpo d'Armata. il generale Alberti, comandante la Di visione militare, il generale Pintor, comandante la Scuola di Guerra e moltissimi altri ufficiali generali. Della Mi lizia sono presenti S. E. il generalo Carini, comandante il 1 Raggruppamento Legioni, il generalo Oddone Mazza, co- !mandante il I Gruppo Legioni, il gene Irale Perol e altri. Della Magistratura sono presenti, con numerosi magistrati, |S. E. Gasoli, primo presidente di Corlte dAppello, S. E. M:ir;gia, Procura|tore Generale. Fra il numerosissimo grupfx» di senatori e deputati notiamo i senatori Agnelli, Brezzi, Asìnari di Bernezzo, Di Rovasenda, Bevione, Re baudengo, i deputati Ferracini, Claven- Izani, Vianino, Amicucci, Basile, Gorinl, : segretario della Camera dei Deputati, |cd altri moltissimi. E' pure presente S. E. mòns. Rossi, Vescovo di Asti. Nell'interno della saletta reale stanno attorno alla signora Gioda, la contessa Barattieri di S. Pietro, la signorina Rippa, la signorina Monte Martini, la signora Degoli, madre del volontario trentino Degoli, Medaglia d'Oro, ed altre signore delle organizzazioni femminili fasciste. Giungono quindi S. E. il Prefetto Umberto Ricci, il Podestà dottor Paolo Thaon di Revel, ed in seguito arrivano le LL. EE. Starace, ' Segretario del Partito, e Ricci, Sottosegretario all'Educazione Nazionale, e il Segretario federale Andrea Gastaldi, accompagnato dai membri dei Direttori. II primo saluto della folla Scortati da un manipolo d'onore di militi della Universitaria « Principe di Piemonte », giungono i gagliardetti della Federazione, del Fascio, del GUF ed il Labaro federale dei Fasci Giovanili di Combattimento. Si dispongono a lato della saletta reale, onde essere passati a rassegna dal Duce. Si attende. Sono passate le 8,30 e già tutti hanno raggiunto il loro posto. Segni non dubbi di commossa impazienza sono rivelati dalla frequente consultazione degli orologi. — A quest'ora il treno che porta il Duce sarà ad Asti — osserva qualcuno con mal celata ansia. E da quel momento si cerca di seguire le tappe che il treno presidenziale percorre. Il nome del Capo ricorre su tutte le bocche: ciascuno vorrebbe affrettare il momento dell'arrivo, quel momento che Torino auspica da tanto tempo. Giunge di tempo in tempo, come ad ondate, potente, benché giunga di lontano, la voce della folla, di quella fiumana di popolo che aspetta sul piazzale esterno. E' l'ora. Gli occhi son fissi in fondo al piazzale dei binari, oltre la passerella, verso il Cavalcavia. Ecco il treno. Il locomotore reca un grande luminoso fascio littorio. Tutti, con moto istintivo, si appressano. Un ordine secco fa scattare la truppa sul « presentat'arm ». II convoglio entra lentamente sotto la tettoia. Non è ancora fermo e già balza a terra il gr. uff. Ehrenfreund, Capo compartimento, recatosi ad Incontrare il treno ad Alessandria. Tutti volgono lo sguardo verso la vettura presidenziale. Allo sportello si scorge la serena figura del Duce, nella divisa di comandante ge| nerale. Squilla l'« attenti ». H Duce aIgilmente scende a terra. E' sorridente. [Mentre il Segretario del Partito, il 'Podestà, il Prefetto, il Segretario federale, il Maresciallo Giardino gli si fanno incontro e gli ufficiali generali si irrigidiscono sull'« attenti ». un grido irrefrenabile, altissimo, unanime scoppia: « Duce, Duce, alala! ». Mussolini passa dinanzi alle autorità rispondendo col gesto romano all'acclamazione, saluta i gagliardetti, passa in rivista le truppe schierate a rendergli gli onori e si avvia verso la saletta reale. Improvvisamente tre bimbi, vispi e ridenti, in divisa di Balilla, sbucati da chissà dove, si cacciano fra le gambe degli autorevoli personaggi e vanno a finire proprio davanti al Duce: fermati, si ritraggono felici di averlo visto da vicino. Il Duce li ha notati ed ha sorriso di compiacenza. Nella saletta reale Egli stringe la mano alle signore e si trattiene particolarmente con la signora Gioda che Lo assicura della presenza dello spirito del 3Uo Mario. Intanto l'eco degli « alala! » si è propagata sul piazzale esterno della stazione. Il grido ripetuto « Duce! Duce! » dice ai presenti che il Capo è arrivato. Su tutti i volti passa l'onda di una intensa commozione. Al brusio di poco prima succede un istante di silenzio. La porta della saletta reale si apre ed il Duce appare. Al suo fianco e dietro di lui stanno le autorità, ma gli occhi di tutti non vedono che il Duce. Quello che avviene non è descrivibile. L'entusiasmo raggiunge, il più alto diapason. Le mani si alzano nel saluto romano, da mille e mille petti prorompe il grido di «Duce! Duce!» c il saluto caloroso e prorompente riempie il porticato, supera le barriere, si spande nella via Sacchi, dove è ripreso e rilanciato più alto, più potente, dovunque 6 folla. Si può dire che nell'attimo in cui il Duce ha posto il piede fuori della stazione, tutta la città lo ha acclamato. Si direbbe che in quest'attimo anche i colori dei vessilli siano più sgargianti, il sole più luminoso. Ma non vi è tempo a considcrczionl. Nella bel's. divisa di Caporale d'onore della Milizia. Benito Mussolini, la persona eretta, l'occhic sfavillante, ìp. nunn alrata nel saluto .romano. pss.su. come una visione. Un 'commosso sorriso gli aleggia sul volto, 'mentre il fervido omaggio lo accompaigna. Gli ufficiali d*H'Esercito e della I Milizia che, irrigiditi suil'« attenti ». ifannei ala al suo passaggio, non si trat, tengono, irrompono nella scia, lasciata dal suo seguito, fanno ressa intorno all'automobile che l'attende alla estremità del porticato. Acclamnzioni. alala, grida di <; Duce! Duce * si fendono in un unico potente grido, in cui domina la voce dei goliardi del « Guf ». In un baleno, tutta l'enorme massa di popolo è stata percorsa da qu?!!a corrente elettrica, portante con se gioia e trepidazione. Vivamente commosso il Duce saluta ripetutamente tutti e il suo largo gesto sembra voler abbracciare tutta Torino. Accanto al Capo, sull'automobile, prende posto S. E. il Prefetto e il gr. uff. Chiavolini. Prendono posto in altre au¬ tomobili: S. E. De Vecchi Ai Val Cismon, S. E. il Maresciallo Giardino, S E. Gazzera, Ministro della Guerra, S. E Starace, S. E. Ricci, Sottosegretario all' Educazione Nazionale, Andrea Gastaldi e il console Beratto, membri del Direttorio Nazionale del Partito; l'ono revole Polverelli, Capo dell'Ufficio Stampa del Capo del Governo. Una cornetta suona il grande attenti; la Banda del Presidio squilla le note della Marcia Reale. Il corteo si muove Quando la macchina del Capo del Governo appare sulla piazza, la passione fino allora contenuta dall'immensa moltitudine prorompe con un'acclamazione interminabile. Gridano il loro evviva quelli che sono all'altezza della vettura del Duce e gridano quelli che ancora non lo hanno visto e gridano quelli che ormai sono lasciati indietro. Mussolini risponde sorridendo. E' un sorriso, quello del Duce, che Egli si concede e concede soltanto quando è in mezzo al suo popolo. Se per la folla di Torino grande ventura è stata Ieri quel la di gridare la propria gratitudine e la propria devozione al Capo, è certo che tale ventura nel cuore e nell'animo dei presenti è stata valutata a cento doppi, vedendo come il Duce era contento. Corteo trionfale A un certo momento, per rispondere al saluto altissimo della folla, alle vibrazioni di questa anima collettiva, Mussolini si alza in piedi e cosi, mentre la macchina corre, egli guarda e risponde alla sua folla che lo saluta, che gli grida il benvenuto, 11 grazie, che gli ripete la promessa. Gagliardetti, cappelli fazzoletti si agitano in alto: il vociare acclamante attinge le più alte note. La fila delle automobili e della cavalcante scorta, d'onore corre rapida verso il corso Umberto, mentre l'applauso si propaga come un'onda lunga, precedendo e seguendo il Capo che passa. Il corteo svolta in corso Umberto e, più avanti in piazza Solferino, il Duce è stato atteso, con amorosa impazienza, da una folla di soldati e di cittadini ugualmente spettacolosa. Anche qui, dietro lo schieramento delle truppe — ogni reggimento reca la sua bandiera, gloriosamente fregiata delle decorazioni di guerra — si agglomera la folla nera e brulicante, di decine e decine di organizzazioni, e quella anonima dei non organizzati. La moltitudine occupa, da una parte e dall'altra delle alberate, tutta l'amplissima arteria e si prolunga anche negli incroci delle strade laterali. Anche qui gente e gente alle finestre ed ai bacon! tutti decorati di innumeri bandiere. Anche qui gli striscioni bianchi che inneggiano al Duce. Ma un de- licato particolare allieta qui la stra- bocchevole adunata. Le aiuole di plaz- za Solferino sono diventate aiuole gio-conde e bellissime di giovinezza. Le Plccole Italiane ed i Balilla hanno tro-vato, nel terreno rialzato, il loro più propizio palco d'onore, che li mette in particolare e gentile evidenza. L'e- ?3 macchia bianca delle scolaretto ?e non ,^ef?^ar°,-COMeifn0la * C?1* A? ia <hfm^nlfeftl c.he *?P- ^feralmente i Palazzi all'ai- tezza delle prime finestre Anche le statue della fontana Ange- lica ne sono interamente tappezzate. Quando appare all'angolo di corso Vittorio il corteo dei cavalli e delle au-jtomobili, c giunge l'eco delle acclama-jzioni, il grido: «Duce! Duce!», è ri-preso con irrefrenabile entusiasmo. La parola echeggia e vibra In decine di migliaia di bocche. Le truppe presentano le armi, e si immoblllzzano. La folla, per contro, è tutta in fermento. Tutti vogliono vedere il Duce. Le ac- clamazioni si propagano, acquistano una densità ed una vastità formida-llili. Il Capo c sorridente, e saluta cor- dialmentc. Il suo volto si illumina eti suo saluto si fa più espansivo quan-do Egli passa accanto ai Balilla ed al-le Piccole Italiane, che lo accolgono con un festosissimo gridìo. E cosi, co- me sotto una vòlta di suoni, di grida. di acclamazioni, che rimbalzano da unlato all'altro della piazza, l'automobile presidenziale, preceduta dalla staffetta d'onore del piccolo ma brillante stuo-lo di alti ufficiali a cavallo e seguita dal drappello caracollante dei carabinieri a cavallo, entra in via Pietro Micca. Qui pure l'attesa si è andata facendo di minuto in minuto più ansiosa e vi-i brante. Dietro 1 cordoni di truppa la ] folla si assiepa e circola a stento, riem- j piendo tutti i più picco» interstizi. Una jr.ota particolarmente vivace mettono i Giovani Fascisti ammassnti dietro i cor- doni di destra: c tutta una gioiosa ir- requietudine /riovanilc, uno sfarfallare di miìle e mille fazzoletti giallo-cremi- si, un "::heg2:iare di canti. Più avanti so- no iillievi ufficiali, avieri, allievi cara- binieri con la banda. Quando si odono clamori da piazza Solferino annuncian- iti il Capo del Governo, il grido «Duce Duce •- è ripreso e ripercosso da un ca- jpo all'altro della via. Le musiche in- | tonano gli inni nazionali, le acclama- z'.oni salgono al cielo. Ecco il Duce. E' ancora in piedi sulla macchina, il voi- ; to in alto verso le finestre, il braccio levato a rispondere ai saluti. Dalle fine- stro si rovescia sulla sua vettura una pioggia di fiori; dalla folla che si prò- tende in punta di piedi, che si arram- pica sui basamenti delle colonne, chesi sporge da tutte le finestre e da tutti 1 balconi, parte un coro immenso di grida e di acclamazioni. E' un momen- to di commozione intensa. Vecchie Camicie Nere mandano baci e piangono come fanciulli, signore e signorine lanciano fiori a piene mani. In Piazza Castello Quando il Duce entra in piazza Castello, lo spettacolo della folla è imponente. Attorno al Palazzo Madama, che il sole un po' velato avvolge come in un nembo d'oro, l'affluire delle Associazioni combattentistiche, dei Fasci della Provincia, delle Associazioni volontari di guerra, delle rappresentanze del Fasci di Combattimento, della Savoia, Deifinato e Alpi Marittime, delle rappresentanze del Nastro Azzurro e delle Associazioni Mutilati, Famiglie dei Caduti in guerra e Famiglie dei Caduti fascisti, del Fascio femminile di Torino, è incominciato sin dalle otto. Lo schieramento delle Associazioni con labari e gagliardetti di fronte al Palazzo del Governo procede in ordine perfetto e con celerità fascista, pur tra i canti le musiche, gli alala. Intanto tra il Palazzo Madama e il Palazzo della Prefettura, si sono stesi man mano i cordoni della Milizia, subito dietro ai quali, ai piedi della lunga balconata ricoperta da un drappo di velluto cremisi, dove prenderanno posto le autorità, e, dove al centro, il Duce pronuncierà il discorso, si vanno piazzando, come altrettante case ambulanti, gli autocarri cinematografici della « Luce » e delle altre principali Case italiane e straniere. Lo schieramento del Fasci della Provincia coi relativi gagliardetti continua per tutto il lato della piazza, dinanzi al teatro Regio sino a via Po; oltre questa strada per tutto il lato sud della piazza è lo spazio riservato alla folla. Dal lato ovest, invece, tra lo sbocco di via Pietro Micca, quello di via Garibaldi e quello di via Palazzo di Città, è schierata su due ali la Milizia, coi reparti di motociclisti e di ciclisti: Dietro a tali cordoni vediamo le rappresentanze del Fasci, i Fasci Giovanili, Io organizzazioni sindacali e combattentistiche provenienti dalla Provincia. Poco prima delle ore nove, lo schieramento è al completo e la piazza gremita di una moltitudine varia e clamorosa di voci e di alala, fragorosa dei suoni di cento musiche diverse, che intonano gli inni della Rivoluzione, assume un aspetto pittoresco e fantastico, cosicché la sua vecchia sagoma austera pare ringiovanita al soffio di giovinezza che le falangi fasciste vi hanno introdotto coi loro canti, con le loro grida, col movimento irresistibile della loro dinamica vitalità. Così alle nove e dieci, quando il corteo delle automobili, che accompagna no quella del Duce, appare da via Pie tro Micca, tutta la storica piazza man[da incontro al Capo del Governo una parola sola fatta di mille e mille pa'role sgorgate da migliaia di petti, una parola sola in un urlo formidabile di affetto, di gratitudine, di amore: « Duce ». E u grM cho in due m ba =hi«de cento saluti dal significati dlver si - Duce! Duco! Duce! - vien ripe tuto a,rmfim-to Qa ogni dsPa pla2za rlgurgitante % Camicie nere e di popolo. Il sole, che era stato sino a ! questo momento un po' coperto di fo schia, riesce a svincolarsi dalla nuvo'laglia e risplende ora libero in aperto !cielo sulla piazza, che è tutta un freImito, un grido, un inno di passione e Idi gioia. E la figura giovanilmente eretta del Duce, che è sempre in piedi sulla sua automobile, passa rispondendo col sorriso, che gli illumina il volto, e col ge sto del saluto romano, al saluto gran dioso e interminabile della folla, che si ! tende con le fiamme, coi labari, coi ga gliardetti, con le braccia, verso di Lui. 'E' un istante indimenticabile, che cia'seuno vorrebbe poter fermare nella me1moria. E il Duce è passato. Con agilità bersaglieresca, egli balza dalla macchl na, appena questa è ferma dinanzi al | Palazzo del Governo, e sale lo scalone, 'seguito dal breve corteo delle autorità, Ma fuori l'entusiasmo non decresce e il grido ritmato di «Duce! Duce! », ri'prende con aumentata intensità. Tutti Isanno, per averne letto l'annuncio sul giornali, che sino alle 11 non dovrebbe I essere iniziato il discorso, ma tutti vor- irebbero rivedere subito il Duce, | Nel frattempo, sul percorso compiu to dal corteo delle automobili, i cordoni vengono tolti, c tutta la folla innume revole che si era assiepata sul pa3 saggio per dare al Duce il benvenuto di Torino, si precipita ora verso piazza Castello, quasi come so la storica piaz za, avvezza alle vaste adunate di po polo, nei momenti memorabili'dslla Fa tria, avesse la facoltà, in date occasio ni, di poter dilatare le sue pereti c ai> cogliere tutta quanta la popolazione della città. e davvero pare a un certo punto di assistere a. questo fenomeno di super allargamento di piazza Castello. Da via Pietro Micca, da via Garibaldi, da via Viotti, da via Lagrange, da via Po, dal sotto-passaggio della Galleria Subalpi na. colonne di popolo continuano a ro vescl3rsi sulla piazza, dove la ressa di venta indescrivibile. A un tratto ogni centimetro di spazio è occupato e il grido e Duce! Duce! » riprende e si e.spande dalle più lontane propaggini di quella massa enorme, e a grado a grado si avvicina e sale sino alla balconata del Palazzo del Governo. Il ricevimento in Prefettura Qui, gli invitati hanno cominciato ad affluire ben prima delle nove. Le automobili, per arrivare in piazza Castello, trovando le principali arterie della città bloccate da una folla impensatamente compatta, iniziarono una tortuosissima corsa attraverso lo strade secondario che, presumibilmente, avrebbero dovuto essere deserte. Cuore di Torino non si sentiva infatti tumultuare più lontano, verso la staziono di Porta Nuova? Anche questa tattica degli autisti è stata frustrata perchè il « cuore » di Torino era ovunque., Facciamo appena in tempo a salirà 10 scalone che conduce ai piani superiori del Palazzo c a trovarci confusi fra una folla che parla tutte le lingue fuorché l'Italiano, che già sentimmo propagarsi sulla piazza il tonante scoppio degli applausi. Siamo capitati fra un gruppo di giornalisti stranieri che rappresentano ì giornali di tutto il mondo. Quanti sono? Venti, cinquanta? Chi lo sa. Questi nostri colleghi affaccendati più di ogni invitato, premuti dall'ansia che il nostro mestiere ci mette addosso in simili momenti, sono alla ricerca di un posto. Prima si confondono con le autorità, poi emigrano fra uno stuolo di signore e finalmente trovano la porta giusta per raggiungere il balcone a loro designato e che fiancheggia quasi immediatamente quello dal quale si affaccierà il Capo del Governo. In tali frangenti anche le strette di mano rappresentano per noi un'ancora di salvezza, una specie di lascia passare. L'ultima stretta di mano che noi abbiamo ricevuta e che ci ha rimorchiato fin nella Galleria Reale dove vi stanno schierate le autorità e che poi verranno presentate al Duce, è. stata quella del senatore Biscaretti di Ruffi i, 11 quale ci ha detto: «Avete visto che, a malgrado i miei ottantatrè anni, ci sono arrivato anch'io! ». Apparizione improvvisa Mentre parliamo col senatore piemontese sentiamo incombere su di noi l'alta e severa persona di Giovanni Agnelli, che è seguito poco dopo da S. E. Petitti di Roreto; rispondiamo anche ad un sorriso gentile del còmrn. Abegg accompagnato dall'on. Bonino. Questo signore, dall'aria cosi dolce e umile ha dato, poco tempo fa, circa dieci milioni di beneficenza. Ed ecco il brillante stuolo degli ufficiali di Marina che avanzano nello loro severe divise nere, gallonate d'oro. Le Medaglie d'oro, Poggi, Salamano, Rulent e Cattaneo percorrono lestamente la galleria per portarsi in primissima linea; ecco ancora l'on. Clavenzanl, S. E. l'avv. Cristini, presidente del Tribunale speciale, l'on. Razza, presidente della Confederazione dei Sindacati degli agricoltori, il luogotenente generale della Milizia Carini, Freri ministro plenipotenziario direttore dei Fasci italiani all'estero, il sansepolcrista colonnello Baseggio. Lo schieramento, nei saloni della Prefettura è appena abbozzato; i valletti stanno introducendo e distribuendo, a seconda del colore del biglietti, gli invitati che seguitano ad affluire. Siamo insomma nel momento così detto « critico » della mobilitazione del palazzo e le scale sono ancora ingombre e le soglie degli usci ancora impedite da quelli che non hanno subito trovato il loro posto, allorché, di colpo, scnz;i che nessuno se lo aspetti, quasi come un'apparizione, la salda e svelta figura del Duce balza sull'ultimo gradi no dello scalone d'onore trascinando nella sua foga giovanile il séguito delle autorità che lo hanno accompagnato attraverso la città. Un invitato si volta, Lo scorge e getta un grido: «Il Duce! ». Nessuno ha neppure il tempo di applaudire. Egli ha sorpreso coloro clic attendevano di essere presentati a Lui, nel momento, anzi, nell'attimo della preparazione. Su tutti gli astanti, che il grido di avvertimento ha reso improvvisamente immobili, ora si fissano gli sguardi del Capo del Governo. Non è neppure uno sguardo, è un lampo. Il Duce è sorridente, e si volta a dire alcune parole a S. E. il ministro della Guerra e a S. E. Cesare Maria de Vecchi. Gli applausi scoppiano con un attimo di ritardo. La sorpresa ha come paralizzato la magnifica assemblea che' subito si riprende, si ritrova per inneggiare all'Uomo che l'ha già soggiogata. Quando tutte le autorità, schierate nella galleria, cercano di faro un passo avanti per avvicinarsi al Duce, è già troppo tardi: Egli, con passo rapidissimo ha già porcorso la fronte.» degli invitati ed è entrato nella sala dove queste gli verranno presentate. Le personalità invitate Avvengono le presentazioni. Erano tra le personalità invitate: Le LL. EE. il Maresciallo d'Italia gen. Giardino, Collare dell'Annunziata, i generali comandanti designati' d'Armata Ferrari e Petitti di Roreto, sen. Tiscornia, sen. Solari, Spiller, Rolandi Ricci, Chapperon, Caputo, Ferrari, Giustetti, Monesi, Petracchi, Raspi, Segato, Valleris, Barattieri di San Pietro, Fenoglio, Mattei, Rostagno, Tarditi, Sani, Da Pozzo, Lobetti-Bodoni e Vandero; il sen. conte De Vecchi di Val Cismon, Ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, il sen. conte Gallina, ministro di Stato, il Prefetto Ricci, il Primo Presidente della Coite d'Appello Casoli, il Procuratore generale del Re Muggia, l'ing. prof. Vallauri vice-presidente dell'Accademia d'Italia, gli accademici Canonica, Luzio. Farinelli c Jannacone, l'Arcivescovo Fossati, il vescovo di Pinerolo Brioschi, il vescovo di Susa Ugliengo, il vescovo di Asti Rossi, il vescovo di Casale Polla, il vescovo di Ivrea Fllippello; i senatori conte Roberto Biscaretti di Ruffia, prof. D'Ovidio, march. Rebaudengo, conte Di Rovasenda, Bouvier, Agnelli, conte Guido Biscaretti di Ruffia, prof. Cian, ing. Brezzi, Grosso, marchese Asinari di Bernezzo, Ervionc e Bianchi; nonché gli onorevoli Olivetti, Ponti, Ferracini, Vianino, Gcrvasio, Viglino, Vczzani, conte Paroa, Santini, Vassallo. Bcrtacchi, Buron:so, conte Di Mirafiori, Mazzini, Chiesa, A?Tiicucci, marchese Medici del Vascello, Bisi, mcrteglia d'oro De Carli, e barone Basile; i consoli generali comm. Marone della Bulgaria, Jean Paul Benigni della Francia, conte Derossi della Grecia, gr. uff. Faillace dsl Perù; i consoli commendator Vitale dell'Austria, col. Pelissone del Belgio, dott. Oster della Germania, Claretta Assandri del Portogallo, conte Enrico Rossi di Montelera della Romania, Ramon Puvades della Spagna, William Heard degli Stati Uniti, Giacomo Boringhierl della Svizzera, nob. Sclopis dell'Ungheria e molti altri; della Prefettura, oltre a S. E. il Prefetto Ricci, il vice-Prefetto comm. Marongiu. il vice-Prefetto ispettore comm. Scozzarella, il vice-Prefetto capo di Ga-