Napoli restituita alla sua gioia

Napoli restituita alla sua gioia Le città italiane dopo dieci anni di Regime fascista Napoli restituita alla sua gioia NAPOLI, ottobre. ; Napoli la ricordiamo quel giornoi he l'Aurora attraccò a molo Beve-, ello recando il Duce che veniva dal mare. Una giornata temporalesca,! utta bagliori d'acciaio dai Uutti in-: uieti che assalivano l'antemurale,; lle torri ferrigne di Castelnuovo in- j ghirlandate dal fasto del Laurana.j lle ultime case lassù del Vòmero aperte all'invito lontano di Capri. Su uel mare, verso quel bastimento sotile che avanzava, l'attesa enorme, uasi inumana d'un popolo. Nell'aria, nei cielo procelloso, nell'atmosfera ciroccale avvolgente la citlà già deta prima dell'alba, un'ansia indicibile che assomigliava a uno spasimo. Aleggiavano nel tepido vento snervante, sulla tonalità grigia dei muri, nell'aspetto di muta domanda ch'era dipinta su ogni volto. Un milione di uomini aspettavano un Uomo, che da quelin piccola nave sarebbe avanato, solo, sulla passerella, nero profilo contro il cielo livido, e avrebbe posto piede a terra, sul molo, sulla mitica sponda dell'antica Partenone; e qualcosa di veramente favoloso era nel contrasto — quale mai più, in nessuna occasione, sentimmo tanto possente — fra quella solitudine quasi fatale e questo terribile amore che stava per prorompere. Come avrebbe essa potuto dominarlo? Riconoscenza Lo vedemmo il giorno dopo, in piazza Plebiscito, durante il discorso, quando in un silenzio più spetacoloso di qualunque clamore le parole caddero sulle trecentomila persona adunate. Ma fino a quel -lomento per oltre trenta ore fu una città ntera ad acclamare instancabilmente, insaziabilmente: un'onda travolgente di passione e di riconoscenza: una dedizione che oltrepassava ogni imite ed insieme un anelito ad offrirsi di più, sempre di più: uns gioia, infine, di abbandonarsi con piena liberti a un entusiasmo che au;. se un sentimento esaltante lo scatena, sembra trarre il suo fervore dalla trionfale natura circostante e dal suolo stc:--so vulcanico e ferace. Tale apparve Napoli or fa un esatto anno quando per la seconda volta il Capo vi tornò dopo il convegno del 24 ottobre '22. Un simile delirio di popolo che in certi momenti assumeva aspetti pressochè paurosi, oltre che ripetere t moltinlicare — in relazione appunto all'indole nativamente appassionata e spontanea dei napoletani — la dedizione d'ogni altra città italiani] al Duce del Fascismo, aveva un contenuto umanissimo di ingenuità chi.1 ne accresceva la bellezza e.Z '.' significato. Era una città, era un milione quasi di cittadini che ringraziavano come soltanto dei figli possono ringraziare un padre che ha loro restituito, con lavoro incessante, con te nacia durissima, con fede incrolln bile, quanto era andato perduto dell'antico patrimonio, e soprattutto la letizia del vivere. Essi rammentavano le parole da quell'Uomo pronunziate nove* anni innanzi nell ora fatale, profetizzanti la grande, 1?. grandissima Napoli, la vera dominatrice del Mediterraneo nostro, vertice con Bari e Palermo di un triangolo potente di forze, di energie, di capacità; ricordavano lo stupendo invito agli alfieri di tutti i Fasci d'Italia ad alzare i gagliardetti per salutare in Napoli la futura « Regina 'el Mediterraneo » : ricordavano il comando del lavoro, gli ordini impartiti, la fiducia finalmente concessa a un popolo geniale e generoso che tutti ! Governi, per secoli, avevano sempre avvilito, volgarmente — e forse a-.i arte — creando la leggenda d'una irrimediabile immoralità ner megiio sfruttarlo e per esimersi dagli obblighi dì provvedere ai suoi più gravi bisogni; e adesso in questa piazza del Plebiscito che mai come in questo momento bene aveva portato il suo titolo di totale adesione, si seti tivano dire che gli ordini erano stati eseguiti, che la città era ormai degna di ricevere l'Ospite Augusto, il Figlio del Re, e di ripetergli il giuramento di fede indefettibile nella Monarchia e nella Dinastia di Casi1. Savoia: — si sentivano dire che i< Duce era contento, ed implicitamente che Napoli era tornata degna di Napoli. In che cosa consisteva codesta dignità? Nelle opere che a mille e mille, grandiose e benefiche, stupende ed utili, s'alzavano intorno miracolosamente sorte in meno d'un decennio': Nelle piazze e nei giardini che avevan preso il posto dei luridi labirinti di vicoli? Nell'aria, nella luce, nella salute entrate nelle case ch'eran prima tuguri? Nel porto raddoppiato d'importanza? Nelle scuole, negli ospedali finalmente adeguati ai loro scopi di civiltà e di umanità? Nei monumenti ridivenuti segnacoli dell'antica gloria? Nelle strade svelanti, da Posillipo a Pom pei, da Mergellina a Nisida. l'incanto incomparabile di questa terra? Nei milione profusi a centinaia per risanare, abbellire, arricchire, potenziare in ozni guisa una regione? In tutto questo, certo: anche in tutto questo; che gli aspetti, checché se ne dica, son quasi sèmpre immagini di realtà interiori. Ma cor. gli aspetti, più sottilmente ed Intimamente, la coscienza, la moralità la fiducia d'un intero popolo: eco., l'essenziale, il principio dell'azione, la condizione prima, anzi, di questa. Una leggenda sfatata Coscienza della propria funzione nella vita nazionale non era mancatimai certo a Nanoli, fin da quando ut re straniero, un uomo uscito dal po polo e per le fortune d'una rivoluzio ne innalzato alla dignità d'una coro na, confusamente aveva vagheggia to di t'arsi campione della libertà i taliana. Moralità, poi, nel costume e rei pensiero, era stata salvaguardata sempre in ogni strato della popolazione malgrado le più contrarie apparenze che in certi periodi grigi eran sembrate soverchiare la verità sana degli animi. E tuttavia su Napoli c r>ui napoletani s'era stesa una leggenda assurda che spesso intaccava il loro decoro. La favoriva un?, esteriorità fallare che aveva presu specialmente sullo comode fantasie degli stranieri. Questo divino sole, questo rigoglio quasi pagano della vitprodesa alitevzaununsigtuveante MeriaBaVirpesedi doOhstcrcanivaanii custcaraopla votmarl'/leconoquVsetisp;>Mneril'emmquFreladMaaveNorpotledupdstdmggCnctacataaìi.-sqprlsatspclstpcensvS_a5mpm' e e i à a ?, u e , a ita, il cielo, il mare, la sensualità Vòrorompente persino nella cadenza silel dialetto, nelle canzoni, nella mu-lgna vernacola', un sorridere istintivo,osli esistenza con una facilità che poeva esser scambiata por noncurana, la tolleranza (o non era forse cul'ana sorta d'eroismo?) delia miseria, na propensione a sentirsi ricchi e ignori anche se vestiti di stracci, utto contribuiva a contraffare la erace anima partenopea. Perchè si ndava a Napoli ?- Per le mandolinae di Posillipo. per le luminarie di Mergellina per gli ozi ormai lettera; iamente consacrati di Capri e di Baia, por lo sgargiare spensierato di iri Toledo. Andarvi per lavorare? per fondarvi alcunché di solido, di erio? per iscoprirvi la natura vera i uh popolo che aveva dato ai mono lv r.on mai spente di civiltà? Ohibò, ne avrebbero riso tutti ndi tranieri; ne avrebbero riso — inredibile a dirsi — per tutta un'epoa infausta persino gli stessi italiani. Napoli doveva restare il carnovale Perpetuo d'Italia: di Napoli era nzi bene conservare il ■•< carattere », i così detto folclore: Fuincìilx-funiculi e Duorme Carme dovevano batare all'Italia all'Europa all'Ameria dove la camorra appariva un mirar 'a da mettere insieme con gli opache", parigini ed era molto se ala canzonetta di Piedigrotta, da Te voqlio bene assaie a Santa Lucia lunmia, si riconosceva un'aristocrazia artistica la cui paternità risaliva al'/esce, sole iè! delle lontane cantiene del dominio svevo. Questa era Napoli, al tempo del così detto « Problema del Mezzogiorno », agli occhi dei superficiali. Ma quella gioia che pareva diffusa dal Vesuvio al Monte di Procida era forse vera letizia? vogliamo dire la letizia che diventa tale solo quando lo spirito e non l'istinto soltanto ne >:ende coscienza? Se si cantava a Mergellina, Ir. gente non imputridiva nelle tane dei Granili? Il Marena- riello di Gambardella non era torsell'eterno fanciullo d'un'Italia ancora ìrjmendica e facente sfoggio deila sin | «•< mendicità:' Sono dell'altro giorno iLdeara ficle oclesoscdela;iunaMnaW Fapoe rimsiprodsiansodaicoselaepcopzn«slequeste parole: « Le realizzazioni deJ Fascismo non sono null'altro che la realtà dell'Italia, la vera Italia rive* laute a sè stessa e al mondo le raioni, le possibilità, le affermazioni della sua grandezza. E la gloria di Mussolini nei secoli sarà quella di ave» risvegliato questa immensa fora, di averla padroneggiata e diretta scglurfsspverso mete superbe » La realta ■ ,zNapoli, la sua gioia di oggi, il sue orgoglio d'essere la città, per natura, più felice d'Ttalia, il suo sentirsi i cotituita finalmente ad una cosciente letizia, rientrano nella nuova realtà della Patria mussoliniana. Poiché è un intero popolo che si è messo impetuosamente in cammino al :ennr; del suo Duce, Napoli, ritrovando se stessa, liberandosi dalla vieta leggenda, si è posta all'avanguardia della marcia. Il panorama prodigioso Questo, innanzi tutto, volevano significare i napoletani l'anno scorso gridando la loro gratitudine al Capo. Con un entusiasmo che sconfinava nell'apoteosi, essi dicevano grazie a chi aveva saputo — per la prima volta dal 1860 — comprenderli appieno, a chi ne aveva saputo scorgere virtù che solo chiedevano d'essere portate alla luce, a chi aveva capito che un'Italia grande senza una Napoli pari a questa grandezza era un non senso, a chi infine non aveva uimenticatc ìihe l'ora suprema delia riscossa era .-scoccata nel Teatro Pan Carlo ?d in quella piazza del Plebiscito dove le promesse ed i voti adesso venivano rinnovate. Sulla immane realtà delle opere civili, sulla meraviglia delle strade, sullo splendore degli edifici, aleggiava dunque quest'altra realtà tutta spirituale che aveva reso possibile la prima. E intorno restava v panorama stupendo dei fatti concreti. Dieci anni. O meglio sette, perchè la resurrezione di Napoli data dall'Istituzione, il 25 agosto 1925. dell'Alto Commissariato con attribuzioni, prima, in materia di opere pubbliche, poi con poteri sempre più vasti e specificati fino a costituire Porgano decentrato più completo per l'esecuzione ed il coordinamento dello varie opere da eseguirsi a cura dello Stalo. Quando si dica che , a tale or;ano, fra il l.o settembre 1925 e il _0 giugno 1930 furono in compasso assunti impegni per milioni 538 e 54.555 lire ed eseguiti pagamenti c:r milioni 438 e 181.535 lire, il che rappresenta un ammontare medio per mese di L. 9.27G.000 di nuovi appaiti e di L. 7.560.000 di lavori eseguiti, .ii . detto tutto relativamente all'imponenza dell'attività svolta in un quinauennio. Tentar d'abbracciarne la visione di insieme senza richiedere lo spazio ci: un volume sarebbe impresa assurda. Sa alcune città — come Roma — ne: il loro carattere prevalentemente me numentale possono offrire immagir, di lavoro anche più spettacolose: s: alcune altre — come Cari — possono suscitare la sensazione della ver;, e propria creazione di ciò che no>esisteva, nessuna città come Nanol mostra l'azione connaturata alla vit. del popolo, la svela così sollecita & r-ciorosa ed efficace nel portate ibene dov'era ii male, la salute dov'era la malattia, l'onestà dov'era :l vizio, la cultura dov'era l'ignoranza, li. bellezza dov'era la bruttura. Il quasi miliardo profuso nel De cennio, le millecinquecento nuove aule scolastiche, i treeentosessanta "h: lometri di strade nuove, i 2fi mille ni dati all'illuminazione pubblica -innovata, tra il 1928 e il "31. por j quattro quinti dell'estensione "Iella città con 8029 lamnp.de a servizio di metri quadrati 12.800.000, e con '[controllo e comando a distanza di tutta la rete, esempio unico in Italia, i cinquemila nuovi vani di aoitazione. i "32.165 metri quadrati' dì pavimentazioni aliando a quelle li Ci.rattere permanente fmq. 600.5!7) si aggiungano quelle a bitumatura (mq. M4), i miglioramenti agli .acquedotti del Rerino. della Bolla ■-. del Carmignano, le rapi.anioni dei!'.; dptcsdctlpcl6nsatlvtqeOppCpssaoolltss.sorgenti Pelosi, l'aumentata pòten-'zjahtà degtì impianti elevatoti del òmero, il serbatoio del Casale a Pollipo, ì 48 chilometri di nuove fonature, i rioni creati ex-novo, gli spedali costruiti ed in via di esc uzione, le superbe visuali aperte sulanfiteatro di Posillipo, i restauri le auchpili PoggiòrèaleTaai rione « Armando rj;az » o a quelli « Luigi Luzzatti ». •< rjuca d'.Aosta » su via Giacomo Lgopaj.^ e si pensi a cos'erano gì; ei più insigni monumenti, gli scavi rcheologici da Pompei ed fclrcoianc Cuma, le lince ferroviarie elettri- i icate, la metropolitana ferroviaria, e comunicazioni stese tra oriente e ccidente anche con lo scavo di galerie grandiose, le vie litoranee conolidate e prolungate, la più pittoreca autostrada d'Italia slesa su unoj ei più incantevoli lembi di Europa, a tomba di Virgilio restituita alla ua funziono di altare della poesia azionale e la Biblioteca riaperta, il Musco riattato, l'Università riordiata... — tutto ciò non basta ancora definire compiutamente l'opera de! Fascismo, l'opera di Mussolini a Naoli. Per il popolo C'è, ripetiamo, al di là delle cifre dei fatti concreti, una realtà spiituale che persino trascende quelli! materiale. E si traduce essa nella viibile ansia con la quale gli uomini preposti alla rinnovazione cittadina d insieme al ripristino (se l'espressione è lecita) dell'anima partenopea, andarono a cercare il popolo dove soffriva o languiva o comunque credeva — fino allora inascoltato — aiuto. Tanto rapido fu il mutamento, e così radicale, che .alora la memori;, sembra abbacinata; ma per fortuna a documentazione fotografica resta, ed è allora uno stupore enorme che prende a constatare ciò che era, e a confrontarlo con ciò -ne adesso è. Diciamo la sollecitudine per iJ popolo. Quando ci si porti oggi all'inizio della via Reggia di Portici ai franili e si percorra il nuovo none « r rincipe di Piemonte », quando ci si rechi al rione * Vittorio Emanuele ITI * sorto sulla zona abbandonata spaventosi antri di S. EraSmo :pei citarne uno solo), dinanzi a chiesi: grandi caseggiati dove aria, luce, saute penetrano a fiotti per il miglioramento della razza, per l'avveniri: fisico e morale dei nos'.ri bimbi, c; si sente presi dal medesimo entu siasmo che si prova davanti a un'o pera d'arte: ciiò anche questa è aiea zjone altrettanto uobiie e spiritual i n i ì i ) a i -. ; dì quella del pittore o dello scultore perchè se "uno ci dà la bellezza, l'ai tro — l'igienista, l'urbanista, l'architetto — dà alle generazioni crescenti il corpo e l'anima per intenderla intera. Le nostre non possono essere che citazioni, ed ancor esse restano lettera morta per la stessa rapidità delle nuove opere. Che vale Infatti dire per il solo rione « Duca d'Aosta » che fra il 192S e il '29 erano dati all'abitazione 600 vani utili (6 palazzi 6 milioni di spesa), se poi subito veniva studiato e messo in attuazione sulla contigua zona un progetto di ampliamento per l'edificazione di altri 24 fabbricati capaci di dare alloggio a circa 4500 persone? Che vale rammentare gli edifici di carattere popolare sorti a. dozzine nei quartieri dell'ArenelIa. deli'Arenac eia orientale, di S. Efremo Vecohio Ottocalli, di Materdei con strade c piazze allargate o create di sana pianta, del Vòmero specie intorno a Campo Sportivo del Littorio e su! prolungamento di via Tito Angelini, se nella sola Zona Industriale le costruzioni, gli stabilimenti, hanno avuto tale incremento da richiedere oltre 29 chilometri di nuove arterie o tronchi di arterie? Edifici per l'abitazione, edifici pei l'educazione primaria. Quali fossen le condizioni dell'istruzione -lemen tare in Napoli nel recentissimo passato tutti lo sanno. Ancora nel :. 25 la maggior parte della popolazione scolastica, che ammontava allora 45.157 alunni iscritti, era malamente distribuita in locali di proprietà privata, antigienici, angusti, assolutamente inadatti all'insegnamento. Di 1394 aule soltanto 383 erano in edifici di proprietà comunale appositamente costruiti o adattati allo scopo; il resto era disseminato un po' dappertutto. Cose che a Torino o a Milano avrebbero fatto strabiliare (povero De Amicis che Cuore avrebbe scritto auaggiù fra l'SO e il 90...). a Napoli purtroppo sembravano le più naturali del mondo. Sette anni. Ed ecco sistemati, migliorati, sopraelevati sette edifici scolastici preesistenti, da quello di piazze. Duca degli Abruzzi a duello di S. Maria La Libera al Vòmero Vecchio, da ouello in via Luca ric-dano a quello di piazza Mario Pagano: eccone appaltati sette nuovi, capaci dai 700 ai 1300 alunni: ecco sollecitata la costruzione di alcuni già iniziati, come la scuola di via Leopardi a Fuorigrotta o quella di piazza Montecalvario. Oggi si può andare a Posillipo. salire la ramna di 120 metri che si sviluppa in mezzo ai riardini. entrare in una scuola di sedici aule ch'è un model'o di edilizia scolastica e da una di ouelle finestre contemp'sic tutta la curva del Golfo invidiando i ragazzi che hvl rìtntro si educano: si può andare al rione «Luzzatti» — uno dei rioni di cui più si compiacque il Duce l'anno _-cnrSo — e trovarp una :• cuoia di venti aule per 10S0 p'Hevi r-.nasi tilt *: dc'la c'an:-." operaia, sistemate i; modo perfetto. Dalla «cuoia di falechiTO a Ha sci;n!a di Piiciirnola, si può dire che il B-'Kipie ;>Kbia > hi risolto — o portato almeno -irnasime •illa completa risoluzione — il problema scolnstico di Nanoli. Corpo e anima E dalle ?cunie elementari a quelle inedie e professionali, alla sistemav.ionc (questione ormai annosissima) dell'Università. Altri panorami che ::i spalancano sulla rinnovata vita civile rianò'eian». Possono essere considerati dal Dumo di vista dell'osi utenza pubblica, ed abbiamo la no istruzione ciclopica del nuovo Ospuf'alr presso il nodo stradale lei Can¬gndeGRtyohluzinodamlaziinglnsogsvsie"mi cAavrtosJpnlldMMMnl'nPAssnvcdcdNccsmenVgudovonani ir non sai >c :,iuun punto do -:IÌ mare l suggerirti l'idea dell'infinito: ospeda- pel quale il ti gennaio '27 Io Stato utorizzò una spesa di -10 milioni, e he il Duce promise al popolo di azza Plebiscito di venire a inau- tsmmfpapeti no, di Gesù e Maria, jiilena d'Aosta, e! Reale Ospizio dei bs. Pietro e ennaro «extra moenia», di quel eale Albergo dei Poveri — Itegium ytius regni pduperum hospitium — he Cariò HI di Borbone avrebbe voto da Ferdinando Fuga di proporoni anche più colossali e che nella otte del 31 ottobre '24 aveva subito anni gravissimi, infine dell'Ospizio arino permanente ai Bagnoli, dela colonia creata Coroglio con -iniative davvero originali, dell'Asilo nfantile Regina Margherita, del rande Istituto del Castello di Baia, ei delizioso Nido dei Bambini « Ana Duchessa delle Puglie » sorto in oli sei mesi sulla via vecchia di Pogioreale, del dispensario infantile in .ta Maria Egiziaca a Forcella, e via ia fino a quelli dell'altre opere asstenziali che di continuo sorgono c sviluppano. Possono invece, quei panorami, ssere scelti dal punto di vista deiarcheologia, dell'arte e della monumentante cittadina, ed allora, olire prodigiosi scavi di Pompei, di Erolano, di Cuma che anche agli ocAi dei più diffidenti stranieri rivearono le benemerenze del Regime erso i grandi problemi della cultua, si va dal consolidamento della omba di Virgilio ai lavori nella chiea di S. Gennaro « extra moenia », all'isolamento di Castelnuovo, il iù glorioso monumento napoletao, uno dei più insigni di tutta Itala non fosse che per l'arco trionfale i Francesco Laurana. ai restauri elle chiese angioine di S. Lorenzo Maggiore. S.ta Chiara, S. Pietro a Maiella, S.ta Maria Incoronata, S.ta Maria Succurre Miseris, che formao il più insigne gruppo d'opere delarchitettura chiesastica napoleta; na: dai lavori nella Biblioteca dei Padri dell'Oratorio, in S.ta Maria Apparente, in S.ta Brigida, al riasetto del Museo Nazionale; dalla sitemazione della Biblioteca Nazionale nei locali della Reggia, al rinnovamento del Teatro S. Carlo, al rolloamento nel Museo della Fìoridiana della deliziosa collezione dì ceramihe già donata a Napoli da Placido de San grò conte de Marsi. Dal Porto a Posillipo Nomi, date, cifre, aridi elenchi. Nor è tutto ciò vano come voler raccogliere l'acqua del mare in un cucchiaio? Quando, ner accennare alla soluzione del complicatissimo proble ma delle comunicazioni fra occidente ed oriente della città, si sia citata la nuova strada della Litoranea con l'annesso scavo della Galleria della Vittoria (la più grande'galleria urbana d'Italia) con la bella sistemazione a giardino del piazzale ricavato dalla demolizione dell'Arsenale Marittimo si sarà data ai lontani anche soltanto un'immagine pallida di questa passeggiata stupenda lungomare, che porta ormai dal centro Napoli fino ai prolungamenti ed agli ampliamenti di via Caracciolo? Quando si sia scritto qui delle ope^ re ingenti che hanno dato a Napoli un pòrto degno delle sue tradizioni e adatto ad ogni futuro sviluppo, citando — che so? — i 47 milioni impiegati nella nuova diga, gli altri 34 per il prolungamento della diga foranea, i 2772 metri lineari di nuove banchine ed i 154.580 metri quadrati d'a- urare, col mor.u.nriL'iuo ati Armari o Diaz, il 24 maggio 1935, poi i la- |?ori degli ospedali Domenico Cotu- \'nnnasItsmLree di deponilo di cui il porto si è arricchito specie col Bacino del Littorio, e citando ancora la grandiosa deviazione del torrente Pollena o la sicitemazfnne drflla spiaggia Marinella, .desterà luti -. ciò la fantasia del lettore quanto l'annunziargli che in farcia al Castello Aragonese si va co.".traendo una monumentale staziono marittima dove attraccheranno — nel cuore di Napoli — piroscafi del tonnellaggio del Rex, sì che le due moli, quella che in sè racchiude il il passato, quella che in sè racchiude l'avvenire, si misureranno in forzi» ed in potepsa, auasi a ribadire con apparenze concrete la più alta missione storie:', del Fascismo? Meglio eedere ancora una volta all'incanto partenopeo, lasciare la città coi suoi mille cantieri levati di cielo come un pc 'io di volontà formidabile, e salire ai terrazzi meravigliosi de! Parco della Rimembranza sopra Posillipo. fra i tinnii sorgerà li monumento a Diaz. Da ogni iDartevaste, bianche, sinuose con?, se anche gomiti e curve volessero essere una civetteria, le strado gettate su questa bellezza che non si nuò descrivere. S: guarda, ma non si distiliÒ-m-: più. Vi accennano la nuova cascriìì pei- !a cavalleria, il viadotto che incorni-n Coroplio. lo sviluppo, che va prendendo questa spiaggia... Vofissate Niaidn al vostri piedi, pensate che sotto di voi è la grotta elSejano. Capri azzurra nella serenità ineffabile vi offre il suo invilo, la curva orientale del Golfo è una distesa rosea e verde d'abitati e di coltivi sale dal Vesuvio la tradizionale Spira di ì::rr.'-< eh? poi s'allarga in candida nube su) turchino del cielo, a voi ve no ■-■stale lì dismemorali, corre svuotali da questo fascino immenso chi do e di se gsstvndgtpiForSv è un attimo di debolezza, è l'antica Sirena che si ridesta e addormente le volontà. Ma chi vi è insième vi fa rivolgere lo sguardo Cuma. vi ricorda che di iera scoperta del! i suoi i-i millenUincaiita il monlo fa schiavo. ,clanóunto è la scoperb dell'ai)'io dove l:1- Sibilla flava i suoi reirtonsi i" quell'antro, secondo la31 blìme favola virgiliana, ad Eneairèn'va profetizzato il destino di Ilo,-nà D-! mito poetico di Parten,.piveva così principio, nei tempi favoìosi quella storia di un mondo d- 'n01 tutti, che viviamo, siamo ftcui -- . ... •■li passarono 1 millenu, sorsero crollarono le epoche sotto onestei"ieù> immutabile, in faccia a questomare clic .lene» ogni tempesta ritrova il sii'' azzurro. Ed oggi, non pfm 'còr.'v favola, ma come realtà m'.rab,;le. è la ipàrtet! virià intiera 'a sua rvellezsa tramo: l;'.V'"' ..... .wi.ì,i 111.1 ;[■;figlia. Etoma, che restituisce nw il rteno della poesia, che l