Sulle rocce dolomitiche

Sulle rocce dolomitiche Dove l'alpinismo è sport Sulle rocce dolomitiche (Orai nostro lnvioto) FASSA ttb l PERA V. DI FASSA, ottobre. Indugiammo a lasciare il Vaiolett. I sacchi erano bell'e fatti; rigonfi, stavano posati sulla soglia del rifugio, che di li a poco il custode avrebbe sprangato, per scendere a valle con noi. Faceva freddo; le nubi, accavallandosi, lasciavano qua e là degli squarci, oltre i quali si vedeva un po' d'azzurro tenue. Da uno di essi trapelava una striscia di sole, ma era un sole che non scaldava. Il mio compagno mi toccò nel braccio: — La parete della Punta Emma. Prospiciente lo spiazzo ove sorge il rifugio, a una distanza di neanche mezzo chilometro in linea d'aria sul breve vallone che scende dal Gartl, nitida e nuda nella chiarezza mattu tina si presenta la faccia nord-orien tale della torre, solcata nel mezzo da una sottile fenditura come il segno lasciatovi dalla sciabolata d'un gigante irato. Quella fessura, nella quale l'arrampicatore non riesce a penetrare interamente col corpo, è la « via Piàz ». Su per essa, audacissimamente, da solo, un giorno del 1900 salì il diciannovenne Giovanni Battista Piàz, nativo della Val di Passa, ex-pastore, studente alle scuole normali. Tita Piàz entra in scena Ci sono di quelli che hanno sulla punta delle dita la storia dello sport prediletto. Sanno dirvi senza titubanza, se li interrogate, in quali e in quante Milano-Sanremo Girardengo arrivò primo; quante volte Rosetta fece parte della squadra nazionale e quanti «goals» segnò Meazza nel famoso incontro di Budapest; o vi ripetono, nome dopo nome, tempo dopo temrjo, le tappe per cui è passato il « record » degli ottocento metri di corsa negli ultimi vent'anni, dall'I' 52" 4/5 di Sheppard Ano al recente 1' 49" S/10 di Hampson a Los Angeles. Così questi miei compagni, per quanto riguarda le conquiste che l'uomo seppe via via raggiungere con le scalate dolomitiche, in un clima che, influenzato dalle concezioni del moderno alpinismo scendenti dal Nord, cominciava nettamente a diventare sportivo nel senso del superamento cercato e voluto sulle imprese precedenti. Non più « pili in alto! », ma « più diffìcile! » è il motto che gli arrampicatori fanno proprio, ponendolo alla base d'ogni loro impresa sulle erode che cominciavano a veder infittite le schiere dei loro assalitori. La lezione prosegue: — Dopo la conquista della Torre Winkler, l'arrampicamento appena nato si estese e si consolidò. Guide e senzaguide cominciavano ad acquistare consapevolezza dei nuovi atteggiamenti che portavano dalla difficoltà sopportata alla difficoltà cercata. Nelle Dolomiti si effettuavano arrampicate che, pur non elevandosi ancora a un livello specificatamente superiore all'impresa di Winkler, tuttavia cominciavano a forzare l'uscita dal limite relativo alle possibilità d'allora: nel 1890 la cordata Schmitt-Santner sale per camino la Cima Cinque Dita nel gruppo del Sasso Lungo; lo stesso anno M. Innerkofler guida H. Helversen pei camini. Nord della Cima Piccola di Lavaredo; nel 1892 la scalata della parete S-0 della Cima Rosetta è compiuta da Tavernaro e Zagonel; nel 1893 capitola sotto l'assedio del cortinese Antonio Dimai la parete Sud del Cimone della Pala — il superbo Cervino delle Dolomiti; nel.1895 il tipografo Delago conquista l'ancora insalita terza torre del Vaiolett ; nel 1897 Luigi Rizzi della Val di Fassa col fratello e tm turista germanico compie un ulteriore progresso superando dall'ovest la Codra di Laurino ; ancora il Dimai porta gl'Inglesi Phillimore e Raynor sulle difficili vie vv.ove alla C. Gran de di Lavaredo, alla C. Una di Se sto, alle Tofane; nel 1899 Ber ger ed Ampferer completano l'impresa del trentino Pòvoli mettendo piede sulla vetta del Campanile Basso di Brenta e la cordata Pichl-Barth compie la prima, geniale traversata delle torri del Vaiolett, giungendo sulla Delago per l'impressionante fessura meridionale. Finché entrò in scena il Piàz. Lo conosci, il Piàz? Cento ripetizioni della Punta Emma Il secolo scorso si chiuse con l'avvento di questo singolarissimo atleta, che nella sua regione e nel TiroIo diede impulso straordinario allo sport d'arr ampie amento, creando, si può dire, col suo esempio, il tipo nuovo della guida, la moderna figura della guida sportiva, uomo d'azione e d'intelligenza, nobile figura dell'alpinismo e dell'italianità nelle terre ancora soggette allo straniero. Interi capitolici libri gli sono stati dedicati; tennero su di lui perfino delle conferenze. Adesso ha passato la cinquantina; da un pezzo ha tralasciato di rinnovare il libretto da guida del Club Alpino, ma sulle rocce ci va ugualmente, come quando aveva vent'anni. Quindici giorni fa aprì una nuova « via » sulla Torre Winkler, sulla faccia N-E, dove, invano, prima della guerra, avevano tentato di passare i suoi grandi amici e rivali Preuss e Diilfer. Ha detto che è la fsdssgmsisrmpvsdtsldrbfenitlbld«sssdrntuscsCglubndanmbvmppsdptgtdtdDtpclcsitm—gdcsmrSmrsdnlesngmmsqustjKT difficile che 'abbia màFcompiuto" pm U1"^'%. , Punta Emma ? — Più di questa rninia ftmma . /— Oh, tu non sai ancora il pro-gresso via via raggiunto in trent an- ni di sforzi e d'ardimenti! Per oggi offre difficoltà che si elevano tanto da quelle relative all'impresa di Winkler da esprimere nel miglior modo possibile il raggiungimento di quel superiore livello tecnico al quale va riferito l'ulteriore progresso. ' — Come un nuovo « record », dunque? Noi non battiamo records —Affer- miamo soltanto — e quelli che nonri credevano sono recentemente ve- >-.ic"tv mann «» qi sononuti a toccar con ma"°|ibV°tn°convertiti — che qui e possiDiie sta- bilire con esattezza la graduazionedelle difficoltà da una scalata aun'altra fino a creare una gerarchia, mi replicano vivacemente. o « scala », di cui un altro giorno discorreremo. La roccia non muta di anno in anno; rarissimo il fatto che uno scoscendimento alteri la conformazione d'una « via » conosciuta. Non si conosce, finora, che un solo caso del genere, quello della parete terminale del Campanile Basso, salita dal Pòvoli nel 1904. Interroga tutti quelli che son pratici davvero di arrampicamento, ti confermeranno che realmente, fra le scalate del rango della Winkler e questo primo capolavoro del Piàz nettissima è la differenza. Tale superiorità segna il distacco fra le due epoche, concorre a documentare in modo indubbio l'esistenza dello spirito e del metodo sportivo dell'attività alpinistica svolgentesi nelle Dolomiti e nei gruppi montuosi similari. Perchè come Piaz uperò Winkler, a sua volta le sue mprese furono, non oscurate, ma orpassate come difficoltà dagli arampicatori che vennero dopo di lui. Verso il limite del possibile Il discorso fu ripreso più tardi, mentre pigramente scendevamo sui prati di Gardeccia e, di là, verso la valle dove avremmo potuto salire ull'ultima corriera che fa servizio da Bolzano a Cortina. Non c'è più ransito; le Dolomiti sono andate popolandosi, l'autunno è sceso con e sue nebbie e la sua umidità; aria i neve, in giro! Mi voltai a guardae: chiuse le finestre dall'imposte iancoverdi, deserto il piazzale, il riugio aveva non so che d'indispettito d'ostile. Sarebbe rimasto abbandoato fino alla primavera, solitario fra silenzio delle altezze rotto soltan-j o dal rombo delle valanghe. Anche altro rifugio era chiuso, la piccola aracca fattasi costruire dal Piàz per e sue gite e i suoi riposi lassù. L'ha edicato a Paul Preuss, e il nome del cavaliere della montagna», maetro di stile e di ardimenti, caduto ulle sue Alpi, brilla sulla soglia prangata. Adesso glielo vogliono far emolire perchè, dicono, fa concorenza al rifugio del Club Alpino. Ma on faranno, io spero, questo affrono all'uomo che ha salvato tante vite mane in pericolo. Quando c'è un alvataggio da compiere, chi vanno a hiamare? Piàz, sempre lui. Divallando, costeggiammo alla notra destra il versante orientale del atinaccio, dove la montagna è taliata a picco. E' una facciata sola, unga forse due chilometri, che pioma sulla colata di ghiaioni che vengoo poi a perdersi sui pascoli di Gareccia. Nei tratti dove la verticalità ccenna a calmarsi, passano vari itierari che portano alla vetta. Roba da principianti — commenta uno dei miei compagni. Di ello lì non c'è che la « diretta », la ia aperta da Steger che segue fedelmente la linea ideale tirata giù a iombo dalla vetta. Finora è stata rietuta soltanto dai Bellunesi con Tisi alla testa. Sono settecento metri di ifficoltà indicibile; una di quelle oche scalate che costituiscono la caegoria estrema del possibile ragiungibile in roccia. Sì, lo so che questi itinerari direti, che nulla concedono alla tendenza i deviare alla ricerca dei passi meno emerari, rappresentano il massimo ei risultati ottenuti dall'uomo sulle Dolomiti. La verticalità di questi ratti, l'esiguità degli appigli su cui oggiare i polpastrelli delle dita e le oste delle pedule, la loro estenuante unghezza, sono altrettanti elementi he concorrono a rendere tali impree dominio d'una ristrettissima élite, l cui valore atletico e spirituale solanto ora comincia ad essere serenamente valutato ed apprezzato. Venticinque anni — mi dicono — di successivi superamenti e di progressive tappe sul terribile banco delle sempre maggiori difficoltà, ocorsero avanti di giungere all'imprea che aprì un nuovo ciclo — l'ultimo, l'estremo — nella storia dell'arampicamento. Essa ha nome « via Solleder » al Monte Civetta. Andremo a vederla, anche dovesse nevicae. In quel quarto di secolo il nostro port avvampava con magnifico ardore, sebbene pochi fossero gl'Italiani che qui venissero a cimentare le oro forze. Non c'erano che i Trentini una mirabile cordata triestina che i opponevano alla attività degli stranieri — invasati a loro volta dall'agonistica che si sprigiona da questa maschia lotta contro la montagna. Ma come eravamo arrivati alle prime case di Pera e sentivamo ii b'sogno di mangiare un boccone, per quel pomeriggio non parlammo degli uomini che riempiono con le loro gesta quel neriodo di storia alpinistica: ancora Piàz, Rizzi, Dimai, Scotoni, Cozzi, Dibona italiani non regnicoli, e — degli stranieri — Fehrmann, Fiechtl, Haupt, Preuss, fino a Dui fer, Hans Diilfer, innovatore della tecnica e propugnatore, con l'esercì pio, dell'audacia spinta fino al limite del possibile. VITTORIO VARALE. 1lldcpatpslnsgdpBccnndftc

Luoghi citati: Bolzano, Budapest, Cervino, Cimone, Cortina, Laurino, Los Angeles, Milano, Sanremo