Colloquio col Duca d'Aosta

Colloquio col Duca d'Aosta VIAO-O-IO NEL SUD AMERICA Colloquio col Duca d'Aosta -(!>£»l nostro inviato)- Da bordo del « Neptunia », ottobre. Una curiosità del viaggio di queta Neptunia, da Trieste a Buenos Aires: che essa, mentre mira a un particolare vanto di velocità, valendosi dei ventimila cavalli-asse dei uoi quattro motori di propulsione, e i accinge a segnare un tempo ecceionale, propriamente nella traversaa oceanica, non oltre cinque giorni dalle Canarie a Fernambuco; per l rimanente del percorso, di qua, nel Mediterraneo, e di là, lungo la costa americana, si piace di moderare 0 slancio, attardandosi in frequeni soste, di scalo in scalo. E di qua, ha toccato Venezia; e nell'Adriatio, ma sull'altra sponda, si propone ancora di toccare Spalato e Gravoa; e ha rinunciato a malincuore, per questo viaggio inaugurale, allo scao di Patrasso. Poi, per l'Jonio al Tirreno, sosterà a Napoli; e nel Medierraneo occidentale, a Gibilterra. Dalle Canarie indi, da Las Palmas, 1 balzo attraverso l'Atlantico centro-meridionale, i cinque giorni, e non più, per varcare il mare Oceano. Ma di là, dopo lo scalo dì Fernambuco, oh, un po' di fermata a Bahia; e Rio de Janeiro offre, con la sua tanto celebrata baia, troppo maliosa seduzione, perchè si rinunzi a buttarci l'ancora, non soltanto di sfuggita. Poi discendendo ancora per la costa brasiliana, non si può certo trascurare Santos e Rio Grande do Sul; e tocchiamo l'Uruguài, a Montevideo; finché, inoltrati nella foce della Piata, eccoci alla mèta estrema, Buenos Aires. «0 Miramare, alle tue bianche torri...» Così, partiti per questo gran viaggio de mare — se m'è mancato tempo — come annotavamo nella prima lettera, di raccogliere, come mi ero proposto, il materiale bibliografico per i paesi dove mi reco, non ho però trascurato di portare con me gelosamente il mio Pascarella; che mi pare la sua Scoperta dell'America torni proprio a proposito: non fosse che per ammonirmi a ogni ora che l'America fu già scoperta; e non è quindi più il caso pretenda riscoprirla io; nè i lettori della Stam pa si attendono questo da me; — partiti dunque mercoledì, alle undici, da Trieste, navighiamo al ponente. Faro della Vittoria, al cui basamento è catenata l'ancora fatale dell'Audace, l'ancora che da sè sola vendicò Lissa, quel giorno che il suo dente morse in questo fondo marino, e Trieste fu redenta. E dall'alto del basamento, ritto contro la colonna della lanterna, cui la Vittoria, raccolto il volo, sormonta; il marinaio d'Italia, non riscolpito nel marmo, ma vivo d'inesausto ardimento e di incrollabile volontà, vigila intermi nobilmente che l'Adriatico sia sem pre, come fu, Golfo di Venezia. Oltre, sùbito in là, scoglio proteso basso e bruno in mare, sòpravi le bianche mura e le torri del castello asburgico, Miramare, il nido d'amore di Massimiliano e Carlotta f...Ahi, mal tu sali sovra il mare nostro, Figlio d'Absbureo, la Fatai «Novara», Avevo l'onore, qualche mese fa, di essere ospite, un giorno, di Sua Altezza Reale il Duca d'Aosta, che ora, come noto, abita il castello. Sedevamo nella sala della biblioteca; ed egli mi ricordava che precisamente in quella si sarebbe svolto il colloquio decisivo dell' imperatore Francesco Giuseppe col fratello Massimiliano, quando questi si lasciò indurre finalmente-ad accettare la tremenda avventura del Messico. Il discorso restò per un momento sospeso. Nella sala, dove mobili e arredi e decorazioni sono stati in massima parte conservati, e specie i grandiosi scaffali di libri che rivestono quasi per intero le pareti, fino al soffitto, sicché essa dura immutata da allora, quale la lasciarono gli sposi imperiali; io credetti percepire come un vagare indistinguibile di ombre. Mi accennò davanti, in ambiguità crepuscolare, il rinato fiore d'Absburgo, con l'alta maschia persona e la bella fronte austeramente e malinconica- daIlvascndinmmsogdidmmchsbnbbptomcdngggvdrldadavveloadmdevpsdccctmtvutmgzmcullrncvesmdnnndvvsczismente pensosa; ma come un'aureola sanguigna gli s'imporporava dal capo'l'aurora gelida di Queretaro, quando il plotone d'esecuzione gli troncò la vita e sommerse il sogno dell'impero. E intravvedevo la sua donna superba e dólce, bellissima, veramente e mirabilmente imperiale nella figura e nel cuore; ma la faccia le si contraeva atrocemente, i ceruli occhi le s'intorbidavano biechi di disperazione; e la rapiva la pazzia, nel suo gorgo. di spasimo e di tenebra. Ombre, , i a - dalla notte senza stelle e senza fine. Il Principe intuì forse dove io errava con la mente. Continuò il discorso : — Quando la Duchessa ed io, venendo a stabilirci a Trieste, decidemmo che avremmo preso dimora in questo castello di Miramare, non mancò chi tentò insinuare e volle mettermi in guardia contro la mala sorte, che si vorrebbe, si diceva legata a queste mura. Storie. Non crediamo a tante cose che meritano fede; e ci mancherebbe altro dovessimo credere alla iettatura. L'abbiamo cacciata noi, la iettatura, e anche da Miramare, quando siamo sbarcati a Trieste, dopo Vittorio Veneto, con la vittoria, il tre novembre millenovecentodiciotto. Anche il poeta vide fosche le nubi trasvolare le torri del castello, in presagio funesto, e grigie e lamentose battere l'onde contro lo scoglio; ma per la mala sorte, per il tragico destino di casa d'Austria, quando si accampava predace su questa nostra terra, tiranneggiava nostra gente. L'onde, oggi, spumeggiano gioiosamente, contornando lo scoglio; e tra nuvoli rotti, cacciati dal vento, il sole ride alla bianca croce di Savoja, issata sulle bianche torri. Ogni auspicio ritorna fausto, in letizia. Concr et azione delFora nostra E oggi, poicTtè il Principe è a bordo con noi, fino a Venezia, mi sono affrettato a salire sul ponte, a rendergli omaggio. Era insieme con gli armatori Cosulich, i tre fratelli. Ha voluto parlarmi di questa nave, su cui viaggiamo, e che egli ha visitato ed esaminato a parte a parte, con quel lo studioso amore che egli dedica a ogni sorta di costruzione meccanica, a ogni costruzione in genere e prò duzione dell'ingegno e del lavoro umano, e con quella ecclettica straordinaria competenza ch'egli possiede, e che costituisce maraviglia, tanto è vasta e sicura, e somma attrattiva per chiunque abbia la fortuna di essere intrattenuto da lui. Mi parlava della istituzione della «classe unica», che corrisponde perfettamente alla concezione e allo stile della nostra società odierna, della nostra civiltà che tende a una sempre più equa accumunazione e -parificazione, per quanto riguarda materialità di tenore di vita, repugnando a noi di concedere un fasto smodato a pochi privilegiati troppo abbienti, con sagrificìo im meritato dei meno abbienti, repugnando noi da distinzioni e graduazioni che corrispondano esclusivamente a differenziazione di mezzi pecuniari degli individui. Nella classe unica sono andate abolite tutte quel le forme e ostentazioni eccessive di lusso, l'iperbolico barocchismo decorativo, insieme col cattivo gusto da nuovi ricchi, con l'esorbitanza pescecanesca: quello cioè die è stato in voga fino a ieri, sulle maggiori navi, e si pratica ancora, tardivamente, sulle navi già famose che solcano i mari; ma che anche si avvia ormai a decadere; essendo ormai sorpassato nella nostra evoluta concezione e nei nostri gusti e nelle nostre aspirazioni. Esso intanto c assolutamente bandito da questa modernissima motonave, bandito inesorabilmente, definitivamente. Qua invece, un sobrio e persuasivo e pratico e allettante Novecento. Ogni comodità, ogni agevolezza, ogni spigliata giocondità, e più idonei e confortevoli servizi: una sistemazione convenientissima, perfetta di modernità e convenienza; e un'arte schietta, viva, improntata di verità attuale, appropriata e intonata. E dalla classe unica — che comprenderebbe c riunisce le soppresse classe di lusso, prima classe, seconda classe, — ogni benessere e vantaggio, d'installazione e di vitto, di servizi e di divertimenti, tutto si estende e propaga, analogamente e proporzionata mente, alla terza classe: che pur conservando sue caratteristiche necessarie, essenziali, di eco nomia di spesa, anzi accentuandole, siclzepsctrmrenstotetrnvsqvcdsvasdtsmdngVeZcPnzvcccAgcglasctmdlssItncSSrnsmsvna diventa esemplare di comodità, ap o'punto, e di Undura e di conforti o a e a e , Arte leale c ordine sereno: pecu Ilarità italiane, schiettissimamente, peculiarità fasciste, eccellentemente. Questa nave, con la sua unitaria consistenza e con la sua genuina armo nia, esprime proprio ed efficacemente r na .i,»jiiimvi e 11 rappresenta, la nostra Italia o&er- , l'Italia fascista. E ne andrà awi-basciatrice degna, per le vie oceanu\che, nel mondo. s-^ Visiti attentamente — mi con-j e i e e i a n , , i siglia Sua Altezza Reale — la terclasse; e la confronti con le altre tze classi marittime, ancora poco tepo fa, ancora adesso, su tanti pirscafi nostri, ina soprattutto delle tre bandiere. E scenda nei locali demacchine, si fermi a vedere i motoresterà stupito e ammirato. Merino che lei dedichi ad essi un articosoltanto ad essi: che paiono porteto, di precisione e rendimento e ptenza. Attraverso il bacino di San MarcoMentre l'Augusto Principe si „„„ „:„ j. i j trattiene con me, con tale degnazne e benevolenza, la nave proceveloce al suo primo scalo. Sulla nstra sinistra ora spazia la distesaquorea, sconfinata, e s'increspa vento, con candori fugaci di spumcon barbagli al sole; e dall'altra bada, e ora anche davanti alla pros'incurva concavo l'arco della coveneziana, che verdeggia appiattal pelo delle acque, interrotta e streggiante di lagune, di là dal cdone littoraneo, frastagliata addtro di canali e fiumi. Abbiamo avstato la foce del Tagliamento; abbmo avvistato Cortellazzo e la fdel Piave. Memorie ci vengono lumnosamente incontro, dei giorni guerra, fieri giorni cruenti di eVea: 1 marina] di Dentice di Frae di Strianni, alla difesa di VenezZò, in quella intricata adunazionecontigue isole fluviali e palustri, Piave Vecchia e Piave Nuovo e Snelle lagune e nei canali; e Costzo Ciano, che esce con due mas vanti a Cortellazzo, a sfidare gli crociatori corazzati austriaci, cocon due barchette di legno all'attco dei colossi d'acciajo, i MonarchAndrea Bafile, che andando in rgnizione di là dal Piave, superatacorrente, toccando la riva tenuta gli Austriaci, s'inginocchia a bacila terra, per impulso irresistibileamore, per umiltà e per ardore, qsi chiedendole perdono, quasi a conciliarsi con lei e confortarla, sta madre terra nostra, che avemo permesso allo straniero armdì calpestarla, che il nemico la vlasse. E la bacìa in sempiterno, rsa fiammante del suo sangue pusimo di eroe. Siamo davanti all'entrata di LiIl pilota, salito a bordo, ci guidatre dalla barra delle isole littorannell'interno della laguna di Venec attraverso il bacino di San MarSfiliamo dirimpetto alla Riva dSchiavoni, tra navi da guerra e roscafi ancorati, tra il movimentotenso dei vaporetti e delle gonde dei motoscafi, e di diecine e cenaia di varie imbarcazioni. La stra motonave, avanzando lenta elenne, domina con la sua mole enme, come una chioccia tra' pulcSfiliamo in cospetto della gloriasata e fiorita del Palazzo Ducale,vanti all'incantata magnificenza la Piazzetta e di San Marco; e gimo dalla Dogana, per bifilare il nale della Giudecca. Alle quindimezzo, attracchiamo alla banch