Vita oscura di Rembrandt

Vita oscura di Rembrandt "V I AGGIO I 3ST OL AN JD .A. Vita oscura di Rembrandt CO AL PROSTRO ir^VIAT O) AMSTERDAM, ottobre. , vDisponeva di una maschera sulla 'mquale era facile rintracciare gli ef-'nietti del tempo e seguire i riflessi del-\Nl'anima. Nell'autoritratto dell'Aja la testa presa di tre quarti si distacca su un fondo grigio di una trasparenza delicata, e la più gran parie del viso bagna in piena luce mentre il rimanente, nell'ombra, non ha che una consistenza illusiva: un sorriso fine trema sulle labbra, la fronte è come aureo-lata di riccioli, una fiamma giovanile balena dal fondo delle pupille. Il giovane dominatore si preparava al destino e lavorava con passione servendosi dei modelli che aveva sottomano, primo innanzi gli altri di quello che gli forniva lo specchio, ■izqtavtJmlstupegià che fin d'ora si compiaceva di ri-,strarre ogni immagine guardando }is-\ sso, studiosamente, dentro di sè. Un agiorno prese a modello suo padre,'agli fece indossare una corazza, gli mise in capo un berretto adorno di guna piuma: caricandone l'aspetto du-\ro, truculento, trasformò il bravo ito- mo in un capitano, in uno di quei capitani che scorrazzavano con le pattuglie per le vie di Leida, e che egli aveva seguito le tante volte con occhio estatico dall'uscio del mulino a vento dov'era nato: se ne ricorderà ancora più tardi, in un lavoro di mole che rappresenta una ronda di notte. Chiedeva di posare davanti a lui anche a sua madre, modesta, campagnola, con la cuffietta nera delle donne del popolo: il tratto sobrio e carezzevole con cui la ritrae ci dice la devozione e il tenero grande amore filiale. Poco innanzi l'immagina zione lo agitava in un sogno epico, ora è il cuore che parla con semplicità, e che lo commuove. Se è in vena di comporre c'è del resto la Bibbia a offrirgliene lo spunto con delle grandi pagine sempre vive, e non occorre nemmeno che s'indugi sopra la scelta, poiché dallo spettacolo licenzioso di Loth e delle sue figlie alle meditazioni di San Gerolamo dentro la grotta del deserto, tutto desta in lui un eguale interesse. Son pretesti per evocare l'Oriente, l'ignoto luminoso; ch'egli si costruisce in uno scenario tolto a prestito dal suo paese, e su cui versa un sole di fantasia, creato per la sua gioia intima. Sul canale dei fiori Ma guardava pure verso Amsterdam ch'era il gran centro intellettuale, allora come ora, e a cui lo spingeva oltre tutto il bisogno di trovarsi una strada o di aprirsela. La dotta Leida con la sua università non faceva per lui. In riva al vecchio Reno venuto a morirvi, irriconoscibile, verde di lentiggini, acqua cieca che non riflette più il cielo, i suoi sogni di bambino e di adolescente si erano esauriti. Là dietro il Beesten Markt circondato da un gruppo folto di tigli, nido di anitre selvatiche, il mulino paterno da gran tempo non bastava ai suoi sogni. E già a venti anni si sentiva padrone delle proprie [forze, e tra i pittori e giovani della sua età aveva preso posizione, col « Cambiavalute », che gli aveva valso un enorme sèguito di amici e di imitatori. Ciò che cercava, un suo certo effetto di chiaroscuro, sembrava aver rivelato agli altri un nuovo stile; talché senza quasi esperienza poteva esercitare l'autorità di un maestro. Dal primo momento che si tiovò ad Amsterdam, sulla riva del Blocmgracht, del Canale dei Fiori, forfè della protezione di Huyghcns e della simpatia di Hendrick van Nylenborgh si divertì ad accumulare le difficoltà da vincere, affinchè venuto il momento di affrontare vasti soggetti la mano non tradisse il pensiero. Sapeva la parte di mestiere che l'arte esige, e a nessuno sarebbe riuscito di ingannarlo sui proprii meriti, sul proprio reale valore, inaccessibile agli elogi e alle critiche. Allorché venne la gloria l'accolse a cuor tranquillo, perseverando nelle fatiche di prima come chi abbia da conquistarla ogni giorno. Tanti sforzi e tante ricerche dovevano difatti portare al compimento di un capolavoro, la « Lezione di Anatomia del prof. Tulp », composto all'età di ventisei anni. E con la gloria fu insieme la fortigna che venne verso di lui, poiché in un periodo di non oltre sette anni dovette dar mano a una quarantina di ritratti; come dire attendere alle ordinazioni e alle richieste di persone di ogni qualità, dì ogni classe sociale. Poche nondimeno le sue conoscenze, la gente che frequentava, e se se ne eccettuano un compagno di infanzia, Lieu- osr vens, e i due testé menzionati, il pri- j mo dei quali gli procurò delle ordì- 'nazioni importanti dal principe di\Nassau, cioè la Discesa dalla Croce il Seppellimento del Cristo, l'Erezione della Croce, e se si eccettua qualche allievo tra cui principalmente Gerard Dou, il più noto, si può affermare che Rembrandt non coltivava amicizie, e che poco o punto teneva agli amici. Come diverso da Jan Steen, anche lui di Leida! e come poco nel suo gusto bazzicare nelle osterie. Per altro egli era alieno similmente dal tenore fastoso di certi artisti italiani e dalla pompa di un Rubens. Il suo umore strano, la pretesa stranezza del costume non era fuorché l'effetto di una disposizione innata alla vita casalinga. Le soddisfazioni d'amor proprio quale alcuni l'intendono non sminuivano anzi crescevano siccome per se stessi insignificanti il suo smisurato bisogno di vivere, di realizz >-si. La donna che doveva ornare la sua vita si chiamava Saskia, ed era cugina di quel Hendrick van Nylenborgh, oriundo di Frisiaj che lo aveva preso a proteggere. E' da lui che fu presentato. La cara beltà di Saskia egli cominciò così a studiarla fin dal tempo del fidanzamento, e già fin d'allora volle farci amare quella che egli amava. La vestiva sontuosamente eleggendola regina leggendaria in una festa orientale, ne fondeva dentro la luce la biondezza vaporosa : e ne compose un ritratto tre giorni dopo le nozze, in vestaglia da mattino, una mano sulla tempia e un fiore tra le dita, co?i un cappello di paglia dì foggia inusitata dal quale sì riconosce il suo estro, e come pure in un'ora di calma, egli la sentisse in sua signoria. Ma solo più tardi Rembrandt celebrerà la prò pria felicità con esuberanza: in grande apparato di gentiluomo e con uno spadone alla cintola, un cappellaccio a piume calcato con spavalderia sulla testa, si volta dalla nostra parte pieno di fiducia nell'avvenire, con un bicchiere alzato per brindare alla nostra salute: sui ginocchi tiene Saskia, un poco intimidita, un po' vergognosa di mostrarsi in una posa così familiare. L'incosciente vanità dell'uomo che mena vanto del suo amore e il pudore sgomento della donna che sì schermisce formano col loro contrasto la bellezza di questo quadro famoso, diversissimo dagli altri, d'ambiente, che gli somiglia no: un interno olandese tutto pie no di delicatezze impreviste. Benché Saskia dovrà fra non molto posare a modello di soggetti più liberi, atteggiarsi a Danae sorpresa nuda nel letto, a Susanna che trema nel bagno, a Dalila che presiede ad un'orgia. E sarà Flora carica di ogni dono. Dominato dall'arte Rembrandt ha poi visto soprattutto nella sua donna un bel corpo, che l'aiutava a realizzare ccrlc sue idee. Le olandesi difficilmente consentivano a spogliarsi davanti a un pittore. Ombre e luci dell'anima In una vita così ordinata nessun altro avvenimento fuori del suo lavoro. Egli si occupa anche di sè e interroga il suo viso umano, variandone le espressioni, facendo giocare le ombre e le iuci sulla sua anima, quasi inseguendo un mistero che lo fugge e dei quale vuol rendersi padrone. Tanto che appena ci accorgiamo dei tratti reali: fronte larga, scoperta, un ovale un po' tozzo e fortemente costruito, naso alquanto rialzato, bocca grande, occhi piccoli, straordinariamente acuti e profondi. Riposa dagli sforzi verso la sincerila assumendo attitudinieroiche e travestendosi e mutandodì personaggio insieme col costume: diventando di volta in volta princi pe e guerriero figurando da SanPaolo, divertrndosi infine delle prò prie evocazioni e sognando le varie esistenze che si chiamava ad adempiere. Un eccesso d'immaginazione il quale trovava sfogo pia libero nelle acqueforti, dove il suo genio di visionario e il suo senso del patetico avertano modo di mostrarsi con piena spontaneità. Riportava difatti sul rame gli aspetti delle proprie emozioni e bulinava direttamente il metallo non volendo costringersi a decalcare un disegno. Un'arte quasi d'improvvisazione nella quale ciò che veniva perduto in purezza di linea si guadagnava in vita e movimento: composizioni scavate, multiple, piene di riprese, di accenti vibranti e sicuri. Apprezzate specialmente le sue interpretazioni bibliche. Due anni. binnanzi aveva acquistato una casa ItsPaziosa nella strada principale del\rquartiere degli ebrei, nella Breed-: pstraat, che aveva mobiliato a poco a spoco secondo il suo gusto. È non esisteva per lui un piacere più grande che accumularvi e raccogliere ricchezze d'ogni sorta: stoffe dai colori preziosi che parevano uscite dalle mani dei drappieri di Leida e gli. ricordavano tempi lontani, monili strani di cui adornava sua moglie, armi che gli ponevano davanti agli occhi il segno tangibile di secoli eroici, tappezzerie che ancora serbavano nelle pieghe il profumo del paese d'origine. Quelle cose morte avevano per lui un'immensa potenza evocatrice, il passato, la storia degli uomini era come se si de¬ , I ] ^ pftagcflldpNcpmqstasse e rianimasse dal fondo di un I esepolcro. E per distrarsi frequenta-1 dva le botteghe dei rigattieri ch'e-'\srano lì accanto, nel ghetto, e s'in-\vtratteneva a discorrere con loro Quale che fosse, per un oggetto che gli talentava del denaro ne trovavi sempre, e non badava a spendere, naturalmente prodigo e incapace di un minuto controllo. « La ronda di notte » Aiutava volentieri gli artisti che ne avevano bisogno: il Baldìnuccì ce 10 assicura, e perciò le invenzioni di Houbroken cadono interamente. Gli rimproveravano però lo stesso di non condurre una vita conforme la sua posizione, in particolare di non figurar mai nelle riunioni corporati ve; così come gli rimproveravano di trascurare gli altri contemporanei e di ignorare l'arte degli italiani. In casa possedeva qualche stampa con la cacciata di Eliodoro, l'incendio di Borgo, la messa di Bolsena; ed era probabilmente quanto conosceva e aveva caro dì tutto il Rinascimento italiano. Quando venduti all'asta si fece l'inventario dei suoi beni e tra l'altro si prese nota della sua biblioteca ci si stupì che questa fosse così povera e non contenesse accanto a libri di nessuna importanza se non una Bibbia dove era solito attingere le sue ispirazioni favorite. Si difendeva da ogni sorta di distrazione e ora che gli era nato un figlio, Tito, soddisfaceva al proprio cuore dì artista e dì padre disegnando la sera it piccolo nato, o sua mamma Saskia, sotto la lampada. Di giorno guai a distrarlo, se era al lavoro! « Quando dipingeva non avrebbe dato udienza al più grande sovrano della terra, e questi avrebbe dovuto attendere o ripassare fin tanto che gli fosse piaciuto di riceverlo /'. Cosi 11 Baldinucci. Ma proprio al sommo della fortuna e della gloria doveva perdere tutto nello spazio di pochi mesi. Il suo disgraziato capolavoro. La Ronda di notte, segnò la sua perdita. Questo che doveva essere suppergiù come tanti altri un quadro di corporazione, un insieme bene ordinato di ritratti, presi al naturale, non aveva provocato se non dei dispetti e delle delusioni. Non garbava ai buoni borghesi che glie ne avevano data la commissione di vedersi cn:<ì mascherati da croi, e di non riconoscersi: il loro orgoglio di uomini che in un ritratto vogliono passare alla posterità si sentiva oltraggiato. Non per questo che si erano rivolti a un pittore. L'opinione pubblica non essendogli più favorevole egli ruppe risolutamente col pubblico. La salute di sua moglie era divenuta intanto sempre più cagionevole e la povera Saskia moriva in quello stesso anno, nel 1642. Rifiutò ogni consolazione banale, si rinchiuse da allora in una cupa misantropia. Sopportava però a gran pena la solitudine del focolare, dato il suo ccasspsgn\temveramento casalingo. In un dise gno egli si rappresenta vedovo sconsolato col pìccolo Tito fra le braccia : la costituzione gracile e poco sana di suo figlio, del figliolo di Saskia, cominciava a prcoccupc.rlo. Di amici, si sa, ne aveva pochi, e d'altronde non poteva chiedere all'amicizia di colmargli il cuore e di dar ordine alla sua esistenza. A dieci anni dalla morte di Saskia sposò la pro-\pria domestica, Hendricke ^^Offel,.di ventitré anni, naturalmente beii!naso grosso bocca «casuale, una\fronte inquadrata a^apellt rosn\ardenti, seno colmo. Dagli occhi pie-,ni di tenerezza si indovina tuttavia,la semplice bontà della popolana ob-[ bediente agli istinti del cuore e pronta a soccorrere e a sostenere il marito di consigli e con l'intelligenza pratica. E' un fatto che Rembrandt sulla fine della vita ha rasentato la più estrema miseria. Benché il favore del pubblico g7ifosse tolto da lungo tempo non era taf, da misurare «pese e bisogni. Fi- gho di un mugnaio, sedentario, po- co ansioso di avventure, placido e familiare e molto olandese per ta- luni lati del carattere diventava al- l'improvviso dissipatore e imprevi- dente allorché si trattava dei suoi piaceri particolari di collezionista, Non sapeva allora resistere a nessun7.-~ - 7_ capriccio, a nessuna voglia, e la sua proverbiale modestia andava in fumo. E' così che finì per rovinarsi quasi senza pure accorgersene. Non entreremo in dettagli, ma è certo che dopo la morte di Saskia non gestì secondo il dovere la fortuna che do-veva toccare a suo figlio. _L'acquisto della casa non lo potè compiere in una volta, e ciò lo mise costantemente in imbarazzo in tutti i suoi affari. Durante parecchi anni avanti la catastrofe finale si dovette dibattere come in una rete inestricabile le cui fila lo serravano sempre di più; e fu una lenta agonia, perseguitato da creditori, sentendo stendersi la dimenticanza sulla sua gloria, simile a un'ombra mortale. Qual Mecenate avrebbe potuto salvarlo ? Questo popolo di mercanti che mettono il proprio onore nel rispetto alla firma, agl'impegni, non volle perdonare al figliuol prodigo. L'ultimo calvario E' un enigma com'egli avesse unaordinazione dai Drappieri in questotocco di tempo, quando più che maisi mostrava sdegnoso dei contempo ranei e appartato da tutti. Si fa l'ipotesi che un tintore, certo van Cappelle, abbia contribuito ad ottener-gliela. Per eseguirla, egli raccogliebensì le sue qualità più nobili, e dà al mondo u» capolavoro, ma la suamaniera non è più gustata e il qua-dro passa tra la disattenzione comu-ne. Discende ormai tuttii gradini deUte sua disgrazia, giacché anche lavista adesso poco gli serve, lavoracon difficoltà. Cessa di produrre per due lunghi anni e l'inattività gli in¬gigantisce la disperazione. Poi, weZ1664 vede morire Hendricke. Invanoil pittore van Gelder, il poeta i/ere-mias de Decker vogliono colmare lasua solitudine; ma chi poteva miti-gare l'amarezza di questo vecchio di-menticato da tutti, miserabile, mala-ticcio, e che sente che i suoi occhi si, ' „ „. m.. ,. perdonol Non suo figlio Tito: dive-auto maggiore in età sposa Magda-lena van Loo, e va con lei a stabilir-si alla Balancia d'Oro. La solitudinesi spessisce sopra di lui. Niente piùcommissioni, nessuno si ricorda cheera stato celebre, onorato da un prin-cine sollecitato dai niù alti uerio-cipe, sollecitato aai più ani perso-naggi della Repubblica, capo di unascuola. Percorrendo il ciclo dell'esì-sterna e confrontando il proprio ge-nio con la mediocrità di coloro cheo-Ji stavano intorno gli sembrava cheun grande vento di tempesta venis-se à spazzare le sue antiche vanità, ... .„ . „. . le ultime illusioni, e che nellammadevastata non ci fosse più posto seno» per un disprezzo formidabile del-l'umanità. Lavorava sc7iza riposoper se stesso: il pubblico sottn il do-minio dei Lingelbach, dei De Werffreclamava una pittura tutta liscialevigata; Ivi, a sfida, rispondeva conv ' . ' ' ^ ; impasti di toni c con armonie semprepiù strane, dipingeva dei rossi sordcome il fuoco sotto la cenere, da cuiscoppiano degli abbagli d'oro. Comu-nicava la malinconia dei focolari chesi spengono. Ed è Saul che ascoltali-do David piarne con commoventesemplicità Omero cieco che sporge lalesta di bardo ispirato, ed e la Fidanzata Ebrea tutta casta sotto le carezze precise dell'uomo. Di notte sen'andava di nascosto a vendere damercanti le sue slampe, le acquefor-ti: ne tirava ben poco, somme mi-nime, ma ci voleva per vivere. Ncl 166S gli muore Tito, ritrattouna volta da lui, bambino, vestito da\principe. con quei suo sguardo cosìfeo'oroso inquietante. Morendo la-!sdnra jn'cjw<a la giovane spo^a. Ora\tcmpo\ L>& agosto i669 moriva anl\che hli c ,„ nuom gli assicuraua una,sU[ nclìa Wcsterkerke. , ' [ ERCOLE REGGIO

Persone citate: Baldinucci, Dalila, Gerard Dou, Jan Steen, Lingelbach, Rembrandt

Luoghi citati: Aja, Amsterdam, Bolsena, Nassau