Torre Winkler: pietra di paragone

Torre Winkler: pietra di paragone Dove l'alpinismo è sport Torre Winkler: pietra di paragone _ RIFUGIO VAIOLETT, ottobrPrima di abbandonare questi luoghi sono tornato a rileggere la pagina che scolpita a caratteri impentun sul fianco meridionale dellpire Winkler, addita ai giovani l- -' ^via dell'ardimento e della' gioia se rena. Risalimmo per un'ora il cammino percorso ier l'altro scendenddal Passo Santner, poggiammo a sinistra prima per sfasciumi poi pefacili rocce, e sostammo sotto il Catinaccio, poco distante dal punto dotinaccio, poco distante dal punto dove tre anni fa andammo a raccogliere ì corpi dei due studenti prussiancaduti dalla parete Nord, L'alfabeto delle rocce _ La Torre è davanti a noi, di fac eia, possente e pur aerea, e la dire sti una lama di pietra che stia per conficcarsi nel cielo. Non è facile riconoscervi la via di scalata, gustare questo meraviglioso libro, le cui pagine sono di sasso, e sfidano il geloe-tempeste, i secoli. E' un alfabeto che solo gl'iniziati sanno decifrareche il turista affrettato e ignaro nemmeno s'accorge che esista. Tuti quei puntini neri, quelle striscioine d'ombra, quei geroglifici di scritura amarica, assira, caldea e babionese che intersecano festonano deorano la parete che sfugge verso 'alto con spietata verticalità, sono e lettere di questo alfabeto miracooso; esse formano il nome e la data he gli atleti della roccia pronuniano con tono di venerazione. — L'ho salita cinque o sei volte una pure di notte — dice una voe a .me accanto. Non ti so ridire l .diletto che ci si. prova, e l'orgoglio di aver superato il passo tecniamente più difficile, la fessura, iWinklerriss, come dicono i tedeschiLa vedi? Io insisto perchè mi spieghino in osa consiste questa supremazia nela difficoltà che ha fatto della Torre Winkler, come dire?, la pietra di paragone con cui si saggia il valore aell'arrampicatore. — Tu salisti con me sulla Stabeer, lì di fianco. Devi ricordartenenche se è passato tanto tempo. Eb-ene, la Winkler è nettamente più ifficile. I giorni che m'annoiavo in Lavaredo, andavo da per me sulla Piccola; ma andare sulla Winkler enza un secondo di corda ci penseei due volte. C'è tanta diversità fra na classica ascensione alpina con uida e portatore e questa rampicaa di centoventi metri, quanta ne core fra un abitino confezionato in asa e la toeletta fatta da una buona arta. Non ti dico delle confezioni ultimo grido » perchè dovremmoarlare delle grandi pareti che anremo a vedere fra qualche giorno. Io ammiravo l'anfiteatro di cime e i punte che si ergevano sull'orlo egli abissi colmi di tetraggine e 'ombra, dove non giunge mai il soe. Soltanto le tre Torri e la Croda el vecchio re della leggenda sfolgoavano come irraggiassero esse, aniché riceverla, quell'ondata di luce iolenta. Mi sovveniva delle pagine ette, dei discorsi fattimi dagli apassionati divulgatori e commentaori di questa nobile scuola di auacia e di carattere. I pionieri Certo, anche qui, nei varii gruppi elle Dolomiti sparsi come dono di Dio a ingemmare tre province, a somiglianza di quanto avvenne nelle maestose e ghiacciate Alpi a occiente l'epoca dell'alpinismo esploraivo fu seguita e sorpassata dall'alpiismo dei «senzaguide» dal quale per ogica evoluzione scaturì lo sport di rrampicamento. Colà il Mummery — ritenuto eretico dai classici — ui gli Zsigmondy e il Lammer afermavano con la> parola e con l'aione la superiorità del loro concetto 'avanguardia. Appena qualche lutro era passato da quando Inglesi Tedeschi (Ball, Tuckett, Eotvos, Gròbmann, ecc.), assoldando i monanari poscia trasformati in guide, a facevano condurre a conquistare e vette dei colossi dolomitici. Nauralmente saliti pei versanti più ènigni, cadevano il Pelmo, le Toane, la Tosa, il Sorapis, il Cristallo, Antelao, il Catinaccio, il Cimon eila Pala, la Marmolada... Ma quello era ancora alpinismo ella prima maniera. Era un andare U'pendii più o meno ripidi, appena ntercalati da qualche cengia o corice su cui procedere attentamente da qualche camino per cui risalire imtellandosi con gli scarponi chioati. Le guide, naturalmente, erano n testa, in capo della cordata. Epure, ci fu qualcuno che cominciò pensare che salire verticalmente, quasi, la roccia delle pareti meno nvitanti e metter piede sulle aguzze torri e sulle saettanti guglie che come spade di pietra forano il cielo del Cadore e del Trentino, avrebbe prourato una maggiore soddisfazionereando una percezione di potenza alorizzatrice del proprio « io » che alpinismo meno rischioso, seppur iù costoso, delle ascensioni-esploraive con guide e portatori non aveva atto conoscere. Gli storici della maeria ricordano che intorno al 880 (quindi contemporaneamente aMummery che scalava con spirito portivo le guglie granitiche di Chamonix) anche nelle Dolomiti si paesò la nuova tendenza: nettamente iù difficili delle tradizionali ascenioni alle cime più vistose, e pure ettamente diverse per sostanziale iversità di concezione e di effettuaione, risultarono le scalate di roccia lla Torre dei Sabbioni nelle Marmarole (L. Cesaletti, 1877), della Cima Piccola di Lavaredo (M. Innerofler, 1883), della Croda da Lago resso Cortina (M. Innerkofler884). L'esame dell'arrampicatore * Eppure — dice un mio comagno — queste imprese che allora pparvero di mirabile ardimento nche oggidì per un individuo chbbia della montagna un'idea e unratica appena scolastica rappresenano il massimo ch'egli possa comiere senza cadere.vinto dalla vertiine o spossato dalla stanchezzaueste scalate non entrano ancorel novero di quelle sportive, per cuccorrono singolari doti di coraggioi abilita e di resistenza. L'arram picata alla Torre di Winkler è l'èsempio più tipico di questa attività che non è puramente atletica, ma vien nobilitata dalla stessa spiritua- lità che anima gli alpinisti fedeli alle altissime cime ad Occidente. Vedi la fessura Winkler lassù?A circa due terzi della torre, la parete liscia del fianco meridionale è segnata da una spaccatura nera, diritta. — Quella è la chiave della salita. Non sono che cinque o sei metri ma il tratto è tecnicamente così difficile, costretti come si è p lavorare d'e¬quilibrio, in esposizione assoluta sul vuoto, che ehi lo supera con le proprie forze può ritenere d'essere in grado, poi, di compiere anche le scaate che dal punto di vista della difficoltà entrano nello stesso rango di questa. Dico il Campanile Basso di /Brenta, il Camino Schmitt delle Cinque Dita, il Campanile di Val Montanaia, la stessa Parete Sud deìla Marniolada nonostante la sua lunghezza, e le centinaia di scalate di cui sono ricchi i gruppi dolomitici sparsi da Trento e da Auronzo fin su al confine con l'Austria. Io voglio sapere di più; la mia curiosità — o la mia ignoranza — ha bisogno di nutrimento e di luce. Lessi un giorno che eccelsa fu la vittoria riportata cinquaiit'anni fa da una cordata di guide valdostane e di due valorosi bieilesi — i figli di Quintino Sella, su un grandioso mouolite di pietra che domina, dal'alto dei suoi quattromila metri, i due precipiti ghiacciati versanti del passaggio fra Courmayeur e Chamonix. — La vostra Torre Winkler sarebbe dunque quello che per gli al . pinisti occidentali è il Dente del Gigante? « Non chiamateci acrobati » — Non sappiamo — rispondono. Ma ci hanno detto che lassù la fiera bellezza del monte è stata deturpata dalle corde fisse e dalle staffe per renderne più facile la salita. E che ci vanno con le scarpe ferrate. Qui, nvece, s'ha da salire con le pedule, che hanno la suola di pezza o di feltro, tanto gli appigli sono esili. E' la punta delle dita e del piede che principalmente « lavora » nelle scalate dolomitiche. — Sicché — proseguo — la scaata di questa o delie altre « vie » di pari difficoltà rappresentano in certo modo l'esame per diventare arrampicatori genuini? — Certamente. Ma resta a vedere n quali condizioni le scalate vengono effettuate. La nostra è una cuola che non rilascia patenti o brevetti, ma non ammettiamo che, dopo essersi fatti tirar su con la corda nei tratti difficili, vi sia chi si arroghi questo titolo. Se in una arrampicata il valore del capocordata è tutto, e non lo diminuisce né o compra la ricchezza o la celebrità del « signore » che paga la guida, lo stile e l'abilità di chi segue il capocordata sono gl'indici neessari per stabilire se costui è veamente uno dei nostri, o un ambiioso qui venuto soltanto per appagare la propria vanità. Dati i suoi aratteri di determinatezza non soggetti ad influenze estranee come la nebbia, la neve, le condizioni del ghiaccio, il nostro arrampicamento u roccia possiede tutti i requisiti per essere un'attività sportiva in cui possibile graduare tanto le diffioltà delle varie scalate quando il valore individuale di chi le effettua. Questo principio lei deve comprendere, e tenere ognora presente se vorrà scrivere di noi senza cadere nel convenzionalismo che, fino a poco tempo addietro, permeava la etteratura alpina nei nostri riguardi. E dica subito che respingiamo la qualifica di <■• acrobati » che, in buona fede, tanti ci danno. Noi sia: mo unicamente alpinisti, siamo fieri di fare parte della grande famiglia he senza distinzione di età, di ceto, di regione, raduna i sani di spirito di corpo che amano andare sui monti secondo le loro forze. Se proprio una distinzione si vuol fare, ci hiamino arrampicatori; ma acrobati no. Per esempioMa io interruppi il mio cortese inerlocutore, il cui calore discorsivo non riusciva a farmi dimenticare he il cielo era andato rapidamente oprendosi e giù dal Passo Santner offiava un'aria ottobrina che meteva i brividi fra la pelle e la camicia. .„ . ., , Scendemmo al Rifugio, pm che mai deserto. Non siamo rimasti che noi e il custode. Domani si chiude; domani ripartiremo. VITTORIO VARALE. Motonautica Brillante affermazione del conte Casalini a Barcellona Barcellona, 12 notte. Si è svolta oggi la prima giornata del Concorso moionautico internazionale al quuie partecipa, unico rappresentante italiano, il conte Casalini. La prova sui 25 km. per motori di serie è stata vinta dallo spagnolo Bertrand sull'imbarcazione « Enigma », munita di motore Laros, nei tempo di 22 39 ' e 5/10, alla media di km. 66,080. Secondo si è classificato il conte Casalini, au « Mariella », munito di motore Laros, n 22'43"8/10; terzo Battilo, su« Pegaso », motore Laros, in 26'43"8/10. Giro più veloce : il settimo, di Bertrand, n 2'7"3/10, alla media di km. 70,800. La gara sui 25 km. riservata alle mbarcazioni munite di motore da corsa è stata vinta dal francese Bouchon su c Ora », motore Soriano, in 21'42'' e 6/10, alia media ai km. 69,225. Secondo Giro su « Esclop », motore Soriano in 22'19"1/10; terzo Bertrand, su « Elnigma », motore Laros, in' 22' 55"2/10. Il conte Casalini lia partecipato solo alla prima gara e la sua prova è stata ottima. Postosi al comando sin dalla partenza data con mare buono, si è mantenuto in prima posizione per oltre cinque giri. Bertrand, che sino a quél punto lo aveva seguito ad una ventina di metri, favorito dalle condizioni del mare, fattosi mosso, e dal forte vento levatosi, a metà corsa ha superato l'i taliano riuscendo a precederlo di alcuni metri sul traguardo. Il terzo è giunto nettamento staccato. Nella seconda j;ara il francese Bouchon è apparso chiaramente superioreed ha vinto come ha voluto,

Luoghi citati: Austria, Chamonix, Cortina, Courmayeur, Trentino, Trento