Discendenti romani della famiglia Bonaparte

Discendenti romani della famiglia Bonaparte Discendenti romani della famiglia Bonaparte L'irriducibile Principe di Canino Un fidanzamento di Napoleone HI - L'orrore del sangue degli ultimi nipoti del Corso Qualche settimana fa è morto nella sua villa di Camerino, il conte Napoleone Parisar.i. Ed ecco che a pochi giorni di distanza i giornali ci annunciano la scomparsa di quella nonagenari* contessa Valentini, che fu l'ulti cpl'ncrma nipote di Luciano Bonaparte, prin- Fcipe di Canino e di Musignano. Prin-iscipati di cui era stato investito dal pa-!spa e che gli facevano dire non senza unlnsuo malinconico orgoglio che dopo tut- j Pto egli era il solo principe vero della !tfamiglia! Ma non importa: principi o :Lnc, quei duri córsi che hanno empito jsil mondo tutto del loro nome fatto diìcjtuono e di fulmini, in meno di un secolo si estinguono a poco a poco. Morto nel suo esilio austriaco il Re di Roma, scomparso nell'insidia di una imboscata africana colui a cui il « figlio di Ortensia » aveva pregato ben altri fati del suo imperiale cugino austriaco; estinta la discendenza di re Giuseppe che ebbe solo due figlie, solo l'ultimo nipote di Re Gerolamo mantiene an WucScslarslacora vivo il nome dei Napoleone e la ppretesa al trono plebiscitario di Fran-;sceia. Fra tutti i fratelli dell'Imperatore uno solo sembrava essersi assicurato una lunga discendenza "coi molti figli, onde le due mogli avevano allietato la sua casa. Ed ecco che anche questi, ad uno ad uno scompaiono dalla scena del mondo. Nel volgere di cento anni la dinastia gloriosa è oramai quasi scomparsa e a Roma dove Luciano più che sdegnosamente si era ritirato rabbiosamente, rimangono solo due famiglie che — per linea femminile — si riallacciano a lui: quella dei Marchesi i di Roccagiovine e quella dei Conti di Campello. Luciano suddito di Pio VII E pure — come ho già detto — la figliuolanza di Luciano fu numerosissima. Due figlie — Carlotta e Cristina Egiziaca — dal primo matrimonio con pristina Boyer; otto figli - quattro maschl e quattro femmine — dal second° con quella Alessandrina de Bés- champs, vedova Jouberthen che fu « la tragedia della sua vita ». Tragedia amorosissima, bisogna aggiungere, perchè egli l'amò di amore profondo e ne fu riamato fedelmente fino agli ultimi anni della sua vita. Tragedia famigliare, bisogna aggiungere, perchè contro di lei si avventarono le ire di Napoleone, il quale giunto al sommo del suo potere non sapeva tollerare che suo fratello avesse sposato una nobilastra di provincia che per di più era sposa divorziata di un banchiere poco onestamente fallito. Di qui il dilemma che egli gli aveva posto: o ripudiare la bella Alessandrina e — come aveva fatto il fratello Gerolamo — sposare una principessa regnante; o rompere ogni legame di famiglia e rinunciare perfino a quel cognome di Napoleone, col quale l'Imperatore aveva ricoperto per sè e per i suoi fratelli, quello antico di Buonaparte. Ma Luciano rifiutò il patto e rimase con la donna che si era scelto e con la patria che era la sua: fu Bonaparte e italiano; divenne principe di Canino e giurò sudditanza e fedeltà al Sommo Pontefice Pio VII. Vi fu in questo suo gesto un vero impeto di ribellione contro la tirannia fraterna e un puro senso di virtù re pubblicana, come vogliono i suoi am miratori, o pure un movimento di gelosia contro la parte che nella storia ai era saputo tagliare il piccolo Napo. leone, quel piccolo Napoleone che egli stesso si vantava di aver salvato dai pugnali dei Cinquecento, aprendogli la via al trono in quel torbido pomeriggio del 18 Brumaio? E' una dimanda a cui è difficile rispondere, anche tenendo conto della frase amara di Napoleone, che dinnanzi alle esigenze senza limiti e ai rimproveri ingiusti dei fratelli e delle sorelle, ebbe a dire: « Parrebbe quasi che io dovessi dividere l'eredità del fu Re nostro padre! ». E poi c'è l'oscura pagina dell'intervista di Modena, durante la quale ^8?1^0 *aPra mai £uell° ch,e l*Z fratel!1 31 àlsseT0- P01 cè *neUo straordinario viaggio verso l'Inghilterra quando — e si era nel 1810 — Luciano chiese l'ospitalità inglese e il governo di S. M. Britannica lo mandò a prendere con un'ironia che non ha bisogno di parole, su quella nave « Le President », vascello francese catturato a Trafalgar e a cui non era nè meno stato cambiato il nome. E nel Museo Napoleonico di Roma c'è un disegno dello Chatillon, in cui ci mostra Luciano circondato da tutta la sua famiglia che giuoca placidamente a « tric-trac » col capitano comandante della nave! dv—".etagpNs—vGdbMasqpeegped«pcddFocpbesnPdeloenppqLpp^dmntefssdcepllfcfiptgpdMatrimoni italiani Ora, fra i familiari che presenziano al giuoco, c'è anche un giovinetto ed è proprio quel principe Carlo che avrebbe dovuto perpetuare il ramo romano dei Bonaparte. Bisogna dire cne cercò di farlo coscienziosamente. Dall'Isola di S. Elena, l'Imperatore prigioniero aveva consigliato ai membri della sua famiglia di sposarsi fra cugini. Disceso dal trono, temeva che non derogasssro facendo matrimoni indegni del loro rango. E fu così che Carlotta sposò il Principe Napoleone Luigi — quello che doveva morire a Forlì, durante la rivolta delle Romagne — e il futuro Napoleone III si fidanzò con la principessa Matilde, fidanzamento, per disgrazia dell'Imperatore e dell'Im pero, andato infranto dalla condanna inflitta al pretendente, per il complotto di Strasburgo, e che la principessa Ze naide figlia del Re Giuseppe, sposò Carlo principe di Musignano, figlio di Luciano. Matrimonio che fu fecondissimo e da cui si ebbero nove figli: quattro maschi: Carlo, Giuseppe, Pietro e Luciano e cinque femmine: Giulia, Carlotta, Maria, Augusta e Batilde, che — meno l'ultima sposata a un Cambacères — si maritarono tutte a Roma, con signori di quella società. Giulia, infatti, sposò il marchese di Roccagiovine, Carlotta, il conte Pri. moli, Maria il conte di Campello della Spina e Augusta il principe Gabrielli Quest'ultima era la seconda Bonaparte che entrava nella illustre famiglia eugubina, che aveva dato alla storia d'Italia quel conte Gabrielli, il Capitano del Popolo a Firenze aveva condannato Dante all'esilio dfnsllsmmdldsssedncazlamausaqrosssslOdgsvsutl, , ! 1uale | a^ ! «come ladro e baratiero». La prima era ' stata Carlotta — o per distinguerla daljle altre due Carlotte di Casa Bonapar- ~ L°'0tte: qUeUa ?e NaP°leonel ■ a\eva,,— per ™, «rto tempo — pen- di sposare lui e che Poi crebbe 'voluto dare al PrinciPe delle Asturie, Ma a far naufragare i due disegni ave- .va pensato lei stessa, quando - chia- [mata alle Tulleries — si era mostrata l coeì ironica e così pungente verso l'Imperiale suo zio, che questi esasperato 'aveva rimandata a Roma. E Lolotte non desiderava altro, già che a Roma c'era il principe di Prassedi, il maggiore dei Gabrielli, col quale ella si sposò. Fu suo figlio, che doveva più tardi spo are la principessa Augusta. E fu la oroIIa di questo che si unì al conte Pansani> padre di quel conte Napoleone Parisani, morto in questi giorni. Gli alri "É?11 di Carlo, ebbero sorti diverse, La principessa Giulia, divenuta Marchea di Roccagiovine, ebbe tre figli, Lucjano cne sposata la signorina Von Wagner da cui si ebbe due bambine una delle quali — si chiama Zenaide come la bisnonna — si è maritata con S. E. Giunta, e Alberto che sposò una cugina Campello ed ebbe numerosa discendenza. La principessa Carlotta fu a contessa Primoli, i cui tre figli morirono scapoli e l'ultimo dei quali, Giuseppe, ha lasciato alla Città di Roma a sua mirabile raccolta di cimeli n'a- poleonici, il suo archivio prezioso e il suo museo. La contessa di Campello — che fu la bellissima principessa Maria è stata madre del senatore Pompeo di Campello, valoroso ufficiale di Genova Cavalleria, e i cui figli continuano — nelle schiere dell'Esercito italiano — e tradizioni di valore e di probità d zita, loro gente. Fosco tramontoMa di maschi, i quali portino il nome glorioso dei Bonaparte, non ce ne sono più. L'ultimo è stato il principe Carlo Napoleone, delle cui figlie, una ha sposato il principe della Moscowa— illustre nobiltà napoleonica come si vede — e l'altra quel valoroso generale Gatti che fu l'ultima vittima della grande guerra e fu ucciso sulla frontiera albanese poche ore prima dell'armistizio. Ma non ha lasciato figliuoli. In quanto al principe Carlo, fu sopra tutto un soldato. Chiamato in Francia dallo zio, quando ascese al trono col nome di Napoleone III, entrò nell'esercito francese e combattè come capitano nel Messico e come maggiore nel 1870. Fatto prigioniero a Sédan, i generali tedeschi gli proposero di lasciarlo libero, per il fatto ehc era nipote dell'Imperatore. « Non si dirà mai », egli rispose fieramente, « che io mi serva del nome di Bonaparte per commettere una viltà. Ho combattuto coi miei soldati, con essi dividerò la prigionìa ». E partì verso la dura sorte delle casematte germaniche. Firmata la pace, tornò in Francia e per obbedire agli ordini del giovine Principe Imperiale, si presentò alle elezioni provinciali della Corsica e fu eletto plebiscitariamente. Ma le Assemblee non erano fatte per lui: onde si ritirò quasi subito dalla politica militante per venire a Roma in quella sua bella villa di Porta Pia, che i suoi avevano ereditato dalla principessa Paolina, la più bella e la più buona fra le sorelle di Napoeone. Fu li che nel 1878 potè dare ospitalità alla imperatrice Eugenia che era venuta a presentare suo figlio al nuovo Re d'Italia, e fu lì che morì nei primi anni del nuovo secolo senza aver potuto vedere restituite alla Francia quelle due provincie dell'Alsazia e della Lorena, che i nazionalisti francesi rimproveravano a Napoleone III di aver perduto. E Dio sa se avessero torto! ^Mà-coìne'ho già notato, in poco più di un secolo, la famiglia del Nobil Uomo Carlo Buonaparte, deputato per la nobiltà còrsa, agli Stati Generali indetti da S. M. il Re Luigi XVI, si è quasi estinta. Troppo intensamente vissuto, forse: e troppo generosa di sè e dei suoi. E poi, non vi è forse una nemesi storica anche in questo fosco tramonto di una stirpe conquistatrice? La principessa Carlotta si spense nella follìa, e un vento di follìa si abbattè anche per breve tempo su quel nitido, nobilissimo intelletto della principessa Giulia. E da che cosa era prodotta quella follìa? Semplicemente da questo fatto: che l'una e l'altra abbiano veduto i loro figli — per uno sbocco di sangue l'unoper una ferita riportata in duello, l'altro — ricoperti di sangue. Per una tragica nemesi della storia, gli ultimi nipoti di Napoleone Bonaparte erano condannati all'orrore del sangue umano. , DIEGO ANGELI.