Firenze da Pitti allo Stadio

Firenze da Pitti allo StadioLe città Mane dopo deci anni di .Regime fascista Firenze da Pitti allo Stadio FIRENZE, ottobre: ;Come a convincerci che anche nel- le tenebre la bellezza deve splendere con sempre uguale luce, Firenze!adesso illumina di notte 1 suoi mo- tiumenti. Palazzo Vecchio e la Log- già dei Lanzi, il «Biancone» e la copia del Davide, il Campanile ed il jBattistero, le porte del Ghiberti e;quella facciata di Santa Maria del Fiore che purtroppo il De Fabris tolse al piemontese Carlo Ceppi, « Folgorati di su da raggi ardenti, senza veder principio dei fulgori», Btanno nei fasci bianchi e fissi dei fari invisibili appena la sera discende. Da Piazza della Signoria o dall'angolo di via dei Calzaiuoli quei marmi e quei cotti fanno un poco pensare a scenarii perfettissimi appunto suggeriti dal ricordo fedele delle architetture e delle sculture medesime, e ti volgi intorno a cercare la platea che applauda. Non importa. Stranieri frettolosi, forestieri impazienti ce n'è anche a Firenze, fra il Nord e il Sud come uccelli di flasso, ed è davvero generosità ita* iana regalar loro in cambio di una notte d'albergo immagini che nella sosta troppo breve forse non potrebbero di giorno godere, immagini che sono il volto e l'anima della nostra storia, un volto, una storia, un'anima che ben valgono sterline ;i corazzate; e a gli altri poi, ai più intelligenti e comprensivi compatriotti di Shakespeare e d'Hugo non deve dispiacere codesta suggestione assai romantica. Ma a guardare invece dal Piazzale Michelangelo la città in basso ingioiellata di luci dalla corona dei fuochi sui Lungarni su hno alle fa- ville sperse di Settignano e di Fie- sole, malgrado quei proiettori ì cui- mini delle moli restano nel buio della notte, e la lanterna della cu- pola di Brunellesco, la cella cam- panaria della torre d'Arnolfo meglio ; che distinguerle bisogna indovinarle nell'ombra: quasi ciò che da secoli ■ raccoglie l'ammirazione del mondo si sia fatto per dir così divino e se ne stia quindi coi capo nella tenebra, nume avvolto d'inviolabile mistero. // mondo che ammira : | Già, questo dell'ammirazione uni-1 s na ui i su Fi- versale è il punto da cui muovere per ogni discorso renz- cennale. Anzi, si aireoiie cne uieiu ; anni di vita fascista, moltiplicando ì ; 5 sia pure in occasione del De- ale. Anzi, si direbbe che d eoi benefici materiali, trasformando lo spirito della più vivace gente d'Italia, non sian nassaii qui altro che per rendere più lieta e più gradita una bellezza che da quando i viaggi hanno allargato i desiderii degli uomini è diventata il simbolo della gentilezza nostra. Anni non facili cer-o, di rivalità, di scontenti, di crisi: continuo addensarsi di nubi minacciose sugli orizzonti politici, di desolante caligine su quelli economici. Ma mentre i governanti sedevano impotenti- intorno alle tavole verdi delle Conferenze innumerevoli, mentre i popoli affondavano in una malinconia cupa dubitando delle loro sorti stesse, mentre queglideali invocati per vincere vemvan vilipesi aggiungendo l'oltraggio dello scherno al dolore del sangue versato, mentre con terrore si scorgeva ì! mondo intero rinnegare ogni valore morale, qui sulle rive dell'Arno ancora una volta l'Italia — anch'essa travagliata da difficoltà crudeli ma raccolta almeno con volontà unica di ricostruzione nel pugno di un Condottiero — adempiva alla sua suprema missione civile: qui nel nome dell'arte si conciliavano i dissensi, qui i vertici raggiunti dal pensiero creatore ammonivano che l'umanità non poteva perire, qui insomma tutti i dolenti trovavano nella bellezza la consolatrice impareggiabile. Cifre? Sisaignori; e mai tanto le cifre perdettero, come ora, la loro aridità per diventar parole vive, squilli di anime. Sui giornali stranieri si metteva in guardia ì turisti sui pericoli del viaggiare in Italia: bombe, attentati, perquisizioni, pedinamenti, rimpatrii forzati ed altre simili amenità. Ed il primo anno dell'Era fascista ci dava questo numero di visitatori delle Gallerie e elei Musei fiorentini, esclusi il Museo Nazionale e le Cappelle Medicee aventi amministrazione a parte: 356.686; il secondo, il terzo, il quarto, il quinto rispettivamente 435.o29, 463.875, 518.928, 373.928. Dunque la pioia di contemplare la Nascita di Venere del Botticelli era maggiore del rischi della vita? Dunque il San Gioì rio di Donatello poteva compensar le'noie di girare per un paese «malsicuro»? E che dire; allora di quest'altra cifra: 2.5S3.&21, che la somma dei visitatori (.come si sa almeno per la metà stranieri) nell'ultimo quinquennio? Ma fé le fole restali fole e la verità" finisce per dissipare la malate,i ue, i pocin quattrini dell'Europa ammalata purtroppo sono invece una verità. Ebbene, nel 1928 venivano a Firenze 78.764 straveri, nel lzi.ou. nei 105.014 , 90.95,2 nel '31, fornendo, per le Ultime tre di queste annate, la complessiva cifra formidabile dì 1 milione 401.671 giornale di soggiorno Davvero da New York a Londra,' da Parisi a Copenaghen, da Berlino a Budapest, da Vienna a Varsavia un po' di economie per visitar Firenze si continuava a farle, S^tdo^f^Uarorut^^'e'v^5r dicenao. L'arte « utilità pubblica» Intanto Mussolini aveva proclamato una verità folgorante: aveva proclamato, tra lo stupore dei centomila burocrati e dei milioni di grandi e piccoli bottegai, che 1 arte era « di pubblica utilità ». Da settantadue anni la patria di Leonardo era avvezza a considerare musei e callerie come luoghi polverosi e un no' ridicoli dove ogni tanto qualche studioso tedesco veniva a scoprire una Pittura da illustrare dottamentenelle riviste del suo pae3c, dove ogmtanto qualche csteta inglese scende-: 'un marmo se- ra — oh, benefica gara quanfaltre mai — fraa tutte le oitta italiane, l'irenze doveva dar l'esempio. ! Ecco quanto dice una relazione municipale: «I. mutamenti che le circostanze moderne hanno imposto tanto negli edifici pubblici che nei privati invece di alterare l'ambiente ustorico di Firenze hanno conseguito,sil risultato felice di rimettere in luce \ ed in vi' storiche neccia; eternità o le grette speculazioni ave vano guastato o nascosto. Questo intervento diretto del Comune per la difesa di Firenze antica, se talvolta ha dovuto urtare o turbare interessi privati specialmente nel disciplinare le varie forme dei richiami commerciali, ha tuttavia trovato pienamente consenziente la generalità dei cittadini nella quale e così diffuso il sentimento dell'arte e l'amore delle tradizioni ». Tornano in campo le cifre: oltre i concorsi di spesa ed i premi ai privati che curarono il ripriatinc di antichi fabbricati di loro proprietà come la casa di Bianca Cappello in Via Maggio, il palazzo di Niccolo Acciaiuoli in Bórgo Santi Apostoli, la loggia di San Paolo in Piazza di Santa Maria Novella, le torri dugentesche di Borgo San Jacopo, sono 7.100.475-lire che Firenze ha speso in» questi dieci anni pei suoi monumenti; e basterebbero le 926.875 lire date ai grandiosi lavori in Palazzo Vecchio (dal restauro totale della Sàia dei Dugento al ripristino del Quartière del Mezzanino e al ricollocamento della Vittoria di Michelangelo nel Salone dei Cinquecento), il milione impiegato nel; Palazzo di parte Guelfa, il quasi mezzo milione dedicato alla chiesa e ai convento della Verna, e poi la sistemazione della Cappella Brancacci, i restauri ih Santa Croce, in Santo Spirito, a Palazzo Frescobaldi, a Santa Maria Novellai la sistemazione del Museo del Risorgimento, del Musco Bardi- ni, l'ampliamento del Museo Stib bert, il "mezzo milione concesso al Palazzo delle Esposizioni, a riconfermare che per un popolo come il fiorentino la pubblica bellezza è quasi un bisogno vitale, e che la conservazione di essa, quindi, e, fin dove è possibile, il suo accrescimento, sono sacrosanti doveri verso questo popo- nllEnPmllIlMdelccuvfrnpsblnIl0i Ma 0CCQlxeva che n Fascismo "re .lu,,:... oii'o«+a <-,,(-(-<■, in c„n stituisse all'arte tutta la sua cosciena educativa, tutto il suo valore di ministra2Ìoni cittadine", dopo gQ d'oltre mezzo secolo, consideras patrimonio nazionale perchè le amministrazioni cittadine, dopo il letar- sero il restauro d'un palazzo altrettanto utile che un canale par spurghi inodori. Ed intanto il Governo collaborava attraverso la direzione delle Regie Gallerie e la soprintendenza all'Arte Medioevale e Moderna. Dieci anni non erano troppi per riordinare da cima a fondo gli Uffizi (basti ora citare le tre nuove sale degli autoritratti moderni), il Quartiere del Volterrano alla Galleria Palatina, quella d'Arte Moderna, parecchie, sale. del. Museo Nazionale e del Museo degli Argenti, per creare — sulla scorta dell'inventario copiato il 23 dicembre 1512 da prete Simone di Stagio dalle Pozze per ordine di Lorenzo di Piero de Medici, e d'altri documenti — quel preziosissimo Museo Mediceo che oggi è da ammirarsi nel glorioso palazzo di Michelozzo, nella via Cavour che fu già la Via Larga dei Medici. Non eran troppi per ripristinare l'interno di Orsammichele, della chiesa di San Carlo, dei Santi Apostoli (lavoro dell'Istituto degli Studi Mediterranei), pei restauri in San Miniato al Monte e nella Badia a Settimo. Eppure tutto ciò è stato fatto, con pazienza, con parsimonia, con oculatezza, ma soprattutto con quell'entusiasmo che veniva a chi operava dal sentirsi finalmente vigilato, incoraggiato, approvato dall'alto. Per la prima volta dal '70 in poi l'ispettore, il soprintendente, insomma lo studioso, sapeva di lavorare per un fine pubblicamente riconosciuto necessario; e poteva considerarsi come uno strumento della voontà del Duce. Ciò bastava a infonder lena a tutti. pSgndNuovo clima fiorentino Son cose, queste, da mettere una buona volta nella piena luce, specialmente nei riguardi di chi afferma che il Fascismo assai più volentieri dia milioni per strade od acquedotti che per musei o monumenti ; e le sintesi del decennio di vita fascista che in questi giorni van pubblicando i giornali insistono un po' troppo sugli elenchi dei mercati e dei macelli in confronto alle opere della cultura, che dev'essere anch'essa pane del popolo. Poi v'è città e città; e per Firenze i sette milioni stanziati per lo Stadio « Giovanni Berta » artistico fiorentino in cui poteva iNn^So-H™ a; miai „ ■Misc¬ herò forse eccessivi se non fossero — con equilibrio tutto toscano — bilanciati dai sette milioni spesi dall'Ufficio di Belle Arti. Mens sana... ricorda l'adagio. Sì, ma la mente anche, non il corpo solo. Così dunque, dopo il torpore seguito alla febbre dell'effimera capitale, maturava il clima culturale pmlu p?r!sareu-lnascere l'iniziativa di quel « Mag gio Musicale » che l'anno venturo porterà a Boboli il Sogno d'una notte d'estate, sei opere italiane dell'Ottocento nel Politeama totalmente rifatto, la mostra della liuteria e conferenze musicali in Palazzo Vec- ichio, concerti sinfonici e di musica da camera, l'insieme di manifestazio- £Insoamacha*aKuino'del «Maggio fiorentino» il massimo convegno musicale italiano ; mentre l'Orche-p]jj,e verità1 che allo stile fiorentino che va da pitti agj; uffizi da Boboli - ■• - strale del Politeama diventava unmagnifico strumento per la diffusio- ne del gusto. - Invece che da case popolari e da pavimentazioni, siamo dunque mossi questa volta da Arnolfo di Cambio per giungere al « festival » del ven-• - - turo maggio. Nessuno si scandalizzi. Era un riguardo dovuto a Firenze, città artistica sopra tutte le altre; poi, un accorgimento di vecchi cronisti. Perchè ci sembra (ed anche il « sembra » è una malizia pennaio-la poiché si tratta d'una pura e sem- celiai, tutto oggi qui s'intoni con armonia perfetta, con un ritrovamento della tradizione vera che soltanto lo « storicismo » della concezione fa- scista poteva pienamente consentir.re. Tutto: uno stadio come una scuo-|la, un blocco di case popolari cornei un ponte nuovoj Sarà il paesaggio, sarà quest'aria che col vespero pare empirsi d'argento impalpabile, sarà niato e Settignano, sarà quel che volete, ma una scuola chiara* logica, inda e bella come la scuola Vittorio Emanuele che sta per aprirsi adesso non poteva' nascere che a Firenze. Pareti bianche, vasti cortili, tagli magistrali di finestre perchè tutto l'incanto di Fiesole entri a flotti nelle aule e insegni ai bimbi a benedire Iddio... ; tre milioni e- trecentomila ire costa questa scuola in Viale Morgagni con le sue 36 aule capaci di 1200 bimbi, con- i suoi impianti eleganti e modernissimi, la sua paestra stupenda, i suoi lucenti zoccoli e le brillanti vetrate? Sì; ma con tre milioni si poteva anche fare una specie di prigione, e questo invece è luogo da invidiare i maestri fortunati che lo abiteranno cinque ore al giorno. Così per le altre scuole che a Firenze son sorte numerose nel decennio : la magnifica Scuola Industriale Leonardo da Vinci (3.200.000 lire), la Scuola di Zootecnica (830.000), la Scuola del Galluzzo (600.000), la piccola Casa-Scuola Ermenegildo Pistelli per bambini tracomatosi, sulle colline di Soffiano, opera di pietà che ben s'intitola al sacerdote che così gran cuore ebbe, l'altra Scuola Pistelli a Trespiano, la Scuola di Badia a Ripoli ; e non parliamo di quelle sistemate, di quelle già in progetto per un importo complessivo d'oltre tre milioni. Questo ha fatto per l'insegnamento elementare e professionale Firenze, dove oggi si hanno trenta scuole elementari maschili, quarantaquattro scuole femminili e miste (oltre tredici scuole miste nelle frazioni aggregate), e dove la popolazione scolastica elementare che nel 1923-24 era di 19.913 ragazzi saii nel 1930-31 a 21.128. 32 si leggono cifre che tanto più impressionano in quanto si rife-SV^o a UuE C1*ta Ch-e- fa oggi gì osiinA edilizia, lire 31.854.100 (comprendendovi il mi-; none, davvero santamente speso, per : il nuovo grande dormitorio a San Frediano capace di raccogliere e di accudire per alcune notti, fornendo ', loro anche la prima colazione del1 mattino, tutti i senzatetto della, città); 37.277.750 per acquedotti, il- ;Umanità di cifre Ma a scorrere eli elenchi riminr |j lvt. ,7 ?.. .7. 8 • "riencni rl§^ar-1danti-l'attività municipale fra il '22|luminazione, linee tranviarie, impianti di riscaldamento, condutture.: 139.178.321 per ponti, strade, pavi mentazioni, fognature; quasi tremi- ^JP^M??^, m^J%fF^lcontro gli incendi... La solita aridità delle cifre, anche quando si tratti di sessanta milioni impiegati nel decennio dall'Istituto delle Case Popolari per creare la città operaia a Rifredi, al Pignone, alla Colonna e a Campo di Marte? Anche quando esse contemplino i cinque milioni e mezzo per il nuovo grandioso acquedotto di Santa Maria a Mantignano? Anche quando, insieme coi cospicui premi di natalità (100.000 lire ciascuno), si vegga che oltre dodici milioni sono stati spesi del Comune nel solo 1931 per opere ospedaliere e assistenziali, la maggior parte rivolte ai bimbi che oggi dispongono qui di diciotto giardini d'infanzia più tre estivi ed uno annesso all'Istituto dei Ciechi? Veramente le cifre non sembrano più allora segni muti, bensì palpitanti voci di civiltà e di umanità. Ma aspettate. Che in dieci anni di Regime fascista Firenze abbia aperto centodiciannove strade, viali e piazze; che nell'ugual periodo di tempo l'amministrazione ferroviaria abbia speso cinquanta milioni intorno a Santa Maria Novella, a Rifredi e al Romito pei nuovi impianti; che a Bologna oggi, mercè il miliardo impiegato dal Regime nella Porrettana si giunga in meno di tre ore; che per la amenissima autostrada di Viareggio già si arrivi a Montecatini in venti minuti; che — passando ad altro campo — a San Gervasio sia sorto quel mirabile Istituto Vittorio Emanuele dove i ciechi nati ed i ciechi di guerra vengono educati al lavoro e riacquistano la fede nella vita, e a Pratolino, nella temuta «Poggiolo», s'alzino i padi- giioni del Consorzio antituberco Y^y.^. nu~ n),nvi r lare; che tre nuovi ponti varchino il Mugnone, l'Africo e il Terzolle e che quello bellissimo della Vittoria — il più degno monumento che Firenze poteva erigere ai suoi Caduti — unisca la zona di Porta Romana al rione di Porta al Prato; tutto ciò può rientrare in un grandioso quadro di attività sociale centuplicata dalle energie d'una Rivoluzione. Ma c'è oggi a Firenze un edificio che per lo scopo, il significato e la stessa sua forma architettonica riassume tutta una nuova concezione di vita, ed è lo Stadio. Bologna aveva il Littoriale, l'immensa arena che col suo color rossi gno richiama all'Asinella ed alla Ga risenda : Firenze volle avere un campò olimpico che, come quelli dei ro mani, contenesse un sesto del suo po- polo: lo costruì, l'intitolò ad un Mar- lavano le ombre; scendevamo e sali vamo scale di conventuale lindura, e tire fascista e sta ora per essere ul timato. Nulla può essergli paragona to, perchè nulla al mondo è parago- nabile allo scenario fra. San Miniato e Fiesole che, come una verdeggialite corona, sovrasta e cinge 1 immen sa ellisse. Visitarlo e trarne un abba gliante visione di nitore, di precisio ne, di calcolata forza: non è un edi Scio : è un esatto strumento sul qua le lo scatto dei corpi troverà la sua misura. Noi lo visitammo che im bruniva. Percorrevamo corridoi can didi dove bianche luci diffuse annui «uf-^juj,a « ,„„>....... di carico dell'impianto Ascoltavamo guardando 1 atleti ignudi; le voci si perdevano senza echi, che qui tutto pareva de-1stmato al solo gesto; la bellezza non era più che pura geometria, e puro raziocinio diventava, l'architettura. Chi ci accompagnava forniva dati e notizie: 55.000 spettatori, di cui 40 !mila seduti; la Torre di Maratona alta 60 metri; 50.000 metri quadrati Idi superficie, forma del tipo classico a settori rettilinei raccordati da cur- ve; un campo di giuoco pel calcio di 110 metri per 70; 500 metri di pista podistica; drenaggi riempiti con 'ghiaia di fiume pulita; impianto di irrigazione a pioggia; 80.000 watts elettrico, piscine, uf- fici, spogliatoi, impianti sanitari periatleti locali, sale per gli atleti ospiti,I appartamento dell'arbitro (nessun grande albergo d'Italia ha così perfetto gabinetto da bagno), i magazzini, la stazione radio per la trasmis- sione" delie "partite;' e'cT pareva'che !- - non un paio di chilometri bensì ad dirittura mezzo meridiano ci separasse da Santa Maria del Fiore. Questo a Firenze! Oh lunghe soste sul piazzale Michelangelo, l'anima ancor piena del Ghirlandaio e dell'Angeli-|co, quando l'Arno riflette i primi iu-; nii di Ponte Vecchio... Ma uscimmo all'aperto. L'arena era ormai un vaso d'ombre sotto l'ultimo chiarore argenteo dei colli, « Veda le scale elicoidali; guardi la copertura della tribuna: 22 metri di cemento armato, gettati nell'aria senza alcun sostegno», Pareva l'ala di un gigantesco uecc'lo: un'ala immobile, dura, strapotenie; e le scale eran vertiginosi scatti irrigiditi nella pietra artificiale- Pensammo al Brunellesco, quando 1° dissero folle a voler alzare le sue vòlte senza sostegno. Cinquecent'anni, e l'ardire con altri mezzi si rinnova, clui ancora in Firenze, e peruna nuova religione: quella che comanda con la voce del Duce che i nuovi italiani crescano robusti, auda- ci e Pronti ai cimenti di oggi e a quel " " ; ,om"' i di domani. Superando i tempi delle tristi soste, la< tradizione ritrovava così, per noi, gli inizi, la sua verità, a sua ragione d'essere. Ma per comprendere come quest'ala di cemento aia fig!ia di °luella Cupola immane, e come questo Stadio significhi un rinascere di gloria, non è inutile ripercorrere adagio il Viale dei Colli e di lassù contemplare quella che fu Firenze del Magnifico e questa che è -,. — c Flrenze del Fascismo, mentre a San Miniato comincia a battere 1 Avemaria. MARZIANO BERNARDI.